La vittoria di Perez a Sakhir lancia un allarme pericoloso per la F1
Quella della prossima domenica potrebbe essere l’ultima gara di Sergio Perez in Formula 1. E, in questa breve frase, è concentrato tutto l’assurdo di questa stagione e, forse, di questo sport.
Ne avevo già parlato nel periodo delle ufficializzazioni della sua dipartita dalla Racing Point con l’arrivo imminente di Sebastian Vettel. Che Perez non sia al via della prossima stagione era un insulto già a quel tempo, figuriamoci dopo i risultati che il messicano ha ottenuto da quel punto in poi della stagione.
La vittoria di Sakhir non è che la ciliegina sulla torta di quattro gare nelle quali il messicano ha messo in mostra tutte le sue abilità e tutta la sua esperienza, con risultati addirittura limitati per colpe non sue.
Ad Imola, infatti, Checo sarebbe potuto arrivare comodamente terzo se il team non avesse deciso per una sosta aggiuntiva, in regime di Safety Car, che l’ha relegato diverse posizioni indietro (curioso… vi ricorda qualcosa?).
F1 | GP Sakhir 2020, Gara, Perez: “Non ho ancora realizzato quello che è successo”
In Turchia, dopo la terza posizione in qualifica sul bagnato alle spalle di Stroll e Verstappen (ma con impedimento di Sainz nell’ultimo giro della Q3), il messicano ha chiuso addirittura secondo alle spalle di Lewis Hamilton dopo un finale concitato con Charles Leclerc e Sebastian Vettel.
Nel Gran Premio del Bahrain, a quattro giri dal termine, la Power Unit della RP20 ha ceduto quando Perez era comodo terzo.
Infine la consacrazione di domenica, con la vittoria giunta dopo ben 190 apparizioni nel mondiale, un’eternità. In tutto questo, Perez è quarto nel mondiale con 13 punti di vantaggio su Ricciardo e le due gare saltate a Silverstone a causa del Covid.
È semplicemente assurdo che la sua stagione migliore da quando è in Formula 1 possa coincidere con la fine della sua avventura nel Circus. Come ha detto lui stesso una settimana fa, al momento l’unica possibilità per restare in griglia è legata alla Red Bull, che dovrebbe mettersi una mano sul cuore ed abbandonare la logica di mettere sulle sue macchine piloti allevati in casa.
Altrimenti sarà anno sabbatico: ma sappiamo bene che, in questi casi, è difficile rientrare quando le macchine sono solo venti e la compravendita di sedili è sempre più in voga. In questo la Formula 1 da anni è tutto tranne che meritocratica, così come tutto il motorsport a dire il vero. Certo, anche il messicano ha approfittato di ingenti aiuti in carriera, ma ha sempre dimostrato di poter stare ampiamente nel Circus fino ad arrivare all’apice di domenica.
Il caso di Perez estremizza il concetto del sedile comprato, soprattutto se pensiamo alla scelta che il team che sta per lasciare ha fatto: preferire il figlio del proprietario a chi, dai tempi della Force India, ha fatto più risultati di tutti. Scelta geneticamente logica, ma che racconta pienamente come funziona il Circus oggi. Male.
Immagine: Racing Point
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