La stagione 1984 per la Ferrari doveva essere quella del ritorno al vertice nel mondiale piloti, dopo il titolo costruttori conquistato nel 1983 e soprattutto dopo avere lasciato alle spalle i drammi della nefasta stagione 1982.
Mauro Forghieri e Harvey Postlethwaite avevano il compito di realizzare una monoposto in grande di lottare contro la Brabham-BMW di Nelson Piquet, campione in carica, e soprattutto con le McLaren in grande ascesa grazie al motore TAG Porsche e alla squadra formata da Niki Lauda e Alain Prost.
La conferma di René Arnoux e in particolare l’arrivo di Michele Alboreto, primo pilota italiano alla guida di una Rossa dal 1973, mettevano la Ferrari in una condizione di forza e di grande attesa per il 1984. In realtà, l’ultima vettura della “generazione 126” denominata C4 non si rivelò all’altezza delle grandi aspettative.
Dopo un discreto debutto e la commovente vittoria di Michele Alboreto a Zolder (con Arnoux terzo) due anni dopo la morte di Villeneuve, la C4 andò incontro a diverse delusioni. La macchina, oltre ad una scarsa affidabilità soprattutto a causa delle turbine, non era “aerodinamicamente pronta” a lottare alla pari contro le McLaren, così come Lotus e Brabham d’altro canto. Gli interventi indirizzati nella zona delle pance, con l’introduzione di quelle “lunghe” a partire dal Gran Premio d’Austria, non aumentarono di tanto la competitività della C4, tanto da indurre Enzo Ferrari a prendere due clamorose decisioni.
La prima fu quella di una conferenza stampa fiume, prima della gara di Zandvoort, per chiedere sostanzialmente scusa ai tifosi e ai presenti per i risultati non troppo positivi della stagione. Una chiacchierata, uscita e trascritta sui maggiori quotidiani nazionali, nella quale un “Drake” senza filtri snocciolò tutto quello che non stava andando in quel 1984 oltre ai programmi per la stagione successiva. La seconda fu strettamente legata alla gara di Zandvoort: tra le dune del circuito olandese la Ferrari raccolse due brutti KO, con il ritiro a causa della solita turbina arrosto di Alboreto e dell’impianto elettrico per Arnoux. Una vera e propria disfatta che costò il posto al muretto box a Mauro Forghieri.
Il tecnico italiano non si presentò a Monza per il Gran Premio d’Italia e terminò ufficialmente la sua esperienza in Ferrari F1. La Renault a fine 1984 tentò il grande colpo per portare Forghieri oltre le Alpi, ma il contratto sottoscritto e le pressioni arrivate da Vittorio Ghidella non fecero praticamente nascere la trattativa.
Quella Zandvoort di 37 anni, vinta da Alain Prost, entrò nella storia per l’epilogo Forghieri-Ferrari.
Immagine copertina: Ansa
È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.