WRC contro F1: la lettera di un appassionato

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 11 Giugno 2014 - 14:00
Tempo di lettura: 3 minuti
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WRC contro F1: la lettera di un appassionato
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Ho ricevuto e pubblico, dietro autorizzazione, la lettera di un ragazzo che mi ha scritto per darci una sua piccola testimonianza sul lato ‘umano’ delle corse.

“Ciao, sono Andrea, un ragazzo sardo di 19 anni.

Io seguo la Formula uno dall’età di quattro anni, sono stato infatti instradato da mio padre, fan di lunghissima data, che ha vissuto gli anni d’oro della categoria, e con il quale seguo ancora le gare. Ma c’è una questione fondamentale: quest’anno ho notato un calo di interesse quasi verticale, prescindendo ovviamente dal tifo. L’anno scorso siamo stati entrambi a Monza per il Gran Premio d’Italia, esperienza bellissima ovviamente, ma che alla luce di quanto accaduto settimana scorsa mi ha fatto e mi sta facendo riflettere.

Come saprai, infatti, settimana scorsa il WRC è sbarcato in Sardegna per la tappa italiana della categoria: una prova speciale in un circuito cittadino allestito in pieno centro a Cagliari.

Essendo un appassionato di motorsport in generale ovviamente non ho perso l’occasione. Sceso nella centralissima Via Roma, mi sono trovato a camminare tra le vetture schierate di tutte le categorie presenti. La sorpresa più grande è stato trovare i piloti di punta del WRC tranquillamente in piedi vicino alle loro auto, disponibilissimi e perfettamente a loro agio.

Ho visto ragazzi fare foto dentro gli abitacoli delle auto da rally, senza il minimo battito di ciglia da parte dei team. Insomma, un’atmosfera festosa e distesa; ero assieme ad alcuni amici che pur non avendo mai visto una gara di rally, si sono innamorati di questa atmosfera e di questa categoria.
Tornato a casa dopo la gara, ho ripensato al weekend di Monza 2013 e non ho potuto fare a meno di notare la differenza abissale.

L’esperienza del WRC mi ha fatto rendere conto di quanto la Formula 1 odierna sia tremendamente distaccata e lontana dagli appassionati, incatenata a un’etichetta e a una mancanza di spontaneità e di “normalità” che non avvicinerà mai nessuno allo stato attuale delle cose. Capisco ovviamente che non è replicabile una situazione simile al WRC, ma qui si tratta di anni luce.

Che purtroppo fanno la differenza, in termini di appetibilità del prodotto e di nuovi appassionati. Se la Formula 1 continuerà a essere così snob e distaccata, avulsa dai fan, considerati unicamente come polli da spennare (la sensazione è quella) non prevedo una bella fine per la categoria. Non si ottengono nuovi fan e si allontanano pure i vecchi.

E non mi sembra che si stia facendo niente per modificare lo stato attuale delle cose.”

Non possiamo fare altro che dare ragione ad Andrea. La sensazione è proprio questa. L’anno scorso sono stato a Silverstone per la prima tappa del WEC. Per quanto riguarda i piloti, passeggiavano tranquillamente in zona paddock insieme agli appassionati, si fermavano e spendevano quattro parole con chiunque. Le vetture non erano forse accessibili come racconta Andrea per il WRC, ma l’aria era molto più umana rispetto alla F1, dove per un autografo devi fare 3 ore di coda o arrivare alle 7 del mattino al paddock.

Niente di nuovo, per carità, ma la lettera di Andrea è condivisibile e rispecchia il parere di molti più appassionati di quanto si pensi. Unita ai regolamenti cervellotici di questi ultimi anni non è difficile rispondere alla domanda “Perchè la F1 cala d’interesse”?

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