Storia di un’edizione particolare del Rally di Montecarlo, vinta da Carlos Sr. con la Subaru Impreza
L’introduzione delle vetture Gruppo A nel mondiale rally, dopo l’abolizione delle mostruose gruppo B a fine 1986, aveva come scopo quello di limitare potenze e rischi rispetto ai prototipi di metà anni 80. L’escalation di prestazioni nel corso degli anni successivi, nonostante le vetture fossero derivate dalla serie, aveva ulteriormente alzato il livello. Fu così che la FIA, per la stagione 1995, decise di introdurre nuove regole. L’abolizione delle gomme slick, la limitazione delle assistenze durante la gara ma, soprattutto, l’obbligo di una flangia di immissione aria più piccola per i sistemi sovralimentati, avevano cambiato di molto le prospettive del mondiale.
Il rally di Montecarlo di 30 anni faceva quindi da apripista ai nuovi regolamenti e anche ad una lista partenti di primo rilievo, con al via case ufficiali del calibro di Toyota, Subaru, Ford e Mitshubishi. Le prove cronometrate si distribuivano su 21 speciali dal totale di 546,80 km, da affrontare con condizioni meteo particolarmente complicate con il ghiaccio e la neve a fare da protagonisti in un rally entrato nella storia.
Ma esattamente perché il Montecarlo del 1995 vinto da Carlos Sainz e Luis Moya sulla Subaru numero 5 è entrato nella storia? “Semplicemente” per non aver montato le gomme chiodate sul Turini in una notte che vedeva condizioni di asciutto, bagnato, neve e ghiaccio. La scelta vincente dello spagnolo era arrivata grazie, soprattutto, alla gomma Pirelli PZero RT95, che poteva contare su un battistrada non chiodato ma costruito con una mescola termica capace di tenere anche nei tratti più complicati.
Questo permetteva a Sainz di “limitare” il tempo perso nei tratti ghiacciati spingendo poi al massimo in quelli asciutti. Cosa che ovviamente non potevano fare i colleghi con gomme chiodate, per evitare di perderli e quindi compromettere la gara.
L’intervista a Sainz, rilasciata al numero di AS del dopo gara, sintetizzava perfettamente la scelta vincente sul Col de Turini: “Faceva freddo, ma il termometro diceva il contrario; forse ero io a provare sensazioni strane. Sapevo che su quella prima speciale dell’ultima notte avrei avuto la parola definitiva su quante chance avevo per vincere la gara.
All’Hotel Beach Plaza, la prima sorpresa: secondo Brivio e Martelli, i responsabili tecnici della Pirelli, le condizioni della speciale del Turini sarebbero state del tutto diverse da quanto previsto. Erano andati a vedere la prova quando iniziava a fare buio; invece della salita umida che ci attendeva, verso il Colle il fondo era addirittura bagnato. In cima, invece dei due km di neve previsti ce n’erano almeno tre, quasi quattro: la discesa l’avrei trovata umida almeno per l’80%, solo sui 3km finali avrei trovato il fondo asciutto che ci attendavamo.
Questo bastava, nel silenzio della notte, a confondere le idee. Ma i tecnici Pirelli le avevano chiarissime al contrario dei miei avversari, quindi sarei andato senza chiodi. Con una novità: avrei montato le PZero RT95 con normale battistrada da stampo ma con costruzione e mescola tali da garantire il massimo della aderenza su neve e ghiaccio, senza distruggersi sul fondo asciutto. Avevano ragione: quelle gomme sono state eccezionali. In salita, sul ghiaccio, e senza problemi sull’asfalto asciutto. E soprattutto potevano durare anche per la speciale successiva, dato che il cambio gomme non era consentito. È stata una grande vittoria”.
Il principale avversario di Sainz, Delecour sulla Ford, venne fermato da problemi ad un ammortizzatore nell’ultima notte di gara. Kankkunen, terzo con la Toyota e Makinen, quarto con la Mitshubishi, chiusero la top 4 della classifica di gara di un Montecarlo indimenticabile.
---
Stai visualizzando da visitatore. Accedi o registrati per navigare su P300.it con alcuni vantaggi
È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.