WRC | Australia 1997: le acrobazie (necessarie) di McRae

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Tempo di lettura: 11 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
2 Novembre 2020 - 08:45
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Ventitré anni fa lo scozzese volante colse una delle sue vittorie più belle e spettacolari nel WRC, regolando Mäkinen sul filo del rasoio.


Di solito, quando si pensa ai rally più importanti al mondo e ai salti più spettacolari che è possibile vedere, si pensa al Rally del 1000 Laghi in Finlandia, in cui le alte velocità e i balzi sono dei veri e propri marchi di fabbrica. Ovviamente, però, il rally delle betulle non è l’unico al mondo a vantare saliscendi spettacolari.

Nel fine settimana che va dal 30 ottobre al 2 novembre 1997 si disputa, infatti, il decimo Rally d’Australia. Un evento piuttosto “giovane” nel calendario mondiale, nato nel 1988 e diventato parte del campionato WRC già dall’anno successivo. L’appuntamento è noto soprattutto per le alte temperature che piloti e macchine devono sopportare, insieme anche a uno sterrato particolarmente duro e munito di tante piccole insidie, tra cui pietruzze più o meno grandi come cuscinetti a sfera che possono essere fatali per le gomme e causare tante forature, oltre che ridurre di molto il grip. Non manca però la parte di estrema spettacolarità per i tifosi, tra speciali affrontate nel pieno centro di Perth e altre disputate con scenari forestali del tutto diversi, in una delle parti più selvagge dell’isola oceanica.

Nel 1997, il Rally d’Australia rappresenta anche la penultima tappa di un mondiale ancora aperto, anche se parzialmente già nelle mani di Tommi Mäkinen e della sua Mitsubishi Lancer, alla sua quarta evoluzione. Il campione in carica arriva in Oceania dopo ben quattro successi stagionali in Portogallo, Spagna, Argentina e soprattutto nella sua Finlandia, a cui si aggiungono quattro terzi posti per un totale di otto podi stagionali e 56 punti. Nella lotta iridata, al suo inseguimento, sono rimasti i soli Carlos Sainz, su Ford Escort, e Colin McRae, su Subaru Impreza: il primo, su una vettura con oramai il peso degli anni sulle spalle, riesce a compensare con la costanza e registra anche due vittorie in Grecia e in Indonesia, con un distacco di nove punti su Mäkinen; il secondo, a 42 punti e con 14 di ritardo, è rimasto nella lotta iridata per il rotto della cuffia grazie al gioco di squadra della Subaru e al sacrificio del compagno Piero Liatti a Sanremo, che controvoglia gli ha ceduto il successo davanti al pubblico di casa. La Impreza quell’anno sembrava una macchina altamente competitiva, ma un’affidabilità dubbia, unita all’irruenza di Colin, è costata punti preziosi durante l’arco del campionato, tra cui quattro “zeri” consecutivi tra Grecia e Indonesia. Per i due ex-compagni di squadra la parola d’ordine, per questa gara in Australia, è “vincere” (o quantomeno evitare che Makinen lo faccia al posto loro), in modo da tenere aperta la lotta per il titolo almeno fino al RAC.

La gara si svolge su quattro giornate, ma la prima speciale del giovedì è prettamente celebrativa poiché disputata a Langley Park, tra i fuochi d’artificio e migliaia di spettatori che vanno ad accogliere i piloti del campionato del mondo. Da venerdì inizia la vera sfida, ma il rally parte da subito in salita per il campione del mondo: la Mitsubishi #1, costretta pure a fare da apripista, soffre nella speciale di Langley Park di alcuni problemi di avviamento che costano a Mäkinen trenta secondi di penalità per aver dovuto portare la macchina al traguardo a spinta. La situazione di Tommi peggiora già durante questa seconda prova, dove una piccola sbavatura, in uscita da una curva a destra, causa il danneggiamento della sospensione anteriore destra.

Un inizio di rally sfortunato per il campione del mondo in carica e per il suo navigatore Seppo Harjanne. (Fonte immagine: flickr.com)

I primi inseguitori non riescono però ad approfittarne al meglio: a complicare le cose è la tanta polvere che si alza dalle prime vetture, e nemmeno un quattro volte campione come Juha Kankkunen può fare molto in questa situazione, tanto da impattare con un terrapieno esterno e andare in testacoda durante la prima fase. Anche il suo compagno Sainz soffre di questi problemi, mentre si avvantaggia Didier Auriol sulla sua Toyota Corolla: la vettura, essendo solo al suo terzo rally, è ancora un po’ acerba, ma la posizione di partenza, unita al talento del francese, permette alla coppia Auriol-Giraudet di comandare la seconda speciale. Anche per il campione del mondo del 1994 la gioia dura poco però: nella SS4 di Flynns la Corolla paga problemi al cambio che non permettono a Auriol di scalare le marce e a fine stage il conto da pagare è salato, con 22 secondi persi e dieci di ritardo dal nuovo leader Burns, sulla seconda Lancer.

Il tallone d’Achille della Corolla continuerà a essere l’affidabilità, ma Auriol in questo rally ci metterà molto del suo. (Fonte immagine: web-rallly.com)

La sfida tra i due britannici, McRae e Burns, si accende nelle tre speciali successive: Burns primeggia nella quinta SS, ma nei due passaggi di Muresk lo scozzese ottiene per due volte il miglior tempo, superando l’altra Subaru di Kenneth Eriksson e portandosi a quattro secondi da Burns. Tra i due litiganti sarà però proprio Eriksson a godere, poiché nell’ottava speciale (vinta da Kankkunen) passa al comando con due secondi di vantaggio sul caposquadra.

La prima giornata non ha però finito di regalare emozioni: nel secondo passaggio di Helena lo svedese rompe la sospensione anteriore destra, con danni decisamente maggiori rispetto a quelli subiti da Mäkinen al mattino; Eriksson scende in quinta posizione, con oltre un minuto di ritardo sulla coppia britannica.
La fine della giornata, con una seconda visita a Langley Park, si contraddistingue per la seconda speciale vinta da Kankkunen, ma con anche la sua decisione di voler abbandonare la gara per il troppo tempo perso, permettendo così al team Ford di concentrarsi solo su Sainz nelle ultime due giornate del rally. In testa all’evento c’è quindi McRae con nove secondi di margine sulla coppia Burns-Reid sulla Mitsubishi #2, mentre il campione del mondo Mäkinen è ancora costretto a inseguire dalla sesta posizione, con 1’41 da recuperare.

Non è la prima volta che Eriksson subisce un danno simile in quel 1997: anche al Safari il team Subaru ha tentato l’impossibile per rimettere lo svedese in corsa, senza riuscirci. Stavolta le cose vanno diversamente. (Fonte immagine: youtube.com)

La rincorsa del campione del mondo comincia nel secondo giorno, seppur non a ritmo di carica: due vittorie nelle prime due speciali, ma con margini piuttosto scarsi rispetto ai leader in testa alla corsa. Con McRae penalizzato dalla posizione di partenza, anche l’altro contendente al titolo Sainz riesce a recuperare dopo un primo giorno in chiaroscuro, agguantando la terza posizione alle spese dell’ex-rivale Auriol.
Si assiste anche a un altro ritiro di un big, ovvero Kenneth Eriksson che, nella tappa di Stirling parte est, sbatte violentemente in un cambio di direzione, senza la possibilità di poter ripartire (vista anche l’assenza di spettatori pronti ad aiutare in quel punto). Questo concede a Mäkinen la top five su un piatto d’argento, mentre i guai della Subaru non sono finiti: McRae, nella SS15, perde 14 secondi su Sainz dopo uno spegnimento dell’auto in un tornante.

Il resto della seconda giornata sulle tappe “normali” non regala grandi sorprese (eccezion fatta per il fuoripista della coppia Seal Bates-Taylor Coral sulla seconda Toyota Corolla), ma dopo aver perso gran parte del vantaggio sulla Ford di Sainz, il team Subaru decide di cambiare strategia. Nel terzo e ultimo passaggio di Langley Park, davanti a una folla festante, McRae rallenta vistosamente prima del traguardo cedendo a Sainz il primo posto al termine del day 2. Lo scozzese è palesemente ironico quando, ai microfoni della BBC, gli viene chiesto se il rallentamento è stato voluto per qualche motivo strategico, rispondendo che “ha semplicemente avuto una brutta giornata”. Carlos risponde per le rime quando gli viene domandato se il partire primo al terzo giorno sarà cruciale: “Beh, di certo è importante, altrimenti Colin non avrebbe rallentato”.

Il piano di David Richards e dello scozzese, però, fallisce: già dalla prima speciale della domenica, la #21, Sainz rallenta vistosamente durante il passaggio, fermandosi a bordo strada. La cinghia di distribuzione della Escort ha deciso di tirare le cuoia, e la coppia Sainz-Moya è costretta ad abbandonare sia il rally che la corsa al titolo. Nonostante gli elogi di Malcom Wilson a Sainz, è palpabile la delusione negli occhi del “Matador”, che a fine anno lascerà la Ford per tornare in Toyota (esperienza che sarà forse ancor più terrificante, ma questa è un’altra storia).

Il volto pietrificato del “Matador”, costretto ad abbandonare la corsa iridata anzitempo per il secondo anno di fila. (Fonte immagine: youtube.com)

Tornando al Rally d’Australia, l’uscita di scena di Sainz costringe McRae a essere nuovamente il battistrada, ma la situazione ora si fa ancora più problematica perché, oltre a Auriol e Burns, all’inseguimento della Subaru c’è anche Mäkinen, con “soli” 37 secondi di ritardo dal restante rivale per il titolo. A una prima occhiata, 37 secondi con solo tre speciali ancora da svolgere possono sembrare un vantaggio rassicurante, ma l’handicap della pista sporca, unito a una strada meno polverosa rispetto a quella del primo giorno per chi parte più indietro, può rendere la situazione di McRae e Grist molto difficile.

Lo scozzese poi si complica ulteriormente la vita nella SS22, quella del primo passaggio sui “Bunnying Jumps” della Bannister Forest, tradotti letteralmente come “salti spettacolari” o “salti del coniglio”. Un nome, una garanzia: si tratta sicuramente del tratto più spettacolare del rally, con tre salti consecutivi piuttosto alti (in particolare il secondo) dove mantenere la linea è fondamentale, per non rischiare di uscire di strada sulla destra o sulla sinistra o anche di rompere una sospensione; da lì poi segue una pozza d’acqua, che precede le ultime curve prima dell’ultimo checkpoint.

McRae giunge a questo punto caratteristico una prima volta, finendo per fare il “pasticcione”: i salti vengono effettuati in maniera corretta e la Subaru sembra reagire all’ultimo assalto di Mäkinen, ma all’arrivare al guado lo scozzese è troppo stretto all’ingresso e finisce per impigliarsi sulle scritte di una transenna, dovendo quindi mettere la retromarcia e perdendo secondi preziosi. Il vantaggio della Subaru #3 sulla Mitsubishi #1 scende a 34 secondi, mentre Burns e Auriol, pur essendo più veloci dell’ex-campione, non sembrano avere il passo sufficiente per poterlo riprendere.

Un errore piuttosto banale di McRae nella speciale 22, che avrebbe potuto costargli la vittoria alla fine. (Fonte immagine: youtube.com)

A due prove dalla fine, Tommi tenta il miracolo: nella tappa di Bunnings West, la penultima, il finlandese recupera 21 secondi in 34 chilometri, per lo sgomento di David Richards e di tutto il team Subaru. Il vantaggio di McRae scende dunque a 13 secondi, troppo poco per poter gestire in tranquillità fino al traguardo. L’ultimo passaggio nella foresta, e in particolare sui Bunnying Jumps, si rivela cruciale: McRae è il primo a effettuarlo e lo effettua alla grande, nemmeno fosse tornato indietro di quasi un decennio ai tempi di “Colin McCrash”. Sul secondo salto la Impreza sembra una rondine che spicca il volo per l’altezza, mentre sul terzo, dove c’è un leggero cambio di traiettoria, la macchina è totalmente sbilanciata sul davanti, col serio rischio che si rompa la sospensione anteriore sinistra. Ciò non accade e persino il copilota Nicky Grist, nell’abitacolo, mostra a schermo tutta l’adrenalina che ha in corpo, urlando al suo partner dopo il traguardo: “Come hai fatto a fare quei salti? Cavoli, quello sì che era alto, amico! Mi è venuto il mal di testa”.

McRae giunge al traguardo con il tempo di 16’50, 13 secondi più veloce di Burns e uno solo più lento di Auriol. Manca però ancora Mäkinen, che potrebbe rendere vani gli sforzi della coppia anglosassone, ma dopo l’ultimo checkpoint il finlandese è visivamente arrabbiato, ammettendo di aver fatto un paio di errori che gli sono costati secondi preziosi. Non mente, poiché il suo ritardo da McRae è di soli sei secondi, ma comunque sufficienti a concedere allo scozzese volante la sua quarta vittoria stagionale, nonché la 12a in carriera e con la Subaru. Inoltre, è un successo che tiene aperti, seppur di poco, i giochi per il titolo iridato.
Sul podio Didier Auriol con la Toyota Corolla, modello che conquista così il suo primo arrivo nei primi tre.

Nonostante lo spettacolare finale di stagione dello scozzese, sarà comunque Mäkinen a sorridere al termine del RAC, conquistando un sesto posto e il singolo punto valevole per battere McRae, 63 a 62. Questo comunque non cancella le emozioni regalate da Colin durante quel Rally d’Australia, probabilmente una delle sue vittorie più belle in assoluto.

Fonte immagine: autocar.co.uk

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