WEC | Shanghai: vince Toyota, Porsche si prende i titoli

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di Federico Benedusi @federicob95
5 Novembre 2017 - 11:20
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Toyota ha vinto anche la 6h di Shanghai con la vettura #8 di Buemi/Davidson/Nakajima, ma Porsche ha completato la sua “missione WEC” aggiudicandosi nuovamente la doppietta piloti-costruttori grazie al secondo posto della #2 e al terzo della #1. I campioni del mondo endurance per prototipi 2017 sono Earl Bamber, Timo Bernhard e Brendon Hartley, che hanno corso in pieno controllo lasciando sfogare le due vetture giapponesi e badando a non sforzare troppo la 919 già provata dal punto di vista dell’affidabilità dalla rottura del cambio nelle prove libere. Il titolo costruttori anticipato è arrivato invece con sofferenza, dopo il problema all’acceleratore che ha colpito la #1 nella prima ora di corsa; a Toyota serviva una doppietta ma il risultato è stato gettato alle ortiche a 30 minuti dalla fine da José María López, che in un maldestro tentativo di doppiaggio si è scontrato con la Porsche GT #91 nel curvone a destra che precede il rettilineo più lungo del tracciato: l’argentino è rientrato ai box con la sospensione posteriore sinistra piegata e ha concluso solo quarto.

Una gara comunque dominata dalla Toyota, imbattibile sul piano del passo, a cui ha fatto fronte un team Porsche molto prudente. Solo la vettura #1 ha azzardato un tentativo di resistenza, ma il problema all’acceleratore che ha colpito Nick Tandy ha affossato definitivamente ogni speranza di vincere la corsa in una giornata tuttavia da ricordare, poiché Weissach chiude il suo progetto 919 Hybrid con tre titoli piloti, tre titoli costruttori e tre 24h di Le Mans in quattro stagioni. Porsche ha inoltre avuto l’onore di lanciare definitivamente nell’Olimpo piloti giovani e velocissimi come Bamber e Tandy, riportando contemporaneamente ai vertici due talenti “perduti” come Hartley e Jani.

Di tutt’altro tenore è stata la corsa della LMP2, esageratamente ricca di incidenti. Rebellion Racing ha messo il sigillo sul ribaltone in classifica con il successo della #31 di Canal/Prost/Senna e il terzo posto conquistato nel finale dalla #13 di Beche/Heinemeier Hansson/Piquet jr proprio ai danni della DC Racing #38. Ai piloti del team cinese era richiesto un miracolo e ad un certo punto della corsa questo sembrava in grado di materializzarsi, complice la scelta decisamente azzeccata di lasciare la gestione delle gomme usate ad Oliver Jarvis, ma l’incidente tra Ho-Pin Tung e la G-Drive di Nico Müller dopo quattro ore e mezza (che ha fatto seguito ad un’altra collisione con la Manor #24 di Ben Hanley) ha definitivamente tarpato le ali ad una rincorsa che pareva destinata a concretizzarsi. Grazie a questo successo saranno dunque Canal e Senna a presentarsi in Bahrain in vantaggio di quattro lunghezze su Jarvis/Laurent/Tung, ma non bisogna dimenticare Gustavo Menezes a -13 dopo il secondo posto odierno colto insieme a Lapierre e Negrão sulla Alpine del team Signatech. Tra le tante collisioni a cui abbiamo assistito nella 6h cinese, la Manor #24 ha chiuso addirittura a quota tre: a quella già citata con la #38 se n’è aggiunta una con l’Aston Martin #97 (anche questa ad opera di Hanley) e un’altra con la DC Racing #37, quest’ultima però causata da David Cheng ai danni di Vergne. Protagonista in negativo anche il team G-Drive, con Müller spinto fuori pista da Piquet dopo pochissime curve e successivamente coinvolto nello scontro con Tung, verificatosi al termine di un bel duello con Heinemeier Hansson: in generale, un weekend parecchio complicato per lo svizzero, incapace di dare il “tocco in più” che spesso Lynn era riuscito a garantire nelle gare scorse.

La classe GTE-Pro si avvia a sua volta verso un finale infuocato. La resurrezione Ford si è completata con la vittoria della #67 di Priaulx/Tincknell, che rimangono attaccati ad un treno mondiale sul quale però è già in corso una lotta senza quartiere tra Ferrari e Porsche. Le vetture del Cavallino hanno sofferto ma grazie al terzo posto di Calado/Pierguidi e al sesto di Bird/Rigon hanno portato a casa il titolo costruttori; discorso diverso per quello piloti, poiché la #51 è ancora leader di campionato ma con soli due punti di margine su Lietz/Makowiecki, oggi secondi al volante della Porsche #91 nonostante l’incidente con la Toyota #7. Rammarico per l’altra 911, rimasta col motore ammutolito in fondo al rettilineo dopo due ore e mezza mentre si trovava al comando, causando una full course yellow che non ha tuttavia scombinato le carte in tavola. Occasione persa per la Ford #66, costretta ad una sosta in più per un problema alla portiera del lato guida e solo quarta sotto la bandiera a scacchi davanti all’Aston Martin #95, che sul passo di gara non si è rivelata efficace a causa di un eccessivo consumo dei pneumatici Dunlop ma alla fine è riuscita a controllare la Ferrari #71 grazie all’ottima difesa di Marco Sørensen.

Ribaltone anche in classe GTE-Am, dominata dal primo all’ultimo giro dall’Aston Martin di Dalla Lana/Lamy/Lauda. La vettura inglese ha staccato di un giro le Porsche di Al Qubaisi/Barker/Foster e di Cairoli/Dienst/Ried, riprendendosi prontamente la leadership mondiale grazie alla gara incolore della Ferrari del team Clearwater, solo quarta e parecchio distanziata dopo un incidente con la DC Racing #37 e con la Ferrari #54. Proprio la vettura del team Spirit of Race ha avuto la peggio dopo l’errore di Gommendy, finito “di rimbalzo” contro Thomas Flohr a seguito di un lungo alla prima curva che lo aveva proiettato contro la 488 di Mok. Il trio dell’Aston Martin si presenterà a Sakhir con 166 punti contro i 156 di Cairoli/Dienst/Ried e i 147 di Griffin/Mok/Sawa.

L’appuntamento con la 6h del Bahrain è dunque tra due settimane, gara che si disputerà di sabato.

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