A Daytona è stata mostrata la vettura NASCAR che gareggerà a Le Mans con il #24. Nelle ultime settimane anche i primi test in notturna e sulla distanza delle 24 ore. Al volante il trio Jimmie Johnson, Mike Rockenfeller e Jenson Button
In occasione del weekend della Daytona 500 è stata presentata ufficialmente al pubblico la Chevrolet Camaro che il prossimo giugno parteciperà alla 24 ore di Le Mans come parte dell’innovativo Garage 56. La notizia, annunciata già lo scorso anno e che ha portato ad una prima serie di test, è stata poi confermata anche dalla pubblicazione della entry list della classicissima francese dove la vettura risulta iscritta a nome dell’Hendrick Motorsports con il #24.
La presentazione
Nella cornice di Daytona è stato tolto il velo su una vettura che almeno esteriormente risulta ancora molto simile alla Next Gen che corre in Cup Series, anche se numerose ovviamente sono le differenze.
Le più evidenti di tutte riguardano l’aerodinamica, con una serie di flap all’anteriore abbinate però allo splitter normato per Le Mans ed uno spoiler posteriore da ben 6″ (circa 15 cm), due in più del pacchetto standard per gli ovali e quattro dell’appena approvato pacchetto per short track e stradali.
L’altro grande cambiamento è ovviamente quello dei fari veri al posto degli adesivi che da 50 anni ormai sono presenti in Cup Series in quanto le vetture NASCAR non sono più strettamente delle stock car.
Altre modifiche sono però state rese note dalla pubblicazione della scheda tecnica con le due vetture, quella per Le Mans e quella della Cup Series, messe a confronto. L’auto che parteciperà alla 24 ore è larga ed alta uguale ed ha lo stesso passo da 110″, ma è lunga 2″ in più (circa cinque cm).
Una delle differenze più notevoli è però quello del peso, dato che la vettura in versione endurance ha subito una cura dimagrante di ben 525 libbre, pari a 238 kg, fino ad un peso forma di appena 1342 kg. Modifiche anche al cambio che, pur rimanendo sequenziale a cinque marce, passa dalla versione a leva a quella a palette dietro al volante.
Modifiche anche per le gomme, sviluppate insieme alla Goodyear per garantire prestazioni e resistenza in ogni condizione, anche in caso di pioggia, e al serbatoio che diventa da 127 litri (pari a 32 galloni rispetto ai 20 originari) e con un motore che deve adattarsi anche a benzina diversa da quella utilizzata in NASCAR.
“Fin dall’inizio del progetto è stato importante per noi portare a Le Mans una vera stock car del mondo NASCAR. Ovviamente ci sono stati degli aggiustamenti per permettere alla vettura di disputare una gara endurance di 24 ore, ma i tifosi in Franca potranno vivere in pieno il mondo NASCAR.” Questo ha detto a margine della veloce presentazione il presidente della NASCAR Jim France.
I test
Subito la 24 ore di Daytona, in cui era stata annunciata ufficialmente la lineup composta da Mike Rockenfeller (il primo tester), Jimmie Johnson (come da pronostici) e Jenson Button (completamente a sorpresa) ha svolto sulla stessa pista il primo test endurance, prima nella giornata di martedì una sessione di acclimatazione per Rockenfeller e Johnson ma anche il primo vero debutto per Button con la Camaro, poi il mercoledì una 12 ore senza pause.
“È la prima volta che sono a Daytona in una vettura NASCAR, dove questa auto è di casa. Quindi è stato bello fare i primi giri su questa pista, oltre al fatto per essere un tracciato unico fra banking ed infield. Dobbiamo ancora sistemare qualcosa a livello di assetto, ma questo test serve più che altro a fare miglia, fare gruppo e fare prove di cambio pilota (che avverrà in stile NASCAR dal finestrino, nda). Proveremo soprattutto le gomme ed i pit stop.” così Rockenfeller durante la prima giornata.
Johnson invece ha commentato: “Dal mio punto di vista non ho alcuna preoccupazione sulla vettura dal punto di vista della resistenza. Sono davvero felice per questo gruppo e allo stesso tempo so che loro capiscono ogni aspetto di questa prima avventura insieme.”
Presente al test anche il coach Jordan Taylor che ha assistito soprattutto Button nei primi giri e che poi ha detto: “Ho completato solo 20 giri al momento (al termine della prima giornata, nda) quindi non posso dire molto dell’auto. Ho capito la posizione di guida e come si comporta la vettura con rollio e come sembri per sovrasterzare ma non lo fa. Sta ben seduta a terra, come fa in Cup Series. Devo imparare molto, ma posso farcela.”
Il test del giorno successivo è stata anche l’occasione per accendere per la prima volta le luci sulla vettura con i fari che hanno fatto il ritorno in NASCAR per la prima volta in praticamente 50 e più anni.
La NASCAR nel suo comunicato stampa ha reso noto che i tempi registrati erano comparabili a quelli delle vetture GTD del weekend precedente della 24 ore e con un passo migliore della Chevrolet Corvette Z06 GT3.R in versione 2024 presente contemporaneamente, un buon viatico riscontrato in seguito anche a Sebring,
“Siamo piloti, e (anche se non lotteremo per la vittoria assoluta a Le Mans, nda) vogliamo che ogni sessione diventi un modo per far diventare questa vettura sempre più resistente e competitiva.” così ha chiuso Johnson.
Al termine della due giorni di Daytona, senza problemi di rilievo ma con soste allungate solo per aggiustamenti di assetto e download di dati, il crew chief Greg Ives ha riportato 1500 miglia completate sulla due giorni e 9.5 ore di guida nette sulle 12 lorde nella giornata di mercoledì.
Il capo progetto Chad Knaus ha commentato in chiusura: “L’auto è passata dalla sua versione base ad una che è molto vicina a quella che vedremo a Le Mans. Abbiamo avuto solo qualche occasionale problemino elettrico, ma è qualcosa che nel motorsport moderno si vede spesso ed ora stiamo cercando di risolvere tutto. Nel complesso siamo ad un buon punto, abbiamo definito la lineup, stiamo lavorando su pit stop e pit crew e stiamo raggiungendo i nostri obiettivi.”
Nel long run ci si è concentrati sulle mappature dell’acceleratore per raggiungere il giusto compromesso fra prestazioni, consumo carburante e gomme. Un punto cruciale è stato quello degli pneumatici il cui sviluppo era stato rallentato dai primi test del 2022 che erano stati piuttosto bagnati.
“Abbiamo dovuto appoggiarci molto a loro grazie alla loro esperienza per quanto riguarda il telaio” ha detto Knaus di Dallara. “Sapevamo ovviamente che avevano sviluppato molte vetture come la GTP o la Cadillac DPi e tanto altro, ma abbiamo guardato anche ad altri esempi nella storia che non si sono dimostrati così performanti. E noi vogliamo assolutamente fare meglio.”
Dopo la Daytona 500, invece, si è svolto a Sebring il test più importante, quello sulle 24 ore anche se con meno esposizione pubblica. Nelle dichiarazioni finali si è fatto sapere che l’auto è stata in pista per 23 ore nette completando 633 giri per un totale di 2367 miglia, pari a 3809 km.
In chiusura Chad Knaus ha commentato: “È andata piuttosto bene. Abbiamo avuto soltanto un piccolo principio di incendio dovuto ai riporti di gomma (fatto già visto nel 2022 in Cup Series, nda) ed abbiamo dovuto ripararlo al volo. Questo ci ha portato via un paio di ore. Abbiamo avuto anche qualche problema all’accensione e nel corso della notte abbiamo provato a risolverlo. Abbiamo effettuato un cambio freni ed altre piccole cose di routine. Nel complesso 23 ore in pista sono un risultato incredibile.
Avere questi problemi ora è stato fondamentale. Vuoi sempre sapere cosa potrebbe rompersi prima di arrivare a Le Mans. Abbiamo imparato tanto e lo stiamo applicando al prototipo n°2 (quello esposto a Daytona, nda) e continueremo a farlo. Avremo ancora almeno altri due test, uno ad Austin ed uno shakedown di nuovo a Sebring prima di partire per la Francia. Ora lavoreremo sui dettagli. Serve questo per fare un ottimo lavoro. In caso favorevole saremo in una buona situazione.”
Oltre alle situazioni citate si è ancora lavorato sui pit stop e sulle diverse mescole di gomme che porterà in pista la Goodyear. Per il resto è stata normale amministrazione.
“Se alzi il cofano” ha proseguito Knaus “e guardi al telaio e alle sospensioni penseresti che stai guardando ad una normale vettura della Cup Series. Ma in realtà ha molte modifiche alle componenti elettroniche e nell’abitacolo fra volante (in versione GT e non tondo, nda), cambio a palette, differenti centraline. Ci sono cavi ovunque ma è anche affascinante. Ci sono tanti punti di acquisizione dati e cose del genere, ma il telaio è praticamente identico così come le sospensioni. Stessi semiassi, stessa trasmissione, stesse componenti.”
In chiusura Chad ha detto: “È stata una avventura, ma con l’aiuto di tutti è nato un piccolo capolavoro. Siamo orgogliosi di quanto abbiamo fatto e non vediamo l’ora di andare a Le Mans per vedere come si comporterà in gara. Possiamo anche testare giorno e notte e lavorare su ogni minimo pezzo, ma la prova del nove sarà quando scenderemo in pista in Francia.”
Immagine: Media NASCAR
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