WEC | Le Mans: incredibile beffa Toyota, Porsche in trionfo

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di Federico Benedusi @federicob95
19 Giugno 2016 - 15:56
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Questa è Le Mans. Leggendaria, magica, storica, ma anche dannatamente crudele. Sei minuti alla fine, Kazuki Nakajima sbraita alla radio: “No power! No power!”. E il sogno diventa un incubo. In questo modo è sfumato il primo successo di Toyota nella 24h più famosa del mondo.

La vettura #5, passata al comando nelle prime ore della mattina, aveva resistito all’attacco della Porsche #2, la quale aveva optato per risparmiare sui cambi gomme al fine di spendere meno tempo possibile ai box. Anthony Davidson era riuscito a sopravanzare nuovamente Marc Lieb attorno alle 11:00, mantenendo la prima posizione incontrastata fino al momento del misfatto. La perdita di potenza del motore Toyota è costata alla TS050 una vittoria che si era costruita con le unghie e con i denti, con l’ottimo lavoro svolto da Buemi, Davidson e Nakajima.

Neel Jani, Romain Dumas e Marc Lieb si sono ritrovati vincitori nell’incredulità e nello stupore generale. Successo numero diciotto per la Casa di Weissach, con i piloti che già si sono imposti alla 6h di Silverstone in aprile dopo la squalifica dell’Audi #7. Non avendo tagliato il traguardo entro i sei minuti dai vincitori, la Toyota #5 non è stata classificata lasciando la piazza d’onore alla #6 e l’ultimo gradino del podio all’Audi #8, staccata di ben dodici giri.

Corsa sfortunatissima per la Casa degli Anelli, probabilmente la peggiore dal debutto nel 1999. Fino a sei minuti dalla bandiera a scacchi, sarebbe stata anche l’unica edizione della Le Mans conclusa senza nemmeno una vettura a podio, ma il terzo posto è letteralmente piovuto dal cielo su di Grassi, Duval e Jarvis. Quarta la R18 #7, attardata di diciassette giri. Con questo triste risultato si conclude anche l’avventura dell’ingegner Leena Gade all’interno del marchio tedesco, con il quale ha conquistato quattro edizioni consecutive della 24h di Le Mans oltre a due titoli mondiali endurance: ora si concentrerà sul ritorno alle gare del marchio Bentley, le cui “intenzioni” verranno svelate a breve.

La rimonta della Porsche #1 si è invece conclusa al tredicesimo posto, a 38 giri. La prima LMP1 non ibrida è la Rebellion #12, ventinovesima assoluta a 54 giri.

La classe LMP2 ha visto il secondo successo consecutivo di Nicolas Lapierre, questa volta sulla Alpine del team Signatech ed accompagnato da Gustavo Menezes e Stéphane Richelmi. Un eccellente passo di gara mostrato da tutti e tre i piloti del team francese durante la notte ha permesso loro di costruire un vantaggio di sicurezza che è stato poi difeso durante le ultime ore di corsa, quando René Rast ha cercato in tutti i modi di riportare sotto l’Oreca G-Drive #26. Il tedesco si è però dovuto accontentare della seconda posizione, con Roman Rusinov e Will Stevens. Podio completato dalla BR01 del team SMP, all’ultima presenza a Le Mans prima che i regolamenti 2017 la estromettano dalla griglia, con Vitaly Petrov, Kirill Ladygin e Viktor Shaitar. Menzione doverosa anche per il team Manor, che con Roberto Merhi ha dominato la prima parte di gara fino al testacoda di Matthew Rao, che ha poi terminato la corsa dell’ex-team di Formula 1 attorno alle 11:30 dopo un’uscita di pista a Indianapolis che ha causato il successivo impatto contro il guardrail alle curve Porsche.

Vittoria al rientro nella classe GTE-Pro per la Ford GT gestita dalla scuderia di Chip Ganassi. Dirk Müller ha impiegato meno di due ore per recuperare un distacco di oltre trenta secondi accumulato a causa di un drive through, dovuto ad un pit stop eseguito a motore acceso, sulla Ferrari del team Risi Competizione. Lasciata la vettura a Joey Hand, questo ha completato l’opera scavalcando Matteo Malucelli ed involandosi verso un successo che lascerà sicuramente molte polemiche per l’atteggiamento mostrato in pista dall’Ovale Blu nelle prime corse della stagione, volto a non subìre grosse penalità dal Balance of Performance in vista dell’appuntamento più importante del mondiale endurance. La Ferrari ha resistito al ritorno della Ford #69 nonostante un testacoda di Vilander e la rottura di un fanale che l’ha costretta ad una veloce sosta nel corso degli ultimissimi minuti: un grosso plauso va comunque a Malucelli, Fisichella e Vilander per l’ottimo passo mostrato e per essere stati gli unici davvero in grado di contrastare il nuovissimo bolide di Detroit, una vettura nata per la pista ancor prima che per la strada. Doppio ritiro in casa AF Corse, pesante per il campionato del mondo oltre che per il morale.

Il Cavallino Rampante coglie comunque il successo nella GTE-Am grazie alla 458 della Scuderia Corsa pilotata da Townsend Bell, Jeff Segal e Bill Sweedler, con il primo che si è riscattato dopo una 500 Miglia di Indianapolis conclusa nel peggiore dei modi. Per il secondo posto, Emmanuel Collard e la Ferrari #83 della AF Corse hanno avuto ragione proprio nel corso dell’ultima ora della Porsche Proton #88, con David Heinemeier Hansson che nulla ha potuto per resistere agli attacchi del veloce pilota francese. Ai piedi del podio il team Clearwater, per i cui colori si è messo in grande evidenza Robert Bell.

Frédéric Sausset ha tagliato visibilmente commosso il traguardo della sua prima 24h di Le Mans in 38esima posizione, sulla Morgan LMP2 che ha diviso con Christophe Tinseau e Jean-Bernard Bouvet. Senza dubbio un grandissimo esempio di vita, un’autentica impresa per il quadriamputato 47enne dalla triste storia che ha potuto prendersi una grandissima rivincita.

Un’altra Le Mans dalle mille sorprese ed emozioni, che ci ha regalato forse il più inaspettato dei finali. L’endurance è anche questo, ma Toyota ha mostrato di avere tutte le carte in regola per conquistare la corsa a quattro ruote più importante del mondo, che ormai sembra essere diventata un tabù.

Classifica finale

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