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WEC | Intervista a Anthony McIntosh: “Prossimo anno sarò nel WEC. Non sapevo chi fosse Kimi Antonelli, venire in Italia è stata la cosa migliore che potessi fare”

Autore: Riccardo Puccetti rick.pct
Pubblicato il 19 Agosto 2025 - 15:00
Tempo di lettura: 9 minuti
WEC | Intervista a Anthony McIntosh: “Prossimo anno sarò nel WEC. Non sapevo chi fosse Kimi Antonelli, venire in Italia è stata la cosa migliore che potessi fare”
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Nel corso del primo ACI Racing Weekend a Imola il pilota americano, fresco dell’esperienza ad Interlagos con il WEC, si è raccontato ai microfoni di P300.

Da Imola – Nel weekend del primo ACI Racing Weekend ad Imola, nel paddock del Campionato Italiano Gran Turismo, è tornato in azione Anthony McIntosh, campione GT3 Sprint classe AM nel 2024. Al volante della BMW di Ceccato Racing, il cinquantenne è stato affiancato dal debuttante neozelandese Brendon Leitsch. L’americano, fondatore dell’azienda Global Power Components, è fresco dell’esperienza col team Racing Spirit of Lèman, nella tappa di Interlagos del WEC, affiancato da Dudu Barrichello e Valentin Hasse-Clot.

Ciao Anthony, è un piacere poterti intervistare. La tua storia è davvero interessante: sei stato diagnosticato con una grave malattia, poi è arrivato il COVID, e poi hai iniziato a correre in pista. Potresti raccontarci come è iniziata la tua carriera nelle corse automobilistiche?

“Mi sono ammalato gravemente, e questo è successo prima che arrivasse il COVID. Mentre diventavo molto, molto malato, sembrava che stessi per morire. Quindi me ne stavo seduto in ospedale e, solo per stare lì e superare la giornata, pensavo a tutte le cose che non ero mai riuscito a fare, e poi pensavo anche a cose che avrei voluto tornare indietro e fare, come andare in un fast food a prendere delle patatine fritte insieme ad una bevanda gassata. Quindi quando stai per morire, ci sono molte cose che dai per scontate, a cui pensi e che potresti semplicemente fare adesso.

Quindi, solo per superare la giornata, facevo quello. E una delle cose, tra le molte che non avevo fatto, era che non avevo mai guidato un’auto veloce. Lavoravo sempre e poi avevo la mia famiglia e i miei figli, e mi dedicavo a quello al 100%. Quindi, mentre iniziavo a stare meglio, è arrivato il COVID, e ho pensato: ‘Oh, comprerò una bella macchina’. Ma quando sono andato a comprare una bella macchina tutto era chiuso. Non riuscivo a trovare un’auto.

Allora ho pensato: ‘Beh, mi piacerebbe avere la possibilità di andare a guidare un’auto su una pista’. Volevo farlo, ma, come ho scoperto, nessuno te lo permette negli Stati Uniti senza una licenza. Quindi ho cercato su Google come ottenere una licenza per guidare in pista, e, quando l’ho fatto, ho trovato una scuola di monoposto a Sebring, in Florida. Mi sono presentato, ho portato alcuni dei miei amici, ed è lì che ho incontrato Glenn McGee.

E quindi tutti i piloti americani, dato che l’IMSA era impossibilitata a correre, erano a Sebring e stavano tutti guidando, facendo coaching e divertendosi. Avevamo tutti le mascherine, quindi non abbiamo davvero avuto la possibilità di conoscerci senza mascherina per parecchio tempo. E poi una volta che ho incontrato Glenn, ha iniziato a fare simracing con me.

Parlando di Glenn McGee, avete vinto il Campionato Italiano GT Sprint nella classe AM l’anno scorso, nel 2024. Com’è stata la tua prima esperienza in Europa con un’auto diversa dalla tua solita Lamborghini? Com’è stato correre con il tuo compagno di squadra Glenn, che conosci da molto tempo?

Glenn è stato fantastico perché mi ha messo subito su un simulatore. Non ne avevo uno, non facevo davvero niente e abbiamo semplicemente passato ore a ripassare le piste prima ancora di arrivare su quelle vere. E poi, quando abbiamo avuto la possibilità di venire in Italia per fare il Campionato GT3, è stato interessante perché io non guardo mai la TV, quindi non conosco nessuno dei piloti, non ho mai guardato la Formula 1, non ho mai visto davvero niente. Lui mi diceva che il ragazzo accanto a noi era Kimi Antonelli e che stavamo guidando nella sua squadra. E io ho risposto: ‘Okay, non so chi sia‘.

Quindi è stato interessante perché ho potuto vedere Kimi e suo padre prima che lui arrivasse in Formula 1. Dalla prima gara (a Misano) alla fine della stagione (a Monza) tutta l’atmosfera è cambiata, perché, all’inizio della stagione, Kimi era spesso in giro e non c’erano davvero molte persone. Poi man mano che la stagione andava avanti, c’erano quantità enormi di tifosi e tutti facevano foto.

Quindi Kimi e suo padre, Marco, usavano i loro dati per allenare Glenn (McGee, ndr) e me. E’ stata la prima volta che ho guidato la Mercedes GT3, con la quale ho fatto una stagione intera, quindi è stato il mio primo vero anno di corse GT3. Venire in Italia è stata probabilmente la cosa che mi è piaciuta di più. È il mio posto preferito per correre. In più, il cibo è sempre buono.

La cosa che mi piace davvero dei fan italiani è che quando arrivi qui per la prima volta non ti parlano davvero, ma, quando inizi a vincere, ti sostengono e poi iniziano semplicemente a fare il tifo per te. Ma non sono tuoi fan finché non fai un grande errore. L’ho fatto un paio di volte, e i fan venivano da me e mi tiravano su, mi dicevano: ‘Va tutto bene, ci rifaremo la prossima volta’.

Ed è andata così anche quando pensavo che avessimo perso il campionato perché all’ultima gara non sono riuscito a qualificarmi. Eravamo a Monza. Glenn è uscito e ha fatto il suo tempo da qualifica. Il dado della ruota si è rotto alla fine delle qualifiche, portandola a staccarsi, e lui a sbattere. Quindi non sono mai riuscito a fare le qualifiche. E poi, in Gara 1, la gomma è scoppiata appena sono salito in macchina. Quindi, a quel punto, pensavamo di aver perso il campionato. Sapevamo che avevamo Gara 2 il giorno dopo, ma non c’era modo di vincere il campionato.

Siamo andati in giro a congratularci con tutti, pensando che per noi fosse finita. Poi però, alle quattro del mattino, ci hanno chiamato e ci hanno detto: ‘Venite in pista. C’è una possibilità che possiamo vincere il campionato.’ E io ho pensato: ‘Okay, fantastico, stupendo!’ Quindi arriviamo presto, e Marco e Riccardo, insieme a tutti gli ingegneri, erano lì presenti. Sarei partito ultimo e sarei dovuto arrivare primo, con il rivale al primo posto che doveva arrivare quarto. In quel caso, saremmo stati campioni.

Non ho mai avuto la possibilità di fare nemmeno un giro sulla pista. Quindi mi hanno imbracato dentro all’abitacolo, e hanno detto, okay, andrai alla grande. E ricordo che tutti i fan, a Monza, erano di grande supporto. Mi stavano sostenendo, anche se era impossibile vincere. Partendo ultimo, dovevamo finire primi. Però loro erano così di supporto. Quando poi abbiamo vinto la gara e di conseguenza il campionato, sono venuti da me, e mi hanno detto: ‘Sapevo che ce l’avresti fatta!’. I fan sono davvero la mia parte preferita di tutto l’ambiente Italiano. E’ stata davvero un’esperienza incredibile.

Hai avuto il piacere di essere pilota nel WEC a San Paolo. E’ stata, penso, un’esperienza incredibile, puoi dirci di più?

Sì, quella è stata la mia prima gara nel WEC. Non sapevo chi fosse Dudu Barrichello o suo padre. E man mano che si avvicinava l’evento, il team ha detto: ‘Il tuo lavoro è portare Dudu nell’Hyperpole’. Ho pensato: ‘Okay, ma non sono mai stato ad Interlagos prima, e non ho esperienza col tracciato!’ E anche loro, come gli Italiani, erano tranquilli e di supporto.

Quindi sono arrivato lì, ma non ero pronto per quante persone ci fossero; c’erano veramente troppi fan. Non riuscivo nemmeno a vedere da nessuna parte da quanti ce n’erano. Erano lì per Rubens e per Dudu. Oltre a ciò, per complicare ancora di più la situazione e per aggiungere ulteriore pressione, Goodyear ha portato una nuova gomma, forzandoci quindi a passare tutto il nostro tempo nelle prove libere a sviluppare il setup. È una mescola molto dura e rigida, e quella pista è a circa 700 metri sul livello del mare, fattore che incide molto.

L’unica cosa che conta è portare Dudu nell’Hyperpole, perché hai tutte queste persone qui che vogliono vederlo andare lì davanti in pole position. Ho così iniziato a sentire la pressione, dopo che mi hanno detto il tempo sul giro che dovevo ottenere. Sono andato in qualifica, e ho ottenuto il tempo che il team mi aveva richiesto. Ho chiesto via radio se fosse tutto ok, e il team ha detto ‘Non proprio, sei settimo’. Quindi ho spinto un’altra volta, ma alla fine sono sceso al decimo posto.

Alla fine sono riuscito ad entrare nell’Hyperpole, ma la sessione è stata così serrata che un decimo in meno mi avrebbe spostato al quinto posto. La competizione del WEC è davvero di un altro livello ed ho imparato molto. Sono riuscito a partire in pole per la gara e ho tenuto la vettura al primo posto. Dopo la prima mezz’ora, sono andato al secondo posto perché la Lexus era molto veloce in quella fase e ho finito il mio primo stint in quella posizione.

La nostra strategia era di fare doppio stint per tutto il tempo perché hai solo quattro set di penumatici per una gara di sei ore. Ci siamo quindi scambiati più volte la posizione con il resto della griglia LMGT3. Poi è entrato Dudu (Barrichello, n.d.r.), con un set completo di gomme fresche, con l’obiettivo di recuperare del tempo. Quindi la nostra strategia si basava sullo sperare che non venissero esposte bandiere gialle, proprio perché stavamo per montare un nuovo set di gomme proprio alla fine dello stint, il quale sarebbe stato affidato a Dudu.

E’ stato proprio lui a prendere il terzo posto alla bandiera a scacchi. È stato così magico, un’esperienza incredibile. Direi che come pilota, se non sei pronto per la pressione di questo ambiente, avrai davvero difficoltà. Hai così tante persone che ti fissano, e non hai molto tempo per gestirla. Hai solo tre sessioni di prove libere e poi la qualifica. Va tutto così veloce, ma è stata sicuramente un’esperienza fantastica.”

A proposito: vedi il tuo futuro nel mondo GT3 o nel mondo dei prototipi?

Penso che per ora il mio futuro sarà nel mondo GT3. Ed è probabilmente dove sarò per i prossimi due anni. D’altro canto, però, mi piacciono molto i prototipi. E mi piacciono così tanto che se guardi il mio Instagram, sono riuscito a prendere un prototipo del 1989. È la Toyota Eagle Mark III. Parker Thompson, che è un pilota Lexus (compagno di squadra nel GT4 America, n.d.r.), ed io l’abbiamo portata a testare per prepararla ad andare a Laguna Seca. Correremo con questa vettura il weekend del 17 agosto al Monterey Reunion.

Questa è un’auto molto, molto rara. C’è un solo motore rimasto al mondo, quindi speriamo di non graffiare la macchina! L’esperienza di guida è molto intensa, visto che è spinta da un motore a quattro cilindri da 800 cavalli. La pressione del turbo al picco è di 3,33 bar. L’auto cerca di ucciderti ad ogni occasione che ha. Non c’è ABS, non c’è controllo di trazione, non c’è servosterzo, non c’è elettronica. E per me, quella ruvidezza o quel sapore di analogico è davvero fantastico. Penso che quando si discute di analogico contro digitale, bisogna pensare che tutti noi abbiamo telefoni, orologi e dispositivi smart. La tua auto ti parla sempre, ad esempio. Per quanto abbiamo molta roba digitale, com’è giusto che sia, mi piace davvero andare sul lato analogico delle cose, semplicemente perché si hanno più sensazioni.

Chiudo con un ultima domanda. Quest’anno, hai fatto molti campionati e guidato molte vetture: dalla Toyota Supra GT4, alla Lamborghini Super Trofeo e per finire la Aston Martin Vantage in IMSA e la BMW M4 GT3, questo weekend. Cosa c’è nel tuo futuro e come ti vedi tra cinque anni?

L’Aston Martin #19 del team van der Steur Racing nella classe GTD in IMSA con cui corre Anthony McIntosh. Quest’anno il team ha ottenuto il suo risultato migliore a Daytona, con il sesto posto di classe.

Mi piacerebbe fare una stagione completa nel Campionato Italiano Gran Turismo, onestamente, con Brendan (Leitsch, n.d.r.) e con la sua squadra. Il team BMW (Ceccato Racing, n.d.r.) che c’è qui è fantastico. Ma, onestamente, quello che succederà è che sarò nell’universo ACO probabilmente per i prossimi due anni. E si tratterà di competere nel WEC, in ELMS e in ALMS, molto probabilmente. Questo sarà o con Aston Martin o con BMW. Con questi due marchi ho avuto le trattative più approfondite. Ho anche parlato con Iron Lynx e Mercedes. Al momento, quindi, sto testando con queste tre squadre. Di sicuro, ci saranno un paio di stagioni di WEC. Dopodiché, probabilmente, tornerò di nuovo nel Campionato Italiano Gran Turismo.

Un grazie a Marco Albertini per il supporto, ad Anthony McIntosh per la disponibilità e a BMW Italia Ceccato Racing per gli spazi necessari per registrare l’intervista. Questa sarà disponibile anche in formato video sul canale di Parc Ferme TV, prossimamente.

Media: Archivio Fotografico ACI Sport, IMSA, WEC DPPI

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