P300.it ha intervistato Richard Lietz, pilota di Manthey 1st Phorm nel WEC e di Proton Competition in IMSA, nel corso della 6 Ore di Imola. Ecco come ha risposto alle nostre domande
da Imola – Richard Lietz è un senatore di Porsche, uno di quei piloti che non lascerebbe il proprio marchio per nulla al mondo. L’austriaco ha raccontato a P300 la sua storia, caratterizzata da un legame indissolubile con la casa di Stoccarda, con cui ha conquistato moltissimi successi.
Ciao Richard, grazie di aver trovato il tempo per noi. Vorrei partire portandoti indietro nel tempo. Come è nata la passione per i motori?
“Mio papà aveva una squadra di rally, quindi sono cresciuto in quelle competizioni. Volevo diventare un rallista quindi ho cominciato a guidare sul ghiaccio e nel drifting quando avevo 10 anni. Fin da subito è stato abbastanza facile per me maneggiare la macchina, cosa che ha fatto pensare che avessi del talento. Sono stato molto fortunato, perché un amico di famiglia ha aperto una ‘scuola per piloti’, il cui scopo era di creare un pilota ufficiale. Sono entrato lì nel suo primo anno di attività. Il mio obiettivo non è mai stato quello di arrivare Formula 1, ma, piuttosto, quello di far diventare il motorsport un lavoro. Sono stato abbastanza fortunato da entrare in questa scuola perché, da quel momento in poi, sono arrivato passo dopo passo fino a qui. Sfortunatamente non sono mai diventato un pilota di rally, che era il mio sogno, ma, ad essere sincero, corro con Porsche da 19 anni, quindi non mi è andata così male.”
Sei una vera e propria istituzione per Porsche nelle competizioni GT. Quando e come è nato questo legame?
“Bella domanda! Questo legame è nato nel 2007, che è stato il mio primo anno nella European Le Mans Series. In quella stagione corsi anche nel GT Open, ma il primo contatto con loro è stato nel campionato che ho appena citato. All’epoca guidavo in un team francese, IMSA Matmut, con cui ho partecipato a Le Mans assieme a Raymond Narac e Patrick Long. Siamo stati abbastanza fortunati da vincere la gara al primo tentativo, il che è stato un buon punto di partenza nel campionato. Sinceramente, sono sempre stato felice di correre nelle endurance perché mi sento a casa. Insomma, è il tipo di competizione dove tutto mi si addice perché devi gestire le gomme, i freni e non usare troppo carburante. Ho sempre preferito le gare endurance alle sprint, quindi il mio obiettivo è sempre stato quello di restare in questo campionato. All’epoca Hartmut Kristen era il capo di Porsche Motorsport. Lui aveva capito quanto mi trovassi bene in questa serie. Ecco perché praticamente ogni anno corro nel campionato di cui fa parte Le Mans, che, prima di diventare il WEC, era la European Le Mans Series, poi diventata ILMS. Sono ancora a mio agio e felice qui. Non so quando questo legame finirà, perché sicuramente finirà prima o dopo, ma finora sono felice.”
Hai vissuto l’evoluzione delle Gran Turismo, passando dalle GTE alle GT3. Quali sono le principali differenze tra le varie classi?
“In realtà non è cambiato molto, hai a che fare comunque con sottosterzo e sovrasterzo. Inoltre lavori in ogni caso con l’ingegnere per capire le gomme e trovare un buon bilanciamento per fare un doppio stint. La base è la stessa per tutte, anche se l’approccio della RSR è senza compromessi. Il passaggio dalla 997 RSR alla 991 RSR è stato importante, perché siamo passati da un’auto progettata per i privati a una costruita per essere usata dalla casa madre. La versione 2019, e in parte la 2017, della 991 è stata costruita principalmente per essere gestita solo dal programma ufficiale. Difatti, Porsche ha venduto quest’auto ai privati solo dopo uno o due anni di richieste continue da parte dei team esterni perché è complessa da gestire e non disegnata per i privati. Ora, con la GT3 R, siamo tornati al ‘customer racing’. La vettura è un po’ più basica, quindi più semplice da gestire e da capire, ma, dal punto di vista del pilota, continua ad essere la stessa cosa. Provi ad essere veloce, a comprendere le gomme e a fare del tuo meglio tra il sottosterzo e il sovrasterzo. In sostanza, la base è quella, ma l’auto in sé è stata resa più adatta per i privati.”
Hai vinto Le Mans diverse volte. Qual è stata la più emozionante?
“Ognuna è speciale. Quelle di cui ho i ricordi migliori sono la prima e l’ultima. Entrambe sono arrivate in modo inaspettato. Nella mia prima vittoria ero a Le Mans per la prima volta, c’era lì mio nonno, che era il fan numero 1 di Porsche, e ho vinto in Francia per un team francese. Devo dire che è stata speciale perché mi ha regalato emozioni fortissime. Per quanto riguarda l’ultima c’é una storia diversa. Quando la squadra ufficiale ha deciso di lasciare il WEC due anni fa ho pensato che per me fosse giunta l’ora di smettere. Poi Manthey mi ha chiesto di riprovarci un’altra volta. Ho incontrato Yasser (Shahin n.d.r.) e Morris (Schuring n.d.r.) per la prima volta in Portogallo. Il test è andato bene e lì ho realizzato di poter avere una chance di vincere, perché avevo dei compagni molto veloci, mi sentivo bene alla guida dell’auto e anche le gomme si adattavano bene al mezzo. Insomma, tutto sembrava già andare per il verso giusto. Fare tutto il campionato con loro, con Le Mans come risultato migliore, è stato inaspettato ma, al contempo, la bella atmosfera e le sensazioni positive hanno reso la scorsa stagione un momento speciale della mia vita.”
Anche quest’anno corri con Manthey in classe LMGT3. Come ti trovi a dividere la macchina con un pilota silver e un bronze?
“Questo equipaggio è diventato quasi un sinonimo di gara endurance ora come ora. Penso sia corretto, perché tutti devono fare la loro parte alla perfezione. Devi avere un bronze fantastico, un silver molto veloce e un buon pro, il che rende questo stile di gara moderno. Quest’anno siamo molto fortunati, perché Ryan (Hardwick n.d.r.), americano, è molto esperto e conosce bene le Porsche. Abbiamo anche ‘l’arma italiana’, Ricky Pera. Penso che tutti sappiano che è un giovane pilota GT fantastico e con un grande talento. Con Manthey abbiamo anche la squadra e la struttura giuste per ottenere il setup e la velocità necessari per avere successo. L’inizio di stagione in Qatar è stato abbastanza difficile per noi perché non eravamo competitivi, ma sembra che a Imola possiamo essere un passo avanti. Non vedo l’ora che la stagione proceda, perché arriveranno grandi cose e abbiamo le basi giuste per fare bene.”
Quest’anno hai partecipato anche all’Asian Le Mans Series. Pensi che quel campionato funzioni bene per preparare la stagione?
“L’abbiamo fatto proprio per questo! Abbiamo pensato di fare molte prove per preparare la stagione, ma poi è arrivata la chance di competere nell’Asian Le Mans Series. Insomma, il miglior test è la gara, quindi abbiamo deciso di portare la stessa lineup di piloti e la stessa squadra per un intero campionato in modo che non ci fossero discussioni per quanto riguarda cambi pilota o preferenze prima dell’inizio del WEC e per conoscerci meglio. Penso che l’approccio sia stato positivo. Insomma, abbiamo quasi vinto il campionato. Sfortunatamente, all’ultima gara abbiamo subito un contatto che ha messo fine alle nostre speranze, ma comunque Manthey ha finito prima e seconda in classifica, il che è stato un bel successo, visto che ha mostrato il potenziale della squadra. Per noi è stata la preparazione perfetta per il WEC.”
La stagione è cominciata da poco. Quali sono le aspettative per il campionato? L’inizio difficile in Qatar le ha cambiate?
“Sicuramente sono cambiate, ma proveremo comunque a vincere il campionato. Insomma, siamo qui per questo. In Qatar è stato impossibile ottenere qualsiasi buon risultato. Penso che ci abbiamo lavorato e che ci sia stato qualche cambiamento nel ‘dietro le quinte’. Possiamo dire che è stato un brutto inizio di stagione, perché abbiamo ottenuto zero punti e non eravamo veloci, però ci siamo messi a lavorare duramente per preparare il campionato, in cui gli obiettivi sono arrivare sul podio e vincere.”
Il tempo è tiranno e siamo arrivati all’ultima domanda. Sei, come abbiamo già detto, un’istituzione per Porsche, marchio con cui hai vinto molto. Nonostante ciò, hai ancora qualche sogno per il futuro?
“Voglio essere ancora campione del mondo. Sì, sarebbe bello! E magari diventare pilota di rally un giorno. (ride). Continuo ad avere voglia di vincere!”
Ringraziamo Richard per il suo tempo e Emilia di Manthey per aver organizzato questo incontro.
Media: Porsche Newsroom
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