WEC | Fuji: doppietta Toyota, festa Porsche rimandata

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Federico Benedusi @federicob95
15 Ottobre 2017 - 18:52
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Come previsto, il meteo è stato l’assoluto protagonista della 6h del Fuji che ha aperto la tranche asiatica del WEC 2017. Sei Safety Car e due bandiere rosse sono il bilancio di una corsa conclusasi all’esatto completamento delle quattro ore e trenta minuti, ossia il 75% della distanza necessario a dare punteggio pieno: tra incidenti, pioggia e nebbia a intermittenza, la competizione vera è rimasta ben al di sotto del tempo limite in una gara che probabilmente nemmeno si sarebbe dovuta correre ma che è stata comunque gestita alla perfezione da Eduardo Freitas e dalla sua équipe.

In tutto questo caos è logico che ad avere ragione sia stato chi è riuscito a sfruttare alla perfezione i momenti giusti per effettuare le soste di routine ai box. Il team Toyota è stato nel complesso ottimo ma il sorpasso decisivo di entrambe le TS050 sulla Porsche #1 è arrivato in pista al termine della quarta ora di gara, poco dopo la ripartenza dalla Safety Car causata dal violento botto della Rebellion #13 di Mathias Beche. La vittoria ha ovviamente arriso alla vettura #8 di Buemi/Davidson/Nakajima, essendo l’unica del team giapponese a poter contendere il titolo a Weissach, davanti alla #7 di Conway/Kobayashi/López.

Chi invece ha sbagliato tutto in una giornata potenzialmente decisiva per il campionato è proprio la Porsche #2, che ha tardato il primissimo pit stop oltre la prima Safety Car chiamata per nebbia nella speranza di un’interruzione anticipata che avrebbe consegnato a Bamber/Bernhard/Hartley la vittoria di gara e titolo. Sfumata miseramente questa tattica, la vettura capoclassifica del mondiale si è ritrovata ovviamente a chiudere il gruppo delle LMP1, lamentando anche una grave mancanza di grip al posteriore che l’ha resa a tratti inguidabile. Curioso notare come, di fatto, il primo matchball iridato della #2 si sia concluso con un quarto posto… in corsia box, visto che la bandiera rossa è stata esposta proprio nel corso di un pit stop. Il podio è stato completato dunque da Jani/Lotterer/Tandy, che hanno tolto loro malgrado tre punti ai compagni di squadra in chiave iridata.

Con due gare ancora da correre, il vantaggio di Bamber/Bernhard/Hartley rimane di 39 punti su Buemi/Davidson/Nakajima e a Shanghai basterà un terzo posto per chiudere la partita. Analogo discorso per la classifica costruttori, nella quale i tedeschi hanno 270 punti contro i 211,5 dei giapponesi e in Cina sarà sufficiente perderne non più di 15 per lasciare il WEC con la doppia corona.

Nonostante la scarsità di gara “vera”, la LMP2 ha offerto ancora grande spettacolo. La Rebellion #31 di Canal/Prost/Senna si è imposta davanti al team Signatech e alla DC Racing #38, esattamente i tre equipaggi in lotta per il titolo. La corsa della Rebellion #13 è durata ben poco, con un testacoda di Nelsinho Piquet a pochissimi secondi dall’esposizione della prima bandiera verde (dopo la Safety Car che ha dato il via “ufficiale” della corsa per i primi cinque giri) e il successivo incidente di Beche contro la Manor #24 di Vergne. La vettura è stata in seguito squalificata perché Beche non ha rispettato il tempo minimo di guida mentre Heinemeier Hansson non è nemmeno riuscito a salire in macchina: la Direzione Gara non ha considerato queste violazioni come cause di forza maggiore (cosa che invece viene solitamente considerata in caso di gare accorciate), escludendo la vettura che comunque già non aveva concluso la corsa.

Jarvis/Laurent/Tung rimangono leader di categoria con 145 punti, ma l’inseguimento di Canal/Senna per la Rebellion e di Menezes per il team Signatech si è quasi concretizzato: il duo della squadra elvetica è salito a quota 135, lo statunitense è a 130. Le ultime due gare di campionato si preannunciano ancora più calde del consueto per la classe cadetta.

Festa grande in casa Ferrari, poiché la vittoria di Calado/Pierguidi ha dato loro anche la leadership del mondiale GTE-Pro. L’episodio decisivo della corsa è avvenuto al termine della quarta ora, quando Andy Priaulx è partito in testacoda al termine del rettilineo principale sbattendo a muro con la Ford #67, già penalizzata in precedenza con uno stop&go per essere uscita dalla pit lane con il semaforo rosso. Riportata ai box, la vettura è tornata in pista giusto in tempo per essere classificata prima della bandiera rossa, ma l’ultimo posto assoluto ha portato la miseria di mezzo punto a Priaulx/Tincknell, bottino non sufficiente per mantenere la testa del campionato. Il podio delle Gran Turismo è stato completato dalle Porsche ufficiali, con la #91 davanti alla #92, arrivate di fatto in scia alla Ferrari vincitrice ma fermate prima di poter tentare l’attacco decisivo. Quarta la Ford #66 davanti alla Ferrari #71 e alle Aston Martin #97 e #95.

Calado/Pierguidi comandano il mondiale GTE con 120 punti contro i 115 di Lietz/Makowiecki e i 102,5 di Priaulx/Tincknell. Un campionato ora aperto più che mai con una Ford in grossa difficoltà, una Ferrari lanciatissima e una Porsche che è ancora a secco di vittorie ma vanta una regolarità impressionante. Sarà importante non sbagliare nemmeno una virgola nelle ultime due gare per portare a casa l’ambito iride riservato alle Gran Turismo.

L’ottima gestione dei pit stop ha consegnato alla Ferrari anche la vittoria in GTE-Am, con la 488 del team Spirit of Race di Castellacci/Flohr/Molina davanti alla gemella del team Clearwater di Griffin/Mok/Sawa e alla Porsche #77 di Cairoli/Dienst/Ried. Quinto ed ultimo posto per l’Aston Martin di Dalla Lana/Lamy/Lauda, penalizzata di dieci secondi per avere rifornito mentre la vettura non era ancora innalzata sui martinetti. La nuova situazione di campionato vede l’equipaggio del team Proton al comando per un solo punto su quello dell’Aston Martin, 141 a 140, mentre il trio del team Clearwater è a quota 135.

L’appuntamento con la 6h di Shanghai è dunque per il 5 novembre.

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