WEC | Ferrari 333SP: l’ultimo e sottovalutato prototipo di Maranello

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Matteo Pittaccio
29 Ottobre 2022 - 16:00
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La Ferrari Hypercar raccoglie l’eredità lasciata dalla Ferrari 333 SP, icona dell’endurance mondiale degli anni ’90. Un prototipo magnifico che vinse in ogni competizione e classe in cui venne schierato, mancando solo la vittoria assoluta a Le Mans. In occasione del lancio della LMh di Maranello, andiamo a raccontare perché la 333 SP andrebbe riconsiderata e rivalutata.

Stasera, ore 22:00, Ferrari presenterà la Hypercar che parteciperà alla prossima stagione del FIA World Endurance Championship ed al centenario della 24 Ore di Le Mans. Il lancio ufficiale avverrà ad Imola, lo stesso teatro nel quale il Cavallino Rampante ha organizzato le Finali Mondiali 2022, evento tanto atteso proprio perché allegato alla presentazione della vettura LMh, macchina che riporterà Ferrari a combattere nella classe regina dell’endurance mondiale dopo decenni di assenza.

Generalmente l’ultima 24 Ore di Le Mans che vide Ferrari in lotta per la vittoria assoluta fu la 41esima edizione (1973), all’epoca ottava tappa del mondiale sport-prototipi. In quel contesto la Scuderia di Maranello arrivò al secondo posto con la 312PB di Arturo Merzario e Carlos Pace, battuti dalla dominante Matra di Henri Pescarolo e Gérard Larrousse. Tuttavia, non è questa la storia che vogliamo raccontare perché negli anni ’90 Ferrari iscrisse a Le Mans una LMP potenzialmente candidata alla vittoria generale. Mettiamo quindi da parte la bellissima 312PB e concentriamoci su quello che, ad oggi, si è rivelato l’ultimo vero e proprio prototipo targato Ferrari, un pezzo pregiato capace di lottare per il gradino più alto del podio nelle corse endurance, a Le Mans e in tutto il mondo: la 333 SP.

FERRARI 333 SP: UNIONE DI FORZE TUTTE ITALIANE

A dirla tutta, nei quasi dieci anni di utilizzo questa vettura non rappresentò il solo marchio Ferrari, anzi, la 333 riunì altri tre celebri nomi dell’automobilismo e dell’ingegneria italiana: Dallara, Michelotto (azienda tornata alla ribalta con il progetto LMh di Isotta Fraschini) e Giampiero Moretti, fondatore della MOMO. Dallara fu l’azienda direttamente responsabile del telaio della 333 SP, ideato e progettato a Varano de’ Melegari per poi essere assemblato con la carrozzeria curata maniacalmente dalla padovana Michelotto. A spingere per riportare Ferrari nel contesto dell’endurance dopo circa vent’anni fu il compianto Moretti, che insieme a Piero Ferrari e Gian Luigi Buitoni (AD Ferrari nord America) convinse la Dirigenza a preparare un prototipo barchetta in vista del 1994. L’unione degli sforzi operati dai quattro marchi portò, dunque, alla nascita della magnifica vettura, svelata nel 1993 e spinta da un propulsore V12 da 3.997 cm³ ad aspirazione naturale, strettamente derivato dal motore utilizzato in Formula 1 nel 1990. La nuova nata si comportò subito bene in pista e, prima con Dallara e poi con Michelotto, fu capace di reagire al trascorrere degli anni, continuando a combattere e a dar filo da torcere alle auto avversarie in America e nel mondo intero, anche quando il V12 di Maranello non ricevette più gli aggiornamenti. La 333 SP, perciò, divenne in breve tempo lo strumento adatto per riportare ad alto livello l’interesse dell’endurance e, al contempo, rappresentò un passo indietro da parte della stessa Ferrari, che a fine 1973 decise di dedicarsi esclusivamente alla Formula 1 viste le difficoltà sopravvenute nel campionato sport-prototipi di quell’anno. Inoltre, questi risultati si ottennero schierando sempre vetture semi-ufficiali o del tutto private, quindi senza il totale e costante supporto della casa madre, un fattore che, all’epoca, rese l’idea della bontà progettuale sui cui si basò la 333 SP, mezzo competitivo e concreto sin dal debutto.

Ferrari 333 SP Donington 1997
La Ferrari 333 SP di Fredy Lienhard e Didier Theys. Vettura gestita dal team svizzero Horag Hotz Racing. Foto: Tony Harrison

In quegli anni il mondo dei prototipi dedicati alle gare di resistenza era decisamente diviso tra più organizzazioni e regolamenti. Dopo la scissione dell’IMSA – acquisita nel Settembre del ’96 da Roberto Muller e Andy Evans – negli Stati Uniti vennero alla luce due campionati alternativi, il Professional Sports Car Racing (PSCR, 1996) e successivamente l’American Le Mans Series (ALMS), quest’ultima serie nata da una collaborazione con ACO voluta fortemente dal grande Don Panoz, personaggio talmente significativo da riuscire a coinvolgere gli organizzatori della 24 Ore di Le Mans in un progetto basato sulle competizioni d’oltreoceano. Ed è proprio così che nel 1998 ebbe inizio la storia della Petit Le Mans, famosa gara di 10 ore corsa nel circuito di Road Atlanta (Georgia) come settima delle otto tappe del campionato PSCR. Tale evento ebbe talmente tanta risonanza da permettere a Panoz di fondare l’anno dopo la già citata ALMS, diventata ancor più forte e solida quando, nel 2001, Roberto Muller e Andy Evans (ex pilota e team owner) decisero di vendere a Panoz le quote del campionato PSCR.

CARRIERA SUBLIME: NEL 1998 LA CONSACRAZIONE DELLA FERRARI 333 SP

FERRARI 333SP: UNIONE DI FORZE TUTTE ITALIANE
La Ferrari 333 SP del team MOMO-Doran Racing vincente nella 12 Ore di Sebring 1998 con Didier Theys, Mauro Baldi ed il pilota-team owner Giampiero Moretti – fonte: IMSA

Un preambolo, questo, necessario per citare quelli che furono i continui cambi di regolamentazioni, organizzazioni e format a cui la Ferrari 333 SP si dovette adattare ai tempi tra le serie americane ed il campionato internazionale messo in piedi dalla FIA tra il 1997 ed il 2003, anno dopo il quale si decise di fondare la Le Mans Endurance Series. In tutte queste metamorfosi regolamentari prima Dallara (1993-1996) e poi Michelotto (1997-2001) riuscirono a rallentare il più possibile l’invecchiamento della 333 SP, che negli anni vinse sei titoli squadre, tre costruttori e cinque piloti, per un totale di quattordici campionati portati a casa tra il 1998 ed il 2001. E proprio il ’98 fu l’anno della consacrazione per il prototipo marchiato Maranello, vincente con il team MOMO a Febbraio nella 24 Ore di Daytona (Didier Theys, Arie Luyendyk, Mauro Baldi e Gianpiero Moretti) e a Marzo nella 12 Ore di Sebring (Didier Theys, Mauro Baldi e Gianpiero Moretti). La stagione proseguì al meglio con la vittoria nella classe LMP1 a Le Mans (ottava piazza assoluta nell’edizione dominata dalle GT1), un successo conseguito con il team Doyle-Risi ed il gruppo di piloti formato da Wayne Taylor, Eric van de Poele e Fermín Velez. Due terzi di questo equipaggio si presentarono successivamente a Road Atlanta per la prima Petit Le Mans della storia, vinta da Taylor, van de Poele ed Emmanuel Collard, sempre con il team Risi-Doyle, formazione capace di rifilare più di un minuto alla Porsche LMP1-98 Joest Racing pilotata da Michele Alboreto, Jörg Müller e Stefan Johansson.

UNA LEGGENDA TALVOLTA DIMENTICATA E SOTTOVALUTATA

Ferrari 333 SP - 24 Ore di Le Mans 1998
La Ferrari 333 SP di Taylor-van de Poele-Velez alla 24 Ore di Le Mans 1998. Vittoria di classe LMP1 e ottava posizione assoluta. Foto: Martin Lee

È vero, tra le più grandi ed importanti gare di durate svolte la Ferrari 333 SP vinse “solo” in America, non riuscendo mai a primeggiare nella classifica assoluta della 24 Ore di Le Mans, un evento che alla fine degli anni ’90 mise in contrasto le potenti GT1 e i leggeri prototipi, quest’ultima la tipologia di auto a cui la 333 si allineò senza trovare però le giuste condizioni per esprimersi al meglio. Ciò nonostante, bisogna riconoscere l’estrema efficacia della 333 nel lungo periodo: stiamo scrivendo di una vettura che per più anni solcò gli asfalti più rinomati del globo, difendendosi a spada tratta anche quando i prototipi più recenti ed aggiornati sembrarono prendere il sopravvento, come poi accade a partire dal 1999. Fino a quel momento il progetto firmato Ferrari, Moretti, Dallara e Michelotto permise alle squadre affiliate a Maranello (MOMO, Doyle-Risi e Giesse soprattutto) di battagliare per il trono dell’endurance mondiale. Fu poi la mancanza di interesse e sviluppo, motore in primis, da parte della casa madre a decretare la fine di un progetto assolutamente vincente. E tale si spera che sia la nuova strada intrapresa da Ferrari, che a circa vent’anni dal pensionamento della 333 SP ritorna a pianificare con entusiasmo il proprio impegno nelle corse di durata, schierando una macchina che raccoglierà l’eredità della 333 per guardare con adrenalina e speranza alla nuova era dell’endurance.

Immagine di copertin: MOMO Motorsport – Twitter

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