Come previsto, le emozioni in Bahrain non sono mancate e il WEC ha decretato i suoi verdetti 2017 dopo sei ore tirate dalla bandiera verde fino a quella a scacchi. Porsche non è riuscita a concludere il leggendario quadriennio della 919 Hybrid con una nuova vittoria, a causa di una gara a dir poco sfortunata per entrambe le sue vetture. Ne ha approfittato Toyota, che ha portato a casa il suo quinto successo stagionale con Buemi/Davidson/Nakajima e la vettura #8: zero titoli conquistate nonostante un maggior numero di vittorie rispetto a Porsche, numeri che non renderanno soddisfatti appieno i vertici giapponesi ma quantomeno daranno consapevolezza in ottica 2018.
La Toyota #8, a conti fatti, è stata l’unica vettura a non rimanere coinvolta in episodi sfavorevoli durante la corsa. La gara della Porsche #2 si è complicata dopo pochissimi minuti, quando Timo Bernhard ha colpito un paletto a bordo pista danneggiando l’avantreno della 919 e perdendo diversi minuti ai box; non è andata meglio alla #1, con Nick Tandy che allo scoccare della quarta ora si è scontrato con la 911 #86 di Nick Foster forando la gomma anteriore sinistra e subendo uno stop&go. Persino un possibile duello tra le Toyota è sfumato a causa dell’incidente tra Kamui Kobayashi e la Porsche GTE ufficiale di Michael Christensen, che ha comportato uno stop&go anche per il prototipo #7. Sotto la bandiera a scacchi, la #8 è risultata essere l’unica vettura a pieni giri, distanziando di una tornata la Porsche #2 e la #1 mentre la Toyota #7 ha chiuso a tre giri di ritardo.
La conquista del titolo LMP2 da parte del team Rebellion ha assunto i connotati di un’autentica impresa. Il trio della DC Racing #38 ha corso la gara della vita per capovolgere nuovamente la situazione, ma Canal/Prost/Senna sono stati più forti di una penalità (dovuta ad un sorpasso di Senna su Vergne giudicato troppo aggressivo) e persino di un problema al servosterzo che ha colpito l’Oreca del team svizzero nel corso dell’ultima ora. Bruno Senna e Julien Canal possono fregiarsi dunque del titolo piloti della categoria cadetta: primo alloro per il nipote d’arte brasiliano (dopo averlo sfiorato nel 2016 con il team Morand), mentre per il 35enne di Le Mans questa corona si aggiunge a quella conquistata nel 2015 con il team G-Drive insieme a Rusinov e Bird. La #31 ha ottenuto la quarta vittoria stagionale precedendo appunto l’avversaria diretta e la Rebellion gemella #13. Gara da dimenticare invece per la Alpine #36, partita in pole position ma rimasta in debito di gomme nuove e dunque costretta a “remare” su una pista tutt’altro che adatta alla gestione delle gomme.
Festa in casa Ferrari, al termine di una gara che ha consegnato alla Casa di Maranello anche il titolo piloti con Alessandro Pierguidi e James Calado. In Bahrain per le 488 della AF Corse è arrivata la seconda doppietta stagionale dopo quella di Spa-Francorchamps, peraltro con la #71 di Bird/Rigon nuovamente vincitrice (in parata) davanti alla #51. La gara delle GTE-Pro ha seguito un copione già visto durante questa stagione: inizio combattuto tra tutte le vetture protagoniste seguito da un monologo delle Rosse nella seconda parte di gara; senza alcun problema di sorta, le Ferrari hanno fatto il pieno di punti e di titoli dopo il mondiale costruttori già vinto in Cina. Ford ha provato il tutto per tutto, con la #67 portata al top in particolar modo da un Andy Priaulx in forma, ma alla fine la migliore delle vetture gestite da Chip Ganassi ha chiuso al terzo posto con un giro di ritardo dalle Ferrari, pur con la soddisfazione di vincere il duello con la Porsche #91 negli ultimi cinque minuti di gara. Lietz/Makowiecki hanno corso la gara decisiva piuttosto in sordina, emergendo solo nella seconda metà, a differenza della gemella #92 rimasta in corsa per la vittoria fino al sopracitato incidente con Kobayashi e la Toyota. Triste pensionamento anche per le Aston Martin Vantage, seste e settime sul traguardo penalizzate anche dalla scarsa resistenza delle gomme Dunlop: si vocifera a tal proposito che le nuove Vantage, che debutteranno nel 2018, saranno gommate Michelin.
Dominio assoluto dell’Aston Martin #98 nella GTE-Am. Dopo un inizio sonnecchiante di Mathias Lauda, Pedro Lamy ha preso in mano la situazione portando il team inglese (e anche Paul Dalla Lana) ad un titolo che negli ultimi anni pareva stregato soprattutto per l’ormai affiatatissimo equipaggio composto dall’ex pilota portoghese di F1, dal figlio d’arte austriaco e dal gentleman driver canadese. Terza corona per il costruttore inglese in GTE-Am, dopo quelle di Campbell-Walter/Hall nel 2013 e di Heinemeier Hansson/Poulsen nel 2014. Sul podio insieme alla #98 hanno concluso le due Ferrari, con la #61 del team Clearwater davanti alla #54 della Spirit of Race. Le due Porsche invece sono state accomunate da un curioso problema ad un faro che ha costretto entrambe ad una sosta imprevista, oltre all’incidente che ha coinvolto la #86 e la 919 ufficiale #1.
Chiuso il sipario sulla stagione 2017, l’attenzione si sposta sui rookie test di domani con l’attesissima presenza di Fernando Alonso al volante della Toyota. La superseason 2018-2019 prenderà il via il 5-6 aprile con i test di Le Castellet, mentre il round d’apertura sarà la 6h di Spa-Francorchamps del 5 maggio.
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