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WEC | 8h del Bahrain 2025: Cronaca della vittoria di Toyota e del titolo di Ferrari

Autore: Francesco Gritti
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Pubblicato il 11 Novembre 2025 - 19:00
Tempo di lettura: 24 minuti
WEC | 8h del Bahrain 2025: Cronaca della vittoria di Toyota e del titolo di Ferrari
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Toyota domina la 8 ore del Bahrain. La Lexus #87 si aggiudica la vittoria in LMGT3. Ferrari conquista il titolo in Hypercar

La 8 Ore del Bahrain ha regalato, tramite la lettura delle diverse strategie, un intrattenimento “intellettuale”. L’ingresso in pista della safety car a metà della quarta ora ha scombinato i piani di ogni vettura, che ha dovuto adattare la propria strategia a questo imprevisto. Il quarto posto finale ha permesso all’equipaggio della Ferrari #51 e a quello della Porsche #92 di conquistare i titoli delle due categorie.

L’ottava e ultima gara del FIA World Endurance Championship 2025, la 8 Ore del Bahrain, porta i piloti della massima serie di corse di durata al Bahrain International Circuit, un tracciato veloce e pieno di cambi di direzione che regala spesso gare molto interessanti.

Il Bahrain International Circuit è nato dalla volontà del piccolo paese arabo di avere un proprio impianto in grado di ospitare le categorie automobilistiche più rilevanti a livello globale. Aperto nel 2004 e leggermente modificato l’anno successivo, il tracciato presenta una lunghezza di 5,412 km. I lunghi rettilinei vengono interrotti da solo 15 curve (9 a destra e 6 a sinistra) dalla più varia ampiezza. Si passa da tornanti veloci in salita a pieghe molto secche, ideali per tentare sorpassi.

Il WEC ha corso in Bahrain in ognuna delle sue edizioni, ad esclusione della 2018-19. La lunghezza della gara, dapprima di 6 ore, è stata aumentata ad 8 a partire dalla stagione 2019-20. Nonostante ciò, nel 2021 si è tenuta anche una seconda prova, dalla lunghezza ridotta, sulla pista mediorientale.

Sono 36 le vetture in pista, esattamente come in ogni altro round della stagione. I pochissimi cambiamenti nelle line-up iscritte avvengono tutti in classe Hypercar. Aston Martin e Porsche, data l’elevata lunghezza della gara, portano un terzo pilota. Ross Gunn e Roman De Angelis salgono così a bordo, rispettivamente, delle Valkyrie #007 e #009.

Laurin Heinrich e Matt Campbell, invece, si aggiungono all’equipaggio delle Porsche #5 e #6. Per il ventiquattrenne di Kurnach, già classificatosi quinto in IMSA (classe GTD Pro) con AO Racing, undicesimo, nonostante due gare saltate, nel GTWC Europe Endurance Cup con Schumacher CLRT e terzo in Thailand Super Series (GT3) con AAS Motorsport by EBM (oltre ad aver partecipato alla 12 ore di Spa-Francorchamps, gara di 24H Series, con Herberth Motorsport su una vettura iscritta alla classe SP4), questo è un doppio debutto, dato che si tratta sia della sua prima gara nel WEC, sia della sua prima uscita pubblica sulla 963.

Peugeot, invece, pensa al 2026 “promuovendo in anticipo” Théo Pourchaire. Il ventiduenne di Grasse, che prende il posto di Vandoorne sulla #94, ha concluso la sua prima stagione nell’ELMS, dove ha fatto parte dell’equipaggio Pro di Algarve Pro Racing in classe LMP2, in settima posizione.

I piloti della Ferrari #51, ossia James Calado, Antonio Giovinazzi e Alessandro Pier Guidi, devono concludere la gara in seconda posizione per diventare campioni in classe Hypercar. L’equipaggio di AF Corse, formato da Phil Hanson, Robert Kubica e Yifei Ye, ha, invece, bisogno di vincere con la 499P ufficiale appena menzionata in terza posizione per raggiungere la tanto ambita iride mondiale.

Le possibilità di rivedere Kévin Estre e Laurens Vanthoor campioni sono poche, ma non per questo assenti. La Porsche #6 deve vincere la corsa con la #51 quinta per bissare il titolo ottenuto nel 2024. Le chance di vittoria assoluta sono estremamente ridotte, ma non per questo nulle, per l’equipaggio della Cadillac #12, formato da Alex Lynn, Norman Nato e Will Stevens. Per conquistare il mondiale, la vettura americana deve concludere la gara in prima posizione con la #51 al massimo nona, la #83 quinta e la #6 terza.

Sempre restando in Hypercar, anche la contesa per il primo posto nel mondiale costruttori è ancora aperta. Basta un quinto e un sesto posto per permettere a Ferrari di laurearsi campione, mentre, in caso Porsche conquistasse una doppietta con le 499P in posizioni peggiori di quelle appena citate, il titolo andrebbe alla casa di Stoccarda.

Le chance non sono nulle nemmeno per Cadillac, anche se il marchio americano dovrebbe conquistare una doppietta con le Rosse di Maranello nona e undicesima per ambire al successo nel WEC. Le auto private, da regolamento, sono “trasparenti” ai fini della classifica: ciò significa che i loro piazzamenti non permettono al costruttore che rappresentano di guadagnare punti.

La Porsche #92 di Richard Lietz, Riccardo Pera e Ryan Hardwick ha bisogno di una vittoria per diventare campione in classe LMGT3. Lo stesso risultato, ma con i rivali appena menzionati terzi, garantirebbe il titolo alla Ferrari #21 di Alessio Rovera, Simon Mann e Francois Heriau. Il successo in Bahrain con la 992 sesta e la 296 terza permetterebbe, invece, alla Corvette #81 di Charlie Eastwood, Rui Andrade e Tom van Rompuy di conquistare il mondiale.

La gara – Hypercar

Le due Toyota, la #7 e la #8, mantengono le posizioni di testa all’inizio della corsa. La Peugeot #94, scattata dalla seconda fila, mantiene la terza posizione per tutta la lunghezza del primo stint, nel quale non incontra grosse difficoltà.

Durante la prima ora sono pochissimi i fatti degni di nota. In una delle primissime tornate, la Porsche di Proton Competition viene spinta larga in curva 7 da una rivale e scivola in ultima posizione, nella quale rimarrà per tutta la gara. Dopo 54 minuti dal via, invece, il pubblico assiste a un errore di Di Resta, che manda in testacoda la Peugeot #93 in curva 13. Lo scozzese rientra in pista dopo aver perso una posizione.

58 minuti dopo l’inizio del conto alla rovescia, le Aston Martin e la Cadillac #38 passano dai box per svolgere la prima sosta di giornata. Toyota #8, Peugeot #93, Cadillac #12, Porsche #5, BMW #15, Alpine #36 e le tre Ferrri passano dalla pit lane appena un passaggio più tardi.

La prima serie di soste viene chiusa, dopo un’ora e due minuti dal via, da Toyota #7, Peugeot #94, Porsche #6 (nel frattempo salite in top 3 a seguito del rifornimento, con annesso cambio gomme, delle altre auto), Alpine #35, BMW #20 e Proton.

L’undercut premia la GR010 #8, che supera la gemella #7 mentre quest’ultima sta uscendo dalla pit lane. La Peugeot #94, terza all’inizio del secondo stint, deve cedere quasi immediatamente la medaglia di bronzo alla Ferrari #51. La vettura francese, dopo essere stata superata da quella italiana in curva 8 (a 1.08′ dal via), lascia passare anche la gemella #93, più veloce nel passo gara.

La Ferrari #51 ne ha molto di più di qualsiasi altra auto in pista. La vettura di Maranello non ci mette molto a raggiungere anche la Toyota #8, che verrà superata all’altezza di curva 4 grazie ad una manovra certosina. La 499P, difatti, ha guadagnato la medaglia d’argento grazie ad un utilizzo sapiente della linea esterna.

La GR010, scesa in terza posizione a 1.34′ dal via, aprirà la seconda serie di soste un quarto d’ora dopo il sorpasso subito. La Peugeot #93 sfrutta il pit stop della rivale e guadagna il podio, anche se solo provvisoriamente.

C’è un’altra auto che si ferma dai meccanici molto presto. La Aston Martin #009, difatti, svolge la seconda sosta di giornata dopo 1.51′ La gemella #007, invece, passa dalla pit lane 8 più tardi assieme alla Ferrari di AF Corse.

A 2.01′ è il momento della sosta per entrambe le Cadillac, che raggiungono i meccanici contemporaneamente a Porsche #5, Alpine #35 e BMW #15. Le Ferrari, assieme alla Peugeot #93 e alla 963 #6, passeranno in pit lane un passaggio più tardi. La 9X8 #94 e la M Hybrid #20 salgono provvisoriamente sul podio.

La seconda serie di soste viene chiusa da Toyota #7, Peugeot #94, BMW #20 e dalla Porsche di Proton Competition, che svolgono la propria visita alla pit lane 2 ore e 4 minuti dopo la partenza della 8 ore del Bahrain.

In contemporanea ai pit stop appena descritti, la Cadillac #12, a seguito di un tentativo di sorpasso non riuscito alla perfezione, manda la Porsche #6 larga in curva 1. La vettura americana, che si è poi imposta su quella tedesca alla 3, riceve 5 secondi di penalità (da scontare durante il pit stop successivo) a causa di questa manovra, giudicata un po’ “garibaldina” dalla direzione gara.

Le due Toyota, la #7 e la #8, stringono “a panino” la Ferrari #51 per tutto il terzo stint. Il valzer dei pit stop viene inaugurato dalla Aston Martin #009, che si ferma dai meccanici dopo 2.36′ dal via. La vettura inglese verrà seguita, un giro dopo, dalla Peugeot #93.

Anche la Toyota #8 anticipa la terza sosta di giornata, che avviene dopo 2.51′ dall’inizio dell’evento. Questa scelta strategica permette alla Ferrari #50 di salire provvisoriamente sul podio. A 5 ore nette dalla fine iniziano a rientrare in pit lane anche alcune auto rivali, ossia Peugeot #94, Aston Martin #007, Porsche #5 e Alpine #36, che sfrutta il momento propizio per sostituire il paraurti anteriore.

Cadllac #12, Porsche #6, Alpine #36 e la 499P di AF Corse si fermano un giro dopo le auto menzionate nel paragrafo precedente e uno prima delle Ferrari “ufficiali”. La terza serie di soste verrà conclusa dalla Toyota #7 (3.07′), dalla BMW #20 e dalla Porsche di Proton Competition (3.08′).

Toyota torna dominante all’inizio del quarto stint. Le scelte strategiche del marchio giapponese permettono, difatti, alla #7 di restare in testa con margine e alla #8 di superare, grazie all’undercut, la Ferrari #51, che scende terza dopo circa un’ora e mezza, nella quale ha sempre tenuto (virtualmente) la medaglia d’argento al collo.

La situazione di apparente calma dura solo pochi minuti. Mentre sta duellando con la BMW #20, Button, alla guida della Cadillac #38, urta in curva 3 la Ferrari #54 (di classe LMGT3). La vettura americana tocca la fiancata sinistra della vettura di Maranello con la propria portiera destra.

Il risultato di questo errore di calcolo è fatale per la vettura più lenta: la Ferrari GT3 di Flohr, a seguito del contatto con Button, viene spedita contro le barriere, che urta a velocità sostenuta. Il ritiro dell’equipaggio #21 costringe la direzione gara ad intervenire. La Cadillac #38, difatti, dovrà svolgere uno stop and go di 30 secondi proprio a causa della manovra citata nel paragrafo precedente, di cui è stata ritenuta colpevole.

Durante il periodo di VSC, iniziato dopo 3.17′ dal via, tutte le vetture, ad eccezione della Aston Martin #007, sfruttano la situazione favorevole per anticipare (e di molto) la quarta sosta di giornata. Dopo 10 minuti a velocità ridotta, la direzione gara permette l’ingresso in pista della safety car.

La Toyota #8 supera la gemella #7 alla ripartenza, avvenuta dopo un’quarto d’ora trascorso alle spalle della safety car. La Ferrari #51, in terza posizione nel momento in cui è uscita di scena la vettura di sicurezza, verrà presto superata da un’altra auto.

La Aston Martin #009, difatti, è una furia. L’auto inglese, guidata nel corso di questo stint da Riberas, guadagna il podio 2 minuti dopo la ripartenza. La Valkyrie, dopo aver messo le ruote davanti alla Toyota #7 alla prima curva (a 4.14′ dal termine), si lancia all’inseguimento della #8, su cui si imporrà con forza alla sesta piega del tracciato.

La leadership della Aston Martin #009, però, è traballante. La vettura inglese, salita in prima posizione dopo 3 ore e 50 minuti dal via, verrà penalizzata con un drive through, dovuto ad un’infrazione commessa durante il periodo di VSC, durante il valzer dei pit stop, inaugurato a 4.06′ dal termine dalla Peugeot #93, seguita un giro più tardi dalla #94.

L’ultimo pit stop avvenuto durante la prima metà di gara, quello della Porsche #6, non si conclude nel migliore dei modi. La vettura guidata in questa occasione da Estre, Laurens Vanthoor e Campbell, difatti, verrà penalizzata di 10 secondi (da scontare durante la sosta successiva) a seguito di un unsafe release.

A 4.02′ dal via sostano la Porsche #5 e la Cadillac #38, mentre 5 minuti dopo è la volta della BMW #15. Durante il “ventaglio di strategie” le Toyota #8 e #7 tornano davanti a tutto il gruppo. Le due vetture giapponesi vengono seguite a ruota dalla Ferrari #51.

La Aston Martin #007 va ai box dopo 4.20′. La vettura inglese viene seguita, 10 minuti più tardi, dalla Alpine #36. A 4.33′ si verificano le soste di Toyota #7, Valkyrie #009 e Alpine #35. Ferrari sfrutta il pit stop della GR010 per portare la #51 e la #83 di AF Corse sul podio.

Al termine della sosta della Cadillac #12, svolta dopo 4.36′, si fermano anche la Toyota #8 e la Ferrari #51. Le due auto private, la 499P di AF Corse (nel frattempo passata in testa) e la Porsche di Proton Competition, completano il giro di soste a 4.40′.

La Peugeot #94, autrice di una strategia diversa rispetto a quella della maggior parte delle Hypercar rivali, guadagna la testa della corsa al termine della serie di soste. La 9X8 in questione, però, è più lenta delle due Toyota che la seguono.

La fine della quinta ora è un momento dolceamaro nel box della casa nipponica. In questo frangente, difatti, la #8 riprende la testa superando la Peugeot #94 in curva 8, mentre la #7 sconta un drive through per aver superato due LMGT3 (la Porsche #85 e la BMW #46) in regime di bandiera gialla. La Ferrari #50 sfrutta la penalità della GR010 e guadagna il gradino più basso del podio.

La serie di soste viene inaugurata dalla Peugeot #93 a 4.56′ dal via. La gemella #94 e la Porsche #6 seguono la 9X8 ai box a 4.58′. La Cadillac #12 chiude la quinta ora di gara svolgendo il suo sesto pit stop di giornata. A 180 minuti dal termine, la classifica viene aperta dalla Toyota #7, che è seguita in classifica dalla Ferrari #50 e dalla Aston Martin #007.

Il pit della Ferrari #50 e della Porsche #5, avvenuto un minuto dopo l’inizio della sesta ora, permette alla Aston Martin #007 e alla #51 di salire sul podio virtuale. Dopo 5.13′ dal via si verifica anche una sosta per la Toyota #8.

Le Aston Martin si scambiano di posizione nel momento in cui la #007 si ferma ai box a 5.20′, permettendo alla #009 di salire sul podio. La Alpine #36 e la Valkyrie menzionata poco fa svolgono una visita ai meccanici, rispettivamente, a 5.27′ e 5.33′.

La seconda metà della sesta ora è particolarmente ricca di pit stop. A 5.36′ si fermano Toyota #7 e Cadillac #12. La Ferrari #51, la “sorella” di AF Corse e la BMW #20 occupano la top 3 durante il periodo finale della serie di soste.

Dopodiché, a 5.40′, è la volta della sosta di Ferrari #51 e BMW #20. Appena 4 minuti più tardi avviene anche il pit stop delle due auto private, ossia la 499P di AF Corse e la Porsche di Proton Competition. La classifica, al termine della sesta serie di rifornimenti, vede la Toyota #7 in prima posizione, seguita a debita distanza dalla Peugeot #94 e dalla Rossa #50.

A 2.15′ dal termine, Pier Guidi attacca la Peugeot #94 in curva 4, mettendo fine ad un inseguimento lungo circa mezz’ora, durante il quale il ferrarista non ha mai mostrato grande propensione all’attacco. Alla 9, anche la Toyota #8, guidata da Hirakawa, prova a guadagnare terreno su Jakobsen, ma non passa.

La Toyota #8 riprova a superare la Peugeot #94 in curva 11, ma la 9X8 incrocia la linea alla 13, mantenendo la terza posizione. La lotta tra Hirakawa e Jakobsen si risolverà diversi giri più tardi, quando, alla piega numero 14, la vettura giapponese riuscirà a imporsi, non senza difficoltà, su quella francese.

Nonostante gli sforzi di Jakobsen, la Peugeot #94, tornata terza sul rettilineo principale seguente, non resiste alla forza della Toyota #8 di Hirakawa, che guadagna nuovamente la posizione nella staccata di curva 1.

A 2 ore precise dal termine, la Toyota #8 si ritrova a dover cedere la terza posizione alla Ferrari #51. La vettura giapponese, complice un errore nella staccata di curva 14, stende il tappeto rosso a quella italiana, che guadagna la medaglia di bronzo senza compiere grandi sforzi.

Contemporaneamente, la Peugeot #94 e la Porsche #6 inaugurano la settima serie di pit stop. Le due vetture vengono seguite un giro più tardi dalla Cadillac #38 e due dalla 963 #5 e dalla Ferrari #50. Un quarto d’ora più tardi si assiste alla sosta della Toyota #8, che, così facendo, lascia respirare la gemella #7 e la #51, prima e seconda.

La Aston Martin #007, nel frattempo salita in terza posizione, sosta 5 minuti dopo rispetto alla Toyota e un giro prima della Alpine #35. A 6.31′ dal via è il turno del pit stop della Valkyrie #009, che cede il podio conquistato poco prima alla Ferrari di AF Corse.

La sosta della Toyota #7, avvenuta a 6.36′, permette alla Ferrari #51 di guadagnare la testa della corsa. Nonostante la lunga fermata, la vettura giapponese torna in pista alle spalle della “Giallona” di AF Corse, salita nel frattempo in seconda posizione.

La sosta della Cadillac #12, verificatasi a 1.23′ dal termine della corsa, avviene 5 minuti prima di quella della Ferrari #51 e della BMW #20. La leadership della corsa passa, anche se solo per un giro, nelle mani della #83 di AF Corse.

La Toyota #7, difatti, torna in prima posizione grazie ad un sorpasso in curva 10. La “Giallona” tornerà ai pit per la penultima volta 5 minuti dopo aver ceduto la testa della corsa alla vettura di Kobayashi, de Vries e Conway.

Durante questo frangente, quando mancano un’ora e 13 minuti allo sventolare della bandiera a scacchi, Bamber perde il controllo della Cadillac #38 in curva 14. Il neozelandese riparte dalla via di fuga senza aver provocato danni alla vettura.

La Toyota #7, seguita a debita distanza dalla Ferrari #50 e dalla gemella #8, guida il gruppo al termine della settima ora. Proprio allo scoccare dell’ultimo ottavo, la Peugeot #93, la Porsche #6 e la BMW #15 svolgono l’ultima sosta prevista.

La Ferrari #50 e la Peugeot #94 sostano un giro dopo quelle menzionate sopra. Due tornate più tardi, invece, è la volta del pit stop per Porsche #5 e Cadillac #38. A 55 minuti dalla fine il pubblico assiste alla fermata della Alpine #36.

Quando mancano solo 52 minuti allo sventolare della bandiera a scacchi, un imprevisto mette all’erta tutti gli equipaggi. La BMW #15, guidata in quel momento da Dries Vanthoor, va in testacoda in curva 11 a seguito di danni importanti alla sospensione posteriore destra. La fermata in pista della M Hybrid obbliga i commissari a neutralizzare le posizioni sul percorso: si entra in regime di VSC.

Tutte le auto che non si sono fermate dopo l’inizio dell’ultima ora sfruttano il momento proficuo, quello prima dell’ingresso in pista della safety car, avvenuto a 42 minuti dal termine, per effettuare l’ultima sosta di giornata.

La bandiera verde sventola quando mancano precisamente 31 minuti alla fine delle competizioni. Le Toyota #7 e #8 guidano il gruppo all’inizio dell’ultimissima fase di giornata, mentre la Ferrari #51, terza, fa fatica a tenere il passo delle due GR010.

Va menzionato che, nel momento della ripartenza, la Porsche #6 ha toccato la gemella #5, perdendo sul rettilineo principale un pezzo di scocca. Data la posizione pericolosa del detrito, la direzione gara decide di far entrare la gara in regime di FCY a 28 minuti dal termine.

La ripartenza, avvenuta dopo circa 90 secondi di neutralizzazione dei distacchi, non regala ulteriori grandi emozioni. Oltre alle battaglie tra le Ferrari, conclusesi alla prima curva del penultimo giro con lo scambio di posizioni tra la #50, che sale sul podio, e la #51, che scende quarta, l’unico evento degno di nota che si è verificato negli ultimi minuti della 8 Ore del Bahrain è la penalità di 5 secondi sul tempo della gara comminata alla Aston Martin #007 per via di una piccola violazione delle norme di sicurezza avvenuta durante l’ultima sosta.

La Toyota #7, guidata da Kamui Kobayashi, Nyck de Vries e Mike Conway, vince la 8 ore del Bahrain in classe Hypercar. La vettura giapponese è seguita sul podio dalla gemella #8 di Hartley, Hirakawa e Buemi, e dalla Ferrari #50 di Fuoco, Molina e Nielsen. Le 499P #51 e #83 (prima tra le auto private), Cadillac #12, Aston Martin #009, BMW #20 e le Peugeot #93 e #94 completano la zona punti. La Porsche di Proton Competition, diciassettesima sul traguardo, è seconda tra le vetture non ufficiali.

Toyota è tornata dopo un anno a mostrare i suoi principali punti di forza, ossia consistenza e pragmatismo. La #7, difatti, è riuscita a ottenere il primo centro (e podio) stagionale, che coincide con la ventitreesima vittoria nel WEC di Mike Conway, la diciottesima di Kamui Kobayashi (per entrambi è l’undicesima in Hypercar) e la terza di Nyck de Vries (seconda nella classe regina), al termine di una gara combattuta. La GR010 verrà aggiornata nel 2026. Di conseguenza, le possibilità di rivedere la vettura giapponese in cima alla classifica sono molte.

La gara – LMGT3

La Lexus #78 scatta bene e mantiene la leadership al via. Le due Mercedes-AMG, invece, si scambiano di posizione, dato che la #61 supera la #60 nel corso del primo giro. Dopo soli 6 minuti dalla partenza, la Porsche #85 si gira in curva 11 a causa di un errore svolto durante un attacco ai danni della Ferrari #54.

Dopo circa 20 minuti dal via, la Mercedes-AMG #60 viene superata dalla Ford #88, autrice di una grande rimonta nella fase iniziale della corsa. La Mustang, però, resterà sul podio per poco, dato che, a 7.32′ dalla fine, viene superata in curva 1 dalla Lexus #87, anch’ella in grado di recuperare molte posizioni in pochi giri.

Sarà proprio la RC F di Umbrarescu a inaugurare la serie di soste dopo 51 minuti dal via. La Lexus verrà seguita pochi secondi più tardi da Mercedes-AMG #60 e BMW #46. Un giro dopo, anche la Porsche #85 prende la via dei box.

Dopo 55 minuti dal via è la volta della prima sosta per Lexus #78, BMW #31, Corvette #33, Porsche #92 e per entrambe le Aston Martin e le Ferrari. Il valzer dei pit stop viene completato, un passaggio più tardi, da Ford #88, Corvette #81 e McLaren #95.

La seconda ora si apre nel segno di Lexus, dato che la #87 e la #78, prima e terza, stringono a tenaglia la Mercedes-AMG #61. 1.02′ dopo il via, la BMW #31 tocca la Porsche #85 in curva 1. Dato che la 992 di Iron Dames, che si fermerà dai meccanici 4 minuti dopo questo episodio, ha perso del terreno a seguito del contatto, la M4 viene sanzionata con una penalità di 5 secondi, da scontare durante la seconda successiva.

A 1.07′ si verificano dei cambi importanti nella gerarchia della classe LMGT3. In curva 6 la Mercedes-AMG #61 supera la Lexus #87, mentre, contemporaneamente, la Aston Martin #27 guadagna il podio ai danni dell’altra RC F, la #78.

Anche la Mercedes-AMG #60 recupera molte posizioni durante il secondo stint. La vettura di Iron Lynx si impone prima sulla Aston Martin di Heart of Racing e poi, dopo 1.37′ dal via, sulla Lexus #87 in curva 14. Contemporaneamente, la Ferrari #21 si ferma in pit lane per la sua seconda sosta. A 1.53′ la Lexus #78, scattata dalla pole position, si ritira nei box.

Il resto delle auto della classe più lenta passa dai meccanici prima dell’inizio della terza ora, allo scoccare della quale la top 3 è formata da Lexus #87, Mercedes-AMG #61 e Aston Martin #27. La vettura inglese, però, cederà alla #60 il podio a 2.12′ a seguito di un errore avvenuto durante la staccata di curva 1, in cui è andata oltre i limiti del tracciato.

La Aston Martin in questione, però, non si arrende e, durante il giro successivo, torna davanti alla Mercedes-AMG #60 in curva 9. La Ferrari #21 apre con largo anticipo (2.31′) la terza serie di soste. L’esempio della vettura italiana viene seguito proprio dalla #60 a 2.39′.

Il valzer dei pit stop entra nel vivo a 2.40′, dove avviene la sosta della BMW #46, che viene seguita un giro più tardi da Lexus #87 e Porsche #92. Durante il periodo di leadership della Mercedes-AMG #61 si verifica il pit stop di Aston Martin #27, Corvette #33, BMW #31 e McLaren #59, avvenuto a 2.43′ dall’inizio dell’evento.

Le Ford prendono le redini della corsa a 2.46′, ossia quando la Mercedes-AMG #61 e la Ferrari #54 passano dai box per un rifornimento. A 2.47′ è la volta della sosta di Corvette #81 e McLaren #95, seguite un giro più tardi dalla #59, che rientra nei box, e dalla Ford #77. La Mustang #88 (2.50′) e la Porsche #85 (2.53′) chiudono le danze.

Il quarto stint si apre nel segno della Lexus #87, che viene seguita dalla Aston Martin #27 e dalla Mercedes-AMG #61. Durante questo periodo, la McLaren #59 perde molti giri nei confronti delle rivali a causa di problemi tecnici.

Dopo 3 ore e 17 minuti dall’inizio della gara si verifica l’incidente più grave della giornata. In uscita da curva 3, la Ferrari #54, guidata in questo frangente da Flohr, viene toccata sulla fiancata sinistra dalla Cadillac #38 di classe Hypercar.

La spinta dell’auto americana causa una perdita di trazione a quella italiana, che viene spedita contro le barriere. La BMW #46 viene penalizzata con un drive through per aver superato la Porsche #85 in regime di bandiera gialla.

Durante il periodo di VSC, tutte le auto di classe LMGT3 rientrano in pit lane per svolgere la quarta sosta di giornata. la McLaren #59, invece, torna in pista alle spalle della safety car, entrata in pista dopo 3.27′ dall’inizio della corsa.

Le gerarchie non vengono toccate dal restart, avvenuto dopo un quarto d’ora trascorso alle spalle della safety car. La Lexus #87, la Mercedes-AMG #61 e la Aston Martin #27, difatti, continuano ad occupare il podio virtuale anche in bandiera verde.

A 3.57′ dal via, però, qualcosa si muove. La Porsche #92 attacca la Aston Martin #27 in curva 4, la quale incrocerà la traiettoria appena due pieghe più tardi. Allo scoccare della seconda metà di gara, però, la 992 guadagna il podio grazie ad un attacco alla 8. Nel frattempo la Ford #88, che sta utilizzando una strategia completamente diversa rispetto alle altre LMGT3, inaugura la quinta serie di soste.

A 4.05′ dal via, la McLaren #59 torna in pista dopo un breve periodo passato nel box. Un minuto più tardi, Mann, a bordo della Ferrari #21, sbaglia la staccata di curva 8 e urta la Corvette #33 di Edgar. Entrambe le vetture perdono trazione, ma riescono a tornare in traiettoria senza aver perso troppo terreno. Nonostante ciò, la direzione gara decide di prolungare di 10 secondi la sosta successiva della 296.

Sempre restando in tema di penalità, è necessario citare il periodo negativo di McLaren. La #59 gestita da United Autosports, difatti, viene punita con un drive through per essere entrata in pit lane con una velocità di 5 km/h superiore a quella consentita.

A 4.23′ dal via è il momento della sosta per Mercedes-AMG #60 e Aston Martin #10. Le due vetture vengono seguite a 4.25′ da BMW #46, Ford #77, Porsche #85 e Corvette #81 e a 4.27′ da Lexus #87 e dalla M4 #31.

La Mercedes-AMG #61 guadagna così la leadership, che manterrà fino al termine della serie di pit stop, avvenuta a 3 ore e mezza dal termine della gara. Prima della vettura in quesitone si fermano Aston Martin #27, Ferrari #21, Porsche #92 e McLaren #95.

La Mercedes-AMG #61 mantiene la testa della corsa grazie all’overcut. La Lexus #87, seconda, resta davanti alla Porsche #92. La RC F, però, non si arrende e recupera la vettura rivale, che prova ad attaccare, senza successo, in curva 4 a 4.38′ dal via.

Schmid, in quel momento alla guida della Lexus #87, non si dà per vinto e, all’altezza di curva 9, si impone con forza sulla Mercedes-AMG #61 di Hodenius grazie ad una manovra spettacolare in cui sfrutta la traiettoria esterna. Durante questa fase si assiste anche ad una lotta particolarmente serrata tra Farfus (BMW #31) e Juncadella (Corvette #33), che si conclude con una penalità di 5 secondi per la M4 guidata dal brasiliano.

La Aston Martin #10 e la McLaren #59 anticipano la sosta, dato che si fermano, rispettivamente, a 4.58′ e 5.04′. La serie di pit stop inizia formalmente a 5.20′, ossia il momento in cui la Lexus #87 cede lo scettro della corsa alla Mercedes-AMG #61, la quale prenderà la via dei box appena 3 minuti più tardi assieme a Porsche #92, Vantage #27, Ferrari #21 e 720S #95.

La sosta della Corvette #33, avvenuta a 5.35′ dal via, permette alla gerarchia di ristabilizzarsi. La Lexus #87 torna quindi a guidare il gruppo, seguita a distanza non particolarmente elevata dalla Mercedes-AMG #61 e dalla Porsche #92.

La Mercedes-AMG #60 anticipa di molto il pit stop successivo, fermandosi a oltre due ore dal termine della gara. Le altre vetture, invece, decidono di passare dai meccanici diversi minuti più tardi. Ford #77, Corvette #81 e Porsche #85 svolgono la sosta a 6.13′, seguite, al termine del giro successivo, dalla Lexus #87 e dalle BMW.

Lo scettro della competizione torna così nelle mani della Mercedes-AMG #61, che, però, si ferma dai meccanici a 6.16′ assieme a Porsche #92, Aston Martin #27 e Ferrari #21. La serie di soste viene chiusa da McLaren #95 (6.18′) e Corvette #33, che ha mantenuto la prima posizione per qualche giro (6.19′).

La fase centrale della settima ora non regala grossi cambiamenti, almeno per quanto riguarda le posizioni di alta classifica. La Lexus #87, mantiene, difatti, saldo il suo primato. Porsche #92 e Mercedes-AMG #61, invece, completano il podio. La Ford #88, fuori da qualsiasi piano strategico “canonico”, si ferma dai meccanici a 6.26′.

La Mercedes-AMG #60 anticipa di molto il pit stop, dato che si ferma sulla propria piazzola a un’ora e un quarto dal termine della gara. Le prime auto ad utilizzare un timing “regolare” per svolgere l’ultima sosta dell’anno sono la Corvette #81 e la Porsche #85, che rientrano in pit lane dopo 7.07′.

A 51 minuti dal termine della corsa, un problema tecnico verificatosi sulla BMW #20 (Hypercar) causa l’ingresso in regime di VSC. Durante questo periodo, terminato con l’ingresso in pista della safety car (a 7.18′), tutte le GT3 che non si sono fermate precedentemente, svolgono l’ultimo pit stop di giornata.

Nel momento in cui viene sventolata la bandiera verde, sono la Lexus #87 e la Aston Martin #27 a guadagnare terreno nei confronti del resto del plotone. La Porsche #92, invece, cede il podio alla Mercedes-AMG #61 in curva 6.

A 28 minuti dal termine, la presenza di un detrito sul rettilineo di partenza obbliga i commissari a portare la corsa in regime di FCY per 90 secondi. Al termine della neutralizzazione si accende la battaglia tra la Mercedes-AMG #61 e la Aston Martin #27.

La vettura tedesca, guidata da Martin, si avvicina pian piano a quella inglese, che, nonostante riesca, nell’ultimo quarto d’ora, a mettere nel mirino la Lexus #87, si ritroverà costretta a cedere la seconda posizione alla Mercedes-AMG #61 a soli 4 minuti dal termine. Durante il terzultimo giro della gara, difatti, il belga attacca con successo Drudi in curva 12.

La Lexus #87, guidata da José Maria Lopez, Clemens Schmid e Razvan Umbrarescu, vince la 8 Ore del Bahrain in classe LMGT3. La vettura giapponese viene seguita sul traguardo dalla Mercedes-AMG #61, di Martin, Hodenius e Berry, e dalla Aston Martin #27, di Drudi, Robichon e James. Porsche #92, Ferrari #21, Corvette #33, BMW #31, Ford #77, McLaren #95 e Ford #88 completano la zona punti.

La stagione della Lexus #87 è stata particolare, data la presenza di notevoli alti e bassi. Già, perché il secondo centro stagionale (e nel WEC per Clemens Schmid e Razvan Umbrarescu) è arrivato dopo due gare nelle quali la RC F non ha ottenuto punti. Nonostante ciò, il bottino di vittorie di José Maria Lopez in questo campionato aumenta, dato che il bicampione ha raggiunto in Bahrain quota 17 affermazioni nel mondiale di durata.

I campioni – Hypercar

James Calado, Antonio Giovinazzi e Alessandro Pier Guidi, piloti della Ferrari #51 di Ferrari AF Corse, sono i campioni della classe Hypercar. L’equipaggio, giunto al terzo anno di vita, è cresciuto molto nel corso delle numerose gare trascorse a bordo della 499P.

James Calado, nato a Cropthorne, Inghilterra, nel 1989, ha debuttato nel WEC nel 2014, anno in cui Ferrari lo ha inserito nel suo programma di classe LMGTE Pro. I due anni trascorsi con la 458 Italia GT2 si rivelano positivi, dato che l’inglese termina il 2014 in settima posizione e il 2015 in quarta grazie a 10 podi complessivi. Dopo essersi affermato alla 6 Ore del Nurburgring, l’inglese conquista il terzo posto in campionato nel 2016.

Anche Alessandro Pier Guidi, nato 41 anni fa a Tortona, provincia di Alessandria, ha debuttato nel WEC nel 2014. Il pilota italiano, però, prima di iniziare a partecipare al mondiale a tempo pieno (nel 2017), ha corso solo nei due appuntamenti finali della stagione di esordio e alla 24 Ore di Le Mans 2016.

Il sodalizio tra Calado e Pier Guidi regala diverse vittorie ad entrambi, che arrivano anche grazie alla competitività della “nuova” 488 GTE. La coppia è diventata campione del mondo per la prima volta nel 2017, anno in cui hanno conquistato ben 3 successi.

Dopo una stagione 2018-19 conclusa al secondo posto (con due vittorie) e una 2019-20 un po’ sotto le aspettative, in cui sono comunque riusciti portare la 488 GTE Evo al successo, la coppia è riuscita a conquistare il suo secondo e terzo mondiale in classe LMGTE Pro nei campionati 2021 e nel 2022, in cui, complessivamente, sono riusciti ad ottenere 5 centri.

L’esordio della Ferrari 499P permette ad Antonio Giovinazzi di unirsi ad una coppia di livello sopraffino. Il classe 1993 di Martina Franca, provincia di Taranto, non era, all’epoca, completamente estraneo al WEC, dato che aveva già svolto due gare nel 2016 in classe LMP2.

Dopo la vittoria a Le Mans nel 2023, concluso al quarto posto, e un 2024 in cui sono arrivati ottavi, Calado, Pier Guidi e Giovinazzi hanno conquistato il titolo di classe Hypercar nel 2025 al termine di una stagione a dir poco superlativa.

L’equipaggio della #51 ha vinto la 6 Ore di Imola e la 6 Ore di Spa-Francorchamps ed è arrivato terzo alla 1812km del Qatar e alla 24 Ore di Le Mans, conquistando in tutto 133 punti. Nonostante non ci siano ancora conferme, molto probabilmente i tre continueranno a correre insieme per il quarto anno consecutivo.

I campioni – LMGT3

La Porsche #92 di Manthey 1st Phorm, guidata da Richard Lietz, Riccardo Pera e Ryan Hardwick, ha conquistato il titolo 2025 in classe LMGT3. L’equipaggio in questione, formatosi all’inizio della stagione, ha ottenuto grandi risultati nel corso delle 8 gare che hanno fatto parte del calendario di questa edizione del WEC.

Richard Lietz, nato a Waidhofen an der Ybbs nel 1983, ha debuttato nel WEC nel 2012, anno in cui ha preso le redini del progetto Porsche in classe LMGTE Pro. A seguito delle due vittorie di classe della stagione inaugurale del mondiale, seguite dalla singola nel 2013 e nel 2014, il pilota austriaco è riuscito a diventare campione del mondo nel 2015 grazie a 3 successi, arrivati al Nurburgring, Austin e Shanghai.

Al termine di un 2016 in cui non è mai salito sul podio (nono) e dopo un 2017 senza vittorie, ma concluso in seconda posizione, durante la stagione 2018-19 (in cui si è classificato terzo), Lietz riesce a tornare alla vittoria alla 1000 Miglia di Sebring.

Il 2019-20 di Lietz si apre con il successo a Silverstone, unico grande picco di una stagione conclusa al settimo posto. Nel 2021 e nel 2022 (in cui ha vinto a Le Mans), le ultime della classe LMGTE Pro, l’austriaco ha chiuso l’anno, rispettivamente, in terza e quinta posizione.

Lietz è tornato nel WEC nel 2024 con l’introduzione della classe LMGT3. Nonostante il portacolori Porsche abbia portato la “nuova” 992 alla vittoria nella 6 Ore di Spa-Francorchamps e nella 24 Ore di Le Mans, il suo equipaggio ha concluso in seconda posizione la prima stagione del WEC senza le vetture di classe GTE.

Riccardo Pera, lucchese di 26 anni, ha debuttato nel WEC durante la stagione 2018-19, in cui ha ottenuto due podi (di cui una vittoria nella 6 Ore di Spa-Francorchamps) in altrettante gare. Il giovanissimo italiano, confermato alla guida della Porsche di Dempsey-Proton Racing, iscritta alla categoria LMGTE Am, ha terminato il campionato 2019-20 in quinta posizione.

Nelle successive 3 annate, Pera ha sempre guidato la Porsche 911 RSR-19, ottenendo qualche podio e concludendo i campionati 2021, 2022 e 2023, rispettivamente, in quarta, decima e sesta posizione. Il lucchese è tornato nel WEC nel 2025, dopo un anno di assenza dal mondiale.

Ryan Hardwick, nonostante abbia 45 anni, ha iniziato a correre nel WEC solo nel 2023. Il pilota-amatore di Atlanta, Georgia, ha corso solo 3 gare in classe LMGTE Am, nelle quali ha guidato la Porsche di Proton Competition, prima di lanciarsi a tempo pieno della serie nel 2024, anno in cui ha portato la Ford del medesimo team al ventiduesimo posto in classifica.

I tre, che si sono “conosciuti” prima dell’inizio della stagione, si sono trovati molto bene insieme, dato che, escludendo la prima prova stagionale, hanno concluso ogni gara a punti. Saltano subito all’occhio, però, le vittorie alla 6 Ore di Imola e alla 24 Ore di Le Mans, che si sono rivelate fondamentali per l’equipaggio in forza a Manthey, in grado di conquistare il titolo piloti e team in classe LMGT3. La velocità di Lietz, Pera e Hardwick è stata notata da tutti, e il mercato è ancora apertissimo…

I risultati di gara

I risultati della 8 Ore del Bahrain

La classifica generale

Le classifiche finali del FIA World Endurance Championship 2025

Ferrari si porta a casa sia il titolo piloti (con James Calado, Alessandro Pier Guidi e Antonio Giovinazzi, che hanno guidato la #51 per tutta la stagione, a quota 133), sia quello costruttori (245), in classe Hypercar. AF Corse (252) si aggiudica la Coppa del Mondo riservata alle squadre non ufficiali. La Porsche #92, guidata da Richard Lietz, Riccardo Pera e Ryan Hardwick, ha conquistato 123 punti, che le valgono la vittoria del campionato piloti e team all’interno della categoria LMGT3.

I prossimi appuntamenti

La stagione 2025 del WEC è praticamente giunta al termine, dato che solo i Rookie Test (non validi ai fini della classifica) ci separano dal termine ufficiale delle competizioni. Il primo appuntamento del 2026, la 1812km del Qatar, si terrà al Losail International Circuit il 28 marzo. Il campionato sarà supportato, nel corso di questa tappa, dal Classic Endurance Racing.

Media: DPPI

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