La Toyota #8 di Buemi, Hartley e Hirakawa vince la 8 ore del Bahrain. Trionfo di classe per Ferrari in LMGT3. Estre, Lotterer e Vanthoor sono campioni piloti
Raramente si vedono gare come la 8 ore del Bahrain 2024, in cui avviene di tutto. Incidenti, problemi, colpi di scena e momenti di grande emotività si sono susseguiti nel corso di tutta la giornata in pista. Estre, Lotterer e Vanthoor conquistano il titolo piloti. Quello costruttori, invece, è andato a Toyota grazie ad una vittoria incredibile di Buemi, Hartley e Hirakawa.
Il titolo più importante del FIA World Endurance Championship si decide nell’ottava e ultima prova della stagione, la 8 Ore del Bahrain al Bahrain International Circuit. La pista situata in Medio Oriente, caratterizzata da un layout sinuoso, è da molti anni teatro di gare in cui, per vincere, è necessario preparare una buona strategia.
Il Bahrain International Circuit è nato dalla volontà del piccolo paese arabo di avere un proprio impianto in grado di ospitare le categorie automobilistiche più rilevanti a livello globale. Aperto nel 2004 e leggermente modificato l’anno successivo, il tracciato presenta una lunghezza di 5,412 km. I lunghi rettilinei vengono interrotti da solo 15 curve (9 a destra e 6 a sinistra) dalla più varia ampiezza. Si passa da tornanti veloci in salita a pieghe molto secche, ideali per tentare sorpassi. Il WEC ha corso in Bahrain in ognuna delle sue edizioni, ad esclusione di quella 2018-19. La lunghezza della gara, dapprima di 6 ore, è stata aumentata ad 8 a partire dalla stagione 2019-20 (nel 2021 si è tenuta anche una prova di lunghezza ridotta assieme a quella maggiorata).
Le vetture in pista restano le solite 36. Nonostante ciò avvengono diversi cambiamenti nello schieramento. Alpine rivoluziona le sue lineup in Hypercar. Il ritiro di Lapierre porta Charles Milesi dalla #35 alla #36. Il francese verrà sostituito sulla vettura utilizzata in precedenza dal rientrante Paul-Loup Chatin. Sébastien Bourdais sarà terzo pilota Cadillac per la prima volta dalla 1812km del Qatar.
Anche in LMGT3 avvengono diversi scossoni nelle varie lineup. La Ford #88 si rivoluziona, con l’arrivo di Giammarco Levorato, quindicesimo in IMSA GTD con la stessa vettura, al posto di Pedersen e il ritorno di Giorgio Roda al posto del boss di Proton Competition, Ried. Conrad Laursen, già sesto nell’ELMS LMGT3 con la Ferrari di Formula Racing, subentra a Schmid sulla Lexus #78.
La Lamborghini di Iron Lynx porta in pista Matteo Cairoli, quest’anno sedicesimo in IMSA GTP e trentaseiesimo in GTD Pro, oltre che ottavo nella European Le Mans Series in classe LMP2, (attualmente) undicesimo nel GT World Challenge Europe Endurance Cup con il medesimo team (in joint venture con Proton nell’ELMS) e ventiquattresimo nell’Asian Le Mans Series (GT) con Herberth Motorsport, al posto di Perera.
Basta un nono posto per far si che l’equipaggio della Porsche #6, formato da Kévin Estre, André Lotterer e Laurens Vanthoor, riesca a diventare campione piloti nella classe Hypercar. In caso di vittoria, invece, i piloti della Ferrari #50, Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen, e della Toyota #7, Kamui Kobayashi e Nyck de Vries (Conway ha saltato Le Mans, quindi è fuori dalla contesa) potrebbero conquistare il titolo, a condizione che la 963 sopracitata termini la corsa in decima posizione se il trionfo arriva da Maranello o fuori dai punti se, invece, saranno i giapponesi a vincere.
In caso di vittoria, sia Porsche che Toyota si aggiudicherebbero il trofeo riservato al miglior costruttore. Anche Ferrari è della partita, ma per conquistare il campionato avrebbe bisogno di un successo in gara con la prima vettura giapponese in quarta posizione e la miglior tedesca in settima.
Klaus Bachler, Joel Sturm e Alex Malykhin, piloti della Porsche #92, sono già campioni piloti e team nella classe LMGT3. La 963 #12 schierata da Hertz Team Jota, guidata da Callum Ilott, Will Stevens e Norman Nato ha già vinto il titolo riservato ai privati in Hypercar.
La gara – Hypercar
La Toyota #8 riesce a mantenere la testa della corsa al termine del primo giro. La gemella, invece, si trova immediatamente in un mare di guai. La #7, difatti, viene superata prima dalla Ferrari #51, in uscita da curva 2, e poi dalla Porsche di Proton Competition, all’altezza dell’ultimo punto di frenata.
La giornata va di male in peggio per la casa giapponese. Dopo appena 18 minuti la #8, stabilmente in testa alla gara, viene mandata in testacoda in curva 1 dalla Chevrolet #82, rea di aver sbagliato il punto di frenata. La vettura tornerà in pista in settima posizione, lasciando la leadership dell’evento alla Ferrari #51. Le Porsche di Proton e Jota (#12) seguono a ruota la vettura di Maranello.
La parte finale del primo stint coincide con il declino della #99. La Porsche di Proton Competition, difatti, viene superata in curva 1 prima dalla Jota #12, compagna di marca e rivale diretta nella classifica team, e, dopo appena un paio di giri, dalla Toyota #7. L’auto di Andlauer, Jani e Tincknell viene spinta fuori dal podio dopo appena 48 minuti dal via.
La prima vettura a svolgere il pit stop, la Ferrari #50, si ferma dopo soli 54 minuti dallo spegnimento dei semafori, mentre l’ultima, la Alpine #36, compie la sosta dopo un’ora e 5 minuti di moto consecutivo. Le auto francesi, ultime durante tutto lo stint iniziale, stanno utilizzando una strategia conservativa.
La Porsche #12 di Jota prende la leadership grazie al pit lento della Ferrari #51, che mantiene saldamente il secondo gradino del podio. Alle loro spalle si trova, ancora una volta, la Toyota #7. L’unico evento importante del secondo stint è il drive through comminato alla Proton a causa di un sorpasso sotto bandiera gialla, al termine del quale si troverà nella seconda metà della classifica.
La seconda serie di pit stop viene inaugurata, a sorpresa, dalla Toyota #8. La rimonta della vettura giapponese è avvenuta a scapito del risparmio di carburante e gomme. Ancora una volta sono le francesi le più conservative: le Peugeot e le Alpine, difatti, sono le ultime vetture a svolgere la propria sosta.
I pit sconvolgono l’alta classifica. La Porsche #12 di Jota, difatti, viene superata durante questa fase della competizione sia dalla Ferrari #51, che recupera così la prima posizione, sia dalla gemella #5 gestita da Penske, autrice di una grandissima rimonta nel corso della seconda ora.
La perdita di posizioni della #12 non termina con la fine del giro di soste. Dopo 18 minuti dall’inizio della terza ora, la 963 privata viene superata in curva 8 anche dalla Toyota #7, che allunga rapidamente fino a scomparire nell’orizzonte.
Il momento di gloria della GR010 viene presto spezzato da un guasto. Già, perché, dopo appena 8 minuti dal ritorno sul podio, il cambio della #7 resta bloccato per diverso tempo in seconda marcia, causando la perdita di diverse posizioni. Questo piccolo “incidente di percorso”, quasi di routine nelle competizioni di durata, è in realtà un segnale importante riguardo lo “stato di salute” del prototipo.
Il quarto stint è, almeno inizialmente, tinto di rosso. La Ferrari #51 esce ancora leader della corsa al termine della terza serie di soste. La vettura di Maranello è seguita, almeno inizialmente da due Porsche, la #12 di Jota e la #5 di Penske.
Al termine delle soste, la direzione gara emette un provvedimento nei confronti della #83 di AF Corse, che viene penalizzata con 5 secondi da scontare alla sosta successiva per aver superato oltre i limiti del tracciato.
La Toyota #7 anima la prima metà della quarta ora. La vettura giapponese, difatti, riesce a recuperare terreno e a superare la Porsche #5 con un attacco magistrale in curva 14, che le permette di riprendersi il podio. Nemmeno sei chilometri dopo, la GR010 di Kobayashi, de Vries e Conway, riesce ad imporsi anche sulla Jota #12 con una manovra aggressiva ma corretta alla prima staccata.
A metà ora si assiste a un contatto in fase di doppiaggio in curva 6, nel quale la Porsche di Proton Competition tocca la Lexus #87 di classe LMGT3. La 963 deve rientrare per compiere delle riparazioni nella parte posteriore sinistra della scocca. Oltre il danno, la beffa. La #99, difatti, dovrà scontare 5 secondi di penalità alla sosta successiva, in quanto ritenuta responsabile del sinistro.
Pochi minuti più tardi la BMW #20 perde potenza in modo netto. La M Hybrid di Robin Frijns, René Rast e Sheldon van der Linde rientra nel box per delle riparazioni, ma presto i meccanici capiscono che non c’è nulla da fare. L’auto della casa bavarese deve ritirarsi.
Lo schema delle soste si ripete nel momento in cui si entra nella seconda metà della corsa. In questo frangente si assiste al sorpasso della Toyota #7 sulla Ferrari #51 grazie ad un overcut. La Porsche #5 mantiene la P3, anche se dietro gli avversari scalpitano per salire sul podio.
La strategia Toyota è efficace, come già detto in precedenza, ma, nonostante ciò, la velocità della Ferrari #51 è così elevata da rivelarsi comunque un problema per i giapponesi. La Rossa, difatti, riesce quasi nell’immediato a tornare davanti alla rivale.
La corsa viene neutralizzata dopo 4 ore e 19 minuti dal via a causa della presenza di detriti al largo di curva 13. I commissari sono così veloci da permettere alle vetture di continuare a scorrere rapidamente sul tracciato già nell’arco di qualche minuto.
Il restart sorride alla Jota #12, che attacca con successo la rivale #5 all’ultima curva. La Porsche privata, però, non riesce a rimanere sul podio a lungo. La vettura di Stoccarda gestita da Penske, difatti, riesce a tornare in terza posizione già in uscita dalla piega successiva.
Attorno alla metà della quinta ora si assiste alla sosta della Porsche di Proton Competition, oramai costretta a svolgere il proprio pit stop molto prima rispetto ai rivali, e al drive through della Cadillac, dovuto ad un’infrazione commessa durante il periodo di FCY.
La Toyota #7 crolla al termine del quinto stint. La vettura giapponese, difatti, viene superata sul rettilineo posto fra curva 10 e 11 sia dalla Porsche #5 che dalla #12, che occupano così i gradini inferiori del podio. I team radio confermano i timori di tutti gli spettatori: i title contender hanno problemi tecnici irrisolvibili dal muretto, con cui dovranno convivere fino al termine della corsa.
Le gerarchie vengono confermate anche all’inizio del sesto stint, nel corso del quale l’azione non è molta. Nonostante ciò, in questo periodo avvengono alcuni fatti decisamente importanti, in grado di modificare pesantemente le posizioni in classifica e i rapporti di forza.
A 2 ore e 34 minuti dal termine della corsa un problema tecnico costringe una LMGT3 a parcheggiarsi al largo di curva 3. Questo costringe la direzione gara a neutralizzare la corsa. Si entra quindi in regime di VSC. Durante questo periodo, che anticipa quello passato alle spalle della safety car, tutte le vetture decidono di svolgere una sosta addizionale, al termine della quale la Jota #12 si trova in prima posizione
Dopo ben 22 minuti la corsa torna a pieno regime. Il primo colpo di scena riguarda il sorpasso alla prima curva del “secondo giro” da parte della Ferrari #51 sulla Jota #12. Le Toyota, autrici di un pessimo restart, crollano in classifica.
I “segni premonitori” di cui si è parlato in precedenza portano la Toyota #7 nel box quando mancano due ore e 5 minuti al termine della gara. I meccanici parlano di un guasto alla pompa di ripescaggio del carburante, elemento difficile da riparare in tempi brevi. Si conclude quindi in anticipo la rincorsa verso il titolo di Kobayashi e de Vries.
Poco dopo, allo scoccare della settima ora, la Peugeot #94 si spegne improvvisamente. Di Resta, a bordo della vettura nel momento del misfatto, parcheggia la 9X8 all’interno di curva 11. Al termine della serie di soste la direzione gara neutralizza di nuovo la corsa.
Durante la VSC, seguita dall’ingresso in pista della safety car, quasi tutti svolgono un pit stop ulteriore. Le diverse strategie adoperate scombussolano completamente la classifica, che vede la Ferrari #51 e la Porsche #6, uniche vetture a non aver svolto la sosta addizionale, partire davanti alla BMW #15, autrice di una grande rimonta nel corso delle ultime fasi di gara.
Il restart è fonte di emozioni. La Porsche #12 di Hertz Team Jota, finora autrice di una condotta sopraffina, viene relegata nella seconda parte della classifica a causa di una foratura allo pneumatico posteriore sinistro avvenuta in curva 1. La Porsche privata deve percorrere tutto il tracciato a bassa velocità prima di poter sostituire la gomma.
La Porsche #5 infiamma il pubblico durante il resto della settima ora. La vettura di Campbell riesce a superare la BMW #15 grazie ad una manovra all’esterno in curva 7 in grado di stupire tutti gli spettatori. L’australiano, prossimo al passaggio in IMSA, si lancia così all’inseguimento dei primi.
Un guasto su una delle Lexus LMGT3 causa una breve FCY quando manca circa un’ora e dieci al termine della corsa. Poco dopo la ripartenza si assiste ad un contatto in grado di cambiare completamente le sorti della corsa.
La Ferrari #50 viene toccata dalla Alpine #36 in uscita di curva 4. L’urto violento dell’auto francese danneggia in modo consistente la parte posteriore sinistra di quella italiana. Oltre il danno, la beffa, visto che un pezzo di scocca sfrega contro la gomma sottostante, causando in breve tempo una foratura.
La presenza della carcassa dello pneumatico posteriore sinistro della Ferrari #50 al largo di curva 15 costringe i direttori di gara a mettere la corsa in regime di FCY per un paio di minuti. La Alpine #36 verrà penalizzata di 5 secondi in quanto ritenuta colpevole dell’incidente.
La corsa si rianima con l’ultima sosta, che avviene quando manca un’ora netta al termine della corsa. Dopo di essa le gerarchie si rivoluzionano: la Porsche #5 è in testa, seguita dalla Toyota #8 e dalla #38 gestita da Jota. In questo periodo le 963 #6 e #99 devono scontare un drive through per un’infrazione compiuta in regime di FCY.
A 39 minuti dal termine della gara la Toyota #8 riesce a superare la Porsche #5 in curva 8, prendendo così la testa della corsa. La manovra di Buemi, reo di aver spinto fuori dai limiti del tracciato l’auto rivale, viene ritenuta troppo aggressiva dai vertici di Gazoo Racing, che gli consigliano caldamente di restituire la posizione appena guadagnata alla 963.
Lo svizzero segue il consiglio e cede la testa della corsa alla rivale tedesca alla stessa curva del passaggio successivo. La Toyota #8, però, è chiaramente più rapida della Porsche #5. Questo è un problema per il costruttore di Stoccarda, che, in caso di vittoria della casa nipponica, deve dire addio al titolo costruttori. Quello piloti, invece, sembra essere già in saccoccia.
La GR010 di Buemi, Hartley e Hirakawa riesce a tornare davanti alla 963 rivale nell’arco di pochi secondi, dimostrando quindi che il sorpasso compiuto in precedenza non è stato frutto del caso. Buemi allunga rapidamente sui rivali, che dovranno quindi rinunciare al sogno di dominare il WEC 2024.
A mezz’ora dal termine il podio viene scosso da un altro elemento a sorpresa. La Peugeot #93, che ha recuperato molto negli ultimi stint, riesce a superare all’ultima staccata la Jota #38, prendendosi così il gradino più basso del podio.
Contemporaneamente, in Porsche arriva un’altra notizia poco confortante. La #6, attualmente a centro classifica, deve scontare 5 secondi di penalità per aver colpito il retro della Alpine #36 in curva 1, la quale ha subito dei danni.
La Ferrari #51 svolge il ruolo del mattatore nel finale di gara. La Rossa di Maranello riesce a superare prima la Peugeot #93 in curva 5 quando mancano 14 minuti al termine della corsa e poi la Porsche #5 alla settima piega dell’ultimo giro.
La vettura italiana, però, ha utilizzato 28 gomme nel corso di qualifica e gara contro le 26 preventivate dal regolamento. Questo errore di valutazione da parte del team causa una penalità di oltre 2 giri alla Ferrari #51, che scivola di conseguenza ben lontana dalla zona punti.
La Toyota #8, guidata da Sébastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa, vince la 8 ore del Bahrain. La Porsche #5, di Campbell, Christensen e Makowiecki, e la Peugeot #93, di Jensen, Muller e Vergne, affiancano l’equipaggio battente bandiera nipponica sul podio. Alpine #35, BMW #15, Cadillac, Jota #38, AF, Alpine #36 e Porsche #6 completano la zona punti.
Sébastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa conquistano la propria seconda vittoria stagionale, sesta da quando corrono sulla stessa vettura, momento che coincide con l’inizio della carriera a tempo pieno nel WEC del giapponese. Per gli altri si tratta del nono successo in Hypercar. Lo svizzero raggiunge i 26 trionfi nella serie, tutti ottenuti in top class. Il neozelandese, invece, si ferma a quota 23.
Il decimo posto odierno permette all’equipaggio della Porsche #6, formato da Kévin Estre, André Lotterer e Laurens Vanthoor, di diventare campione piloti. La vittoria odierna permette a Toyota di conquistare per l’ennesima volta il titolo costruttori.
La gara – LMGT3
Le McLaren si dimostrano subito le auto da battere. La #95 e la #59, difatti, prendono le redini della corsa fin dalla partenza. La Ferrari #55 conclude il primo giro in terza posizione, affermandosi, almeno nei primi minuti di gara, come la terza forza dello schieramento.
Ad appena 18 minuti dal via si assiste al primo incidente della corsa. Koizumi, pilota bronze della Chevrolet #81, sbaglia il punto di staccata di curva 1 e tocca la Toyota #8 Hypercar che lo aveva appena doppiato, mandandola in testacoda. Il giapponese viene punito con 5 secondi di stop and go.
La gemella #82, invece, sembra essere in forma. La Chevrolet, difatti, riesce a prendere il podio alla Ferrari #55 dopo 34 minuti prima di raggiungere il duo McLaren al comando. Nonostante la situazione positiva, nel box di United Autosports si respira un’aria tesa.
Al minuto 41, difatti, la #95 cede alle pressioni della gemella e si fa superare in curva 4. La vettura di Pino, Sato e Caygill, però, è costretta a cedere la posizione anche alla Chevrolet #81, che, nel frattempo, è riuscita a raggiungere le due 720S GT3 Evo.
Il primo stint si chiude con un cedimento strutturale sulla Lexus #78. Robin, in quel momento alla guida della vettura, è costretto a tornare nel box a passo ridotto. Il debutto di Laursen nel WEC procede a rilento: i meccanici impiegheranno circa un’ora per far tornare l’auto in pista, sulla quale rimarrà solo per una ventina abbondante di minuti prima del ritiro definitivo.
La McLaren #95, assieme alla Porsche #91, alla Lexus #87 e alla BMW #31, inaugurano il giro di soste dopo 52 minuti. Tutte le vetture si fermano in sequenza ravvicinata, visto che entro l’ora tutti hanno già iniziato il secondo stint.
L’ora successiva si apre nel segno della Chevrolet #81. L’auto guidata quest’anno da Eastwood, Andrade e van Rompuy esce dai box davanti alla Porsche #92, in grado di scalare la classifica, e alla McLaren #59. Durante questo periodo non avvengono eventi degni di nota.
La terza ora si apre, ancora una volta, nel segno di Chevrolet. La #81, difatti, è prima con un gap di oltre 15 secondi sulla McLaren #59, che, a sua volta, ha un bel vantaggio sulla terza classificata, la Ferrari #55. La BMW #46 dovrà scontare 5 secondi di penalità a causa di un’infrazione nel corso del pit stop precedente. La M4, difatti, ha riacceso il motore prima di tornare con le gomme a terra.
Il quarto pit stop di giornata avviene dopo circa 3 ore e mezza dal via. Nel corso del giro di soste si assiste ad un contatto in curva 5 della Lexus #87 con la Porsche Hypercar di Proton Competition, che farà rientrare ai box la vettura giapponese con una foratura alla gomma anteriore destra.
La Chevrolet #81 e la McLaren #59 restano davanti a tutti anche nel corso del quinto stint. Chi invece tentenna è la Ferrari #54, che viene superata a 4 ore e 9 minuti dal termine dalla Porsche #91, autrice di un attacco in curva 1.
Al termine dello stint i distacchi vengono neutralizzati da una FCY. Quando mancano 3 ore e 41 minuti al termine della corsa, difatti, la direzione gara decide di rallentare le auto per togliere dei pezzi del fondo della Ford #77 posteggiati all’esterno di curva 13. La vettura americana rientrerà poi ai pit per montare un diffusore nuovo.
Poco prima della sosta, prevista attorno a 3 ore e mezza dal termine, i giudici di gara notificano un’ulteriore penalità di 5 secondi alla BMW #46, rea di non aver scontato la sanzione già comminatale tempo addietro. Chevrolet #81, McLaren #59 e Porsche #91 guidano lo schieramento anche al termine del valzer dei pit stop.
Al termine dello stint successivo un altro elemento scuote lo schieramento. La Ford #88 ha un principio di incendio e deve parcheggiarsi in uscita da curva 3. Questo obbliga i commissari a portare la corsa in regime di VSC, seguito da uno di safety car. Nel frattempo la McLaren #95, in quel momento guidata da Pino, deve scontare 5 secondi di penalità al pit successivo a causa di un contatto in curva 8 con la Chevrolet #82
Al restart la #81 è seguita dalla Lamborghini di Iron Dames e dalla Aston Martin di Heart of Racing, autrici di un pit stop molto veloce. Il cambio di gerarchie mette pressione addosso ad Andrade, che, in uscita da curva 3, perde leggermente il controllo della propria Chevy. Il pilota dell’Angola viene così superato all’esterno in curva 4 dall’equipaggio al femminile. Pochi giri più tardi la vettura americana verrà superata anche dalla Aston #27 e dalla McLaren #59.
La vettura gestita da Heart of Racing è autrice di una grandissima rimonta, tanto che, a un’ora e 54 minuti dalla fine, riesce a prendere la prima posizione alla Lamborghini di Iron Dames. Poco dopo il ritiro di una delle Peugeot Hypercar causa una VSC, che si tramuterà poi in safety car. Le vetture sfruttano questo momento per compiere la penultima sosta di giornata.
Al restart la Aston Martin di Heart of Racing e la Lamborghini di Iron Dames mantengono le prime due posizioni. Scatta male, invece, la McLaren #59, che perde terreno ai danni di diverse auto rivali, in primis la Porsche #91. La Lexus #87 viene penalizzata con un drive through per un’infrazione commessa sotto VSC.
La Ferrari #55 riesce a sprigionare tutto il suo potenziale e a prendere la testa della corsa in pochissimi chilometri grazie ad una performance monstre di Rovera. Il varesino riesce a superare in rapida sequenza la Porsche #91 in curva 14, la Lamborghini di Iron Dames alla 2 e la Aston Martin di Heart of Racing alla 4, il tutto quando mancano un’ora e 23 minuti al termine della competizione.
Da qui in poi inizia il declino dell’equipaggio al femminile e di quello battente bandiera americana. Il caos creatosi a seguito del restart rivoluziona la classifica, che vede la Ferrari #54 e la Chevrolet #81 sul podio a fine giro. La Vantage termina sul traguardo in decima posizione, mentre la Huracan sprofonda anche a causa di un drive through, penalità condivisa anche con la Lexus #87, per delle infrazioni svolte in regime di VSC.
Quando mancano un’ora e 12 minuti al termine della corsa la vettura giapponese appena citata si ammutolisce sul rettilineo posto tra curva 10 e 11. Contemporaneamente si manifesta anche un principio di incendio sulla Ford #77, che, esattamente come avvenuto con la gemella, è costretta a parcheggiarsi in uscita dalla chicane.
La direzione gara proclama il regime di FCY per 4 minuti, al termine del quale la corsa riparte prima di essere nuovamente neutralizzata per la presenza dei resti di uno pneumatico sul tracciato. Lo sfortunato weekend di Lexus e Ford termina così in anticipo rispetto a quanto inizialmente previsto.
L’ultima ora si apre con l’ascesa delle Chevrolet e il declino delle Ferrari. La #54 viene superata prima dalla #81 e poi dalla #82. Nel frattempo anche la #55 viene ripresa dalla prima delle due Corvette, che la supera nonostante una strenua resistenza all’interno di curva 11.
L’ultima finestra di sosta viene aperta quando mancano 47 minuti al termine della corsa e si chiude dopo un paio di passaggi. Un pit stop rapido permette alla Ferrari #55 di scavalcare le Chevrolet e, di conseguenza, di tornare in prima posizione. La Ferrari #54 e la Lamborghini di Iron Dames scivolano in classifica per un drive through dovuto a un’infrazione commessa sotto FCY.
La corsa si chiude con un ultimo colpo di scena. La BMW #31 tocca il lato posteriore destro della Aston Martin di Heart of Racing in curva 12, mandandola in testacoda quando mancano solo 5 minuti alla bandiera a scacchi. La vettura tedesca viene penalizzata con un drive through.
La Ferrari #55 di Alessio Rovera, Simon Mann e Francois Heriau, vince la 8 ore del Bahrain in classe LMGT3. Le Chevrolet #81 e #82, guidate rispettivamente da Eastwood, Andrade e van Rompuy e da Juncadella, Baud e Koizumi, concludono entrambe a podio. Lamborghini Iron Lynx, Porsche #91, McLaren #59, Ferrari #54, McLaren #95, Porsche #92 e Lamborghini Iron Dames completano la zona punti.
L’equipaggio della Ferrari #55, formato da Alessio Rovera, Simon Mann e Francois Heriau, è stato autore di una performance incredibile, culminata con la prima vittoria stagionale. Per l’italiano si tratta del sesto successo in carriera nel WEC (decimo contando quelli in LMP2 Pro-Am), mentre per i compagni di squadra è il primo in assoluto. La costanza mostrata nell’arco della stagione ha permesso al trio di conquistare il terzo posto nella classifica finale.
I campioni – Hypercar
Kévin Estre, André Lotterer e Laurens Vanthoor sono i campioni del WEC 2024 in classe Hypercar. L’equipaggio della Porsche #6 gestita da Porsche Penske Motorsport, formatosi nel 2023 per il ritorno della casa di Stoccarda nei prototipi, ha saputo sfruttare velocità e costanza per conquistare il titolo.
Kévin Estre, nato 36 anni fa a Lione, Francia, è uno dei talenti migliori uscito dai vari campionati Carrera Cup. La sua carriera nel WEC è iniziata alla 6 ore di Spa-Francorchamps 2015, nella quale ha conquistato il terzo posto in classe LMGTE Pro da sostituto su una delle Porsche di Manthey. La casa madre decide di piazzarlo a tempo pieno nel campionato di durata per eccellenza a partire dal 2017.
La stagione 2018-19 è quella giusta per Kévin che, dopo un anno di debutto costellato di ritiri, riesce a vincere il suo primo titolo nella serie assieme a Christensen, attualmente suo compagno di squadra. Nei 3 campionati successivi termina sempre in alta classifica, ma senza replicare il successo finale.
Porsche lo promuove nel 2023 in Hypercar. Il francese, alla prima esperienza fissa su un prototipo, svolge un anno di apprendimento prima di arrivare al 2024, in cui velocità e costanza gli hanno permesso di conquistare il suo secondo titolo nel mondiale endurance. Kévin, per il momento, ha conquistato due vittorie assolute e 10 di classe nel WEC.
André Lotterer, nato 42 anni fa a Duisburg, nell’attuale Germania, è invece una leggenda nel mondo dell’endurance. Il suo debutto nel WEC coincide con la nascita del campionato, avvenuta nel 2012, anno in cui ha lasciato le competizioni giapponesi dopo stagioni molto proficue.
André, scelto da Audi per pilotare la R18 dopo due vittorie consecutive a Le Mans, diventa immediatamente campione della serie nella allora classe regina, la LMP1. Seguiranno altri 4 anni ricchi di successi con la casa dei quattro cerchi, al termine dei quali il progetto viene chiuso.
Nel 2018 avviene il suo primo approdo in Porsche, marchio con il quale riesce a correre solo una stagione. Passerà poi in Rebellion prima di trasferirsi in Formula E. Sarà proprio nel campionato elettrico che la casa di Stoccarda tornerà a puntare sul tedesco.
L’esperienza in LMP1 convince Porsche a puntare su di lui nel nuovo progetto Hypercar, con il quale riesce ad ottenere 2 vittorie e il secondo titolo mondiale a dodici anni di distanza dal primo. Il suo numero di successi nel WEC, categoria nella quale sembra non debba tornare nel 2025, ammonta a 12, di cui 10 in LMP1.
Laurens Vanthoor, a differenza degli avversari, non ha una carriera lunga nel mondiale endurance. Il trentatreenne di Hasselt, Belgio, ha debuttato nel WEC nella 24 ore di Le Mans 2015 in classe LMP2, gara in cui si è ritirato. Si rifarà nella stagione 2018-19, in cui vince la corsa più importante del campionato in LMGTE Pro.
La sua avventura a tempo pieno nel WEC inizia solo nel 2023, anno di creazione del progetto Hypercar. Oltre ai due successi di quest’anno, il belga ha ottenuto solo un’altra vittoria in questa serie, già citata nel paragrafo precedente.
I campioni – LMGT3
L’equipaggio della Porsche #92 di Manthey PureRxcing, formato da Klaus Bachler, Joel Sturm e Alex Malykhin, è riuscito a vincere il primo titolo della classe LMGT3 del WEC. Il trio si è distinto per una competitività costante e per la grande velocità dimostrata in tutte le condizioni.
L’intero equipaggio ha ottenuto solo 3 vittorie in carriera, tutte arrivate nel corso di questa stagione, che, tra l’altro, è stata la prima per Sturm e Malykhin. Solo Bachler ha già corso nella serie, ma dal 2014 al 2016 in classe LMGTE Am, peraltro senza ottenere grossi risultati di rilievo.
I risultati della gara
I risultati della 8 ore del Bahrain
La classifica generale
Kévin Estre, André Lotterer e Laurens Vanthoor sono campioni piloti della classe Hypercar. Toyota si impone fra i costruttori.
I prossimi appuntamenti
La stagione 2024 del WEC si chiude definitivamente al termine dei rookie test. Il 2025 si aprirà ancora con la 1812km del Qatar a Losail, da tenersi il 2 Marzo, una settimana dopo il Prologo.
Media: FIA WEC
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