WEC | 8h del Bahrain 2023: Cronaca della sesta vittoria stagionale di Toyota, del titolo di WRT #41 e dello storico trionfo Iron Dames

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Tempo di lettura: 15 minuti
di Francesco Gritti @franz_house_vg
9 Novembre 2023 - 15:10
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Toyota #8, WRT #41 e Iron Dames vincono nelle rispettive classi la 8 ore del Bahrain. Di seguito la cronaca integrale della gara.

La 8 ore del Bahrain è il canto del cigno di una stagione di transizione del WEC da campionato di nicchia a fenomeno di costume. Tantissimi costruttori sono entrati ma, nonostante tutto, hanno resistito le classi di vetture (LMP2 e GTE) che hanno riempito negli anni passati una griglia sempre più ristretta, almeno per quanto riguarda la classe ad alte performance. Il Bahrain è stato quindi il posto del loro funerale, uno allegro e ricco di spettacolo, ma pur sempre l’ultimo momento in cui è stato possibile udire il ruggito dei motori delle categorie sopracitate, che usciranno dall’impegno mondiale a tempo pieno.

Il World Endurance Championship 2023 si chiude al Bahrain International Circuit. Il settimo appuntamento di una stagione molto interessante è quello decisivo per l’assegnazione di molti titoli. Nonostante questi sembrano aver preso una strada ben definita, gli ultimi imprevisti potrebbero cambiare le carte in tavola, rendendo ancora più avvincenti le fatiche finali da parte degli equipaggi.

Il Bahrain International Circuit è nato dalla volontà del piccolo paese arabo di avere un proprio impianto in grado di ospitare le categorie automobilistiche più rilevanti a livello globale. Aperto nel 2004 e leggermente modificato l’anno successivo, il tracciato presenta una lunghezza di 5,412 km. I lunghi rettilinei vengono interrotti da solo 15 curve (9 a destra e 6 a sinistra) dalla più varia ampiezza. Si passa da tornanti veloci in salita a pieghe molto secche, ideali per tentare sorpassi. Il WEC ha corso in Bahrain in ognuna delle sue edizioni, ad esclusione di quella 2018-19. La lunghezza, dapprima di 6 ore, è stata aumentata ad 8 a partire dalla stagione successiva all’assenza dal calendario (nel 2021 si è tenuta anche una prova di lunghezza ridotta assieme a quella maggiorata).

Nei prototipi, l’unico effettivo cambio nella line up piloti riguarda l’arrivo di Ryan Briscoe in Vanwall. L’australiano, precedentemente impegnato con Glickenhaus, sostituisce Joao Paulo de Oliveira, che deve partecipare al finale di stagione del Super GT. Nico Muller torna al proprio posto in Peugeot, così come Mirko Bortolotti in Prema e Tom Blomqvist in United (classe LMP2).

In LMGTE Am la situazione è diversa. AF Corse mette sulla Ferrari #21 il bronze francese Franck Dezoteux (quest’anno presente con lo stesso team in una tappa del GT Open) al posto di Hiroshi Koizumi. Ci sono grossi cambiamenti anche nell’equipaggio di un’altra vettura di Maranello, quella di Kessel Racing. Daniel Serra torna a bordo della #57 dopo due gare di stop. Si assiste anche al debutto nelle ruote coperte di Esteban Masson, diciannovenne francese, quest’anno sedicesimo in Formula Regional Europe e, attualmente, testa di serie in Eurocup-3. I due sostituiscono Ritomo Miyata e Scott Huffaker.

Anche D’Station Racing affronta un cambiamento per il finale di stagione. Al posto di Satoshi Hoshino ci sarà Liam Talbot, vincitore Pro-am del GTWC Australia e della 12 ore di Bathurst 2023, al volante della Aston Martin #777.

Molti dei trofei in palio verranno assegnati al termine di questa gara. In Hypercar sono ancora 4 gli equipaggi che possono accaparrarsi il titolo piloti. Anche se basta un secondo posto in Bahrain all’equipaggio della Toyota #8 per diventare campione per la seconda volta di fila, in caso di vittoria con la gemella terza, sarebbe la #7 a spuntarla. Anche se è quasi impossibile, le Ferrari possono sperare nel miracolo. La #51 si porterebbe in P1 in caso di vittoria con la #8 in P8 e la #7 in P4, mentre la gemella #50 avrebbe bisogno di un successo condito dal ritiro della leader di classifica e dalla P5 della compagna di box.

La strada è spianata in LMP2 per WRT #41. Al team belga basta una P8 per diventare l’ultimo campione della classe di mezzo. Inter Europol e United #22 possono trionfare solo in caso di vittoria con l’equipaggio appena citato in P9.

La gara – Hypercar

Lo start è l’unica parte caotica dell’intera corsa. La Cadillac blocca al primo ingresso di curva e colpisce la Toyota #7, che va in testacoda. La vettura nipponica rientra in fondo al gruppo, mentre quella americana sarà penalizzata con un minuto di stop & go. La gara della #2 appare immediatamente in salita.

Anche la Vanwall viene coinvolta in un incidente. L’auto gestita da byKolles viene colpita in curva 2 da una United (LMP2), finendo, come la rivale citata nel paragrafo precedente, fuori dalla traiettoria ideale. La #4 rientra così subito in pit lane per accertamenti, ma, avendo violato il regolamento tecnico, dovrà scontare anche un drive through.

La Toyota #8 ha praticamente il titolo in mano. La vettura leader di classifica allunga sui principali inseguitori, le due Ferrari, che si invertiranno di posizione alla metà del primo stint, vista la lentezza della #50. La rossa di Maranello più arretrata verrà poi superata anche dalla Porsche Jota e dall’altra auto di Aichi, che, al termine della prima ora, si trova già in posizione da podio.

La FCY, arrivata a 6 ore e 20 minuti dal termine per un detrito posto nel bel mezzo di curva 1, non cambia le gerarchie. Per vedere un sorpasso nelle zone di alta classifica, difatti, bisognerà aspettare l’inizio del terzo stint, quando la #7, grazie a un undercut ben riuscito, riesce a recuperare la posizione sulla #51.

Nel resto della prima metà di gara non sono molti i fatti degni di nota. La Porsche #5 prende 5 secondi di penalità per infrazione delle procedure di FCY. La Vanwall si spegne all’ingresso della pit lane pochi minuti dopo la sosta. Riuscirà a ripartire dopo qualche secondo di stallo in posizione molto pericolosa. Si nota un principio di incendio al freno anteriore sinsitro dell’altra vettura gestita da Penske nel corso della terza sosta, che verrà reso innocuo da una procedura di rimozione (momentanea) dell’anteriore dell’auto.

Una volta iniziata la quinta ora le strategie cominciano a differenziarsi. Le Porsche #5 e Proton rientrano leggermente prima dei rivali, mentre Vanwall, anche a causa dei numerosi problemi che l’hanno lasciata diversi giri indietro, pitta con oltre 20 minuti di ritardo dagli avversari diretti. Proprio con l’arrivo della notte (con conseguente abbassamento delle temperature) le vetture di Stoccarda guadagnano competitività, mentre quelle di Maranello sembrano soffrire ancora di più.

Si nota proprio all’inizio della seconda metà di gara il crollo della Ferrari #50, superata subito dalla gemella #51 e dalla Porsche gestita da Jota. L’auto campione team, più rapida di quella vincitrice a Le Mans, cerca il podio generale con un attacco all’ultima curva. Subirà poi una risposta netta dalla vettura rivale alla staccata successiva. La squadra privata inglese, però, mette una certa pressione al colosso italiano, tant’è che basta una sbavatura alla quarta piega per rubare a Maranello il gradino più basso del podio.

La situazione tornerà più stabile all’inizio della sesta ora, quando, a causa di un rientro pericoloso dopo un bloccaggio alla prima staccata, la Jota dovrà scontare un drive through. L’auto inglese rientrerà in corsa dietro a entrambe le Ferrari, che sembrano aver ritrovato un briciolo di competitività. Da qui fino al termine dello stint non avviene molta azione in pista. Si possono menzionare solo la FCY per detriti in curva 1 e 6 (costata altri 5 secondi di penalità alla Porsche #5) e il rientro nei box della Vanwall (quando le altre vetture si sono ritrovate pronte al rifornimento), che tornerà in pista dopo molti minuti.

All’inizio della sesta ora si assiste a una tragedia sfiorata fra le Ferrari. La #50 sbaglia la staccata di curva 8, terminando lunga e quasi centrando la gemella. Il sorpasso riesce, ma il muretto chiede il ripristino delle posizioni precedenti all’errore. Dei problemi tecnici sulla #50, però, fanno cambiare idea ai vertici della scuderia, che autorizzano la seconda vettura a prendere il largo. I vincitori di Le Mans verranno poi superati dalle Porsche Jota e #6.

Al termine delle 8 ore, è la Toyota #8 guidata da Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa a tagliare per prima il traguardo. La vettura giapponese è seguita sul podio dalla gemella #7 di Mike Conway, Kamui Kobayashi e José Maria Lopez e dalla Ferrari #50 di Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen. Jota, Porsche #6, Ferrari #51, Porsche #5, Peugeot #94 e #93 e Proton concludono a punti.

L’equipaggio vincitore, al secondo successo stagionale (settimo in Hypercar per Buemi e Hartley, quarto per Hirakawa), si è confermato campione della serie per la seconda volta consecutiva. La Toyota #8 ha dominato la prova dal primo all’ultimo metro, senza eccezioni, lasciando solo le posizioni seguenti agli avversari.

La gara – LMP2

Al via un urto coinvolge la United #23 in curva 2. La vettura si tocca con la Vanwall (Hypercar), restando ferma in mezzo al tracciato. Vector prende la leadership fino al giro di soste, anticipato attorno alla mezz’ora da Inter Europol.

Il team inglese, che seguirà Isotta Fraschini il prossimo anno in Hypercar, vedrà la sua ottima performance rovinata da un’infrazione tecnica. Delle pressioni irregolari delle gomme portano la direzione gara a penalizzare con uno stop and go di 90 secondi la vettura leader di classifica all’inizio del terzo stint. WRT #31 sfrutta la situazione e prende così la P1.

Quasi in contemporanea si assiste anche allo stop in curva 10 della Oreca di Inter Europol. La vettura riparte, salvo ammutolirsi di nuovo dopo circa un’ora. L’esito resta lo stesso e la #34 riesce a proseguire la corsa. La squadra con licenza polacca non avrà più problemi per le seguenti 5 ore e mezza.

Le WRT (la #31 con 5 secondi di penalità per infrazione in FCY e la #41 in rimonta dopo un pessimo start), United #23 e Jota si giocano le prime posizioni nella prima metà di gara. La squadra di Zak Brown, decisamente in forma, verrà penalizzata con uno stop and go di 90 secondi per un’infrazione tecnica riguardante la pressione degli pneumatici.

Nella seconda metà di gara, oltre alle WRT e a Jota, entrano nella lotta per la vittoria anche le due Prema. Le auto italiane, complice una strategia che li vede sostare più tardi degli avversari, per diversi momenti si trovano in cima alla classifica. L’unico momento degno di nota prima del finale al cardiopalma avviene a 40 minuti dal termine della sessione, quando la vettura di Vector Sport si ammutolisce e rientra in pit lane, ritirandosi.

Quando manca circa mezz’ora ala bandiera a scacchi, sono attimi di panico nel box WRT. La pit crew non riesce a togliere la gomma anteriore sinistra della #31, ferma sulla piazzola. Vengono utilizzati anche metodi poco ortodossi per togliere lo pneumatico incriminato. La lunga sosta fa rientrare la vettura in P2, dietro alla compagna e davanti, di pochi decimi, alla Jota, che non distanzierà in fretta.

La WRT #41, guidata da Robert Kubica, Louis Deletraz e Rui Andrade, si porta a così a casa sia la vittoria che il titolo piloti e vetture. WRT #31, alternata tra Sean Gelael, Ferdinand Habsburg e Robin Frijns, e Jota, di Pietro Fittipaldi, Oliver Rasmussen e David Heinemeier Hansson, completano il podio di categoria. Terminano la gara anche Prema #9 e #63, Inter Europol, Alpine #36, United #23 e #22 e Alpine #35.

La vittoria dell’equipaggio #41 è la terza in stagione, che coincide con il sesto podio del 2023. Per il polacco e lo svizzero, al secondo anno completo mondiale, il numero di successi nella serie coincide con quelle ottenute in WRT, mentre il pilota dell’Angola ne ha ottenuta anche un’altra.

La gara – LMGTE Am

Iron Lynx completa, in meno di 10 minuti, una rimonta dal fondo alla testa del gruppo. La gemella Iron Dames segue i compagni assieme alla Aston Martin di D’Station Racing. Nelle primissime fasi di gara si notano un drive through per Project 1 (complice un tocco della linea di ingresso della pit lane durante la partenza lanciata) e un testacoda in curva 1 dopo soli 20 minuti dallo spegnimento dei semafori da parte della Ferrari #21 di AF Corse.

Le vetture cominciano a sostare attorno all’ora di gara. L’unica, momentaneamente, ad aver scelto una strategia diversa è la Corvette, pioniera dei pit stop, in grado di fermarsi dopo appena 36 minuti. Appena iniziato il secondo stint, la Ferrari Richard Mille viene penalizzata con un drive through per aver mandato fuori dalla traiettoria ideale in curva 13 la Peugeot #93 (Hypercar) durante un doppiaggio.

Un’altra delle vetture di Maranello è ancora più sfortunata nel corso della terza ora. La #21 di AF Corse, oltre a un testacoda in curva 1 appena prima del termine del secondo stint (2.06 di gara), viene penalizzata con drive through per escursioni continue oltre i limiti del tracciato. Non contenta, la direzione gara applica un’altra sanzione all’auto guidata da Mann, Cozzolino e Dezoteux: uno stop and go.

Lo schieramento procede ordinato fino a 5 ore e 40 minuti, il momento in cui avviene il più grande colpo di scena della giornata. La Porsche di Iron Lynx, che ha dominato la sessione finora, rientra nei pit e procede a parcheggiarsi. Claudio Schiavoni, il pilota bronze del team, per problemi di salute non può prendere parte alla prova e, per questo motivo, il team deve cedere la P1 alla gemella Iron Dames, seguita a pochissima distanza dalla Aston Martin di NorthWest AMR.

Quella che potrebbe essere una battaglia fisica viene stroncata da un’intervento della direzione gara. Un contatto in fase di doppiaggio con una delle vetture LMP2 costringe la Aston Martin in seconda posizione a compiere un drive through, che la farà rientrare dietro alla compagna di marca gestita da D’Station Racing.

L’ultima mezz’ora riaccende l’azione con tanti avvenimenti degni di nota. Quando mancano appena 26 minuti all’esposizione della bandiera a scacchi si alza molto fumo dalla Aston Martin #25 di TF Sport. La vettura, in procinto di affrontare curva 8, si porta nella via di fuga e attraversa le barriere, uscendo dal tracciato.

Anche in Porsche e in Ferrari non sono momenti così semplici. Dempsey-Proton commette un errore di gestione e deve rientrare in pit lane per effettuare lo splash necessario ad affrontare gli ultimi 3 giri della corsa. Inoltre, la #21 di AF Corse, contemporaneamente alla sosta dei rivali, si gira in curva 1.

Gli ultimissimi minuti vedono anche D’Station Racing avvicinarsi costantemente alla vettura di Iron Dames, quella in prima posizione. La Porsche al femminile continua a spingere, così come la Aston battente bandiera giapponese, ma la presenza di molti doppiaggi non permette nessun tipo di attacco da parte degli inseguitori.

La Porsche #85 di Iron Dames vince la 8 ore del Bahrain in classe LMGTE Am. L’equipaggio formato da Sarah Bovy, Rahel Frey e Michelle Gatting anticipa sul traguardo le Aston Martin di D’Station Racing (guidata da Tomonobu Fujii, Casper Stevenson e Liam Talbot) e NorthWest AMR (di Ian James, Alex Riberas e Daniel Mancinelli). Terminano a punti anche AF #54, Kessel, Dempsey-Proton, Corvette, GR, Richard Mille e Project 1.

La vittoria di Iron Dames è la prima di un equipaggio totalmente al femminile nella storia del WEC. Sarah Bovy, Rahel Frey e Michelle Gatting (tutte senza successi all’attivo nella massima serie endurance prima di sabato sera) sono, inoltre, le ultime occupanti del gradino più alto del podio della classe GTE in un campionato internazionale.

I risultati della gara

I risultati della 8 ore del Bahrain

La classifica finale

La classifica finale del World Endurance Championship 2023

Grazie alla vittoria finale della Toyota #8, Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa sono campioni piloti in Hypercar per il secondo anno consecutivo. Lo stesso risultato ha permesso il trionfo di Robert Kubica, Rui Andrade e Louis Deletraz, piloti della WRT #41, nei trofei riservati alla classe LMP2.

I campioni piloti

In Hypercar il titolo è andato per il secondo anno consecutivo a Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa. L’equipaggio, attivo da inizio 2022 sulla Toyota GR010 Hybrid #8, ha ottenuto 4 vittorie nella classe maggiore del mondo endurance (2 quest’anno), a cui vanno sommate le altre 3 dello svizzero e del neozelandese nella stessa categoria nel primo anno post LMP1, concluso da entrambi al secondo posto. Oltre ai successi, l’equipaggio ha ottenuto altri 4 secondi posti nel corso del 2023, segno che la costanza e un buon piazzamento a Le Mans siano fondamentali in un campionato combattuto come il WEC.

Robert Kubica, Louis Deletraz e Rui Andrade sono gli ultimi campioni della classe di mezzo, la LMP2, nel mondiale endurance. Le strade dei tre si sono incrociate quest’anno sulla WRT #41, dando immediatamente grossi risultati al team belga, che si contano in 3 vittorie (le uniche in carriere nel WEC per il polacco e lo svizzero, ne ha ottenuta una in più l’angolano) e 6 podi (una P2 e due P3) nel corso delle 7 gare stagionali. I tre hanno concretizzato tutto il possibile in ogni occasione, portandosi a casa sempre tanti punti.

Sono invece Nicky Catsburg, Nicolas Varrone e Ben Keating i campioni piloti in LMGTE Am. L’equipaggio della Chevrolet Corvette C8.R gestita da Corvette Racing ha portato a casa il titolo addirittura a Monza, con 2 gare ancora da svolgere. L’olandese e l’argentino, entrambi rookie nella categoria, sono stati chiamati ad affiancare il bronze campione in carica della serie, con già 4 successi all’attivo nelle precedenti 3 stagioni. I tre, insieme, hanno ottenuto 3 vittorie e 2 secondi posti, abbastanza per portare a casa l’ultimo trofeo nella classe GTE prima che questa scompaia, lasciando il posto alle più comuni GT3.

I prossimi appuntamenti

Il World Endurance Championship 2023 si è concluso. Le 37 vetture che formeranno la griglia 2024, almeno secondo le previsioni attuali, si ritroveranno per la prima volta in gara il 2 marzo, data della 1812km del Qatar, primo appuntamento stagionale.

Media: fiawec.com

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