WEC | 6H Spa 2023: Conway, Kobayashi e Lopez confermano il dominio Toyota. Wadoux prima donna vincitrice nel campionato

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Tempo di lettura: 16 minuti
di Francesco Gritti @franz_house_vg
30 Aprile 2023 - 08:00
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Mike Conway, Kamui Kobayashi e Josè Maria Lopez portano la loro Toyota in prima posizione al termine della 6 ore di Spa-Francorchamps. Vittoria in LMP2 per il Team WRT. Successo importantissimo in LMGTE Am: Lilou Wadoux, membro di Richard Mille AF Corse è la prima donna a imporsi nella storia del campionato

Il WEC ha regalato un’altra gara combattuta dall’inizio alla fine. Al momento è difficile trovare un campionato più interessante di questo da seguire. Tanti piloti di ottima fattura, ben 3 categorie nelle quali non è detta l’ultima parola fino alla bandiera a scacchi, prove di durata che sembrano durare quasi troppo poco per via delle strategie e dei cambi di posizione in pista. Una cosa è certa: il movimento endurance non è mai stato più in forma di così. Quando un campionato arriva ad essere composto da così tanta armonia è necessario riconoscerlo.

Il World Endurance Championship continua il suo viaggio attorno al mondo. Il terzo round stagionale vede la serie di durata per eccellenza fare tappa in Belgio, al Circuit de Spa-Francorchamps. Nelle 6 ore di gara ci si aspettano tanti colpi di scena, sia per la conformazione particolare dell’autodromo, sia per la durata della corsa, che, anche se non sembra, è fra le più brevi del WEC 2023.

Il Circuit de Spa-Francorchamps è nato nel 1921 come un cittadino tra le strade di Stavelot e Malmedy, ma ha subito molte modifiche nel secolo che ci precede. Nel 1979 il layout è stato rivoluzionato per motivi di sicurezza, che hanno tagliato 7 dei 14 chilometri della configurazione originaria. Fino al 2000, però, Spa non è stato un circuito permanente, visto che alcune parti del tracciato erano ancora strade aperte alla circolazione ordinaria. Questa situazione è cambiata nel 2000, anno in cui è stato deviato il tessuto stradale. Questo ha permesso all’impianto di diventare permanente a tutti gli effetti.

Il Circuit de Spa-Francorchamps non subisce modifiche al layout dal 2007 (se non si contano le ristrutturazioni del 2022). Il percorso attuale, lungo 7,004km, si presenta caratterizzato da grandi cambiamenti altimetrici e da un numero elevato di curve, ben 19, caratterizzate spesso da rapidi cambi di direzione. Ogni piega del tracciato è naturale e dal raggio variabile, tipico di circuiti dalla storia lunga e intricata. La velocità media estremamente alta e la notevole difficoltà tecnica rendono comuni gli incidenti.

La 6 ore di Spa-Francorchamps è una gara antichissima. La prima edizione di una prova di durata sul tracciato delle Ardenne si è tenuta addirittura nel lontano 1953, quando il circuito era ancora un cittadino. Divenuta della lunghezza attuale nel 2011, l’anno successivo è parte del calendario della stagione inaugurale del World Endurance Championship. Da allora non ha mai abbandonato la serie, confermandosi un classico intramontabile nel mondo delle gare di durata.

Ci sono diversi cambiamenti sullo schieramento rispetto a quello presente a Portimao 2 settimane fa. In Hypercar si assiste al debutto della prima vettura gestita da un team privato: La Porsche 963 #38 di Hertz Team Jota, con al volante Antonio Felix da Costa, Will Stevens (campioni LMP2 in carica con lo stesso team) e Ye Yifei (proveniente dall’ELMS). Cadillac porta in pista per la prima volta una seconda vettura, schierando Sebastien Bourdais, Renger van der Zande e Jack Aitken. Franck Mailleux prenderà il posto di Ryan Briscoe sulla Glickenhaus.

In LMP2 diversi piloti tornano sulla loro vettura dopo aver saltato Portimao. Andrea Caldarelli sostituisce Juan Manuel Correa sulla #9 di Prema Racing, mentre Felipe Albuquerque e Tom Blomqvist permettono a United Autosports di riformare gli equipaggi di Sebring. I due prendono il posto, rispettivamente, Ben Hanley e Giedo van der Garde sulla #22 e sulla #23.

Il ritiro con effetto immediato di Paul Dalla Lana causa una rivoluzione nella gestione dell’Aston Martin #98 di NorthWest AMR. Heart of Racing si prenderà carico della vettura da Spa in poi, ma per il momento il nome resterà quello precedente, per permettere di confermare gli utili ottenuti nelle prime due gare del 2023. Vista la situazione, anche Axcil Jefferies e Nicki Thiim lasciano la squadra. Il nuovo equipaggio sarà formato da Ian James, Alex Riberas (entrambi già impegnati con il team in IMSA) e Daniel Mancinelli.

Sulla Porsche di Project 1 – AO tornano P.J. Hyett e Gunnar Jeannette, sostituiti la precedente gara dai piloti di casa Guilherme Olivera e Miguel Ramos, vista la concomitanza dell’IMSA, altro campionato in cui i due competono.

La gara – Hypercar

La gara parte in ritardo di 30 minuti rispetto all’orario previsto da programma (12.45) a causa delle condizioni meteo avverse. Durante la mattinata la nebbia fitta e la pioggia hanno coperto il tracciato, impedendo il corretto svolgimento delle sessioni pianificate e grandi disagi sulla viabilità urbana.

Visto che all’avviarsi delle 6 ore di gara il tracciato è ancora umido, sono diverse le squadre che scelgono di utilizzare le gomme da bagnato al via. Dopo un giro dietro alla safety car a conto alla rovescia già iniziato le vetture cominciano a cambiare posizione. Le condizioni della pista sono a vantaggio dei piloti sulle wet, che sfilano davanti alle vetture già settate per le condizioni di asciutto. La Toyota #7, partita in pole, subisce attacchi da parte di avversari di classe e non, venendo risucchiata nel gruppone. Le Ferrari, in ordine #50 e #51, invece, dominano incontrastate la fase iniziale, ma già al secondo giro le condizioni sembrano destinate a mutare.

La traiettoria ideale si sta già asciugando, e questo porta i piloti di testa a cercare chiazze di umido qua e là per mantenere le gomme in uno stato competitivo. La safety car, richiamata in pista appena 10 minuti dopo lo start per via di un incidente di una GTE, non fa che peggiorare le cose e lo scroscio sceso dopo un quarto d’ora non cambia la situazione.

La ripartenza all’uscita della safety car è semplicemente traumatica. La Toyota partita in pole schiva tutti gli avversari come fossero birilli, dato che il tracciato è praticamente asciutto. Questa situazione disastrosa costringe Ferrari, Peugeot, Cadillac e Jota alla sosta dopo appena mezz’ora di gara. L’assenza di termocoperte, mista al tracciato particolarmente freddo, rende ancora più difficoltosa la rimonta da parte degli equipaggi sopracitati, alle prese con gomme che non entrano in temperatura. La scelta di Ferrari di montare gomme medie si rivela particolarmente funesta: le due vetture di Maranello sono quasi 20 secondi al giro più lente delle Toyota, che stanno dominando la classifica Hypercar.

Dopo 43 minuti dallo start si entra in regime di Full Course Yellow. I team, notando la situazione favorevole, cominciano a preparare le sosta per le vetture partite con gomme da asciutto. Attorno all’ora di gara Porsche, Vanwall e Glickenhaus si portano sulle loro piazzole, seguite qualche minuto dopo dalle due Toyota. La #7, partita in pole, termina il primo giro di soste davanti a tutti, seguita dalla gemella #8 (partita dal fondo per via di un incidente in qualifica). La Porsche #6 è terza, distaccata.

Le gomme fredde regalano attimi di paura al box Vanwall. Guerrieri perde il controllo della #4 appena fuori dalla corsia box e si ferma nell’erba antistante l’Eau Rouge. Fortunatamente, la vettura austriaca non tocca le barriere e può proseguire la gara senza problemi. Le strategie, da questo momento in poi, saranno molto simili. Vista l’autonomia dalla durata di circa un’ora, le vetture partite con gomme da asciutto sostano attorno all’ora netta di gara, mentre gli avversari in intervalli vicini ai 30 minuti.

Dopo un’ora e 38 minuti entra in pista per la seconda volta la safety car. La Cadillac #3, guidata da Ranger van der Zande, ha un problema all’idroguida. L’olandese non se ne accorge e, quando arriva all’Eau Rouge, prosegue dritto contro le barriere. La vettura è completamente distrutta e si deve ritirare dalla corsa. Fortunatamente, il pilota è uscito illeso. Trascorsi i 20 minuti necessari alla riparazione delle barriere, la gara riprende.

Le Ferrari sfruttano il giro di soste degli avversari per recuperare secondi e posizioni, mostrando tutta la competitività della vettura. Al termine di questo periodo il tracciato viene posto in regime di FCY. La Porsche #6 si è ammutolita all’inizio del rettilineo principale. Nonostante diversi tentativi il mezzo non riparte e Vanthoor, in quel momento alla guida della 963, getta la spugna ed esce sconsolato dall’abitacolo. Quasi in contemporanea la Vanwall si ritrova in testacoda a Les Combes, ma riesce a rientrare con le quattro ruote sul tracciato (anche se con qualche aiuto).

La sosta successiva alla ripartenza è parecchio problematica per Peugeot. La #94, dopo aver compiuto pochi metri, si ferma. Fortunatamente la vettura riparte, ma ha perso quasi 2 minuti sugli avversari. Anche la Ferrari #51 non compie un pit ottimale. Il cambio pilota è lento e la vettura, già rientrata durante la FCY per un cerchio danneggiato, non sembra volersi alzare sui cavalletti.

La terza fermata pianificata (a 3 ore di gara inoltrate) leva ogni speranza a Vanwall. Inizialmente la #4 si blocca appena uscita dalla pit lane, poi procede lentamente con una portiera aperta e infine, nemmeno 10 minuti dopo, si danneggia irrimediabilmente a causa di un contatto con una Ferrari GTE alla Paul Frere. Stint decisamente poco fortunato quello di Villeneuve, il cui ritiro riporta in pista per la terza volta la safety car.

Il direttore gara neutralizza di nuovo la sessione dopo 4 ore inoltrate. La Ferrari #50, guidata da Antonio Fuoco, termina nelle barriere appena 200 metri dopo essere uscita dalla pit lane. Le gomme troppo fredde hanno fatto perdere il controllo del mezzo al pilota calabrese. L’altra rossa di Maranello, rimasta in pista, non è in condizioni ottimali: deve recuperare molto terreno sui rivali.

Gli ultimi 90 minuti di corsa sono un duello per la vittoria tra le Toyota, che si scambiano costantemente la prima posizione per via delle soste. A primeggiare sarà la #7, guidata da Mike Conway, Josè Maria Lopez e Kamui Kobayashi, che, nonostante una penalità di 5 secondi ricevuta per un sorpasso oltre i limiti esterni del Radillion, si mette dietro la gemella #8 di Buemi, Hartley e Hirakawa.

La lotta per l’ultimo gradino del podio è più serrata. La Ferrari #51 è velocissima nello stint finale e riesce a recuperare la Porsche #5, superandola a Les Combes durante il centoquarantottesimo e ultimo giro. L’equipaggio formato da Giovinazzi, Calado e Pier Guidi completa la top 3. Concludono la gara, dietro alla sfortunata vettura di Stoccarda, anche Cadillac #2, Porsche Jota, Glickenhaus, Peugeot #93 e Peugeot #94.

Quella odierna è la diciannovesima vittoria per Conway, la tredicesima per Lopez e la quattordicesima per Kobayasahi nel WEC. Un equipaggio così ben affiatato è difficile da trovare e lo dimostrano i due titoli mondiali datati 2019-20 e 2021 ottenuti proprio con Toyota. Questo rende la vettura #7 una delle principali contendenti per il successo finale.

La gara – LMP2

Nelle primissime fasi della 6 ore la lotta per la leadership è tra la Prema #63 e la United #23. La vettura #22 è la prima a sostare, visto che una perdita di trazione avvenuta poco dopo l’uscita di scena della safety car la porta contro le barriere interne al Radillon. Fortunatamente basta solo la sostituzione dell’anteriore per farla ritornare come nuova.

Dopo 40 minuti dallo start la direzione gara neutralizza le vetture in regime di full course yellow. La #10 di Vector Sport si ferma pochi metri dopo l’uscita dalla pit lane: la ruota posteriore sinistra non è stata ben fissata e si è staccata dalla sua sede. L’unica opzione, in questo caso, è il ritiro.

Vista l’autonomia limitata delle LMP2, di appena 45 minuti circa, si verificano molte più soste rispetto alle altre categorie, ma i principali leader risultano essere, nelle prime 3 ore, sempre la United #23 e la Prema #63, anche se, tra un pit e l’altro, sbucano le due WRT. A metà gara le due vetture del team belga sembrano essere fatte di tutt’altra pasta e cominciano a duellare fra di loro. Presto, però, la #41 perde terreno e si fa superare anche dalla Oreca di Jota.

Le Prema, le United e le WRT si rifanno vedere minacciose nelle ultime fasi di gara. La safety car chiamata dopo 3 ore e mezza ha costretto diverse vetture, tra cui la Jota, a una sosta di emergenza, che poi dovrà venire completata in assenza della vettura chiamata ad annullare i distacchi. Non è quindi la scelta tra gomme da asciutto o da bagnato (anche perché tutti, nella categoria di mezzo, hanno optato per le lisce allo start) a determinare il successo o meno della prova belga, ma la fortuna di trovarsi con la quantità di carburante ideale al momento giusto.

La vettura di Inter Europol, che ha deciso di compiere una strategia diversa, è la sorpresa dell’ultima ora. Gli altri protagonisti, arretrati, si contendono e si ostacolano utilizzando strategie diverse, che rendono le posizioni estremamente instabili. Uno stop & go di 3 minuti per violazione delle procedure in fase di safety car distrugge le possibilità di vittoria della Prema #63 dopo una gara splendida. Anche la #9 non brilla più di tanto nei minuti finali.

Degli ultimi giri lenti ma stabili permettono di aggiudicarsi alla WRT #41 di Rui Andrade, Louis Deletraz e Robert Kubica la vittoria di classe. Forse una manciata di giri in più avrebbe permesso alla United #23 di Jarvis, Pierson e Blomqvist un sorpasso decisivo, ma non è andata così. Inter Europol, con Costa, Scherer e Smiechowski ad alternarsi al volante, chiude il podio. Anche Prema #9, United #22, WRT #31, Alpine #36, Alpine #35, Jota e Prema #63 concludono la gara.

WRT può ritenersi più che soddisfatta. Un equipaggio formato all’inizio della stagione si è portato a casa una vittoria piena di merito. Sia per Deletraz che per Kubica, quella odierna è la prima vittoria nel mondiale endurance, mentre per Andrade è la seconda. Solo il tempo potrà rivelare se la #41 diventerà una certezza oppure resterà una meteora.

La gara – LMGTE Am

Prima della partenza la Porsche #77 di Dempsey Proton è andata in testacoda all’Eau Rouge. L’asfalto umido, percorso da tutte le GT in gara con gomme da asciutto, ha provocato una perdita di trazione all’altezza del Radillon. La compagna di squadra #88 le fa compagnia alla Malmedy durante il primo giro. Il primo ingresso della safety car in pista è causato da un’altra delle vetture di Stoccarda. Schiavoni perde il controllo della Iron Lynx #60 e si incastra nella gravel trap esterna a Les Combes. Solo dopo diverse spinte l’auto tornerà regolarmente in pista.

La leadership inziale della Corvette viene minata dai giapponesi di Dstation al restart. La Aston Martin #777 affianca la vettura americana a Les Combes e la sorpassa. In pochi minuti anche la #21 e la #85 guadagneranno posizioni sulla #33, in caduta libera.

L’Aston Martin ORT e la Porsche Iron Dames seguono battagliando la vettura di Dstation. I giapponesi si ritrovano presto attaccati dall’equipaggio al femminile, da cui si liberano con un contatto poco galante in uscita da La Source, che spedisce l’auto avversaria sull’erba. La direzione gara penalizzerà con 30 secondi di stop & go i leader della corsa. Anche l’altro equipaggio del marchio inglese dovrà subire la medesima penalità per taglio della linea bianca in uscita dalla pit lane.

Dopo la seconda sosta la Porsche #88 e la Ferrari #83 si ritrovano nelle prime due posizioni. La vettura di AF Corse riuscirà a imporsi sulla Proton in pista, con un attacco a inizio giro, salvo far tornare i rivali di Stoccarda in cima dopo una fermata in pit lane infelice. Nel frattempo la “nuova” Aston #98 si ritrova più volte nella sabbia, ma senza perdere ingenti quantità di tempo.

Appena dopo lo scambio di posizioni in pista, con conseguente ritorno in cima alla classifica di categoria della #83, una GTE causa di nuovo l’ingresso della safety car. La Ferrari AF Corse #54, in quel momento guidata da Francesco Castellacci, blocca la Vanwall e causa il contatto che porterà la Hypercar al ritiro. La GT si incastra nella via di fuga, ma riuscirà ad uscirne e rientrare nei box. Nonostante non si sia ritirata, l’auto di Maranello non toccherà più la pista per il resto della gara.

Nelle fasi finali sembra che la Ferrari #83 ne abbia più di tutti. Dietro è battaglia per il podio. Le Porsche #25 e #88 e la Corvette lottano animatamente durante l’ultima ora. La Proton resterà indietro nelle ultimissime fasi di gara, mentre la Chevrolet e la ORT lotteranno fino alla fine.

La Ferrari #83 di Richard Mille AF Corse, guidata da Luis Perez Companc, Lilou Wadoux e Alessio Rovera vince la 6 ore di Spa-Francorchamps in LMGTE Am. La Chevrolet #25 di Catsburg, Keating e Varrone termina, distante, in P2 mentre la Porsche ORT #25 di Al Harthy, Dinan e Eastwood, attaccata alla vettura americana al passaggio sotto la bandiera a scacchi, completa il podio. Proton, Iron Dames, AF Corse #21, Northwest AMR, Kessel, Dempsey Proton e Dstation concludono in zona punti.

L’equipaggio #83 rompe il dominio Corvette dei primi due round. Risulta raro trovare una schiera così eterogenea di piloti a bordo della stessa vettura. Perez Companc, ex pilota di rally trasferitosi poi alle gare di durata, guadagna la sua terza affermazione in questa prova, Rovera, già campione 2021 della categoria, ottiene il quinto successo, mentre Wadoux, ad appena 22 anni, è la prima donna a vincere una gara del WEC.

I risultati odierni

I risultati della 6 ore di Spa-Francorchamps

La classifica generale

La classifica del World Endurance Championship dopo la 6 ore di Spa-Francorchamps

In Hypercar gli equipaggi Toyota hanno preso il volo. Buemi, Hartley e Hirakawa, a quota 71, precedono di 5 lunghezze i compagni Conway, Kobayashi e Lopez. Il primo equipaggio Ferrari, formato da Fuoco, Molina e Nielsen, è fermo a quota 42. La classifica costruttori sorride a Toyota, con 90 punti presi su un massimo di 91. Segue Ferrari, a -33. La partecipazione di Jota apre il campionato team. Attualmente la scuderia inglese è l’unica ad avervi preso parte.

La United Autosports #22 guida il campionato team in LMP2. Solo due dei suoi piloti, Hanson e Lubin, sono in testa alla classifica riservata. WRT #41, con Kubica, Andrade e Deletraz, seconda, si trova a 58 punti, 8 meno dei leader di classe.

La situazione in LMGTE Am è decisamente schiacciante. Catsburg, Keating e Varrone, l’equipaggio Corvette, sta dominando la classe minore con 82 punti, 39 in più di Perez Companc, Rovera e Wadoux, piloti di Richard Mille AF Corse, in seconda posizione. In caso di vittoria con pole position annessa, con Richard Mille AF Corse fuori dai punti, AF Corse #21 in P9, Dempsey Proton e Iron Dames massimo in P8, Kessel in P7, AF Corse #54 in P6, ORT in P5, Proton in P4, Iron Lynx e GR Racing massimo in P3, i membri del team Chevrolet possono diventare campioni piloti e team già al prossimo round.

I prossimi appuntamenti

Il weekend di Spa è terminato e la pausa è lunga. La prossima gara, la quarta della stagione, è la più importante e prestigiosa dell’intero calendario. Tra il 10 e l’11 Giugno si terrà la 24 ore di Le Mans sullo storico Circuit de la Sarthe.

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