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WEC | 6h Fuji 2023: Cronaca di un netto trionfo Toyota

di Francesco Gritti
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Pubblicato il 13 Settembre 2023 - 09:00
Tempo di lettura: 15 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
WEC | 6h Fuji 2023: Cronaca di un netto trionfo Toyota
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L’equipaggio della Toyota #7, formato da Mike Conway, Kamui Kobayashi e José Maria Lopez, si è imposto sulla gemella #8 e sulla Porsche #6 in una gara carica di sorprese.

Toyota ha dominato, di nuovo, nella pista di casa. La GR010 è ancora l’auto migliore nella griglia Hypercar e nessun BoP può (fortunatamente) stravolgere le gerarchie. Il lavoro di Gazoo Racing si può ritenere quasi perfetto, ma, allo stesso tempo, non è oggettivamente possibile svilire la difesa stoica della Porsche #6 di Estre, Lotterer e Vanthoor, in grado di mantenersi davanti a tutto il pacchetto vetture nel suo complesso per quasi 4 ore.

La pausa estiva del World Endurance Championship è terminata e, dopo due mesi, la massima serie di durata torna in pista. Il sesto appuntamento, penultimo della stagione 2023, si tiene al Fuji Speedway, autodromo caratterizzato da una storia lunghissima e da un layout che segue le pieghe altimetriche della prefettura di Shizuoka in cui è situato.

Il Fuji Speedway è un circuito che rappresenta la storia per il Giappone nei calendari mondiali. Sorto ai piedi dell’omonimo vulcano, il tracciato creato nel 1965 e rivoluzionato nel 2005, è caratterizzato da un lungo rettilineo principale e un susseguirsi di tratti veloci e tecnici. Nei 4,549 km che lo compongono, le 16 curve (10 a destra e 6 a sinistra) pennellano i dislivelli del tracciato montano, regalando un layout unico quanto inimitabile.

La 6 ore del Fuji è una gara storica nel panorama endurance giapponese. Tenutasi senza pause dal 1967 al 1992, la corsa è tornata da allora solo in un paio di occasioni, nel 1999 e nel 2007. A partire del 2012, anno di ingresso nel WEC, la lunghezza della principale prova di durata del Giappone è stata modificata, diventando di 6 ore. Da quella stagione, escludendo gli anni del COVID (2020 e 2021), il mondiale endurance è sempre riuscito a fare scalo sul suolo nipponico.

Escludendo l’assenza di Glickenhaus (che probabilmente ha terminato in anticipo la stagione), l’unico cambio alla lineup in Hypercar riguarda la sostituzione di Nico Muller, infortunato in allenamento, con Stoffel Vandoorne (undicesimo in Formula E) a bordo della Peugeot #94.

In LMP2 si notano diversi cambiamenti nella lineup Prema. Juan Manuel Correa continua l’alternanza sulla #9 con Andrea Caldarelli, passato sulla #63 al posto di Mirko Bortolotti, impegnato nel DTM. Anche Ben Hansen cambia equipaggio: il ritorno di Felipe Albuquerque sulla United #22 (era a Mosport in IMSA durante la scorsa 6 ore di Monza) permette all’inglese di spostarsi sulla sorella #23 in sostituzione di Tom Blomqvist, questo weekend in IndyCar.

Anche in LMGTE Am l’entry list presenta qualche cambiamento. La Ferrari #21 di AF Corse sostituisce de Pauw e Piguet con i piloti di casa Kei Cozzolino, che si sposta da Kessel Racing, in cui ha preso il suo posto Ritomo Miyata (leader del campionato in Super Formula e secondo in Super GT500) e Hiroshi Koizumi (impegnato a tempo pieno in Le Mans Cup). L’assenza di un appuntamento in IMSA questo weekend riporta in pista sia Hyett e Jeannette sulla Porsche di Project 1, sia l’intero equipaggio Northwest AMR.

Si apre uno spiraglio titolo per la Toyota #8 in Hypercar. In caso l’equipaggio formato da Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Ryo Hirakawa ottenga una vittoria con annesse P6 (come risultato massimo) della vettura gemella e della Ferrari #51 e P3 dell’altra auto di Maranello, questo potrebbe trionfare con un round di anticipo. Inoltre, in caso di successo con gli avversari italiani fuori dal podio, Toyota diventerebbe campione costruttori. Sono ancora 6 gli equipaggi e 2 i marchi ancora in lotta titolo.

La gara – Hypercar

Allo spegnimento dei semafori la griglia della classe regina è avvolta nel caos. A dimostrarlo ci pensano lo stacco perfetto della Porsche #6 e le entrate aggressive alla Daiichi da parte di Cadillac e Proton, in grado di spingere quasi tutto lo schieramento nella via di fuga. Le poche auto che riescono a restare nei track limits, tra cui le due Ferrari, guadagnano molte posizioni, mentre le Toyota e la Penske #5 restano inglobate nel traffico.

La seconda vettura di Stoccarda subisce, a causa di un contatto con la #50 di Maranello, una foratura alla gomma posteriore destra, che la porterà immediatamente in pit lane. La sfortuna ancora maggiore riguarda il tempismo di tale sosta, avvenuta all’inizio del periodo di safety car. Una GTE si è insabbiata, mandando in pista la vettura in grado di neutralizzare le posizioni. L’infrazione dell’articolo 14.6.5 (la #5 non si è fermata di nuovo appena riaperta la pit lane) causa 3 minuti di stop & go all’equipaggio formato da Cameron, Makowiecki e Christensen.

La ripartenza non è fonte di scossoni per la classifica generale. Le Toyota si trovano all’inseguimento, ma si capisce fin da subito che sono le auto più veloci del lotto. La #7 in particolare, già nel primo stint si impone sulle due Ferrari senza grossi problemi, in entrambi i casi con un attacco alla Daiichi.

La prima auto a sostare è proprio la Porsche #6, che lascia la Toyota sopra citata in prima posizione. Il pit anticipato a 50 minuti dall’inizio della corsa da parte del team di Stoccarda è servito, nell’idea, per poter sfruttare al meglio l’arrivo di un’eventuale pioggia.

Prima della propria sosta, la Jota tampona alla Dunlop Corner la sua omologa in classe LMP2 e la manda in testacoda. I campioni team Hypercar sono penalizzati con un drive through, da scontare durante il secondo stint. Attorno all’ora di gara rientra la Toyota #7, seguita a ruota dal resto delle avversarie.

La fase successiva di sessione vede la Porsche #6 davanti a tutti con un vantaggio oneroso. Le due Toyota seguono la leader a debita distanza. Le Ferrari hanno il passo per recuperare terreno, mentre Jota e Cadillac scivolano di posizioni. La vettura americana, complice l’assenza di un cambio gomme durante il pit, risulta estremamente difficile da tenere in pista.

Il secondo giro di soste non cambia le posizioni, almeno nell’immediato. La Porsche #6, visto che non si vede nemmeno una goccia di pioggia in pista, cerca di allungare leggermente il numero di giri compiuti rispetto agli avversari per non essere costretta allo splash finale. Nonostante tutto, è ancora la prima vettura a rientrare in pit lane, seguita da Jota e Cadillac nei due passaggi successivi. Le Toyota optano per un cambio pilota allo scoccare delle due ore nette di gara.

La Porsche di Proton Competition resta ferma per molto tempo in pit lane prima di essere portata nei box. La paura del team, fortunatamente, rientra in un paio di minuti. Durante il cambio pilota si è verificato un problema alle cinture di sicurezza lombari, non in grado di agganciarsi correttamente. Senza pilota a bordo, i meccanici sono riusciti a farle tornare in posizione, permettendo così a Bruni di scendere in pista.

La Porsche privata, al momento seconda (e ultima) nella classifica a lei designata, rientra al coperto al termine del terzo stint e ci rimane per mezz’ora. In questa fase di gara non avviene nulla di particolare: #6, #7 e #8 procedono a diminuire vicendevolmente i distacchi, ma senza mai incrociarsi.

La quarta ora, invece, lascia tutti con il fiato sospeso. Due vetture vengono penalizzate con un drive through. La Vanwall gira nei primissimi minuti della seconda metà di gara una vettura LMP2, mentre la Cadillac supera troppe volte i limiti del tracciato. Gli ultimi giri dello stint vedono la #7 avvicinarsi e tentare più volte il sorpasso sulla #6, senza successo. Questo permette alla #8 di ridurre così tanto il distacco da potersi unire al trenino dei primi due.

La Porsche in testa si difende strenuamente dalle Toyota, che non sembrano essere in combutta fra loro. A riprova di questo ci pensa un errore alla staccata della Dunlop Corner da parte della #7. La #8 si affianca senza sorpassare, permettendo alla sorella di rimanere in P2.

La squadra capisce presto che la vettura ai piedi del podio è più veloce di quella sul gradino centrale e, per questo, permette l’inversione delle posizioni tra le due forze. La #8 raggiunge e supera in altrettanto poco tempo la Porsche con un attacco alla Dunlop Corner, prendendo in pista la testa della corsa. L’auto di Stoccarda, che ha terminato l’energia necessaria a permettere il miracolo, rientra immediatamente nella sua piazzola in pit lane.

Da qui la gara è tutta in discesa per Toyota. La casa di Aichi si è oramai resa conto di avere una doppietta certa e, per evitare scontri in pista, decide di ristabilire le dinastie antecedenti al sorpasso sulla Porsche. La #7 torna così in testa.

Il quinto stint, oltretutto, è caratterizzato un problema tecnico decisamente spaventoso. La ruota anteriore sinistra della Cadillac si stacca mentre affronta la 300R a grande velocità a causa della rottura del mozzo. Ci vorranno 10 minuti per permettere alla vettura di Chip Ganassi il ritorno in pista.

L’ultima sosta prevista riserva qualche difficoltà a Vanwall. L’auto, all’epoca, di byKolles ha una perdita di liquidi e deve rientrare nel box per una riparazione. Anche Porsche #5 e Cadillac devono subire delle riparazioni. La vettura tedesca resta ferma per quasi un’ora, mentre quella americana solo per qualche minuto.

La FCY per un detrito chiamata a 20 minuti del termine della prova non rompe nessun equilibrio. Le auto sono definitivamente distanziate e non c’è più spazio per volate trionfali o sorprese dell’ultimo secondo, tipiche delle grandi imprese dell’endurance.

La Toyota #7 di Mike Conway, Kamui Kobayshi e José Maria Lopez vince la 6 ore del Fuji. Li seguono sul podio la gemella #8, guidata da Brendon Hartley, Sebastien Buemi e Ryo Hirakawa, e la Porsche #6 di André Lotterer, Laurens Vanthoor e Kevin Estre. Le Ferrari #50 e #51, Jota, le Peugeot #94 e #93, Proton e Cadillac, in quest’ordine, chiudono la zona punti.

Una vittoria da parte di Mike Conway, Kamui Kobayashi e José Maria Lopez è forse la più scontata nel WEC odierno. L’equipaggio battente bandiera giapponese, immutato dal 2017, ha conquistato la quindicesima vittoria assieme (21 per Conway, contando le 4 in LMP2, 16 per Kobayashi, 15 per Lopez). A dispetto dei numeri, però, la situazione campionato non gli è favorevole. I piloti dovranno sperare in una performance opaca da parte della gemella se vorranno trionfare assieme per la terza volta.

La gara – LMP2

La sessione di LMP2 si apre, stranamente, nella calma. Il primo stint è caratterizzato solo da un contatto tra la United #23 e la WRT #41 nel serpentone finale, che verrà penalizzato con 10 secondi in aggiunta al pit iniziale della vettura inglese.

Le strategie sembrano subito chiare: Jota si ferma dopo mezz’ora, mentre le altre vetture tendono a raggiungere i 45 minuti. Gli unici equipaggi a cercare la sosta attardata sono quelli di Alpine e Vector Sport.

Durante le prime ore la classe intermedia continua a scorrere senza scossoni particolari. Sono degni di nota solo gli incidenti con due Hypercar, entrambi causati dalle “sorelle maggiori”. La Jota viene girata dall’omologa alla Dunlop Corner dopo 55 minuti di gara, mentre la United #23 subisce la stessa sorte alla Panasonic Corner da parte della Vanwall 120 primi più tardi.

L’azione comincia ad accendersi nel corso della quinta ora. La WRT #41 ha recuperato molto terreno negli stint precedenti, tanto da portarsi, con l’aiuto della Vanwall (appena citato), in seconda posizione. L’attacco alla United #22, leader della corsa, è solo questione di tempo. La strategia che vede i pit ritardati da parte della squadra belga regala il risultato sperato solo a 75 minuti dalla fine, quando l’attacco alla Daiichi sull’auto blu inglese, appena uscita dalla pit lane con gomme fredde, ha successo.

Entrambe le United soffrono nel finale di gara, in particolar modo la #23, trovatasi fuori dal podio. La #22, invece, lotta con la WRT #31 negli ultimi minuti per la P2. Entrambe le vetture si toccheranno più e più volte, andando quasi contro il concetto di endurance in una battaglia senza esclusione di colpi. Anche la sorella lotterà allo stesso modo, ma il suo avversario è la Alpine #36, mai in grado di imporsi sulla rivale in via definitiva.

La WRT #41, con Rui Andrade, Louis Deletraz e Robert Kubica ad alternarsi al volante, vince la 6 ore del Fuji. United #22 e WRT #31, guidate da, rispettivamente, Philip Hanson, Frederick Lubin e Filipe Albuquerque e Robin Frijns, Sean Gelael e Ferdinand Habsburg, completano il podio della classe LMP2. United #23, Alpine #36, Jota, Vector, Prema #9, Inter Europol e Prema #63 chiudono la zona punti.

Nonostante l’equipaggio formato dal ventitreenne Rui Andrade, dal ventiseienne Louis Deletraz e dal trentottenne Robert Kubica sia inedito, sta funzionando molto bene. Il team belga è riuscito nell’impresa di portare questa vettura alla seconda vittoria stagionale (terza in carriera per Andrade). Grazie a questo successo la leadership in campionato dei tre piloti è sempre più solida.

La gara – LMGTE Am

La prova della classe minore si apre immediatamente con un incidente. La Ferrari Richard Mille guidata da Perez Companc, complice un ingresso alla prima curva troppo aggressivo, va in testacoda e si insabbia, chiamando in pista la safety car. Il veterano argentino riuscirà a ripartire.

Nella prima ora pare che D’Station, unico team della classe battente bandiera giapponese, abbia una marcia in più. Qualche secondo più indietro Corvette e Iron Dames ingaggiano una lunga battaglia per la seconda posizione, che terminerà solo con l’arrivo dei doppiaggi. Questi favoriscono l’equipaggio già campione del mondo, in grado di prendere la posizione in via provvisoria.

La Ferrari AF #54 è la prima auto a fermarsi in pit lane, seguita dalla compagna di marca gestita da Kessel Racing. Al termine del giro di soste la situazione vede sempre la Aston Martin #777 in testa al gruppo, seguita dalla Corvette. Le Iron Dames scivolano nel gruppo.

La lotta per la P2 si fa molto accesa all’inizio della terza ora. L’equipaggio campione e quello della #54 battagliano animatamente per il gradino centrale del podio, ma la situazione non si risolverà fra piloti. La Corvette chiude troppo la traiettoria in entrata alla Dunlop Corner, mandando la vettura rivale molto lunga. La direzione gara non mostra pietà per la squadra americana, che subirà 30 secondi di stop & go.

Quasi in contemporanea Iron Lynx tampona Kessel all’Hairpin. Entrambi finiscono in testacoda. La Porsche del team italiano subirà un drive through come conseguenza dell’impatto. Anche ORT e AF #21 subiscono numerose penalità nel corso della prova, ma per abuso dei track limits. L’Aston Martin e la Ferrari dovranno affrontare numerosi stop & go.

La seconda metà della sessione non è povera di interventi della direzione gara. La Porsche di Iron Lynx subisce un altro drive through per aver mandato in testacoda una Peugeot Hypercar in curva 11. La vettura francese rientra a pieno regime pochi secondi dopo.

La lotta per la vittoria non è esente da queste problematiche. Iron Dames, Corvette e Dempsey-Proton sono vicinissime dopo 4 ore di gara. Le “Dame di Ferro”, leader della corsa durante la rimonta da parte degli inseguitori, vengono presto superate dalla foga della #33 e della #77. La vettura americana verrà poi penalizzata di 10 secondi per aver portato fuori dai limiti della Panasonic Corner la #86 GR Racing, mentre la Porsche battente bandiera tedesca dovrà scontare un drive through per l’eccessivo numero di escursioni fuori dal tracciato.

Questi avvenimenti permettono alla Ferrari #54 di AF Corse di imporsi sui rivali senza grossi problemi nell’ultima ora, caratterizzata anche da un drive through per “Rexy”, la Porsche di Project 1, colpevole di aver colpito e mandato in testacoda la collega Dempsey-Proton, che verrà poi ulteriormente sanzionata con uno stop & go, per le continue infrazioni ai limiti della pista.

La Ferrari #54 di AF Corse, con Francesco Castellacci, Davide Rigon e Thomas Flohr ad alternarsi al volante, vince la 6 ore del Fuji nella classe riservata alle Gran Turismo. A completare il podio ci pensano la Corvette, guidata da Ben Keating, Nicky Catsburg e Nicolas Varrone, e la Ferrari di Kessel Racing (penalizzata di 10 secondi per infrazione durante la FCY finale), affidata per questa gara a Scott Huffaker, Takeshi Kimura e Ritomo Miyata (al debutto assoluto nel mondiale endurance). Iron Dames, Project 1, Dempsey-Proton, Northwest, GR, Richard Mille e D’Station concludono a punti.

Francesco Castellacci, Davide Rigon (entrambi italiani con, rispettivamente 36 e 37 anni) e Thomas Flohr (sessantatreenne svizzero), nonostante siano nell’ambiente AF Corse da tantissimo tempo, non si sono mai trovati nello stesso equipaggio a tempo pieno prima di questa stagione, in cui hanno trionfato per la prima volta (seconda in carriera per tutti in LMGTE Am).

I risultati odierni

I risultati della 6 ore del Fuji

La classifica generale

La classifica del WEC al termine della 6 ore del Fuji

In Hypercar sono ancora 4 gli equipaggi che possono accaparrarsi il titolo piloti. Anche se basta un secondo posto in Bahrain alla Toyota #8 per diventare campione per la seconda volta di fila, in caso di vittoria con la gemella terza, la #7 sarebbe la favorita al trionfo finale.

Anche se è quasi impossibile, anche le Ferrari possono sperare nel miracolo. La #51 si porterebbe in P1 in caso di vittoria con la #8 in P8 e la #7 in P4, mentre la gemella #50 avrebbe bisogno di un successo con pole annessa, oltre all’arrivo in P10 della #8 condito dalla P5 della #7. Toyota si laurea campione costruttori con un round di anticipo.

La strada è spianata in LMP2 per WRT #41. Al team belga basta una P8 per diventare l’ultimo campione della classe di mezzo. Inter Europol e United #22 possono trionfare solo in caso di vittoria con l’equipaggio appena citato in P9.

I prossimi appuntamenti

Bisogna pazientare altri due mesi prima di vedere il finale di stagione del World Endurance Championship, la 8 ore del Bahrain, da tenersi il 4 Novembre al Bahrain International Circuit. Ad accompagnare la la massima serie di durata ci sarà la Porsche Carrera Cup Middle East.

Media: fiawec.com


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