WEC | 6h di Spa: prova di forza per Toyota, Ford vince tra le GTE

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di Federico Benedusi @federicob95
5 Maggio 2018 - 20:51
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Al termine di una gara dominata in lungo e in largo, Toyota si è aggiudicata una schiacciante doppietta nella 6h di Spa-Francorchamps che ha aperto la superseason 2018-2019 del WEC. A tagliare per primo il traguardo è stata la vettura #8 di Alonso/Buemi/Nakajima, con l’asturiano che si è dunque aggiudicato la vittoria all’esordio nel mondiale endurance, la prima sui saliscendi delle Ardenne da quella ottenuta nella Formula 3000 internazionale nel 2000. 

Dopo avere comandato la corsa con largo vantaggio sin dalla bandiera verde, senza particolari intoppi a parte un problema alle cinture di sicurezza patito da Nakajima a metà distanza, la Safety Car intervenuta per rimuovere la BR1 #17 di Matevos Isaakyan ha riaperto la contesa tra le due LMP1 giapponesi all’inizio dell’ultima ora. Conway, al volante della #7 partita dai box a seguito della penalità di ieri, ha recuperato tutto lo svantaggio sulla #8 a causa di un problema al cambio accusato da quest’ultima, ma Toyota ha preferito congelare le posizioni per premiare il lavoro svolto dai tre piloti della #8 lungo tutte le sei ore. 

Come previsto, l’equipaggio della #7 ha dato fondo ad ogni energia per risalire tutto il gruppo, dopo la penalità che l’ha costretta a partire dalla pit lane con un giro di ritardo. Una rimonta in buona parte facilitata da tre Safety Car, che però ha rappresentato meglio di ogni freddo numero la netta superiorità mostrata da Toyota sulle LMP1 non-ibride in occasione della gara belga. La prima endotermica al traguardo, la Rebellion #1, ha pagato due giri di ritardo dalle due TS050, distacco solo in minima parte influenzato da una sosta in regime di FCY effettuata dalla Toyota #8 dopo due ore, mentre le due Oreca del team svizzero si erano fermate pochi secondi prima a pista libera. Con tutta probabilità, il bureau tecnico del WEC sarà chiamato a rivedere qualche valore dell’Equivalence of Technology in vista della 24h di Le Mans.

Tra le non-ibride si è vista comunque una bella battaglia, con le due Rebellion raggiunte nella seconda metà di gara dalla rimontante BR1 #17 del team SMP Racing. Partito dal fondo, l’equipaggio Isaakyan/Orudzhev/Sarrazin ha risalito tutta la classifica andando anche ad attaccare le R13 nel corso della penultima ora. Dopo essersi preso l’ultimo gradino del podio, Isaakyan ha spalancato nuovamente la porta alla Rebellion #3 di Laurent, a causa un doppiaggio non impeccabile su una Porsche ufficiale, e dopo pochi giri ha concluso la sua gara contro le barriere di Raidillon, causando come detto l’ultima Safety Car di giornata. Un botto piuttosto pesante ma senza conseguenze per il giovane pilota russo. A giocarsi la terza posizione sono rimaste così le due Rebellion, con la #1 di Jani/Lotterer/Senna capace di spuntarla dopo avere anche “scontato” un pit stop aggiuntivo (con bandiera nero-arancione) a causa di un problema di rilevazione dati tramite GPS. Quinto posto per la CLM ByKolles, davanti alla BR1 #11.

Vittoria piuttosto netta anche in LMP2, da parte del team G-Drive Racing. Protagonista assoluto di giornata è stato Jean-Éric Vergne, che ha guidato l’Oreca #26 per gran parte della gara mantenendo un ritmo insostenibile per tutti. Per la seconda posizione, la #38 del team DC Racing ha avuto ragione della Alpine Signatech solo durante l’ultima ora di gara grazie al forcing di Ho-Pin Tung ai danni di André Negrão; ai piedi del podio è rimasta l’altra vettura gestita dalla scuderia di Jackie Chan, la #37. Positiva la gara di Pastor Maldonado sulla DragonSpeed #31, che tuttavia ha dovuto fronteggiare diversi inconvenienti tra cui un drive through rimediato da Roberto González per un contatto con la Ford #66; tra i nomi che si sono messi maggiormente in luce oggi c’è anche quello di Giedo van der Garde, che al ritorno dopo un anno di stop ha corso una gara coriacea al volante della Dallara del Racing Team Nederland, fermata però ai box per diversi minuti da un problema all’alternatore e solo 29esima assoluta al traguardo.

L’ultima neutralizzazione ha negato il successo alla Porsche #91 in GTE-Pro. Dopo avere guadagnato un grande vantaggio con Gianmaria Bruni, la 911 RSR ufficiale ereditata poi da Richard Lietz non ha saputo fronteggiare il ritorno delle avversarie nel corso dell’ultima ora a causa di problemi alle gomme, terminando solo quarta. Il successo è andato quindi alla Ford #66 di Johnson/Mücke/Pla, con quest’ultimo che si è reso protagonista di un grande sorpasso ai danni di Lietz in cima alla salita di Eau Rouge; podio completato dalla Porsche #92, nonostante un drive through per un’infrazione al pit stop, e dalla Ferrari #71 che si è guadagnata un podio in extremis grazie ad un’altra bella azione compiuta da Davide Rigon alla Bus Stop, sempre ai danni di Lietz. Il primo dei due botti violenti di giornata ha riguardato proprio la GTE-Pro e in particolare la Ford #67, che stava inseguendo la gemella allo scadere della prima ora quando Tincknell ne ha perso il controllo a Eau Rouge schiantandosi ad alta velocità contro le barriere: un incidente che ha ricordato quello subito ieri da Pietro Fittipaldi ma che fortunatamente ha visto l’inglese uscire del tutto illeso dalla vettura. Molto meno pesante ma altrettanto grave, per come è avvenuto, è l’incidente che ha coinvolto la Ferrari #51 dopo quattro ore di gara: errore dei meccanici di AF Corse, che hanno lasciato ripartire Pierguidi nonostante stesse sopraggiungendo Egidio Perfetti alla guida della Porsche del team Project 1, contatto inevitabile e sospensione anteriore sinistra gravemente danneggiata; la 488 campionessa in carica ha quindi concluso al 15° posto tra le GTE.

In generale, comunque, anche il Balance of Performance automatizzato ha mostrato qualche “falla”: Porsche e Ford hanno letteralmente dominato il weekend di Spa-Francorchamps lasciando Ferrari e le nuove BMW e Aston Martin a raccogliere le briciole, pertanto in vista di Le Mans (dove il Balance ad algoritmo non è previsto) sarà necessario un lavoro più oculato da parte del bureau tecnico del mondiale endurance per rendere i valori in campo più equilibrati. La migliore delle BMW ha comunque portato a casa un quinto posto con Blomqvist/da Costa, davanti alle due Aston Martin ufficiali con la #97 davanti alla #95.

La classe GTE-Am si è risolta solo sotto la bandiera a scacchi, con un arrivo in volata che ha visto trionfare l’Aston Martin #98 di Dalla Lana/Lamy/Lauda davanti alla gemella #90 del team TF Sport di Eastwood/Hankey/Yoluç. Nelle battute finali è stato Lamy a rispondere colpo su colpo agli attacchi di Hankey, portando a casa un altro successo per un trio divenuto ormai storico nelle competizioni di durata. Il podio di categoria è stato completato dalla Ferrari del team Clearwater di Griffin/Mok/Sawa, davanti alla Porsche #77 che avrebbe potuto a sua volta giocarsi il successo ma è stata rallentata da un problema di pressione del carburante. Gara sfortunata anche per il team Spirit of Race, che ha dovuto scontare diverse penalità e anche un problema elettrico in contemporanea con l’incidente di Isaakyan. Dalla GTE-Am è arrivata infine la prima Safety Car della corsa, già nel corso del primo giro, con Michael Wainwright finito contro le barriere di Les Combes per evitare la Ferrari di Ishikawa in testacoda.

Terminato il primo round della superseason, ora l’appuntamento è con il grande weekend della 24h di Le Mans, che si svolgerà tra il 16 e il 17 giugno.

Classifica

Immagine copertina: twitter.com/Toyota_Hybrid

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