WEC | 6h del Fuji 2022: Toyota e Ferrari fanno doppietta in Giappone

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Tempo di lettura: 14 minuti
di Francesco Gritti @franz_house_vg
12 Settembre 2022 - 10:30
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Toyota e Ferrari fanno doppietta in una gara senza troppi colpi di scena nelle classi maggiori. In LMP2 WRT si fa sentire in un finale mozzafiato. TF Sport guadagna molti punti con il successo in GTE Am.

Il ritorno dei campionati del mondo in Giappone, anche senza una gara fra le più spettacolari, è un sospiro di sollievo per tutto il motorsport. Il risultato più grande della giornata non si è visto in pista, bensì sugli spalti, pullulanti di tifosi Toyota (con tanto di bandiere e magliette a tema). Sono loro ad aver dato una conferma importante a tutti gli appassionati del mondo: il Covid non porterà più modifiche ai calendari e non lascerà più le tribune vuote, almeno per il momento.

Il Fuji Speedway è un circuito che rappresenta la storia per il Giappone nei calendari mondiali. Sorto ai piedi dell’omonimo vulcano, il tracciato creato nel 1965 e pesantemente modificato nel 2005 (anno dell’ultima modifica, che ha fermato le gare per 3 anni), è caratterizzato da un lungo rettlineo principale e un susseguirsi di tratti veloci e tecnici. Nei 4,549 km, le 16 curve (10 a destra e 6 a sinistra) pennellano i dislivelli del circuito montano, regalando un layout unico e inimitabile.

La 6 ore del Fuji, appuntamento storico del mondiale, torna in calendario dopo essere stata annullata nel 2021 per le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19. La gara si tiene per la nona volta (l’unica edizione saltata è quella appena trascorsa), ma, a differenza della posizione classica, si trova al round 5 come penultima prova di campionato, e potrebbe (anche se con difficoltà) assegnare i primi titoli a equipaggi e costruttori.

Rispetto allo scorso round, a Monza, mancano diverse vetture. L’assente più importante è Glickenhaus, che salta la tappa giapponese per concentrarsi sullo sviluppo dell’hypercar per il 2023 (e risparmiare sulla trasferta). In LMP2 manca invece la vettura di ARC Bratislava, schierata nel campionato Endurance dell’Est Europa, in pista a Brno nel finale di stagione, così come mancano Nico Muller e Renè Rast, impegnati a Spa nel DTM. Vector Sport chiama Renger van der Zande, pilota Cadillac in IMSA, al posto dell’elvetico, mentre WRT chiama Dries Vanthoor, pilota del team nel GT World Challenge e nell’ADAC GT Masters.

In GTE Pro Richard Lietz torna al volante della Porsche #91 dopo essere stato sostituito da Makowiecki a Monza, mentre in GTE Am torna Davide Rigon, sulla Ferrari #54 di AF Corse. Il simulator driver della Scuderia, che ha corso principalmente nel GTWC, nell’ELMS e nell’ALMS durante la stagione 2022, sostituisce Nick Cassidy, anche lui impegnato nel DTM come i piloti sopracitati. Anche Brendan Iribe manca sulla Porsche #56 di Team Project 1. Il fondatore di Oculus (azienda famosa per i visori VR) è sostituito dal pilota di casa Takeshi Kimura, impegnato a tempo pieno nel campionato endurance europeo. In totale si presentano al via 36 vetture.

In prima fila si trovano le vetture di classe maggiore, le hypercar. Le due Toyota girano entrambe in 1.29.2″, con la #7 che partirà davanti a tutti, visto che nel giro secco è risultata più veloce della #8 di 2 centesimi di secondo. In LMP2 domina la Jota #38, fermando il cronometro in 1.31.649″. Il giro è straordinario, ben 3 decimi meglio della Oreca di AF Corse, migliore delle vetture della sottoclasse Pro-Am. Tra le vetture Gran Turismo spicca il 1.36.371″ fatto segnare dalla Porsche #92, mentre le Am girano 3 secondi peggio sul giro secco, con la pole di categoria siglata da TF Sport (su Aston Martin) in 1.39.309″. Penalità per Dstation: l’Aston Martin #777 partirà dal fondo.

La gara – Hypercar

La Toyota #7 brucia le altre 4 hypercar in partenza, che proseguono ordinatamente. Dopo circa un’ora, poco prima delle soste generali, Rossiter lamenta problemi dalla Peugeot #94. La sfilata Toyota cambia protagonista dopo la seconda sosta, con la #8 che supera la #7 in undercut a un terzo di gara.

Entrambe le Peugeot hanno problemi molto gravi, che le costringono a una sosta prolungata nel box. Dopo due ore e mezza esce un gran fumo bianco dalla vettura #94, che dovrà rimanere ferma quasi mezz’ora per delle riparazioni al motore, gravemente daneggiato. All’ora successiva anche la #93 si deve fermare per lo stesso motivo, ma avendo già identificato il problema in anticipo, i meccanici del team francese hanno tenuto la vettura bloccata per soli 10 minuti.

La gara si conclude senza battaglie o altri colpi di scena, con la Toyota #8 inseguita dalla vettura sorella. Un giro indietro Alpine chiude il podio in modo anonimo, complice una strategia non perfetta (con un pit supplementare rispetto ai rivali) e un assetto non competitivo. Le Peugeot chiudono molto indietro (7 giri di distacco per la #93 e 15 per la #94, in mezzo alle GTE Pro).

Toyota aumenta i successi nella gara di casa. Sono ora 6 le vittorie consecutive del costruttore nipponico alla 6 ore di Fuji, numero importante non solo per il morale del team, ma anche per il campionato piloti e costruttori. Il primo posto porta l’equipaggio della #8 in cima alla classifica piloti, a pari punti con l’Alpine, mentre nella costruttori il vantaggio di Toyota è talmente netto da essere potenzialmente incolmabile nel finale di stagione.

La gara – LMP2

La prova delle LMP2 si anima già al primo giro, quando la vettura Pro-Am dell’Algarve Pro Team guidata Thomas ha un grave guasto ai freni, che si conclude con un bloccaggio al Dunlop Corner, in grado di coinvolgere anche la vettura #28, una delle due portate in pista da Jota. Se la vettura colpita riparte dopo qualche secondo, l’altra deve rimanere bloccata ai box per oltre 30 minuti, il tempo necessario per sistemare il problema tecnico. Inoltre, quando tornerà in pista, dovrà scontare uno stop & go di un minuto per aver causato un contatto. Un contatto alla Netz con una GTE Am dopo 20 minuti di gara fa rallentare la vettura di Vector Sport, causando la perdita di molte posizioni.

A livello strategico la gara vede 3 equipaggi prendere la testa uno dopo l’altro in base al momento della sosta. WRT è spesso il primo equipaggio ad entrare in pit lane, per questo Jota #38 e Prema prendono molte volte la testa durante l’intera durata della sessione. Inizialmente, la leadership generale è della vettura in cima al campionato, ma dopo 2 ore, al terzo pit, l’equipaggio #31 supera i rivali grazie a un undercut.

Dopo 3 ore e 15 minuti inizia la battaglia più lunga e importante dell’intera gara fra la vettura #22 di United Autosports USA e la #1 di Richard Mille Racing. I piloti rimangono attaccati, senza mai riuscire a sorpassarsi definitivamente nonostante i numerosi tentativi, per 20 minuti, quando la sosta dell’equipaggio battente bandiera francese ferma le ostilità sul campo.

Dopo un’ora la lotta fra le vetture sopracitate si riaccende, ma stavolta non finisce bene. Dopo l’attacco in curva 1, Richard Mille decide di difendersi all’interno alla Coca-Cola Corner, di certo non un punto di sorpasso. La #22 non ha lo spazio di affrontare la curva e collide con la #1, facendola girare. Chatin, pilota sulla #1 in quel momento, non è per nulla contento dell’epilogo di questo duello.

Altra battaglia importante in casa United Autosports è quella che coinvolge la seconda vettura, la #23, alle prese durante la quinta ora con l’equipaggio di Prema. Per 10 minuti le due vetture si trovano appaiate, senza mai tirare fuori gli artigli, forse per risparmiare il più possibile gomme, carburante ed energie per le ultime fasi di gara.

Tanta tensione nel finale. WRT, in testa saldamente da quasi 4 ore, si ferma per un rabbocco rapido a 13 minuti dal termine della prova. La Jota #38 ne approfitta, cominciando una gestione netta per non farsi recuperare dagli avversari e poter ambire al titolo senza passare dal Bahrain, ma non è tutto oro quello che luccica.

A 3 minuti dal termine finisce il carburante e la vettura #31 torna in prima posizione, non mollandola più e vincendo la seconda gara stagionale. Dietro alla Jota in testa al campionato si trova una lotta per il podio tra i compagni di squadra dei due equipaggi contendenti alla vittoria. Alla fine la spunta la vettura #28, a mezzo secondo dalla #41 del RealTeam by WRT. La sosta finale coinvolge anche Prema, che si fa soffiare la top 5 dalla vettura #23 di United Autosports con cui ha lottato precedentemente.

Con il secondo posto, la vettura Jota #38 stabilizza la sua posizione di leadership in LMP2. Il distacco dagli inseguitori è molto ampio, in grado potenzialmente di salvare l’equipaggio anche in caso di ritiro o problemi. La P10 generale regala ad AF Corse la vittoria in LMP2 Pro-Am, e le permette di rubare la testa del campionato ad Algarve Pro Racing.

La gara – GTE Pro

La gara delle GTE Pro sembra essere la canonica sfilata, con le 5 vetture appiccicate con qualche occasione di sorpasso nel primo stint, ma ci sono degli imprevisti. Dopo 25 minuti Chevrolet deve scontare un drive through per eccessive escursioni oltre i limiti del tracciato, stessa pena per la Porsche #91 dopo un ulteriore quarto d’ora.

Dopo 60 minuti di gara le Ferrari formano una doppietta sullo schieramento, davanti alle due Porsche e alla Chevrolet. L’ordine non muta con la prima sosta, problematica per la Corvette, che deve essere spinta in ripartenza.

Dopo un’ora e 55 minuti la Porsche #91 deve scontare una seconda penalità dopo un contatto all’Hairpin con una vettura di GTE Am. L’unico evento degno di nota dopo allora è la perdita di liquidi segnalata dai commissari a Chevrolet dopo circa 4 ore di gara.

Le Ferrari #51 e #52 tagliano il traguardo in fila, senza problemi, così come hanno trascorso le ultime 4 ore e mezza di gara. Le Porsche #92 e #91 inseguono molto distanti, mentre è addirittura doppiata la Chevrolet.

Ferrari #51 allunga in campionato sui rivali Porsche, ma il vantaggio ricavato dalla vittoria non garantisce una garanzia di successo per la scuderia di Maranello, che prende anche la testa del campionato costruttori, anche se si tratta solo di un punto di vantaggio dallo storico rivale tedesco.

La gara – GTE Am

L’ordine di partenza è caotico fin dalle primissime fasi di giornata. Le Aston Martin di D’Station Racing e Northstar AMR risalgono lo schieramento dal fondo fino alle primissime posizioni, mentre AF Corse #54 discende completamente in classifica, così come Iron Lynx, anche se la Ferrari #60 perde posizioni per un testacoda di Schiavoni.

La tenacia di D’Station Racing nella prima parte di gara è titanica, dato che riesce a passare la Ferrari di Iron Dames all’esterno dell’ultima curva e a rubare la testa a Northwest AMR dopo un errore alla Dunlop Corner. In meno di mezz’ora la Aston Martin #777 ha compiuto la rimonta della vita, dal tredicesimo e ultimo posto in qualifica alla testa della categoria. In contemporanea Dezoteux, in forza a Spirit of Race, si gira proprio all’ingresso della chicane dove D’Station si è portata in testa.

Dopo un’ora e venti minuti di gara, le due Aston Martin sopracitate lottano per la testa di classe. Nel secondo stint le forze di D’Station (in pratica la seconda vettura di TF Sport) vengono meno e l’equipaggio della vettura battente bandiera giapponese si deve difendere con tutte le forze. Nonostante questo inconveniente la battaglia termina con una vittoria provvisoria per la #777, visto che l’auto avversaria ha ricevuto un drive through per troppi avvertimenti riguardo all’escursione oltre i limiti della pista.

Dopo circa 2 ore la Porsche #88 di Dempsey Proton Racing viene girata all’Hairpin dalla “cugina” controparte nella categoria Pro. Al contempo Spirit of Race compie un altro testacoda (questa volta è Ragues al volante), uscendone con qualche secondo perso.

TF Sport arriva in testa dopo 2 ore e 11 minuti, momento del pit della “sorella” D’Station, che sarà presto seconda dopo un sorapsso ai danni della Ferrari #54 di AF Corse. Poco dopo è guerra tra Iron Dames e Northwest AMR. Quando la LMP2 di Vector Sport porta fuori pista all’ultima curva la vettura dell’equipaggio femminile in Ferrari, l’Aston Martin #98 cerca di superare l’avversario, ma è tutto inutile. Non solo la Ferrari rosa vince la battaglia, ma presto rimonta fino alle posizioni che contano, superando anche gli ex leader di D’Station.

Dopo circa 3 ore la Porsche di GR Racing si ferma all’ultima curva. L’auto di Stoccarda #86 riesce a ripartire e fatica ed è costretta a rimanere nei box per circa mezz’ora.

Mentre la Porsche torna sul tracciato, è battaglia per la seconda posizione tra Iron Dames, e D’Station Racing, vinta dalla Ferrari con un attacco aggressivissimo in curva 1, in grado di portare fuori dal tracciato l’avversario, che continuerà a scendere in classifica.

Sono passate oltre 4 ore quando, durante la sosta, ci sono problemi al fissaggio della gomma anteriore sinistra di Spirit of Race. La Ferrari #71, reduce da una bagarre con un’altra vettura di Maranello, quella di Iron Dames, perde del tempo per via di questo imprevisto, anche se si tratta solamente di una decina di secondi. Nello stesso periodo problemi tecnini costringono la Porsche #77 di Dempsey Proton Racing a fermarsi nel box. Nonostante non venga ufficializzato il ritiro, la vettura non tornerà in pista per il resto della prova.

Il finale non regala grosse sorprese, confermando la gerarchia, già stabilizzata nella seconda ora di gara. TF Sport sbaraglia la concorrenza, terminando davanti ad Iron Dames, che replica lo storico secondo posto di Monza. La bella giornata per Aston Martin si nota anche per gli altri piazzamenti d’onore: D’Station Racing chiude il podio, mentre l’ultimo posto della top 5 lo agguanta Northwest AMR. In mezzo ai due la Ferrari #54 di AF Corse. Giornata negativa in tutto e per tutto per Porsche, visto che la migliore vettura Am della casa tedesca è la #46 del Team Project 1, sesta sotto la bandiera a scacchi.

TF Sport stabilizza la leadership di categoria, allungando sugli inseguitori grazie alla vittoria. Nonostante tutto, la vittoria del titolo è tutt’altro che raggiunta, anche se gli unici avversari sono i canadesi di Northwest AMR. La lotta in questione è simbolo della competitività di Aston Martin nella categoria, nonostante manchi la vettura inglese nello schieramento dei Pro.

I risultati odierni

Così la classifica dopo la 6 ore di Fuji

La classifica generale

La 6 ore di Fuji precede la 8 ore del Bahrain, finale di stagione, che dovrà assegnare tutti i molteplici titoli in palio nel campionato del mondo endurance.

In Hypercar la situazione è completamente incerta, visto che Alpine e Toyota #8 si trovano a pari punti. L’unico ulteriore rivale al titolo è l’equipaggio #7 di Toyota, con i piloti che possono vincere vincere il titolo solo in caso di vittoria o secondo posto con entrambi gli equipaggi sopracitati costretti al ritiro. In caso gli altri terminino la gara, chi arriverà davanti fra i due sarà in grado di gioire per la vittoria del campionato piloti. Nella classifica costruttori l’unico scenario che può permettere ad Alpine la vittoria del titolo è il ritiro di entrambe le Toyota (scenario che garantirebbe anche il titolo piloti all’equipaggio #36).

In LMP2 il titolo piloti e team ha ancora 5 equipaggi matematicamente in lotta, ma le probabilità sono tutte a favore della Jota #38 e dei suoi uomini, a cui basta un sesto posto per chiudere il campionato. Gli avversari devono sperare nell’impossibile per raggiungere l’iride. Si parla di vittoria con i leader al settimo posto o inferiore per United Autosports USA #23 (che vedrebbe il titolo piloti festeggiato solo da Jarvis e Pierson), vittoria con la #38 al nono posto per RealTeam by WRT, vittoria e pole position con la principale vettura Jota al nono posto o oltre per WRT (con Frijns e Galael campioni piloti senza Rast), mentre un en plain con il leader fuori dai punti farebbe sorridere Prema. Ognuna delle ipotesi riportate sotto è fantascienza, ma sognare costa poco. Inoltre in LMP2 Pro-Am la vittoria di categoria garantirebbe il titolo sia a AF Corse che ad Algarve Pro Team, anche se Ultimate potrebbe ancora sperare nel successo finale con una vittoria e gli equipaggi sopracitati ritirati.

In GTE Pro il secondo posto nel finale di stagione garantirebbe il titolo piloti alla Ferrari #51, ma in caso di vittoria con i leader terzi sarebbe l’equipaggio della Porsche #92 a portare il titolo a Stoccarda. Una vittoria della Porsche #91 con la Ferrari in testa fuori dal podio farebbe diventare Gianmaria Bruni campione del mondo in solitaria. L’unico ulteriore scenario possibile (ma decisamente improbabile) vedrebbe terminare in ordine Ferrari #52, Chevrolet, Porsche #91 e Porsche #92 in Bahrain, con ritiro per la Ferrari #51 annesso. In questo caso l’ordine finale garantirebbe proprio all’equipaggio vincitore della gara il titolo piloti. Il titolo costruttori sarà una cosa a due tra Ferrari e Porsche. Chi otterrà il risultato migliore si porterà a casa il trofeo.

In GTE Am la situazione è sorprendentemente calma. Basta un quarto posto per permettere il trionfo di TF Sport (anche se solo Keating e Sorensen riceverebbero il titolo piloti), mentre una vittoria con gli avversari sopracitati al quinto posto o oltre garantirebbe la prima posizione nel campionato piloti e team a Northwest AMR. In ogni caso nè Ferrari nè Porsche hanno minime chance di replicare con gli amatori il successo, sicuramente nelle mani di una delle due case, della categoria Pro.

Dopo le situazioni previste qua sopra non resta che ricordare di seguire il WEC nel suo finale di stagione, la 8 ore del Bahrain, sabato 12 novembre. Oltre al mondiale endurance, un altro campionato dello stesso calibro adornerà le curve e i rettilinei del circuito mediorientale. Si tratta del WTCR, che scenderà in pista dopo una pausa di 3 mesi per il round 8.

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