WEC | 6 Ore di Spa-Francorchamps 2025: Cronaca di un doppio trionfo Ferrari in una delle endurance più movimentate della storia

Autore: Francesco Gritti
franz_house_vg franz_house_vg
Pubblicato il 13 Maggio 2025 - 21:00
Tempo di lettura: 21 minuti
WEC | 6 Ore di Spa-Francorchamps 2025: Cronaca di un doppio trionfo Ferrari in una delle endurance più movimentate della storia
P300
Home  »  WEC

Ferrari vince la 6 Ore di Spa-Francorchamps in entrambe le classi. La #51 e la #21 si sono imposte in Hypercar e in LMGT3

La 6 Ore di Spa-Francorchamps 2025 passerà alla storia come una delle edizioni migliori di questo evento. Il doppio trionfo Ferrari, difatti, fa solo da cornice ad una gara ricca di spettacolo, sorpassi e battaglie, sia sul campo, sia psicologiche. Nei prossimi paragrafi verrà narrata la cronaca integrale di una gara che già fa parte della storia di questo sport.

Il terzo round del FIA World Endurance Championship, la 6 Ore di Spa-Francorchamps, porta i piloti sul tracciato omonimo, che, oltre ad essere lungo e veloce, è anche punitivo, dato che non commettere errori è fondamentale per arrivare al termine della corsa.

Il Circuit de Spa-Francorchamps è nato nel 1921 come un cittadino tra le strade di Stavelot e Malmedy, ma ha subito molte modifiche nel secolo che ci precede. Nel 1979 il layout è stato rivoluzionato per motivi di sicurezza, che hanno tagliato 7 dei 14 chilometri della configurazione originaria. Il tracciato non subisce modifiche dal 2007 (se non si contano le ristrutturazioni del 2022). Il percorso attuale, lungo 7,004km, è caratterizzato da grandi cambiamenti altimetrici e da un numero elevato di curve, ben 20, 11 a destra e 9 sinistra, spesso in rapida sequenza. Ogni piega del tracciato è naturale e dal raggio variabile, elemento tipico di circuiti dalla storia lunga e intricata. La velocità media estremamente alta e la notevole difficoltà tecnica rendono comuni gli errori da parte dei piloti.

La 6 ore di Spa-Francorchamps è una gara antichissima. La prima edizione di una prova di durata sul tracciato delle Ardenne si è tenuta addirittura nel lontano 1953, quando il circuito era ancora un cittadino. Divenuta della durata attuale nel 2011, la prova entra, l’anno successivo, a far parte del calendario della stagione inaugurale del World Endurance Championship. Da allora, la corsa belga non ha mai abbandonato la serie, confermandosi un classico intramontabile nel mondo delle gare di durata.

Sono molti i cambiamenti nelle lineup rispetto a Imola. Partendo dalla classe Hypercar, l’impegno in IMSA costringe Jaminet e Campbell a saltare la tappa del WEC a Spa. I due piloti Porsche saranno sostituiti, rispettivamente, da Nico Muller, iscritto con Andretti in Formula E, e Pascal Wehrlein, già portacolori ufficiale della casa tedesca nella serie elettrica. Anche Dries Vanthoor e Sheldon van der Linde correranno a Laguna Seca, ma BMW decide di non schierare nuovi piloti sulle M Hybrid V8.

L’equipaggio di entrambe le Mercedes-AMG schierate in LMGT3 cambia per questa gara. Cressoni e Schiavoni lasciano il posto sulla #60 a Brenton e Stephen Grove, già iscritti con la stessa vettura all’International GT Open e che hanno partecipato all’Intercontinental GT Challenge.

Il ritiro dalle competizioni a stagione in corso di Ried lascia libero un posto sulla #61, che viene occupato da Martin Berry, che, quest’anno, ha già corso nell’ELMS e nel GT World Challenge Asia. Masson viene sostituito sulla Lexus #78 da Yuichi Nakayama, iscritto a Super Taikyu, NLS e GT World Challenge Europe Endurance Cup.

La gara – Hypercar

La Ferrari #50 parte benissimo e si impone senza problemi sulle gemelle, ossia la #83 di AF Corse e la #51. La vettura di Calado, Giovinazzi e Pier Guidi, però, supera la 499P “privata” già a Les Combes, prendendo quindi la seconda posizione già dopo pochi metri. Nello stesso tratto, un contatto tra la Cadillac #38 e la Porsche #5 manda in testacoda la 963 in questione. L’auto americana, ritenuta colpevole del misfatto, verrà penalizzata con un drive through.

Bastano pochi chilometri per capire che la Ferrari di AF Corse non ha il passo per restare sul podio. Dopo soli 18 minuti dal via, la 499P gialla viene attaccata, senza successo, a Les Fagnes dalla Alpine #36. La A424 riuscirà a imporsi sul bolide italiano appena due giri più tardi grazie a una staccata profonda a La Source. La cavalcata trionfale dell’auto transalpina non è destinata a fermarsi.

La Toyota #7 inaugura le soste dopo appena 24 minuti. Il pit stop della GR010, però, non viene dettato da una scelta strategica, bensì da una foratura alla gomma posteriore destra. L’auto di Conway, Kobayashi e de Vries rientra in pista in fondo al gruppo.

Dopo 29 minuti dallo spegnimento dei semafori si assiste al sorpasso della Alpine #36 sulla Ferrari #51 all’Eau Rouge. La A424, guidata nella prima fase di gara da Makowiecki, non cede minimamente alla pressione: il francese, passato secondo, sembra destinato a raggiungere la testa della corsa.

La prima neutralizzazione della giornata avviene dopo 47 minuti. La causa di questo intoppo è un problema tecnico della Porsche di Proton Competition, che si parcheggia al largo di Les Combes. Per permettere la rimozione, la direzione gara decide di far entrare la corsa in regime di full course yellow. La 963 privata, nonostante tutto, riesce a ripartire, anche se l’unico tragitto che compie è quello tra curva 5 e il box, dove si parcheggia in via definitiva.

Nel momento in cui si torna sotto bandiera verde inizia la prima serie di soste, che viene inaugurata dalla Peugeot #93. La vettura francese, che si è fermata dopo appena 52 minuti dall’inizio della corsa, viene seguita un passaggio più tardi da Cadillac #38 e Aston Martin #009.

Il giro successivo è quello in cui la maggior parte delle contendenti, ossia Ferrari #51, BMW #15, Alpine #35, Peugeot #94, Cadillac #12, Aston Martin #007 ed entrambe le Porsche, svolgono il loro primo pit stop di giornata.

La prima serie di soste viene conclusa, dopo appena 56 minuti dal via, da Ferrari #50, Alpine #36, BMW #20, Toyota #8 e dalla 499P di AF Corse. Quest’ultima vettura visiterà di nuovo il box pochi minuti più tardi a causa di un probabile problema al motore, che la terrà ferma per addirittura un’ora e mezza.

Le due Ferrari “ufficiali”, cioè la #50 e la #51, contengono a panino la Alpine #36 dal momento della sosta a quello in cui si entra in regime di VSC. Dopo solo un’ora e 15 minuti dal via, un errore di una LMGT3 obbliga i direttori di gara a rallentare vistosamente tutte le auto in griglia.

Durante questo periodo, tutti quanti decidono di anticipare la seconda sosta. Solo la Ferrari #51 e la Alpine #35 optano, almeno inizialmente, per restare in pista, ma il perdurare della neutralizzazione costringe anche loro a svolgere una visita ai meccanici prima dell’ingresso in pista della safety car.

Le vetture tornano libere di scorrazzare dopo quasi mezz’ora “di pausa”. In questa fase la Ferrari #50 e la Alpine #36 allungano sulla #51, che, complici dei doppiaggi complessi, comincia a perdere terreno sulle prime due auto in classifica. La 499P in questione viene addirittura superata dalla Peugeot #93 quando mancano 4 ore al termine della corsa, salvo recuperare il gradino più basso del podio al termine dello stint grazie ad un sorpasso alla Campus

Sono molte le penalità che vengono comminate alle varie vetture tra la fine della seconda e l’inizio della terza ora. La BMW #15 di Marciello deve compiere un drive through a causa di uno speeding, mentre la Cadillac #12 e la Peugeot #94 vengono penalizzate di 5 secondi per la presenza di un meccanico nella piazzola di sosta nel momento in cui l’auto in questione è ripartita al termine del secondo rifornimento.

Il valzer dei pit stop, questa volta, viene inaugurato dalla Peugeot #93, dalla Cadillac #38 e dalla Aston Martin #009 dopo 2 ore e 28 minuti dal via. Degno di nota l’undercut della Alpine #36, che, grazie a questa intuizione strategica, riesce a compiere un’impresa che, fino a pochi minuti prima sembrava quasi impossibile.

La Ferrari #50 è l’ultima vettura a svolgere il rifornimento. La 499P, stabilmente leader della corsa fin dai primissimi secondi, viene superata dalla Alpine #36 pochi metri dopo essere rientrata in pista. L’auto italiana, difatti, deve ancora prendere velocità nel momento in cui sopraggiunge quella francese, che, grazie proprio all’undercut, supera all’ingresso dell’Eau Rouge la rivale.

L’inizio della seconda metà di gara viene scandito da un grave incidente tra vetture di classe LMGT3. L’ingresso in pista della safety car scombina le strategie. Tutte le Hypercar, ad eccezione della Peugeot #93, che prenderà di forza la testa della corsa, decidono di anticipare di diversi minuti la quarta sosta di giornata.

La gara riparte quando mancano 2 ore e 36 minuti all’esposizione della bandiera a scacchi. La 9X8 in testa sfrutta la presenza della Ford #77 (LMGT3) per allungare immediatamente sulle avversarie dirette, la Alpine #36 e la Toyota #7. Sarà proprio la GR010 appena citata ad animare la folla sugli spalti durante la fase centrale della quarta ora.

Kobayashi, in questo momento alla guida della #7, viene tratto in errore da una manovra aggressiva di Pier Guidi, a bordo della Ferrari #51, e va lungo alla Bus Stop. La disattenzione del giapponese costa molto alla Toyota, che scende addirittura in settima posizione al termine della prima tornata in regime di bandiera verde.

L’azzardo di Peugeot non paga. La 9X8, difatti, perde tutto il vantaggio accumulato nel momento della sosta, che avviene a 2 ore e 20 minuti dalla fine. La Alpine #36 si impone sulle due Ferrari, in ordine la #50 e la #51, solo per pochi minuti.

Già, perché un incidente fra due LMGT3 obbliga i commissari a inserire nuovamente il regime di VSC dopo 3 ore e 48 minuti dallo spegnimento dei semafori. Durante questo periodo, che culmina con l’ingresso in pista della safety car a 120 minuti netti dal termine, tutte le Hypercar svolgono un pit stop di routine.

Le gerarchie cambiano nel momento in cui i commissari sventolano la bandiera verde. La Ferrari #51, autrice del solo rifornimento durante la sosta, si ritrova a guidare il gruppo davanti alla gemella #50 (che ha invece cambiato due gomme) e alla Alpine #36.

Già al primo giro il pubblico assiste a un incidente a Les Combes fra la BMW #20 e la Peugeot #94, in cui sarà la macchina transalpina ad avere la peggio. La 9X8 di Duval, Jakobsen e Vandoorne, difatti, danneggia la sospensione posteriore sinistra e, per questo motivo, entra nei box, terminando di fatto la sua gara con poco meno di due ore di anticipo.

La Ferrari #51 comincia a perdere colpi. Dopo appena 3 minuti di bandiera verde, la 499P di Calado, Giovinazzi e Pier Guidi viene superata a Les Combes dalla gemella #51. Passano pochi chilometri e si sente già lo spettro delle inseguitrici.

Quando mancano un’ora e 38 minuti al termine della corsa, la Alpine #36 prova a imporsi sulla 499P in curva 5, ma fallisce. La A424 di Gounon, Makowiecki e Schumacher, nonostante un primo tentativo sfavorevole, riuscirà entro poche tornate a dire la sua.

La Alpine #36, difatti, supera la Ferrari #51 alla Stavelot appena un paio di passaggi più tardi. La porta lasciata aperta dalla 499P viene sfruttata dalla BMW #20, che, dopo diverse sportellate, riesce a rubare alla “Rossa” anche la medaglia di bronzo all’altezza della Paul Frère.

Pier Guidi, in quel momento alla guida della #51, non si arrende e, al termine del giro successivo, supera sia la Alpine #36 che la BMW #20 in un colpo solo. L’attacco alla Bus Stop dell’italiano suscita una reazione da parte del pilota della M Hybrid.

Frijns, difatti, non vuole assolutamente cedere il podio. L’olandese di BMW si affianca alla Ferrari in uscita da La Source, ma Pier Guidi non cede. L’italiano della #51, infervorato dalla battaglia, non alza il piede e, addirittura, supera la #20 in uscita dal Raidillon.

La manovra sensazionale del piemontese, però, attira l’attenzione della direzione gara, che obbliga Pier Guidi a cedere la seconda posizione a Frijns. Il motivo, passato inosservato ai più per la grandezza del gesto atletico, in realtà è molto semplice. La Ferrari, difatti, ha superato la BMW sfruttando l’ampia via di fuga posta all’esterno del Raidillon, cosa vietata dal regolamento.

Nel frattempo, diverse squadre stanno già mettendo in pratica la strategia con cui affronteranno gli ultimi due stint della corsa. La Toyota #8, fermatasi dopo 4 ore e 24 minuti dal via, sceglie di sfruttare due pieni a velocità regolare. Sono dello stesso avviso anche la Peugeot #93 e la Alpine #36, che svolgono il proprio penultimo pit stop poche tornate più tardi.

Le BMW, così come anche le Aston Martin, le Cadillac, le Porsche, la Toyota #7, la Alpine #35 e le Ferrari #51 e #83, si fermano sulla propria piazzola quando mancano tra i 60 e i 70 minuti al termine dell’evento. La scelta è probabilmente dettata dalla volontà di svolgere uno stint completo alla massima velocità possibile prima di sostare un’ultima volta per uno splash.

La Ferrari #50, invece, non è d’accordo con le rivali. La 499P in questione, difatti, compie un rifornimento con annesso cambio gomme a 58 minuti dal termine. Oltretutto, dal muretto suggeriscono a Fuoco di lasciare la vettura nelle mani di Nielsen.

Si sa, un singolo indizio non basta a creare una prova, ma in questo caso sono molte le tracce lasciate da Maranello che fanno pensare intensamente gli addetti ai lavori e i fan. La conclusione, però, sembra essere una sola. Ferrari vuole arrivare in fondo senza effettuare uno splash e, per questo motivo, vogliono affidare le sorti dell’intera corsa al pilota migliore nella fase di gestione pura.

Le auto che hanno adoperato la strategia a “doppio stint” si fermano in pit lane pochi giri più tardi. La Toyota #8 e la Porsche #5, nel frattempo salite, rispettivamente, in prima e terza posizione, decidono di sostare quando mancano circa tre quarti d’ora all’esposizione della bandiera a scacchi.

La Alpine #36, seconda all’inizio dell’ultimo sesto della corsa, passa così in prima posizione. La Ferrari #51 la segue a ruota, mentre la BMW #15, inizialmente terza, decide di effettuare un undercut per beffare la concorrenza.

Dei detriti all’altezza della Bus Stop obbligano la direzione gara a far rallentare i piloti. Si entra così in regime di FCY, seppur solo per qualche secondo. Nel momento in cui la gara riprende le speranze di BMW di conquistare il podio vengono quasi del tutto infrante: la #20 rientra lentamente nei box. Nonostante l’incessante lavoro dei meccanici, la M Hybrid di Frijns e Rast non potrà più mettere le ruote in pista.

La sosta della Cadillac #12 e della Alpine #36 lascia le chiavi della corsa in mano alla Ferrari #51 quando manca mezz’ora al termine della gara. Una piccola fumata della A424 appena menzionata riporta in pista la FCY per qualche secondo quando mancano solo 21 minuti all’esposizione della bandiera a scacchi. Poco dopo la Toyota #7 attacca la vettura di Gounon, Makowiecki e Schumacher, salvo doversi fermare ai pit poche curve più tardi.

Lo splash finale, avvenuto a soli 12 minuti dall’esposizione della bandiera a scacchi, non scalfisce la leadership della Ferrari #51, che rientra in pista davanti alla gemella #50 e alla Alpine #36. Schumacher, nel corso degli ultimissimi chilometri, proverà a recuperare Nielsen, in fase di gestione pura, ma, complici i doppiaggi, non riesce nemmeno ad entrare nella scia della vettura guidata dal danese.

La Ferrari #51, guidata da James Calado, Antonio Giovinazzi e Alessandro Pier Guidi, vince la 6 Ore di Spa-Francorchamps. La gemella #50 di Fuoco, Molina e Nielsen e la Alpine #36 di Gounon, Makowiecki e Schumacher completano il podio. Toyota #8, Cadillac #12 e #38, Toyota #7, Alpine #35, Porsche #6 e BMW #15 arrivano in zona punti. La Ferrari di AF Corse, quindicesima, è l’unica “privata” che termina la competizione.

La Ferrari #51 conquista il successo per la seconda gara consecutiva. James Calado, Antonio Giovinazzi e Alessandro Pier Guidi hanno un background differente. La terza vittoria di quest’equipaggio, formato al debutto della 499P nel WEC, corrisponde alla quindicesimo trionfo nel campionato per l’inglese, al quattordicesimo per il piemontese e al terzo per il pugliese. La leadership del campionato è oramai saldamente in mano alla Rossa. Nonostante ciò, mancano ancora diversi mesi prima della fine della stagione e, quindi, le gerarchie possono ancora cambiare.

La gara – LMGT3

La Lexus #78 scatta bene al via e si impone immediatamente sulle due Ford, in ordine la #77 e la #88. La Aston Martin #10, partita in prima fila, è autrice di un pessimo stacco di frizione, che la porta addirittura fuori dalla top 5 al termine del primo giro.

Già nel corso del primo stint piovono le prime penalità. La Porsche #85 di Iron Dames, a causa di una posizione errata al via, viene sanzionata con 5 secondi aggiuntivi. La gemella, invece, viene girata a La Source dalla Ferrari #54 dopo 25 minuti di gara. La manovra di Flohr verrà punita con un pit stop allungato di 10 secondi rispetto a quanto preventivato dai meccanici.

La Porsche #92 è la prima auto che si ferma sulla propria piazzola. La sosta della 992 di Manthey, avviene pochi secondi prima dell’inizio della FCY, chiamata dai commissari per un problema ad una Hypercar dopo 48 minuti dal via. Durante questo periodo la Ferrari #21, la Porsche #85, la Aston Martin #10, la McLaren #95, la Mercedes-AMG #61 ed entrambe le Corvette si fermano per svolgere un pit stop di emergenza.

Appena la situazione si ristabilizza tutte le auto svolgono la prima sosta completa della giornata, al termine della quale è la BMW #46 a spuntarla. La Ford #88 e la Porsche #92 seguono Al Harthy all’inizio del secondo stint. Durante i primi minuti della seconda ora, la Aston Martin #10 svolge un drive through per unsafe release.

Shahin si gira a La Source dopo un’ora e 14 minuti dal via. Per riportare in pista la BMW #31, l’australiano svolge delle manovre che lo portano a bloccarsi in via definitiva nella gravel trap. Contemporaneamente, la Lexus #87 di Umbrarescu si ferma al termine del rettilineo del Kemmel.

Per rimuovere le due vetture, la direzione gara neutralizza le posizioni sul tracciato. Durante il periodo di VSC tutte le auto, ad eccezione delle due Ford, svolgono il secondo pit stop di giornata. Nel momento in cui entra in pista la safety car, la Ford #88 è davanti a tutti. La Mustang in questione è seguita a ruota dalla Ferrari #21 e dalla BMW #46.

L’auto di Olsen, Levorato e Gattuso perde immediatamente terreno. La Ford viene passata praticamente subito dalla Ferrari #21, mentre la BMW #46 fa un po’ di fatica a mettersi alle spalle la Mustang, visto che in più occasioni Al Harthy subisce gli incroci della vettura rivale prima di superarla definitivamente a Les Combes.

La #46, però, subisce una doccia fredda importante. La M4 di van der Linde, Rossi e Al Harthy deve svolgere un drive through per aver superato il limite di velocità in pit lane. La stessa sorte tocca anche alla Porsche #92 per il medesimo motivo e alla Ford #77 per il gran numero di escursioni oltre i limiti del tracciato.

Dopo due ore la Aston Martin #27 si ritrova in testa alla gara, seguita dalla Porsche #85 e dalla Lexus #78. La vettura giapponese verrà superata 5 minuti dopo l’inizio del secondo terzo della competizione dalla McLaren #59. Nello stesso punto, appena due giri più tardi, la 992 di Manthey urta la Mercedes-AMG #61, che andrà in testacoda. La vettura di Stoccarda verrà penalizzata con 10 secondi aggiuntivi nella sosta successiva.

Nella prima parte della terza ora tutte le vetture (ad eccezione delle Ford) iniziano il proprio quarto stint di giornata. La Aston Martin #27, in questa fase, prende un gap considerevole sulla #88, sua diretta inseguitrice, e sulla Ferrari #21. La 296 in questione supera la Mustang a Les Combes quando mancano esattamente 200 minuti al termine della corsa. La Ford, a causa del pit stop, lascerà anche il gradino più basso del podio, che passerà nelle mani della Vantage #10 poco dopo.

La seconda metà di gara si apre con un incidente in uscita da Les Combes. Cairoli, alla guida della Mercedes-AMG #60, sbaglia la staccata e rientra in pista senza controllare di avere la traiettoria libera. L’italiano urta così la McLaren #95 di Gelael, che si schianta con forza contro le barriere.

La gravità della manovra, che costringe l’auto inglese a terminare la gara in anticipo, non passa inosservata: la direzione gara punisce l’auto di Iron Lynx con uno stop and go di 30 secondi. Durante il periodo di safety car, dalla durata di quasi mezz’ora, tutte le vetture, ad eccezione della Ford #77, sfruttano il momento proficuo per svolgere un altro pit stop.

La Mustang appena citata è seguita al restart dalla Ferrari #21 e dalla Ford #88. La 296 in questione, però, non sembra essere molto in forma, visto che viene superata immediatamente dalla vettura americana e, pochi minuti dopo, dalla gemella #54.

Gli ultimi minuti della quarta ora di gara sono caratterizzati da uno scambio di posizioni in casa Ford, che permette alla #88 di passare in prima posizione nel momento in cui la #77, rimasta senza benzina, opta per un pit stop rapido. Contemporaneamente, la direzione gara notifica un drive through alla Lexus #78 e alla Corvette #81, ree di essere uscite dalla pit lane con il semaforo rosso al termine della sosta precedente.

Un tentativo di sorpasso finito male, avvenuto a 2 ore e 12 minuti dal termine della corsa, riporta tutta la pista in regime di VSC. Barrichello, pilota della Aston Martin #10, si inserisce all’interno della McLaren #59 alla curva Campus. Baud, però, chiude la traiettoria e viene colpito dal brasiliano che lo spedisce della gravel trap.

La McLaren, complice qualche manovra ben assestata, riesce a ripartire e, addirittura, a restare in gara. I meccanici, difatti, chiamano la vettura ai box, salvo permetterle di accodarsi agli avversari solo dopo qualche controllo di routine.

Oltre il danno, la beffa per la Aston Martin #10. La Vantage di Racing Spirit of Léman, difatti, accusa una foratura lenta alla gomma posteriore sinistra, che, nell’arco di pochi chilometri, si affloscerà definitivamente.

Barrichello, poco più tardi, si fermerà nel corridoio posto prima della pit lane, andando ad ostacolare le vetture sopraggiungenti. Per concludere, va segnalata la penalità comminata all’auto in questione, ossia 10 secondi aggiuntivi da scontare nel corso della fermata successiva.

Prima dell’ingresso in pista della safety car, avvenuto appena scoccata la quinta ora, tutte le auto svolgono quella che, a tutti gli effetti, è la terzultima sosta della giornata. Alla ripartenza, il gruppo sarà guidato dalla Porsche #92, seguita a ruota dalla Ford #88 e dalla BMW #46.

Subito dopo il restart, la 992 partita in prima posizione viene superata dalla Mustang appena citata e dalla Ferrari #54, che, grazie a Rigon, riesce quasi a completare una rimonta sublime. La #88, d’altro canto, perde molto terreno, visto che viene superata dalla 296 appena citata alla Speaker’s Corner dopo 4 ore e 20 minuti minuti dal via e della gemella #77 prima di svolgere la sosta. Durante questo stint viene assegnato un drive through alla McLaren #59 per aver infranto le procedure di sicurezza durante la safety car.

All’inizio dell’ultima ora, che coincide con l’inizio del penultimo stint da parte di quasi tutte le auto ancora in gara, la situazione è molto chiara. Le due Ferrari, la #21 e la #54, si trovano davanti a tutti, seguite dalla Aston Martin #27.

La Vantage, però, è più veloce delle 296, tanto da riuscire a superare la #54 a La Source quando mancano solo 50 minuti all’esposizione della bandiera a scacchi. L’ultima sosta, però, incombe per tutti. Appena prima della FCY, iniziata (e finita) circa tre quarti d’ora prima della fine della corsa, tutte le auto iniziano a fare l’ultimo viaggio verso la propria piazzola di rifornimento.

Le strategie diverse tendono a portare diverse vetture più “scariche” in alto in classifica, seppur, chiaramente, per pochissimi giri. Nel momento in cui si verificano le ultime soste di giornata (e l’ultima FCY, chiamata per pochi secondi a 21 minuti dal termine della competizione) le gerarchie tornano ad essere molto simili a quelle presenti all’inizio dell’ultima ora.

Nei minuti in cui la Corvette #81 sconta 5 secondi di penalità per un’infrazione durante un pit stop e in cui la McLaren #59 rientra lentamente in pit lane per aver ignorato le bandiere blu, la classifica prende una forma definitiva, che verrà mantenuta fino al termine delle 6 ore.

La Ferrari #21, guidata da Alessio Rovera, Simon Mann e Francois Heriau, vince la 6 Ore di Spa-Francorchamps in classe LMGT3. La Ford #88, di Olsen, Levorato e Gattuso, e la Ferrari #54, di Rigon, Castellacci e Flohr, seguono l’ammiraglia italiana sul podio. Ford #77, Aston Martin #27 e #10, Porsche #92, Lexus #78, BMW #46 e Porsche #85 completano la zona punti.

Il trionfo della Ferrari #21 è molto importante in ottica campionato e non solo. L’undicesima vittoria di Alessio Rovera nel WEC corrisponde alla seconda fatta assieme a Simon Mann e Francois Heriau, che, prima del debutto di quest’equipaggio, sorto in occasione della nascita della classe LMGT3, non erano mai riusciti a salire sul gradino più alto del podio nel mondiale endurance. Questo trionfo è molto importante per tutto l’equipaggio che, grazie a questa bellissima performance, è ufficialmente in lizza per il titolo.

I risultati della gara

I risultati della 6 Ore di Spa-Francorchamps

La classifica generale

La classifica del WEC al termine della 6 Ore di Spa-Francorchamps

La vittoria odierna permette a James Calado, Antonio Giovinazzi e Alessandro Pier Guidi, piloti della Ferrari #51 (75), di allungare sui diretti inseguitori, ossia le due vetture sorelle, la #50 di Fuoco, Molina e Nielsen (57) e la #83 di AF Corse, guidata da Hanson, Kubica e Ye (39). La 499P gialla guida la classifica team con margine, dati gli 88 punti conquistati finora. Ferrari (136) domina nel campionato costruttori.

In LMGT3 la situazione è diversa, dato che ci sono molti equipaggi in lotta per la prima posizione. Nonostante il tredicesimo posto odierno, è ancora la Corvette #33 di Daniel Juncadella, Jonny Edgar e Ben Keating a guidare la classifica con 44 punti. La vettura americana è seguita dalla Ferrari #21 di Rovera, Mann ed Heriau (40) e dalla Lexus #78, guidata in tutte la gare da Gehrsitz e Robin (38).

I prossimi appuntamenti

Il quarto appuntamento del WEC, oltre ad essere il più atteso, è anche il più importante del campionato. La prossima gara, difatti, sarà la celeberrima 24 Ore di Le Mans. Tra l’11 e il 15 Giugno, il mondiale endurance sarà affiancato in pista da Le Mans Cup, Porsche Sprint Challenge France e Mustang Challenge Series.

Media: DPPI

---

Stai visualizzando da visitatore. Accedi o registrati per navigare su P300.it con alcuni vantaggi


Condividi

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

NordVPN
LE ULTIME DI CATEGORIA