Porsche vince in entrambe le classi, con la Jota #12 in Hypercar e con la #91 in LMGT3, una 6 ore di Spa-Francorchamps piena di colpi di scena.
La 6 ore di Spa-Francorchamps 2024 è (e sarà per sempre) una delle gare più importanti della storia dell’endurance. La bandiera rossa, il recupero del tempo, la presenza di numerosi cambi di leadership, una vettura privata che torna alla vittoria e, in generale, tutti gli imprevisti avvenuti nel corso dell’evento a molti dei partecipanti bastano a rendere la corsa un instant classic. Le decisioni dei direttori, però, hanno creato un precedente che potrebbe portare a delle conseguenze importanti nei prossimi appuntamenti della serie.
Il FIA World Endurance Championship 2024 si sposta in Belgio per il suo terzo round, la 6 ore di Spa-Francorchamps. Il tracciato è caratterizzato da moltissimi cambi altimetrici e da una velocità media decisamente elevata. Date queste premesse, nessuno può prevedere con certezza la classifica finale.
Il Circuit de Spa-Francorchamps è nato nel 1921 come un cittadino tra le strade di Stavelot e Malmedy, ma ha subito molte modifiche nel secolo che ci precede. Nel 1979 il layout è stato rivoluzionato per motivi di sicurezza, che hanno tagliato 7 dei 14 chilometri della configurazione originaria. Il tracciato non subisce modifiche dal 2007 (se non si contano le ristrutturazioni del 2022). Il percorso attuale, lungo 7,004km, è caratterizzato da grandi cambiamenti altimetrici e da un numero elevato di curve, ben 20, 11 a destra e 9 sinistra, spesso in rapida sequenza. Ogni piega del tracciato è naturale e dal raggio variabile, tipico di circuiti dalla storia lunga e intricata. La velocità media estremamente alta e la notevole difficoltà tecnica rendono comuni gli incidenti.
La 6 ore di Spa-Francorchamps è una gara antichissima. La prima edizione di una prova di durata sul tracciato delle Ardenne si è tenuta addirittura nel lontano 1953, quando il circuito era ancora un cittadino. Divenuta della lunghezza attuale nel 2011, la prova diventa, l’anno successivo, parte del calendario della stagione inaugurale del World Endurance Championship. Da allora non ha mai abbandonato la serie, confermandosi un classico intramontabile nel mondo delle gare di durata.
Sono diversi i cambiamenti nelle lineup Hypercar. Jota #12, entrambe le Peugeot e la Porsche di Proton schierano solamente due piloti, visto che Nato, Vergne e Vandoorne sono impegnati a correre nell’ePrix di Berlino di Formula E e Tincknell, invece, è a Laguna Seca per il quarto round di IMSA. Lamborghini, sempre a causa della concomitanza con la serie elettrica, sostituisce Mortara con Andrea Caldarelli, quest’anno impegnato proprio con la casa di Sant’Agata in GTWC, ELMS (dove al momento è secondo in LMGT3) e IMSA, serie in cui ha già guidato la SC63 a Sebring.
Cambiano degli equipaggi anche in LMGT3. La concomitanza della 6 ore di Spa-Francorchamps con il primo appuntamento di Formula Regional permette a Rahel Frey di tornare nel WEC sulla Lamborghini di Iron Dames al posto di Pin. La svizzera è al momento impegnata a tempo pieno nell’ELMS, in cui occupa il settimo posto nella classe inferiore, ma ha corso anche in IMSA durante questa stagione. Cambiano entrambi i Pro della Lexus #78. Kelvin Van der Linde, impegnato in Formula E, è sostituito da Ritomo Miyata, riserva Toyota (e, di conseguenza, prestato al team Akkodis), attualmente decimo in Formula 2 e terzo nell’ELMS in classe LMP2. Clemens Schmid, l’anno scorso nel DTM, prende il posto di Boguslavskiy.
La gara – Hypercar
La Porsche #5 si impone al via sulla Cadillac, che resta al secondo posto davanti alla Proton. Dopo 10 minuti, però, il privato tedesco riesce a superare il bolide americano all’ingresso dell’Eau Rouge grazie all’utilizzo della traiettoria interna. Contemporaneamente è il momento della prima sosta, sicuramente fuori dai piani iniziali, della Peugeot #94.
La Proton si lancia all’inseguimento anche della Penske in prima posizione. Andlauer tenta un attacco sul Kemmel appena un paio di passaggi dopo il sorpasso sulla Cadillac, ma viene bloccato dalla presenza della Lexus #87 (LMGT3) guidata da Kimura, situata nella corsia interna. La Porsche #99 è costretta ad accordarsi alla #5.
La fase iniziale della gara si conclude con la Toyota #8 che sconta uno stop & go di 5 secondi per irregolarità tecnica riguardante la gestione dell’energia e con la Cadillac che continua a perdere posizioni. Nel momento in cui esce la prima FCY per detriti (dopo 20 minuti dal via) la vettura americana non è nemmeno più sul podio, il cui gradino più basso è ora occupato dalla Porsche #6.
Alla ripartenza è chiaro a tutti che la Porsche di Proton ne ha di più dell’ufficiale in prima posizione, ma, nonostante ciò, non riesce a trovare un modo per attaccarla e soffiarle la testa della classifica. Anche in questo caso si rivela fondamentale la presenza della Lexus di Kimura che, in ingresso alla Bus Stop, va a tappare leggermente la #5 verso l’esterno. La #99 ha così tutto lo spazio per imporsi senza che la rivale possa in qualche modo difendersi.
Questo non è l’unico momento di tensione fra le vetture della casa di Stoccarda. Appena dopo la seconda FCY, avvenuta dopo 44 minuti dal via (sempre per detriti), la #6 rischia di colpire la #5 alla Bus Stop a causa di un errore in frenata, che porta l’auto in testa al campionato nella via di fuga.
La Ferrari #51, in rimonta durante la prima ora, approfitta del momento di debolezza della 963 davanti, guidata in quel momento da Vanthoor, per effettuare un sorpasso a Les Combes senza che quest’ultima possa opporre resistenza. Le vetture del Cavallino, nonostante siano partite dalle retrovie, stanno dimostrando di aver un grande passo gara, probabilmente secondo solo a quello della Proton.
Appena superata l’ora tutte le vetture compiono la loro prima sosta in programma, al termine della quale non avvengono grossi cambi di posizione. La velocità delle rosse di Maranello è chiara già dall’inizio del secondo stint. La #51 riesce, dopo appena un giro e mezzo, a mettere alle sue spalle anche la #5, sempre a Les Combes.
Dopo un’ora e mezza avviene un grave incidente alla curva Bruxelles. La BMW #20, guidata da Rast, tampona sul lato destro la Jota #38, in quel momento in mano ad Hanson. La Porsche perde il controllo e schizza a grande velocità contro la BMW #46 di classe LMGT3, portandola contro le barriere. Ritiro immediato per entrambi. La vettura colpevole viene penalizzata con drive through.
Appena scatta la VSC tutte le vetture si fermano per un pit stop veloce. Le uniche eccezioni sono la Proton e la Ferrari #51, che aspettano un passaggio prima svolgere la propria sosta con cambio pilota. Nel corso di questa neutralizzazione dei distacchi la Cadillac e la BMW #15 vanno in testacoda alla Bus Stop.
La direzione gara decide di portare in pista la safety car, che neutralizza le posizioni per circa mezz’ora. Durante questo periodo avviene un problema tecnico abbastanza peculiare sulla Porsche di Proton, in prima posizione. La portiera sinistra, utilizzata per il cambio pilota, è rimasta solo socchiusa e Jani non riesce a chiuderla senza le indicazioni della squadra. Fortunatamente la situazione si risolve senza problemi.
La ripartenza è caratterizzata da un cambio di gerarchie dovuto alle penalità comminate a diverse vetture. La Toyota #7 deve scontare un drive through per aver compiuto un illecito durante il periodo di VSC. La BMW #15, invece, dovrà attendere 10 secondi ferma sulla piazzola prima di compiere la sosta successiva a causa di un’irregolarità avvenuta durante il pit stop precedente.
La lotta per la leadership si fa serrata, con la Ferrari #51 e la Proton che si scambiano la P1 diverse volte nel corso della terza ora. La vettura di Maranello, però, deve fare i conti con un avversario più ostico del previsto. La Porsche privata, difatti, risponde pan per focaccia ad ogni attacco, mantenendo sempre intatta la propria posizione di testa di serie ad ogni passaggio sul traguardo.
La prima metà di gara si conclude con il ritiro nei box della Lamborghini e con l’incidente che mette fuori dai giochi la Porsche #5. La vettura gestita da Penske, in quel momento guidata da Christensen, perde trazione in uscita dal Blanchimont e urta contro il muretto posto ai limiti della via di fuga in erba. La botta non è molto forte, ma i danni sono così gravi da rendere necessario l’intervento del carro attrezzi per portare la 963 fuori dal tracciato. FCY.
Al termine della neutralizzazione le Ferrari tornano combattive. La #51 supera in uscita dal Radillon la Proton, che, nonostante ciò, non si arrende e continua a voler mantenere la propria supremazia in pista rispondendo ad ogni attacco. La P1 verrà ceduta per un solo giro alla Peugeot #93, che tornerà nelle retrovie dopo il pit stop.
L’inizio del quarto stint è caratterizzato da un nuovo cambio di gerarchia. Le Ferrari, dopo la sosta, avvolgono a mo’ di panino la Proton, anche se per poco tempo. La #50 è rapidissima e riesce a superare in pista la Porsche privata, che, comunque, mantiene la P3 fino al termine dell’ora. L’unico altro elemento degno di nota di questa fase di gara è una breve FCY per detriti.
All’inizio della quinta ora si fermano Alpine #36, Porsche #6 e Jota #12. Proprio durante il pit della 963 privata avviene un gravissimo incidente, in grado di lasciare senza parole tutti gli spettatori presenti sugli spalti e non solo.
La Cadillac, guidata da Bamber, si è lanciata all’inseguimento di una Proton sempre più lenta. La vettura americana raggiunge la Porsche gestita dalla squadra di Christian Ried in uscita dall’Eau Rouge e, una volta entrati nel rettilineo del Kemmel, si muove verso la linea interna, probabilmente per tentare un sorpasso efficace e indolore alla staccata di Les Combes.
Qualcosa, però, non va per il verso giusto. La vettura blu dal rombo caratteristico imposta il sorpasso senza accorgersi della presenza della BMW #31, LMGT3 in quel momento guidata da Gelael. Bamber vira così verso la linea bianca senza prendere bene le misure e incrociando, di conseguenza, la traiettoria della vettura di classe diversa.
Ciò che ne consegue è un pauroso incidente ad alta velocità, dato soprattutto dalla posizione della #2 nei confronti della #31. La Cadillac, difatti, ha toccato la BMW quando il suo asse posteriore si trovava circa alla pari rispetto a quello anteriore della vettura di Monaco, causando una violenta, immediata e, soprattutto, inaspettata perdita di controllo del mezzo.
La Cadillac si ritrova in una frazione di secondo a volteggiare a diversi centimetri da terra dopo lo scontro pesantissimo con il guard rail e continua a roteare in mezzo al rettilineo, lasciando qua e là pezzi di carrozzeria. La situazione appare immediatamente grave.
I piloti, fortunatamente, riescono ad uscire illesi da un impatto così violento da mettere a dura prova le misure di sicurezza adottate sul tracciato belga. Le barriere sono danneggiate e il Kemmel è stato riempito di detriti e pezzi di carrozzeria. I direttori di gara chiamano immediatamente in pista la safety car, ma capiscono ben presto che il tratto interessato non potrà essere ripristinato nell’arco di qualche minuto.
Mancano un’ora e quarantasette minuti allo scadere della lunghezza della sessione quando viene sventolata la bandiera rossa. Tutti fermi sul rettilineo principale. I piloti scendono dalle vetture e, dopo aver superato lo shock iniziale, cominciano a dialogare con i team in ottica futura.
Il tracciato viene messo a posto al ritmo di un timer che continua a scorrere fino a quasi esaurirsi. Quando mancano pochi minuti alle 19.00, l’orario originario di fine gara, tutti vengono avvisati da una nota dei direttori di prova: i minuti persi dovranno essere recuperati.
Le vetture ripartono dietro la safety car. Tutte le Ferrari ed entrambe le Peugeot devono fermarsi in pit lane per uno splash, consentito in questi casi solo se c’è il rischio di rimanere a secco durante la neutralizzazione delle posizioni. Nel momento in cui avviene la ripartenza tutti si fermano per iniziare il quinto stint. Le uniche eccezioni sono proprio la Jota #12, la Porsche #6 e la Alpine #36, che hanno già effettuato la sosta prima della sospensione della corsa.
Il dominio Ferrari viene così scardinato dall’audace quanto fortunata strategia delle due Porsche, che ora si ritrovano in prima e seconda posizione. La casa di Maranello, però, ha due auto velocissime, e la dimostrazione avviene sul campo, con la #50 che sorpassa di forza la #7 quando a un’ora e venti minuti dal termine della gara.
L’azione in pista, in questo frangente, non è molta. Sono comunque da tenere in considerazione i 30 secondi di stop and go dati alla BMW #15 per comportamento pericoloso in pit lane e i 5 da scontare nello stesso modo affidati a Isotta Fraschini per infrazione tecnica.
Si arriva quindi all’ultima ora, in cui le temperature si abbassano leggermente e il sole cala, regalando agli spettatori un finale di corsa al crepuscolo. Le due Porsche davanti a tutti inaugurano l’ultimo stint. Tutti gli avversari seguiranno le auto di Stoccarda in pit lane qualche minuto più tardi.
Nonostante il piazzamento finale della #12 e della #6 non sia soggetto a dubbi, la lotta per le posizioni di alta classifica è tutt’altro che terminata. La Toyota #7 esce davanti alle Ferrari dopo il pit, ma viene recuperata in fretta dalle Rosse e dalla Proton, che la superano negli ultimissimi minuti. Oltre il danno la beffa. La vettura di Kobayashi subisce una penalità di 5 secondi per un contatto con la Lamborghini di Iron Dames a La Source, che le fa perdere post gara anche la posizione sulla gemella #8.
La Porsche #12 di Hertz Team Jota, guidata da Callum Ilott e Will Stevens, vince la 6 ore di Spa-Francorchamps. La vettura privata si impone sulla ufficiale #6, in mano, come di consueto, a Estre, Lotterer e Laurens Vanthoor e sulla Ferrari #50 di Fuoco, Molina e Nielsen. Ferrari #51, Proton, Toyota #8 e #7, AF, Alpine #35 e Peugeot #93 completano la zona punti.
Quello di Jota è un trionfo importante, non solo per Porsche, ma per l’intero mondo delle corse di durata. Per la prima volta una vettura gestita da un team privato si impone in Hypercar, tra l’altro con un equipaggio formato unicamente da piloti della stessa nazionalità, altra impresa mai verificatasi nel WEC. Callum Ilott ha centrato la sua prima vittoria nel mondiale endurance alla sua terza gara. Il connazionale Will Stevens, invece, conquista il suo settimo successo nella serie (primo in Hypercar). La classifica è ancora apertissima.
La gara – LMGT3
La Lamborghini di Iron Dames scappa dalla BMW #46 e dalla McLaren #59. La vettura inglese mette subito pressione a quella tedesca, arrivando a superarla con un attacco a La Source dopo appena 10 minuti. Anche Shahin, al volante della Porsche #91, è più rapido di Al Harthy, il quale viene superato proprio dall’australiano nel periodo tra le prime due FCY. L’unico altro evento interessante avvenuto nel corso della prima ora è il drive through preso da Koizumi (Chevrolet #82) per infrazione nel corso del periodo di neutralizzazione dei distacchi.
La seconda ora è condizionata da una VSC, tramutata successivamente in safety car, per l’incidente tra la Jota #38 di categoria Hypercar e la BMW #46, costretta al ritiro dopo essere stata spedita contro le barriere della Bruxelles dalla Porsche privata della classe regina. Tutti, ad eccezione della Lamborghini di Iron Lynx, compiono una sosta appena la vettura di sicurezza esce dal tracciato. La #60 guida il gruppo per un breve periodo.
La McLaren #59 sfrutta il termine dello stint di Schiavoni per tornare a comandare il gruppo, ma non senza rivali. La Lamborghini di Iron Dames è più veloce della vettura in P1, ma questo non significa che l’equipaggio battente bandiera inglese le renderà la vita facile. Costa difende a spada tratta la posizione da Frey, che riuscirà a superare il brasiliano, campione in carica del monomarca Porsche del paese natio, solo dopo una decina di minuti di battaglia.
Nel frattempo sono sorti diversi problemi nella seconda metà dello schieramento. La Aston Martin #27 deve scontare 10 secondi di penalità per infrazione al pit, mentre la Ferrari #55 di Heriau deve svolgere un drive through per eccessive escursioni oltre i limiti del tracciato. In casa Chevrolet se la passano ancora peggio. La #81 deve pittare prima del previsto a causa di una foratura alla posteriore sinistra. Si ritirerà pochi minuti più tardi, quasi in contemporanea con la McLaren #95.
Al termine della FCY conseguente all’incidente della Porsche Hypercar inizia il giro di soste. La Lamborghini di Iron Dames è una tra le prime a compiere il proprio pit stop, lasciando la testa della corsa, anche se per un solo giro, all’Aston Martin #27.
La McLaren #59 si trova incredibilmente in prima posizione nel momento in cui tutti gli avversari hanno compiuto la terza sosta prevista. La Porsche #91 e la Lamborghini di Iron Dames sono, però, più veloci e riescono a recuperare e superare la vettura inglese, in quel momento ancora in mano a Costa.
L’inizio della quinta ora è caratterizzato da un bruttissimo incidente tra la Cadillac Hypercar e la BMW #31, in cui entrambe sono costrette al ritiro. La vettura bavarese, colpita da quella americana durante un doppiaggio sul Kemmel, si è scontrata ad alta velocità contro le barriere presenti ai lati del lungo rettilineo. Bandiera rossa.
Non tutte le auto di classe LMGT3 hanno svolto la sosta, prevista proprio in quei minuti e, nel momento in cui riparte la gara, si assiste a una serie di cambi di leadership basati, principalmente, sulla presenza di più o meno carburante a bordo del proprio mezzo. Dopo 60 minuti dal restart si sono scambiate la testa della corsa le due Porsche e la Lamborghini di Iron Lynx.
La Ferrari #54 si trova davanti a tutti a mezz’ora dalla fine. Un pit avvenuto in un momento innaturale, però, promuove in prima posizione la McLaren #59, che si deve comunque fermare per uno splash a 10 minuti dal termine previsto della sessione.
Lamborghini sembra essere destinata a raggiungere il successo: la #60, guidata da Perera, è davanti a tutti con margine, mentre la #85, in mano a Gatting, si trova stabilmente sul gradino più basso del podio. In questo momento solo un grave problema può impedire un trionfo di misura per la casa di Sant’Agata.
Per confermare questo risultato, difatti, serve un liquido in particolare, presente in quantità decisamente insufficienti sulle due Lamborghini: la benzina. La #85 si ferma a 5 minuti dalla fine, mentre la #60, addirittura, è costretta a compiere uno splash all’inizio dell’ultimo giro.
Tutta la gioia trasloca da Iron Lynx a Manthey, che sta per sfoggiare una doppietta. La #92 è davanti alla #91, ma deve compiere un ultimo giro molto lento a causa della presenza di pochissimo carburante nel serbatoio. Il team con sede a Meuspath deve decidere se mantenere le posizioni o chiedere alla vettura in testa di farsi da parte.
Arrivati a Les Combes si assiste al sorpasso della #91, che prende la testa della corsa e comincia a scappare dalla leader del mondiale, che comunque dista molti secondi dall’inseguitrice principale, la Lamborghini #60 di Perera.
La Porsche #91, guidata da Richard Lietz, Morris Schuring e Yasser Shahin, vince la 6 ore di Spa-Francorchamps in classe LMGT3. La Porsche #92, di Bachler, Sturm e Malykhin, e la Lamborghini di Iron Lynx, che ha visto Perera, Cressoni e Schiavoni alternarsi al volante del mezzo, salgono sul podio della categoria minore. McLaren #59, Lamborghini Iron Dames, Ferrari #54, Aston Martin #777, Ford #88 e #77 e Lexus #78 completano la zona punti.
Porsche agguanta una doppia vittoria grazie alla grande prova della #91. Richard Lietz, veterano del WEC (ha partecipato a tutte le stagioni della LMGTE Pro con il marchio di Stoccarda, con cui si è laureato campione del mondo nel 2015), giunge al suo undicesimo successo. Il quarantenne austriaco ha avuto l’onore di affiancare Morris Schuring e Yasser Shahin nella loro prima vittoria nel campionato. L’inizio di stagione di questo trio formato da un super esperto e da due debuttanti non è stato dei migliori, ma il risultato di oggi regala ampie speranze di crescita per tutti.
I risultati della gara
I risultati della 6 ore di Spa-Francorchamps
La classifica generale
La classifica del WEC al termine della 6 ore di Spa-Francorchamps
L’equipaggio della Porsche #6, formato da Kévin Estre, André Lotterer e Laurens Vanthoor mantiene la testa della classifica Hypercar grazie ai suoi 74 punti, alcuni dei quali arrivati dopo il secondo posto della trasferta belga. L’equipaggio ufficiale anticipa di 22 lunghezze il privato della Jota #12, che presenta solo Ilott e Stevens a causa dell’assenza a Spa di Nato, e di 28 quello della Toyota #7, composto da Conway, Kobayashi e De Vries. Porsche (83) prende un bel vantaggio nel campionato costruttori, relegando Toyota (60) e Ferrari (50) al ruolo di inseguitrici. Jota #12 (78) resta in prima posizione nella competizione riservata ai team.
La Porsche #92, guidata da Klaus Bachler, Joel Sturm e Alex Malykhin, sembra infermabile. L’equipaggio ha sfruttato i ritiri e le performance sottotono dei principali avversari per prendere una bella distanza. La vettura di Stoccarda guida la classifica con 72 punti, mentre i principali rivali, la BMW #31 e la Aston Martin #27, sono ancora fermi a 37.
I prossimi appuntamenti
Il paddock del WEC fa i bagagli per spostarsi verso la destinazione più prestigiosa che offre la massima serie endurance. Il quarto round sarà, difatti, la 24 ore di Le Mans, da tenersi sul Circuit de la Sarthe tra il 15 e il 16 Giugno. Come contorno ci saranno Lamborghini Super Trofeo Europe, Road to Le Mans e Fun Cup.
Media: WEC
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