W Series, l’inclusività transgender e il paradosso Caytlin Jenner

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di Matteo Gaudieri
4 Aprile 2022 - 08:30
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Emergono controversie su Caytlin Jenner circa recenti dichiarazioni contro l’inclusione transgender negli sport femminili; la W Series, dal canto suo, occupa una posizione opposta a quella della star televisiva USA

In data 31 marzo, corrispondente alla Giornata internazionale della visibilità transgender, la W Series si è espressa apertamente sul tema attraverso i canali social, pubblicando un messaggio dal significato profondo e atto a rimarcare il concetto di inclusività, aprendo le porte dunque ad atlete transgender.

La traduzione è la seguente: “W Series esiste per promuovere le donne nel motorsport. Storicamente, c’è stato un severo squilibrio gender nelle monoposto e alle donne non è stata concessa la stessa opportunità degli uomini. Mentre altri sport hanno introdotto varie regole per i transgender, il motorsport è gender neutral, è uno sport in cui tutti corrono alla pari. W Series da il benvenuto a tutte le donne, anche transgender. Qualsiasi applicazione per competere in W Series si basa su meriti individuali.”

Il concetto, dunque, è chiaro: W Series, come ha sempre dimostrato dalla sua nascita, non regala opportunità basate sull’essere della donna e sull’orientamento sessuale, ma attraverso un sistema meritocratico. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, viste le selezioni fatte nel primo anno, il 2019, e la decisione di premiare le prime 8 classificate con sedili garantiti per la stagione successiva, permettendo alla griglia di avere sia un minimo di stabilità, sia volti nuovi che portano in dote competizione fresca.

Il progetto della formula tutta al femminile ha sempre cercato di espandere i propri confini di visibilità, nel tentativo di entrare nel raggio di attenzione globale che determinate categorie del motorsport godono: basti pensare all’affiliazione fatta con la F1 come serie di supporto in round selezionati. Anche l’effetto novità portato dalla categoria è stato ausiliare, oltre ad alcune caratteristiche che la rendono unica. L’avere al proprio fianco un partner come ad esempio Puma porta tutti i favori del caso, ma in una vasca grande si cerca sempre una pesca dalla portata altrettanto enorme ed è qui che entra in gioco Caytlin Jenner.

Jenner non ha bisogno di presentazioni: atleta pluridecorato ai Giochi olimpici, ex pilota e attuale personaggio televisivo carismatico, nota anche per il passaggio da Bruce a Caytlin avvenuto nel 2015. Un nome importante e pesante, che potenzialmente può attrarre un pubblico distratto dalle corse portandolo sotto la luce del faro di un movimento sempre più in crescita. Inoltre, il coinvolgimento diretto dato dalla creazione della squadra Jenner Racing alimenta ulteriormente la teoria sopraccitata, dando allo spettatore uno schieramento per cui patteggiare; con un minimo di ricerca, poi, si potrà scoprire che a rappresentare il team c’è la pilota dominatrice della categoria, Jamie Chadwick. I vincitori attraggono sempre, perché considerati automaticamente i più forti; una strategia, questa, che ha già i suoi precedenti, come per esempio i dati d’ascolto incredibili in Italia nell’epopea di Michael Schumacher e Scuderia Ferrari, oppure la costruzione del mito e personaggio Valentino Rossi o, infine, la consacrazione di Lewis Hamilton come uno degli sportivi più influenti degli ultimi anni.

Notando la presa di posizione in atto dalla W Series, si fa presto a trarre la conclusione che la partecipazione di una personalità di questo calibro corrisponda al jackpot assicurato. L’accordo, a giudicare da quanto stia uscendo fuori, non ha portato l’entusiasmo sperato, anzi: chi segue la categoria ha espresso, a modo suo, il proprio disappunto considerando la posizione contraria all’inclusione transgender nello sport di Caytlin Jenner. Dichiarazioni che si possono trovare anche in bella mostra sul profilo Twitter della diretta interessata.

Un recente avvenimento sportivo (si parla comunque di marzo 2022) ha poi acceso definitivamente la miccia delle polemiche: Lia Thomas è diventata la prima nuotatrice transgender a conquistare un titolo universitario NCAA. Emma Wayent, seconda classificata all’evento, è stata definita da Jenner come vincitrice morale della competizione: “Emma è la vincitrice! Non è transfobia o essere anti-trans, è BUON SENSO!” recita un tweet. Prosegue poi al Daily Mail: “Non penso che uomini biologici debbano competere con donne biologiche, dobbiamo proteggere gli sport femminili. Rispetto il diritto alla transizione di Lia e spero abbia una vita meravigliosa, ma lei è cresciuta come un ragazzo biologico e non penso che sia giusto che lei competa negli sport femminili. Il suo sistema cardiovascolare è più grande, il suo cuore è più grande, ha braccia e gambe più lunghe. Tre anni fa era nella squadra maschile, al 462° posto in classifica; ora è 1^ tra le donne nello stesso evento? Ovviamente, questo non è corretto“. È comunque giusto sottolineare che Caytlin Jenner, nel 2016 (un anno dopo aver abbandonato l’identità di Bruce Jenner), abbia partecipato a un torneo di golf femminile, il Pro-Am ANA Inspiration golf tournament nel country club di Mission Hills in California.

Sono tante le contraddizioni che non piacciono e che mi hanno portato, oggi, a scrivere. Oltre alla pura incoerenza di una figura all’apparenza d’ispirazione ma semplicemente dannosa, sottolineo volentieri la polvere nascosta sotto al tappeto da parte di W Series. Le parole di Jenner sono pesanti se contestualizzate a una serie che mette al primo posto la lotta per l’inclusività e che non guarderà mai al sesso biologico di una donna. L’esagerazione delle campagne marketing, come si è visto con la F1 col contrasto We Race As One – Gran Premio d’Arabia Saudita, porta a scelte apparentemente risolutive, a soluzioni che a lungo termine possono, nei piani delle parti, portare benefici, ma che nascondono difetti strutturali che tornano a galla nel breve periodo.

In mezzo al mare delle difficoltà, è compito di W Series mettere in ordine i pezzi del puzzle e fare mente locale, cercando di capire quali sono effettivamente le vere necessità comunicative e strategiche, riflettendo maggiormente, a mio avviso, su una sensibilizzazione giusta e concreta, priva di crepe nei mattoni delle fondamenta. Non è sbagliato, quindi, ribadire che il campionato ha praticamente inglobato una figura dalle idee nemiche, in forte controtendenza al messaggio che è stato lanciato e ribadito nella giornata più importante per il tema: non è nemmeno un caso comprendere la posizione controversa che Jenner ricopre all’interno della comunità transgender.

Una situazione che potrebbe accrescere come un fuoco continuamente alimentato. È troppo presto per trarre conclusioni, per vedere sviluppi e conseguenze collegate a tutta questa storia, ma è evidente come ci siano falle nella ricerca di attrazioni da accostare al campionato. Eppure, sinceramente, penso che W Series, più che puntare a una semplice pubblicità, debba concentrarsi sull’inserimento delle proprie pilote nel sistema piramidale delle monoposto, dando un concreto seguito ai test di Irina Sidorkova e Nerea Martí svolti al Magny-Cours nello scorso anno; promuovere il movimento femminile nel modo giusto porta con sé un aumento di visibilità senza necessità di inseguire una popolarità esterna e non autocostruita.

Immagine di copertina: Twitter / W Series

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