Verstappen e Marquez: stesso, delirante, destino mediatico

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di Andrea Ettori @AndreaEttori
11 Ottobre 2022 - 20:00
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Dopo l’uscita del primo report da parte della FIA che certifica una irregolarità da parte della Red Bull sulla ormai famosissima questione budget cap, il clima che si sta creando attorno al due volte campione del mondo Max Verstappen è totalmente simile a quello già visto nel biennio 2015-2016 con Marc Marquez.

Chi vi scrive non ha problemi a riconoscere di essere un tifoso del pilota olandese e non percepisce un euro per quello che sostiene. Inoltre si sente realizzato nel proprio lavoro e non ambisce ad altro. Ma tutto quello a cui stiamo assistendo, e onestamente mancherebbe soltanto la frase “Verstappen m***a”, è sovrapponibile a quello che abbiamo vissuto nel recente passato nei confronti dello spagnolo della Honda.

Marquez venne messo alla gogna prima per le parole di Rossi nella ormai mitica conferenza stampa di Sepang, poi dai media per essere la causa del mancato successo di Valentino nel mondiale 2015 della MotoGP. Un veleno reso ancora più acido dal fatto che quel titolo se lo sia aggiudicato l’allora compagno di Rossi nel team Yamaha, ovvero Jorge Lorenzo.

L’inverno a cavallo tra il 2015 e 2016 fu uno dei più drammatici, mediaticamente parlando, con risvolti che poi abbiamo visto negli anni successivi sui circuiti italiani. Dalle tombe ai pagliacci bruciati del Mugello con il numero 93 fino ad una serie di offese che si sono poi protratte nel corso di quei mesi difficili per Marquez per la sua riabilitazione. Al di là anche delle colpe che lo stesso Marquez poteva avere, tutto quell’odio nei suoi confronti venne alimentato da una campagna mediatica degna della versione “Tangentopoli” di Bettino Craxi nel 1992.

A distanza di qualche anno Max Verstappen è diventato, insieme alla Red Bull, l’uomo da colpire per dimostrare che tutto è schifoso e illegale in un mondo dove i buoni sono vestiti solo di rosso oppure di grigio (dipende, anche in questo caso, dalla tonalità della stagione), a parte l’abito da maggiordomo. Un vero e proprio sistema che già nella gara “a casa nostra” ha dato i propri frutti, con persone vestite Red Bull offese e costrette a lasciare il proprio posto in tribuna o con i fischi sotto il podio rivolte al vincitore (vero marchio di fabbrica del circuito monzese) che ovviamente era il pilota vestito di blu con il numero 1, che porterà anche nella stagione 2023.

Ora che l’inverno è alle porte e che anche il rincaro delle bollette potrebbe essere causato da Verstappen, perché ormai mi aspetto pure che dicano questo, ci aspettano mesi davvero incredibili. Soprattutto sarà davvero piacevole scoprire come il pubblico così appassionato di F1, che non crede più da anni a questo sport (ma allora perché lo segue?), reagirà a Imola e Monza nei confronti del pilota olandese, due volte campione del mondo di F1.

È orribile non aver imparato nulla da un passato così vicino che ha creato soltanto imbarazzo e cattiveria. È altrettanto disgustoso sentire chi dovrebbe raccontare o scrivere in modo più o meno imparziale (parlo dei professionisti), nonostante una normale e giusta predisposizione nei confronti della Ferrari, tirare somme e sparare sentenze senza avere ancora dati certi e sicuri. Chi segue ha il diritto di essere informato e non indottrinato, altrimenti i risultati saranno gli stessi del 2016.

Siamo sicuri di essere nuovamente pronti a tutto questo e che la colpa sia soltanto di un fumogeno della “Orange Army”? Io credo di no.

Immagine copertina: Red Bull

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