Valter Rostagno ci racconta le sensazioni della Lancia Delta S4

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
14 Gennaio 2021 - 19:00
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Tra pochi giorni ricorrerà il 35esimo anniversario della vittoria al Rally di Montecarlo dei compianti Henri Toivonen e Sergio Cresto. Un successo leggendario, quello della Lancia Delta S4, successivo alla vittoria nell’ultima gara del campionato 1985 al RAC che aveva di fatto messo la S4 al top delle mostruose Gruppo B.

Lo sviluppo e soprattutto il potenziale di quella vettura vennero tragicamente interrotti dalla morte degli stessi Toivonen e Cresto al Corsica del 1986, segnando di fatto la fine del Gruppo B e di un’epoca d’oro del mondiale rally.

In questi giorni P300.it ha avuto la possibilità di intervistare Valter Rostagno, grandissimo ex collaudatore Abarth, che ci ha raccontato la storia e soprattutto le sensazioni che regalava la Lancia Delta S4.

Per quanti anni ha svolto il ruolo di tester e come è partita la sua esperienza come pilota Lancia-Abarth?
“Sono entrato a far parte della squadra corse all’inizio del marzo 1983. Mi chiamò Giorgio Pianta, che aveva bisogno di un collaudatore per la delibera della 124 Spider volumex, di cui furono prodotte 200 vetture. In effetti il mio sogno era quello di lavorare sulle vetture da corsa, che in quel periodo erano le Lancia Rally 037. Infatti mi ricordo che chiesi a Pianta di lavorare per un periodo in officina sulle vetture da corsa come meccanico, per capire com’era costruita e montata la vettura. Secondo me un bravo collaudatore deve necessariamente sapere tutto della vettura che dovrà sviluppare, altrimenti diventa difficile dare un giudizio e soprattutto indicazioni per migliorare la stessa. Fu così che per circa tre mesi lavorai con i più bravi meccanici del mondo per capire e conoscere tutto. Un bel giorno, che ricordo benissimo, Pianta mi chiamò e mi disse: ‘adesso basta fare il meccanico, da domani inizi a fare il tuo lavoro’. Fu così che iniziò la mia avventura, che durò fino alla chiusura del programma rally nel 1992, un grandissimo errore a mio parere”.

Ricorda ancora a distanza di anni le sensazioni che dava quella vettura?
“Non potrei mai dimenticare le sensazioni che dava la S4, era un mostro che all’inizio era quasi impossibile da guidare. Ricordo che era acerba e senza delle soluzioni tecniche, che furono adottate con lo sviluppo fatto nei mesi successivi. Ad esempio non aveva l’idroguida ed era pesantissima da guidare, anche perché comunque aveva 420 cavalli con un sistema di sovralimentazione completamente differente dalla 037, per questo non avevamo montato l’autobloccante sul differenziale anteriore. Con tempo fu montata l’idroguida e di conseguenza l’autobloccante e divenne, per così dire, più guidabile. Ovviamente i cavalli aumentarono fino ad arrivare a circa 550, senza l’elettronica delle vetture attuali. L’elettronica era nel piede destro”.

Quale soluzione tecnica della S4 è quella che ricorda maggiormente?
“Non c’è una soluzione tecnica che ricordo in particolare, ma un insieme di soluzioni tecniche che hanno fatto sì che alla prima gara del mondiale la S4 vinse contro vetture, tipo Peugeot, che erano avanti anni rispetto a noi nello sviluppo e nell’esperienza con le 4×4 in tutte le condizioni possibili come asfalto, terra, pioggia e neve. Purtroppo quando fu bandito il Gruppo B eravamo al 50-60% di sviluppo, quindi con un grande margine di miglioramento”.

Che rapporto aveva con i piloti titolari e se ricorda i feedback che loro trasmettevano della S4.
“Avevo un ottimo rapporto con tutti i nostri piloti, ognuno di loro ha fatto il suo per migliorare la macchina. C’è chi era più sensibile e più fine e chi meno, comunque nessuno escluso: tutti hanno dato il loro”.

Mi può raccontare che team era quello diretto da Cesare Fiorio?
“Potrei rispondere, in quattro parole, il migliore del mondo. E non è presunzione la mia, ma semplicemente la consapevolezza e l’onore di aver fatto parte di una squadra che come nessun’altra al mondo era composta da persone che lavoravano per passione e che ne erano i primi tifosi, da Cesare Fiorio all’aiuto magazziniere. Era l’insieme di queste persone a rendere grande questa squadra e l’obiettivo era soltanto uno, vincere”.

Chi è stato per lei il pilota che ha interpretato meglio la S4?
“Il pilota che ha interpretato meglio la S4 è stato ovviamente Henri Toivonen. È stato l’unico a portarla al limite su qualsiasi fondo. Oltretutto, Henri ed io eravamo anche amici fuori delle corse e ci conoscevamo molto bene. Io fui il primo, quando la Lancia lo ingaggiò, a fargli provare sull’asfalto la 037. Guidai sull’asfalto, lui mi rese il favore il pomeriggio sulla terra e, giuro, non ho mai avuto tanta paura in vita mia! Da lì iniziò la nostra amicizia che purtroppo fu interrotta il 5 maggio del 1986, come tutti sanno. Purtroppo, avendo vissuto tutto così da vicino, ricordare quel momento è ancora un grande lavoro”.

Foto: archivio Rostagno

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