La coincidenza vuole che la Formula 1 sia accolta a Suzuka dalla pioggia. Come se non fosse abbastanza tornare dodici mesi dopo lì dove tutto si è fermato, anche il tempo collega il tragico weekend dell’anno scorso con la nuova edizione del GP del Giappone.
A fianco al box Manor è stato ricavato uno spazio dove sono riposti oggetti, fiori e messaggi che i tifosi giapponesi, sempre impeccabili, hanno voluto lasciare a Jules ad un anno dalla sua scomparsa effettiva, se così possiamo definirla.
La postazione dei commissari numero 12, all’esterno della curva 7, la Dunlop, non è più come un anno fa.
Ora, a rimuovere le vetture insabbiate, non ci sarà più un trattore ma una gru. E’ l’eredità triste di una tragedia, la risposta ad una necessità di cui ci si è accorti, come sempre capita, quando le situazioni diventano irreversibili. Non se ne può fare colpa a nessuno: i più grandi cambiamenti, in F1 come nella vita, avvengono dopo uno shock. Anche se, lo sappiamo bene, di gru in altre piste ne vediamo da anni. Anche se, ancora, fa rabbia pensare che tutte le responsabilità dell’incidente siano state date a Jules da un mondo messo a 90 dalle televisioni e dagli interessi economici.
A Suzuka, questa domenica, si chiuderà il cerchio di un anno di sofferenza, ricordi e lacrime. Si ricorderà ancora una volta Jules, si parlerà di lui, si tornerà a quei momenti. Ma sarà probabilmente l’ultima. E poi? Cosa succederà da lunedì? Io spero che il pensiero continui ad esserci, così come i messaggi e il sostegno per chi Jules l’ha vissuto da vicino e si sentirà forse ancora più solo, una volta spenti definitivamente i riflettori.
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