Alzi la mano chi, alla fine delle qualifiche, ha pensato a quanto sono belle le Sprint. Ovviamente questo vale per chiunque non abbia interessi diretti nella questione, ma il sabato di Montecarlo è l’esempio di quanto la qualifica sia ancora un aspetto importantissimo dal punto di vista dello spettacolo, un qualcosa che non merita di essere declassato con tanta facilità.
La particolarità di questa giornata è che è proprio questa pista ad aver propiziato uno spettacolo del genere. Che Montecarlo non sia più benvoluta come una volta è abbastanza chiaro. Ultimamente è criticatissima per mille motivi, essenzialmente perché il Circus è in piena era spettacolo e una pista dove si fatica a passare è controproducente per il prodotto. Senza poi tralasciare la questione logistica, i box ristretti, le infrastrutture incastrate in uno spazio minimo e tutto il resto.
Eppure, tolte le paillettes, gli yacht e tutto il glamour che sta attorno, questi 3,3 km immersi nel cemento restano di un fascino unico e di una difficoltà inimmaginabile per i piloti, che saranno sì più al sicuro rispetto a prima ma devono padroneggiare monoposto molto più grosse e pesanti rispetto a diversi anni fa.
Gli onboard dall’abitacolo aiutano parzialmente a capire il coefficiente di difficoltà nel guidare su queste stradine, con le ruote anteriori che coprono parzialmente la vista specialmente quando si devono limare i guardrail per guadagnare un paio di centesimi.
Credo che in generale non si riesca a percepire a pieno quello che è richiesto per sfidare il rischio in F1. Monaco è quella pista dove certe dinamiche si possono comprendere. Tra l’essere un eroe e un perdente passa lo spazio di un centimetro o un decimo di secondo. A volte ci si dimentica di questo e proprio dalle qualifiche di oggi arriva un sospiro di sollievo, una sveglia per l’anima che a volte viene sopita dalle polemiche e dalla frenesia del mondiale.
I giri di oggi di Alonso e Verstappen (così come quelli di tutti gli altri) sono l’essenza della Formula 1. Concentrazione, limite, velocità, aggressività al loro punto più alto tra un 41enne che non vuole mollare un colpo ed il campione in carica che, sotto di due decimi nel secondo settore, ne trova quasi tre in sei/sette curve prendendo due muri per prendersi la pole.
La tanto criticata Monaco regala le qualifiche più belle dell’anno, almeno fino ad ora. Forse un controsenso, o forse no. Conviene farci una pensata.
Immagine: Red Bull Media
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