Le vacanze pasquali, segno di rinascita religiosa, questa volta ce ne hanno regalata un’altra, sportiva, meravigliosa.
Billy Monger è tornato in monoposto. Non per un test, ma per una gara. Undici mesi dopo l’incidente che gli è costato l’amputazione degli arti inferiori, lasciando sconvolto tutto il mondo del motorsport, il giovane inglese si è calato nuovamente in abitacolo, correndo l’appuntamento inaugurale della F3 britannica ad Oulton Park. Già questo dovrebbe strabiliare ripensando a tutto quello che ha dovuto affrontare Billy in questo periodo. Se aggiungiamo il podio ottenuto nella prima delle tre gare alle quali ha partecipato, possiamo dire che per il diciottenne il ritorno al suo mondo è stato più che positivo.
Billy, infatti, è giunto terzo nella prima gara, nono nella seconda ed ottavo nella terza. Ma non è questo il punto: non è il risultato nudo e crudo a far peso in quello che è un nuovo miracolo sportivo, degno in tutto e per tutto a quello di Alex Zanardi che ormai da tre lustri ci schiaffeggia a suon di insegnamenti di vita.
Siamo di fronte ad un ragazzo che, non ancora diciottenne, si è ritrovato con un corpo spezzato ma una vita completamente intatta, nella mente e negli stimoli. La comunità del motorsport, in questa occasione, è stata esemplare aiutando Billy a sostenere le spese del suo recupero, aiutandolo psicologicamente a non mollare invitandolo a tantissimi eventi nei mesi scorsi fino a permettergli di non chiudere nel cassetto il sogno di poter correre ancora. E lui ce l’ha messa tutta: la volontà, per quanto possiamo essere consigliati, parte sempre e solo da noi. La sua è stata quella di dimostrare che il suo incidente ha avuto effetti devastanti solo per il suo corpo e non per la sua testa.
Sin dai primi test si era capito che il piccolo non scherzava e, di fatto, il risultato di questo weekend è una prova concreta. Billy è tornato a fare quello che ha sempre desiderato, correre: dimostrando che una passione vera può anche ferirti nel profondo ma resterà tale per sempre.
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