Un Camomillo più forte della vodka

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 4 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
8 Maggio 2017 - 11:00

In una maniera o nell’altra, ogni anno, il suo nome nella lista dei vincitori ciccia sempre fuori. E per i suoi tifosi, tra cui il sottoscritto, questo è sempre un bel toccasana. Quella di oggi a Jerez de la Frontera è stata la 53a vittoria di Daniel Pedrosa. Ottenuta non com’è stato “costretto” a fare negli ultimi anni, con battaglie, rimonte e distacchi minimi, ma col suo vecchio stile: partenza a razzo, fuga e un “arrivederci” agli avversari, che l’avrebbero poi rivisto solo dopo la bandiera a scacchi.

Ogni stagione lo si dà per finito, per bollito, per perso… ma quella Honda RC213V riesce sempre e comunque a meritarsela in qualche modo. Anni e anni d’infortuni, di botte tremende sul suo fisico leggero… ma riesce a essere sempre lì. Ricordo ancora con vera gioia il suo successo all’Estoril nel 2011: vittoria su Lorenzo praticamente senza il braccio sinistro che persino “mollava” nel curvone, per riposare. Stoico.

Ogni anno, durante il mercato piloti, salta fuori il desiderio di vedere il piccoletto su una moto differente, nella testa di tutti, dovuto però a motivi sempre diversi: c’è chi lo considera non adatto a continuare su una moto ufficiale, chi pensa che dopo dodici stagioni bisognerebbe “pushare” qualche giovane dalla Moto2 (come si pensava con Rins e come si pronostica ora per i piloti Marc VDS Morbidelli e Alex Marquez) e chi pensa che, dopo tutti questi infortuni, puntare su di lui non avrebbe più senso in casa HRC.

C’è poi chi, come me, sarebbe molto ma molto curioso di osservarlo su una moto diversa ma mica per demeriti suoi: il suo stile di guida, molto meno garibaldino e arrembante di Marquez, sembrerebbe più adatto alla rivale Yamaha che va su un binario (tranne oggi). Eppure, nonostante questo, il #26 riesce comunque a essere sempre lì, a dare fastidio di tanto in tanto al fenomeno cinque volte campione. Il discorso di Pedrosa in un altro team, comunque, si affronterà meglio in articoli futuri.

Hayden, Stoner, Marquez… tutti piloti che gli sono passati accanto e che gli hanno gabbato, sotto il naso, il possibile ruolo di numero uno nel team Repsol e anche dei titoli mondiali. Non voglio far finta di vivere una favoletta e pronosticare Dani come campione del 2017, è chiaro, perché le sue occasioni migliori (2008 e 2012), per sfortune ed episodi non propriamente di sua colpa, se l’è giocate. La speranza c’è sempre chiaramente, soprattutto quando la leadership del campionato è a solo 10 punti di distacco.

Quello che mi sorprende di Pedrosa è che, nonostante la sua signorilità e la sua serietà sul lavoro, riesce ad avere comunque l’argento vivo addosso. In quelle (poche) gare all’anno in cui si sveglia dal lato giusto del letto, come oggi in Andalusia, e comincia a dare del gas in una maniera tale da sorprendere qualsiasi campione (Lorenzo, Rossi, Marquez…), nessuno può resistergli.

Queste due qualità messe assieme ci fanno capire come anche il più bravo può essere un signore a livello di rapporti fuori dalla pista; essere maliziosi non dev’essere per forza un obbligo del vincitore, ed è ciò che lo rende a mio parere il più simpatico e apprezzato in Italia tra gli spagnoli in MotoGP (oltre probabilmente al fatto che sia un po’ lo sfavorito della classe regina).

Il successo di oggi lo porta in lotta per il campionato col compagno e con le due Yamaha ufficiali; solo il resto del campionato ci dirà se il suo buon ritmo d’inizio campionato proseguirà o se si piegherà al compagno per “accompagnarlo” verso il titolo.

Per il momento Dani si godrà il sapore della vittoria, ed io con lui, come ogni volta che il Camomillo sta davanti.

Fonte immagine: derapate.allaguida.it

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