Chi ha la sfortuna di imbattersi nelle mie pagine da cinque anni a questa parte (compiuti una decina di giorni fa, tra l’altro) sa bene che con Fernando Alonso, per vari motivi, non sono mai stato troppo tenero. E’ inutile ricordarli, chi segue sa di cosa parlo. Ma sa anche che, per certo, le critiche che ho portato a Fernando in questo tempo non hanno mai riguardato le pure prestazioni in pista. Questo credo si possa dire senza dubbi.
Oggi è il momento di celebrare non solo un quinto posto, ma un weekend in cui Fernando ha dimostrato di essere quello che viene considerato, vale a dire un campione. Sul quinto posto (e il nono di Button), evidentemente, ci sarebbe anche da commentare. Considerata la debacle Mercedes, quella di Kimi, Sainz e delle due Force India, non credo che la Mclaren sia diventata di colpo un fulmine di guerra. I tempi in linea di massima dimostrano ancora dove la squadra di Woking e soprattutto la Honda devono migliorare.
Il gesto di ieri in qualifica, lo scendere dalla Mclaren e spingerla da solo (in salita, non dimentichiamo, con i commissari che pensavano ai fatti loro nei primi momenti) per cercare di portare a termine la Q2, merita una menzione speciale in un’annata dove sarebbe giustificato il mandare al diavolo tutto e tutti. Certo, potrete dirmi che vista la lauta retribuzione percepita non dovrebbe lamentarsi nemmeno se arrivasse sempre in fondo (che, insomma, ci siamo quasi), ma l’indole di un campione è quella di non rinunciare mai e ieri ho avuto da Fernando uno splendido esempio di questo atteggiamento. E mi piace pensare che lo sforzo immane, servito poi a poco ieri, sia stato ripagato dall’ottimo quanto insperato quinto posto odierno.
Michael Schumacher diceva, nella conferenza stampa del suo secondo e definitivo ritiro, che nella sua seconda carriera ha imparato cosa volesse dire perdere, e per questo è diventato un uomo migliore. Per Fernando non c’è stato uno stacco e non c’è stata una seconda carriera, e non volendo interpretare un quinquennio in Ferrari come un disastro con due secondi posti mondiali, questa potrebbe essere l’occasione anche per lui per concepire la F1 come uno sport dove conta la lotta anche per pochi punti, per passare una Q2, risultati che per molti non sono interessanti ma per altri sono importanti.
Spero che il gesto di ieri sia in questa direzione. Sicuramente, questa stagione, se saprà valutarla nel modo corretto, lo aiuterà a diventare più ricco. Non solo nel portafoglio.
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