Tributo a Chris Amon

di Andrea Gardenal
Pubblicato il 3 Agosto 2016 - 10:31
Tempo di lettura: 4 minuti
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Tributo a Chris Amon
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Al termine di una lunga battaglia contro il cancro, Chris Amon è morto oggi all’ospedale di Rotorua nella natia Nuova Zelanda. Aveva 73 anni.

Amon è noto agli appassionati di motorsport soprattutto per la sua “leggendaria” sfortuna, che l’ha reso uno dei piloti più forti di sempre a non aver mai vinto un Gran Premio valido per il campionato del mondo di Formula 1. Tre episodi su tutti meritano di essere citati. Al Gran Premio di Spagna del 1968, disputatosi sul circuito madrileno del Jarama, si ruppe la pompa della benzina della sua Ferrari a due terzi di gara mentre si trovava in testa con 20 secondi di vantaggio su Graham Hill, poi vincitore di quel Gran Premio; un episodio analogo si verificò l’anno seguente sempre in Spagna, stavolta sul tracciato cittadino del Montjuic a Barcellona, quando il motore della sua Ferrari esplose nel rettilineo davanti ai box mentre aveva 44 secondi di vantaggio su Stewart. L’episodio forse più famoso risale però a tre anni dopo, quando una foratura fermò la sua cavalcata verso la vittoria al volante della Matra in occasione del Gran Premio di Francia a Clermont Ferrand; Amon riuscì comunque a ripartire dopo una sosta ai box e a rimontare fino alla terza posizione finale.

Ironia della sorte volle che Amon riuscisse comunque a vincere due gare di Formula 1, ma che queste non fossero valide ai fini del Campionato del Mondo. Nel 1970 si impose nell’International Trophy di Silverstone al volante della March del team ufficiale battendo la vettura gemella, schierata però dal team di Ken Tyrrell, guidata da Jackie Stewart; l’anno successivo invece vinse il Gran Premio d’Argentina al volante della Matra, in una prova che serviva a valutare la bontà dell’impianto Oscar Alfredo Galvez di Buenos Aires in vista del suo ritorno nel circuito iridato a partire dal 1972.

I maggiori successi, tuttavia, Amon li ottenne nella Tasman Series, una sorta di campionato “regionale” di Formula 1 formato da 7/8 gare da corrersi durante l’inverno tra la Nuova Zelanda e l’Australia; la serie raggiunse l’apice del successo tra la metà e la fine degli anni ’60, quando vi partecipavano non solo un gruppo di piloti e costruttori locali, ma anche gli stessi protagonisti del Campionato del Mondo come Jim Clark, Graham Hill, Jackie Stewart, Jack Brabham, Denny Hulme e lo stesso Chris Amon. Amon vinse sette gare tra il 1968 e il 1975, quattro delle quali nel solo 1969 quando conquistò il titolo di campione della Serie al volante della Ferrari Dino 246T precedendo Jochen Rindt su Lotus.

Amon lasciò il segno anche nel mondo delle ruote coperte. Il suo successo più importante risale al 1966 quando, in coppia con Bruce McLaren, conquistò una rocambolesca vittoria a Le Mans: la Ford GT40 dei due neozelandesi arrivò assieme alla vettura gemella di Ken Miles e Denny Hulme, la quale per pochi centimetri tagliò per prima il traguardo; tuttavia i giudici di gara assegnarono la vittoria a Amon-McLaren perché la loro vettura era partita più indietro rispetto a quella di Miles-Hulme, e quindi nello stesso tempo aveva di fatto percorso una decina di metri in più. L’anno successivo passò alla Ferrari vincendo in coppia con Lorenzo Bandini la 24 Ore di Daytona e la 1000 km di Monza.

Amon abbandonò la Formula 1 nel 1976: un primo ritiro avvenne in occasione del Gran Premio di Germania 1976, quando dopo l’incidente di Niki Lauda decise di non schierarsi in occasione della seconda partenza, rinunciando a partecipare alle gare successive. Il magnate Walter Wolf, tuttavia, lo persuase a guidare una delle sue vetture in occasione dei Gran Premi del Canada e degli Stati Uniti; Amon si qualificò in ultima fila a Mosport, ma durante le prove si verificò un violento incidente che lo vide protagonista assieme ad Harald Ertl e che lo spinse ad abbandonare definitivamente la Formula 1.

L’anno successivo Chris Amon accettò l’offerta dello stesso Wolf per correre il campionato Can-Am, ma dopo una sola gara decise di appendere definitivamente il casco al chiodo: il suo posto venne preso da un giovane canadese proveniente dal mondo delle motoslitte, un certo Gilles Villeneuve; pochi mesi dopo, stando alla leggenda, lo stesso Amon avrebbe fatto il nome di Villeneuve ad Enzo Ferrari, in cerca di un pilota per sostituire Niki Lauda. Il resto è storia.

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