TCR | Intervista a Marcello Lotti: “La titolazione FIA non cambierà la natura del TCR World Tour”

di Federico Benedusi
federicob95
Pubblicato il 30 Dicembre 2023 - 10:50
Tempo di lettura: 9 minuti
TCR | Intervista a Marcello Lotti: “La titolazione FIA non cambierà la natura del TCR World Tour”

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Analisi del 2023 e prospettive future dei campionati TCR con il presidente di WSC

La stagione 2023 ha dato un nuovo slancio alle competizioni turismo e naturalmente ai campionati marchiati TCR, concetti che ormai viaggiano di pari passo in tutto il mondo. La creazione del TCR World Tour ha sortito gli effetti desiderati, dopo la nefasta fine del WTCR, e per la serie iridata 2024 si prospetta un ulteriore passo avanti grazie al ritrovato accordo con la FIA.

Non si parla, tuttavia, solo del campionato principale. Il regolamento ideato da Marcello Lotti e da WSC non ha solo consolidato la sua forza, ma ha allargato ancora una volta i suoi orizzonti: sono infatti alle porte il rilancio della serie europea, unica nota dolente dell’annata che volge al termine, ma anche la nascita di un paio di nuovi circuiti nazionali in Messico e Indonesia.

Di tutto questo e molto altro abbiamo parlato proprio con il presidente della società creatrice del regolamento TCR, in questa nuova intervista rilasciata a P300.it.

Che annata è stata per i campionati TCR? Il 2023 è stato in linea con le vostre aspettative?
“Il 2023 è stato in linea con le aspettative a parte la parentesi del campionato europeo, che col senno di poi è stato usato un po’ come ‘agnello sacrificale’ del World Tour. Le tre gare con il World Tour hanno sicuramente scoraggiato qualche protagonista dell’europeo. All’inizio dell’anno questa cosa poteva un po’ spaventare ma col passare dell’anno è andata affievolendosi e anzi siamo arrivati all’opposto. La stagione è finita con un’ottima risposta da parte dei locali e c’è già un buon interesse in ottica 2024. Per quanto riguarda gli altri campionati nazionali e regionali siamo stati in linea con le aspettative e ci sono altri campionati che partiranno nel 2024, quindi il bilancio è positivo”.

Con 75 piloti e 8 marchi differenti, si può dire che la prima edizione del TCR World Tour sia stata un successo. Ad inizio anno c’era molta fiducia soprattutto nella possibilità di connettere meglio le varie serie TCR, ora che la stagione è in archivio quale feedback avete ricevuto da piloti, squadre e campionati ospitanti? L’obiettivo si può dire raggiunto?
“L’obiettivo è stato sicuramente raggiunto. Il punto interrogativo riguardava la novità del progetto e se questo potesse essere capito subito nella sua forma più ‘intima’. Il nostro interesse era quello di creare connettività tra i campionati nazionali, i costruttori e tutte le parti in causa nel TCR a livello globale e questo è stato recepito. Volevamo creare un campionato del mondo anche se questo non lo è a tutti gli effetti, perché noi semplicemente eleviamo dei campionati nazionali ad uno status mondiale. In generale l’obiettivo, che è quello che hai espresso tu perfettamente, è stato raggiunto”.

Il TCR World Tour 2024 sarà una serie patrocinata FIA. Quale sarà, nel concreto, l’apporto dato dalla Federazione Internazionale? Questo potrà portare ad una griglia più ampia?
“A prescindere da come vogliamo definire questo campionato, ci sarà una denominazione FIA. Il vincitore presenzierà al Prize Giving FIA. Non avremo una definizione di serie, coppa o campionato perché per noi era importante salvaguardare anche con questo passaggio, che comunque è fondamentale per il motorsport, la natura del TCR World Tour. Abbiamo discusso espressamente con la FIA la volontà di mantenere questa denominazione, perché identificava il concetto che abbiamo creato. In termini sportivi non cambierà nulla e nemmeno a livello di rapporti con i campionati locali, proseguiremo su quanto fatto nel 2023. Non ci sarà un regolamento base a cui tutti dovranno adattarsi in base agli eventi che facciamo, continueremo a rispettare i locali. La FIA ha accolto pienamente le nostre richieste.

Quando abbiamo studiato il World Ranking non c’erano sentori di quello che sarebbe successo dopo, addirittura avevamo pensato di premiare alcuni eventi attribuendo più punti per il ranking e questo è diventato di fatto il World Tour. Non abbiamo mai avuto un target di team o piloti che seguissero tutto il campionato, poi quando è nato il World Tour abbiamo voluto aiutare coloro che fossero interessati a correre tutto il campionato a definire un budget. Avremo sempre il tetto massimo di 16 vetture, perché vogliamo mantenere il concetto attuale e insieme alle vetture dei campionati locali siamo già arrivati ad un certo limite. Non rincorriamo un numero di competitor in crescita, ma preferiamo conservare il concetto. Molto probabilmente avremo più macchine a seguire il World Tour, ma non era il nostro obiettivo”.

Ci saranno novità nei format di gara? A Mid-Ohio ad esempio si correrà con un campionato endurance, mentre la data della gara cinese non combacia col TCR China…
“La gara cinese si correrà con il TCR China, perché loro hanno pubblicato il calendario prima che concludessimo l’accordo. Verrà apportata una modifica in seguito. Per quanto riguarda Mid-Ohio volevamo avere una gara negli Stati Uniti e abbiamo stabilito un accordo con l’IMSA: correremo con un format standard e daremo possibilità di partecipare ai piloti del Michelin Pilot Challenge e a quelli che corrono in Canada. Ci sarà una deroga tecnica per far sì che le vetture endurance non debbano apportare troppe modifiche di sistema, a parte la disattivazione di accessori come l’ABS e il cambiamento di alcune mappature. Non essendoci un campionato sprint negli Stati Uniti, era l’unica via percorribile”.

Con l’arrivo di nuove vetture (Peugeot, Cupra) la creazione della categoria Gen I è un escamotage molto interessante. Potrebbe essere implementata anche nel World Tour per aumentare la partecipazione?
“Nelle gare TCR di fatto non ci sono limiti, tutti possono correre in qualsiasi campionato. La Gen I è stata richiesta da team e promoter e ben accettata dai costruttori. I vari campionati potranno utilizzare solo quelle vetture oppure creare una classe al loro interno. Abbiamo regolamentato le Gen I proprio per far sì che si possano percorrere entrambe le strade. Naturalmente tutti i campionati sono aperti ad ogni generazione di vettura”.

Ci potrà essere spazio in un futuro prossimo anche per nuovi costruttori, magari legati direttamente ad una squadra come Peugeot con GRM?
“Naturalmente ci vuole anche un prodotto di serie che si sposi col regolamento tecnico e ad oggi vedo ancora poche Case che non abbiano sfruttato un loro prodotto stradale nel TCR. Una potrebbe essere Ford, che probabilmente però ha altri interessi, mentre MG sta già preparando una nuova vettura che verrà omologata a breve.

Allo stesso tempo però si va in conflitto con il trend della sostenibilità. Alcuni marchi sono passati ad un prodotto esclusivamente elettrico. Noi stiamo lavorando per adottare un carburante sostenibile, nel World Tour 2024 useremo un carburante al 50% sostenibile e per il 2025 abbiamo il progetto di arrivare ad un 100%. Siamo in contatto con aziende che in futuro possano fornirci carburanti ad emissione zero dalla produzione al prodotto finito”.

Negli ultimi anni il lavoro di Honda e Hyundai sui giovani piloti ha portato una ventata d’aria nuova nelle categorie TCR, qual è la sua opinione riguardo gli junior programme?
“Noi siamo molto contenti di questo approccio da parte dei costruttori. Di programmi di questo tipo non ce n’è uno solo e ne arriveranno anche altri. Naturalmente l’obiettivo è di far crescere dei nuovi piloti all’interno delle categorie turismo, perché il sogno è sempre la F1 ma non c’è posto per tutti. Il progetto di Jas ad esempio è molto interessante e tutto questo conferma il fatto che ora il turismo sia TCR: se non ci fosse una realtà definita nelle categorie turismo, tutto questo non ci sarebbe”.

Un argomento che sicuramente sta a cuore degli appassionati europei è il TCR Europe. Dopo tanti anni con griglie piene, si è andati incontro ad un calo. Quali sono le prospettive per il 2024, visto anche l’addio di Audi Sport che supportava Comtoyou Racing?
“Non so quali siano i progetti di Comtoyou, che di fatto è un team nato nel TCR, ma mi congratulo a tal proposito con loro per l’accordo stipulato con Aston Martin. Possiedono tante macchine e penso che sia possibile vederle ancora in pista. A proposito del discorso precedente, nel 2024 il TCR Europe non correrà più con il World Tour perché la griglia di Vallelunga sarà condivisa con la Coppa Italia e l’europeo gareggerà separatamente.

Avete mai pensato di portare avanti il TCR Europe sulla falsariga del World Tour, con i campionati “ospitanti”, come era stato poi in origine?
“Poteva essere una soluzione, anche per rafforzare il concetto del World Tour. Ne abbiamo parlato, ma in questo caso bisogna lasciare la decisione finale nelle mani del promoter. Penso che la decisione di mantenere il campionato europeo anche nel 2024 sia corretta e abbiamo agito così anche per ribadire che la serie c’è e continuerà ad esserci. Copiare il format del World Tour poteva essere letto semplicisticamente come un escamotage per salvare il TCR Europe, invece di apprezzare il rafforzamento del concetto del World Tour. Riteniamo che ci siano le basi per rimettere l’europeo al suo posto senza ricorrere a variazioni anche logiche, ma che potrebbero essere interpretate erroneamente”.

La TCR World Ranking Final è uno degli eventi più attesi del motorsport 2024. Che risposta avete ricevuto, al momento, dai qualificati a questo appuntamento?
“Per ora siamo soddisfatti della risposta ricevuta. Sapevamo che posticipando l’evento di qualche mese, i team si sarebbero presi tutto questo tempo in più per decidere. Abbiamo una cerchia di una settantina di competitors interessati e impiegheremo ancora un po’ per definire chi davvero parteciperà. Abbiamo avuto conferme dall’America, dall’Asia e anche dal Giappone, sarà una vera finale mondiale e vedrà la partecipazione di tantissimi campionati TCR. Ritengo anche io che sarà un grande evento.

Organizzarlo prima di marzo era impossibile, nel periodo di gennaio e febbraio i circuiti papabili erano già pieni e purtroppo non abbiamo potuto considerare il Medio Oriente vista la situazione attuale. Abbiamo scelto Portimão perché ha una struttura enorme, perfetta per ospitare le 60 vetture che ci auspichiamo. Conosciamo il promoter, abbiamo corso tante gare qui e il clima è ottimale. È un’opportunità buona anche per tanti team che non sono abituati a trasferte lunghe a livello di trasporti e questo ci permetterà pure di avere una rosa di partecipanti più ampia rispetto a quella che avremmo avuto disputando la prima World Ranking Final in Medio Oriente”.

Siete soddisfatti del funzionamento del TCR World Ranking o ci saranno novità nel sistema di attribuzione dei punti? Perché ad esempio tra i qualificati della World Ranking Final ci sono anche piloti che non corrono da tempo…
“Penso che nella World Final non vedremo tanti piloti tra quelli recentemente meno attivi, forse giusto un paio. Abbiamo studiato questo ranking per due anni prima di lanciarlo e ritengo che la formula funzioni bene, probabilmente chi non corre per tanto tempo perde troppi pochi punti nell’ottica della top 45, che è naturalmente la parte più interessante, ma per il resto direi che tutto è piuttosto ben fatto”.

Immagini: TCR Europe, TCR World Ranking, Hyundai Media Center

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