A chiusura del racconto sui dieci anni del TCR Series, l’intervista esclusiva a Marcello Lotti con alcuni retroscena sulla nascita del concetto
Buon decimo compleanno TCR! Oggi è infatti il decimo anniversario dalla prima storica gara del TCR International Series che è stata disputata sabato 28 marzo 2015 sul tracciato di Sepang in Malesia.
Dopo aver ripercorso la lunga storia dei campionati mondiali e non, averne analizzato la nascita, la crescita e lo sviluppo in giro per il mondo delle varie serie turismo e delle auto che si sono rese protagoniste, è il momento di aggiungere l’ultimo tassello a questo racconto.
In un’intervista esclusiva rilasciata dal padre delle TCR Series, Marcello Lotti, abbiamo analizzato dal suo punto di vista quello che è stato questo cammino guardando anche ai retroscena antecedenti la nascita del concetto. Una chiacchierata che ha svelato alcuni dettagli inediti sulla storia delle TCR Series, ma che ha dato anche uno sguardo al futuro di questi campionati, con novità previste per i prossimi anni.
Nel 2015 è iniziata la storia del TCR con cinque serie. In dieci anni si sono svolte gare in oltre 40 paesi, con oltre 50 serie disputate. Marcello Lotti di dieci anni fa si sarebbe mai aspettato di raggiungere questi numeri dopo questo arco di tempo?
“Devo dire, no perché mi sarei attrezzato meglio a livello di business e ora probabilmente sarei miliardario [dice ridendo, ndr]. A parte gli scherzi, mi aspettavo che avesse successo, un seguito e che avesse delle risposte da parte dei promoter in giro per il mondo, che già conoscevo e con cui ho parlato spiegando il concetto prima di partire. Diciamo che tutti erano d’accordo nel cercare di unificare una classe turismo in ogni angolo del globo”.
“Avere un punto comune che desse la possibilità di aprire campionati turismo mi dava una forte speranza di successo. Se devo parlare in termini concreti, dato il livello che abbiamo raggiunto, sicuramente non me lo sarei aspettato”.
Se dovesse pensare ai tre momenti più importanti che lei ha vissuto in questi dieci anni, quali sarebbero?
“Quando ho pensato a questo nuovo regolamento, io avevo appena lasciato Eurosport dato che ormai nell’ultimo anno non parlavamo più la stessa lingua. Ero direttore generale del WTCC, che avevo ideato agli inizi degli anni Duemila. Il primo momento importante è stato quando ho spiegato al mio team, che reputavo parte della mia famiglia – e di cui molti ne fanno ancora parte tra cui Fabio Ravaioli -, la mia idea e ho chiesto loro di seguirmi senza nulla di certo, mi hanno dato una grande soddisfazione perché sapevo di avere al mio fianco persone pronte a sacrificarsi e questo è stato un punto fondamentale”.
“Il secondo è stata la risposta che Bernie (Ecclestone, ndr) mi ha dato. Con lui ho sempre avuto un buon rapporto sin dai tempi dal WTCC, con l’Europeo prima ancora, e lui mi ha sempre appoggiato e consigliato. Gli ho chiesto un piccolo supporto e gli ho espresso che mi avrebbe fatto piacere fare qualche gara al fianco della Formula 1. Devo dire che ho trovato una persona corretta, posso dire quasi un amico, e per me è stata una pedina importantissima. Della risposta dei costruttori invece non c’è nemmeno da discutere perché ho parlato con loro e mi hanno dato fiducia nella creazione di questa piattaforma customer, che è stata poi la base del TCR”.
“Un altro punto interessante che mi ha dato tanta soddisfazione è stato quando Eurosport, chiudendo e quasi fallendo con il WTCC dopo che ero andato via, è venuta a bussare all’uscio cercando di comprarmi, affittarmi il TCR. È stata una soddisfazione perché avevamo creato un concetto talmente valido che anche persone e personaggi più che aziende in sé hanno ritenuto di fare un passo indietro per cercare un accordo e fare qualcosa di serio in ambito turismo”.
Pensando a tutti i campionati disputati, qual è o quali sono quelli che l’hanno resa più orgoglioso della nascita del concetto TCR?
“TCR Italy per forza. Ero contento anche del TCR Germany, ma non poteva continuare con tutte le problematiche tra team e promoter. Ci ho messo molto a convincere i cinesi a creare un campionato TCR perché loro preferivano privilegiare il CTCC che aveva regole totalmente diverse, ma poi alla fine quando hanno adottato questo regolamento, anche lì è stato fatto un buon lavoro perché comunque il numero di vetture ancora oggi è di tutto rispetto”.
“Anche il TCR Europe nei suoi alti e bassi, il South America, lo Eastern Europe e lo Spain. Sono contento per la Spagna perché come l’Italia, il Giappone, un po’ la Francia e la Germania erano i principali paesi che erano al centro anche del Superturismo”.
Potesse tornare indietro c’è qualcosa che cambierebbe nel mondo TCR?
“Potrei cambiare tante cose, ma con tutte le sofferenze avute agli inizi, onestamente non cambierei nulla. Alla fine il motorsport è questo, gli alti e bassi ci sono in ogni campionato, quindi è giusto così. In questo periodo stiamo pensando di rinfrescare il regolamento tecnico in modo che si sposi cpn quello che è il prodotto di mercato automobilistico odierno. Stiamo lavorando con i costruttori perché dopo dieci anni dobbiamo anche dare un nuovo spirito. L’obiettivo è proporre un primo step di regolamenti tecnici nel 2026 e un secondo nel 2028”.
Se dovesse pensare alle serie che si sono disputate e che non si corrono più, in futuro quale le piacerebbe riportare in vita?
“Germania e Giappone sicuramente. La Danimarca lavora molto bene, mentre con la Svezia è stato difficile all’inizio, e lo sarà sempre perché sono molto legati a una mentalità di motorsport più britannica che europea”.
Tra i paesi non ancora visitati o le serie non ancora nate, su quale punterebbe per il futuro?
“Mi manca l’Africa come continente. Stiamo parlando con il Marocco e il Sudafrica se si può organizzare qualcosa. Non ci sono ancora idee chiarissime, solo tanti meeting ma ancora nulla di concreto. Abbiamo parlato anche con il Ruanda”.
Quest’anno ci saranno gare ETCR cinese. C’è l’obiettivo di riportarlo a livello mondiale o ci si concentra solo sull’ibrido?
“Al momento ci sono sulla carta delle gare in Cina, ma non so se verranno disputate. Loro ci hanno chiesto una collaborazione per sviluppare il kit elettrico in maniera diversa. Gli abbiamo detto di sì, perché fa comodo anche a noi, e siamo in contatto con loro. Il nostro primo step resta comunque l’ibrido”.
Immagine di copertina: TCR International Series
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