TCR | Intervista a Giacomo Ghermandi: “Il fatto che il World Tour abbia pochi partecipanti è un problema politico”

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Francesco Gritti @franz_house_vg
28 Febbraio 2024 - 09:00
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P300.it ha potuto intervistare Giacomo Ghermandi, pilota iscritto in diversi campionati TCR. Ecco come ha risposto alle nostre domande

da Imola

P300.it si è recata nel box di Scuderia Ghermandi by Lema Racing nel corso dell’ultimo ACI Weekend a Imola per scambiare due chiacchiere con Giacomo Ghermandi, pilota impegnato in diverse serie turismo TCR.

L’intervista verrà pubblicata prossimamente anche su Parc Fermé.

Ciao Giacomo, grazie per averci accolto nel tuo box. Posso chiederti da dove è nata la tua passione per i motori?

“Già da piccolino ero pazzo per la Formula 1 grazie alle gesta di Schumacher. Ero convinto che sarei diventato anche io un pilota. Il problema è che mi è stato sbattuto in faccia il costo che questo avrebbe comportato. Ho dovuto aspettare di essere grande per avere i soldi necessari a potermi divertire.”

Nel 2023 hai corso a tempo pieno nel TCR Eastern Europe, un campionato insolito. Da dove è nata l’idea di partecipare in questa serie?

“L’obiettivo nel 2023 era quello di partecipare ad un campionato competitivo ma che mi permettesse lo stesso di guidare molto e fare risultati. Nel TCR Italy ci sono moltissime auto e di conseguenza tanti incidenti, che portano a continue bandiere rosse e gialle. Si gira veramente poco! Nell’Eastern Europe ho visto maggiore correttezza nonostante ci siano una ventina di macchine. Ho finito 12 gare su 12, un risultato che in Italia è quasi impossibile da raggiungere.”

Corri nei campionati TCR appoggiandoti a Lema Racing. Come è nato il tuo rapporto con loro?

“Io e Lema siamo partner, quasi soci. La mia squadra, Scuderia Ghermandi, sta facendo una joint venture con Lema Racing. In pratica, compro da loro tutti i materiali e i servizi necessari. Ecco perché il nome completo del team in cui corro è Scuderia Ghermandi by Lema Racing. Loro, che sono sloveni, hanno una grande esperienza nel motorsport. Per fare un esempio, hanno corso nell’ETCC in passato. C’è anche un rapporto di amicizia con Mirko (Marinsek, il team manager, ndr) che è una bellissima persona e con cui è un piacere collaborare.”

Partecipi al TCR Italy solo in veste di wild card. Cosa ne pensi del campionato nostrano?

“Non posso criticare il campionato in sé perché sono a casa e le piste sono bellissime. Il vero problema è che all’estero c’è molto più fair play e i rapporti tra piloti sono meno tesi. Qua in Italia è più complicato andare d’accordo con gli altri e terminare la gara con la macchina senza graffi. Penso che nel TCR Italy corrano diverse persone con poco da perdere e, quindi, ho sentito il bisogno di spostarmi nel Centro Europa.”

Corri nel TCR con Audi. Pensi sia una vettura competitiva?

“Ho voluto fortemente correre con Audi proprio perché la ritengo molto competitiva, anche se non in tutte le condizioni. Nelle piste veloci è davvero performante, mentre in quelle lente fa più fatica. La RS3 è una vettura a passo lungo che tende, per questo motivo, ad essere più difficile da controllare in trazione. Basti pensare che ad Oschersleben e all’Hungaroring la macchina perdeva mezzo secondo al giro.”

Il mondo turismo ha subito una forte battuta d’arresto a livello internazionale. Pensi che, a seguito di questo cambiamento, il TCR possa limitarsi ad avere successo solo nelle competizioni locali?

“Assolutamente no! Questi dati vanno in controtendenza con la crescita del TCR. Basta andare sul sito ufficiale per verificare come ci siano, in realtà, più di mille i piloti che corrono in tutto il mondo tra Cina, IMSA, Giappone, Russia, Spagna, Danimarca, UK e altri ancora. In alcuni si arriva addirittura a 30 o 35 macchine iscritte per tappa.

Il fatto che il World Tour abbia pochi partecipanti è un problema politico, legato alle scelte delle Case costruttrici e al loro appoggio a team ufficiali. Detto in parole povere, se vuoi correre nel World Tour devi avere un budget di un milione di euro. Di conseguenza ti capita di trovare piloti fortissimi come Girolami, Jelmini o Langeveld che non possono permettersi nemmeno di iscriversi al TCR Europe, che richiede comunque mezzo milione a stagione, e quindi vengono a correre nell’italiano, che è un europeo a conti fatti. Bisogna lavorare sulla riduzione del budget per quanto riguarda i campionati più grossi. Nonostante ciò, il mondo TCR è tutto tranne che morto!”

Oltre al TCR hai corso anche con le Tesla. Come ti sei trovato in quest’esperienza?

“Sono stato un grande sostenitore! Visto che, assieme alla mia azienda, mi occupo di efficientamento energetico, non potevo tirarmi indietro. Bella idea, peccato che il campionato non sia mai davvero partito per via di una gestione non accurata della macchina. Tesla non ha mai fornito un appoggio ufficiale, quindi è stato impossibile trasformare l’auto di serie in una da corsa. Questo significa che il modello aveva un chilometraggio basso e molti problemi. Si partiva in cinque e si arrivava a fine sessione in tre! Oggi si potrebbe tranquillamente avere un monomarca con 30 auto. L’interesse per energie rinnovabili e corse sostenibili coprirebbe il 50% degli interessi degli sponsor, che sono molto attenti a queste tematiche.”

Quando corri utilizzi un casco aperto, simile a quello da rally. Perché questa scelta?

“Il mio non è un casco da rally, ma da turismo. Nonostante, guardando le calotte, le due tipologie si assomiglino molto, sono diverse per quanto riguarda la gestione di radio e suoni. La scelta è condizionata da due fattori: la visibilità e la temperatura. Avere tutto sotto controllo è complesso quando si guida una TCR! Inoltre sono una persona che soffre molto il caldo e utilizzare un casco un po’ più aperto di uno integrale mi permette di essere meno stanco a fine sessione.”

Hai corso anche con le Twingo Cup. Che differenze ci sono tra quest’auto e una TCR?

“Il costo di gestione! Sono entrambe auto estremamente divertenti! Penso che se sei un appassionato non importa con cosa corri, perché se trovi modo di partecipare a un campionato, non importa quale, quando torni a casa la domenica sera hai ancora l’adrenalina addosso. Correre è bellissimo, punto!”

Hai già dei piani per il 2024?

“Non so cosa farò stasera, ma la mia intenzione è quella di rimanere nella stessa categoria. La vettura TCR è complessa da guidare e premia l’esperienza, un po’ come tutte le trazione anteriore. Bisogna ancora decidere dove, ma penso che il TCR Eastern Europe sia l’opportunità più interessante per potermi esprimere.”

Ultima domanda. Vuoi ringraziare qualcuno in particolare?

“Ragazzi, veniteci a trovare in pista, anche se non siamo in Formula 1! Ogni campionato, anche se definito minore, è molto divertente! Per fare degli esempi, allo Slovakia Ring c’erano 50.000 spettatori, addirittura 60.000 a Most. Queste categorie, all’estero, sono super apprezzate, ma non solo. L’adrenalina in pista vissuta da un paddock accessibile, a differenza di quello della F1, darà a tutti emozioni fantastiche!”

Ringraziamo Giacomo per la sua disponibilità e Jan di SVKRhub per averci messo in contatto con lui.

Media: TCR Europe

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