Gabriele Tarquini, bicampione del mondo turismo, ha parlato dell’attuale stagione Hyundai nel TCR World Tour e della sua esperienza da coach con i giovani piloti
Da Imola – Intervista realizzata domenica 8 settembre prima del via di Gara 2 del TCR Italy
Gabriele Tarquini non ha bisogno di presentazioni. Storico asso del panorama delle corse turismo, con un passato anche in Formula 1, l’ex pilota di Giulianova ha conquistato due titoli a livello mondiale: quello 2009 nel WTCC con la SEAT e quello nel 2018, all’esordio del nuovo WTCR, con la Hyundai.
In carriera ha trionfato anche nel British Touring Car Championship e nell’European Touring Car Championship, ma ha collezionato successi di tappa nei campionati italiani, tedeschi e spagnoli.
Nel suo lungo trascorso al volante delle vetture turismo ha emozionato e fatto sognare i tifosi fino al 2021, anno in cui ha appeso il casco al chiodo dopo una carriera durata quarant’anni, portandosi a casa anche il record di pilota più anziano a vincere un campionato mondiale FIA, battendo un record che è rimasto tra le mani di Juan Manuel Fangio per oltre 50 anni.
Ha aiutato Hyundai nello sviluppo della i30 N TCR, che ha sancito l’esordio del marchio coreano nel mondo delle categorie create da WSC e che dominano il panorama turismo da dieci anni.
Adesso resta una delle figure chiavi del campionato turismo del mondo, presenziando al muretto box di BRC Squadra Corse durante gli eventi del TCR World Tour, ma ricopre anche il ruolo di coach con i giovani piloti emergenti – italiani e non – che hanno voglia e fame di scalare le classifiche delle serie TCR.
In questa stagione del TCR World Tour state ancora lottando per il titolo dopo quello ottenuto nel 2023 da Norbert Michelisz. Rispetto all’ungherese, che sembra a suo agio, Mikel Azcona e Néstor Girolami stanno riscontrando qualche difficoltà in più?
“Nel nostro campionato le prestazioni sono tutte molto molto vicine, quindi a volte basta una gara andata male o un incidente all’inizio che ti condizionano molto nella classifica. “Norbi” sta guidando bene, lo scoro anno ha fatto una stagione fantastica.
Veniva da una sconfitta perché Azcona ci aveva appena raggiunto il team e ha vinto [titolo 2022 nel WTCR, ndr] e quindi lui poteva avere una ripercussione psicologica, dato che stava con noi da tanti anni. Io stesso l’ho avuto come compagno di squadra non solo in Hyundai, ma anche in Honda, lo conosco molto bene e so cosa è capace di fare.
Ha avuto una reazione fantastica, l’anno scorso ha vinto il campionato alla grande. Quest’anno è partito molto forte con un ottimo spunto iniziale e sta gestendo la situazione perché adesso abbiamo qualche difficoltà a livello di BoP, quindi la macchina non è più performante come all’inizio. Però lui si difende alla grande, ha vinto a Sao Paulo guidando una macchina più lenta degli altri sul rettilineo. Sta meritando la posizione e tutto quello che sta raccogliendo. Speriamo di continuare così.
Sono contento di tutti e tre i piloti, anche di Mikel e Néstor che dopo metà stagione si devono mettere a disposizione del leader provvisorio perché il nostro campionato si vince a volte per due o tre punti e quindi il lavoro di squadra è fondamentale. I piloti li ho scelti io personalmente e posso assicurare che l’armonia tra i tre è fantastica, anche Néstor si è integrato alla grande.
L’ho rincorso a lungo, l’ho voluto nel team sia per le qualità da pilota, sia perché ero convinto che si mettesse a disposizione in caso di necessità nel lavoro di squadra”.
Avendo cambiato tante vetture nel corso della tua carriera sai cosa vuol dire adattarsi a una nuova macchina. Hai notato tante difficoltà da parte di Néstor nel passaggio da Honda a Hyundai?
“Agli inizi sì, ha pagato un po’ lo scotto iniziale. A Vallelunga in Gara 2 è comunque riuscito a vincere con la griglia a posizioni invertite, però era più lontano dalle prestazioni degli altri. Ha guidato pochissimo durante i test perché in inverno non ne abbiamo fatto tanti dato che la macchina la conosciamo già bene. Le prove quest’anno erano mirate solo a fargli conoscere bene la macchina, ma adesso non mi sembra che sia distante dalle prestazioni degli altri due e quindi si è integrato alla perfezione”.
Dopo la tua carriera agonistica sei diventato coach dei giovani piloti. Chi ti sta sorprendendo di più? Chi potrebbe fare un salto di categoria a breve?
“Lo scorso anno per Hyundai, che aveva lo Junior Driver Programme, ho seguito Butti, i Park e Ley: erano tutti piloti molto bravi. Marco quest’anno corre nel mondiale, ho cercato di dargli una mano per proseguire la carriera perché è un ragazzo che merita. Nel 2023 ha fatto una stagione fantastica con Hyundai e anche se non è più con noi sono contento che sia nel TCR World Tour.
Gli altri si stanno difendendo benissimo, i Park hanno vinto delle gare nel TCR Italy, Ley è indubbiamente molto interessante, molto veloce al suo primo anno in Italia e, non conoscendo le piste, sta andando molto bene.
Siamo contenti di quello che abbiamo fatto nel passato. Quest’anno purtroppo il programma è stato stoppato, ma io seguo due ragazzi nuovi alla prima stagione nel campionato: Gabriele Covini, che adesso [in Gara 2, domenica 8 settembre, ndr] partirà in pole infatti lo vedo molto agitato perché è la prima partenza davanti, e Jacopo Cimenes che sta facendo molto bene e ieri [sabato 7 settembre, ndr] ha sfiorato il podio in Gara 1, oltre ad aver fatto il terzo tempo in qualifica e sa difendersi molto bene.
Con dei ragazzi senza esperienza ci vuole del tempo. Penso comunque che i due piloti che seguo quest’anno abbiano del talento, anche se è ancora presto per dire dove possano arrivare. I miei consigli possono essere importanti per il proseguo della stagione.
Il programma di crescita deve però essere impostato su più anni perché nel motorsport a questo livello non serve solo il talento. Trenta o quarant’anni fa era l’unica cosa di cui avevi bisogno, ora serve anche la costanza, la programmazione, un aiuto economico, dato che le corse in macchina sono molto costose”.
Vediamo l’impegno nel TCR Italy e nel TCR World Tour. Come mai, come Hyundai o a livello di team, non è stato deciso di avere anche un presenza nel TCR Europe?
“L’abbiamo analizzato e il problema dell’europeo al momento è che non sta vivendo un periodo di gloria. In passato è stato un campionato molto importante, quest’anno ci sono poche macchine, è un campionato dispendioso con i primi quattro o cinque piloti di grande livello – tra cui alcuni in arrivo dalla serie italiana.
Come Hyundai abbiamo deciso di non supportare i campionati regionali. A livello ufficiale infatti non c’è supporto in nessun’auto della serie italiana e non c’è presenza nell’europeo, concentrandosi esclusivamente sul mondiale.
Il campionato cinese è un caso a parte perché il TCR China è supportato dalla struttura coreana, mentre nel campionato americano è Hyundai America che dà supporto al team di Bryan Herta che nei passati anni ha raccolto tantissime vittorie. Si è presa una scelta perché ovviamente non si possono supportare e aiutare tutti i campionati.
Chiaramente sono deluso per la scelta sui Junior dato che il programma è rimasto in piedi per due anni, perché il budget è stato un po’ buttato al vento visto che dovrebbe durarne almeno dieci per dare i suoi risultati. Sono però scelte aziendali, strategiche e anche economiche”.

Immagine di copertina: FIA TCR World Tour
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