TCR | Intervista a Damián Fineschi: “Abbiamo dato il massimo per far vincere Cardoso. Prima di Rosario ho passato più tempo sui regolamenti che in officina”

Autore: Marco Colletta
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Pubblicato il 27 Dicembre 2024 - 14:00
Tempo di lettura: 11 minuti
TCR | Intervista a Damián Fineschi: “Abbiamo dato il massimo per far vincere Cardoso. Prima di Rosario ho passato più tempo sui regolamenti che in officina”
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Una lunga chiacchierata con il Team Manager di PMO Racing, squadra dominatrice del 2024 del TCR South America e TCR Brasil

Oltre ad essere pilota del TC2000 da oltre dieci anni, Damián Fineschi da qualche stagione ricopre anche il ruolo di Team Manager di PMO Racing, la squadra brasiliana che quest’anno ha sorpreso tutti conquistando entrambi i titoli sia nel TCR South America sia nel TCR Brasil.

L’argentino, in qualche occasione, ha vestito anche i doppi panni di direttore della squadra e di pilota. Infatti sia nel 2023 che quest’anno è sceso in pista per qualche appuntamento al volante della Peugeot 308 TCR.

Lo scorso anno il 36enne ha conquistato due secondi posti nelle tre gare a cui ha preso parte, mentre quest’anno è stato di fondamentale importanza a Rosario nell’aiutare Pedro Cardoso a portare a casa anche il titolo sudamericano.

In una lunga chiacchierata fatta a fine stagione, Fineschi ha raccontato a P300.it il 2024 di PMO Racing, analizzando la lunga camminata che li ha portati da outsider a diventare campioni a sorpresa. Inoltre, il Team Manager ci ha espresso anche i primi dettagli su quello che sarà il 2025 della squadra.

Dopo aver cambiato totalmente line-up per il 2024, qual era l’obiettivo della squadra per questa stagione?

Al termine del 2023 sapevamo di avere una buona auto, la Peugeot 308, che ci permettesse di fare una buona preparazione pre-stagionale, dovevamo solo trovare un po’ di performance. Abbiamo parlato con Pablo (Otero, ndr), il proprietario del team, e avevamo una strategia ambiziosa per quanto riguarda la line-up dei piloti.

È andata meglio di quanto ci aspettassimo perché abbiamo trovato in Pedro Cardoso un pilota molto veloce, che ci potesse aiutare dal punto di vista strategico nel conquistare risultati migliori e soprattutto punti. Pernía è un pilota che ha vinto tanti campionati argentini e con molta esperienza. Non ha potuto esserci in tutte le gare, come Rafael Suzuki, e quindi entrambi non potevano lottare per il titolo piloti. Ci hanno però aiutato tanto nel conquistare il campionato a squadre”.

Avete conquistato 11 podi consecutivi da inizio stagione. Quando avete iniziato a pensare di essere un serio contendente al titolo?

“La verità è che a Velo Città abbiamo portato un’auto molto competitiva, ma abbiamo dovuto fronteggiare un cambiamento nel BoP e avevamo un po’ di dubbi su quanto potessimo replicare i nostri risultati. Credo che dopo tre fine settimana eccellenti come Interlagos ed El Pinar con il TCR World Tour e Mercedes abbiamo iniziato a realizzare di avere qualcosa di buono tra le mani. Dopo Mercedes abbiamo pensato che dipendesse tutto da noi. A San Juan non è stata semplice, abbiamo avuto un po’ di sfortuna e per Pedro è stato difficile fare punti”.

Sei vittorie consecutive tra Pernía, Suzuki e Cardoso. Qual è stato il segreto di questo dominio a metà stagione?

Per me fondamentalmente il segreto è stata la line-up dei piloti. In realtà, guardando i nostri rivali, nessuno ha avuto in quel momento tre piloti dello stesso livello. Come sai, il regolamento del Compensation Weight del TCR è influenzato dal numero di punti che conquisti in un weekend. Quando ne ottieni molti, la gara successiva può non andare bene e quello ha penalizzato molto i nostri rivali.

Noi invece avevamo un cambio di piloti. Se per esempio il migliore era stato Cardoso, dopo potevamo puntare su Pernía o Suzuki. È una questione prettamente di statistica. Avere piloti di quel livello aumenta le possibilità di vittoria. Siamo una squadra che non ha fatto tante pole, ma abbiamo conquistato tante vittorie. La qualifica è molto importante, ma poi quel che conta è l’abilità del pilota di non creare dei problemi e la capacità della squadra di dare a loro una vettura affidabile, senza problemi. I nostri rivali hanno sofferto un po’ da quel punto di vista.

Credo che quel che abbia inciso maggiormente nel titolo a squadre sia stata la quantità delle vittorie, ma non penso che la nostra performance fosse migliore di quella degli altri. Una cosa importante è anche il funzionamento a seconda del circuito. Questo sarà un fattore chiave anche nel calendario 2025, per vedere se saremo più o meno competitivi. La Honda di nuova generazione è molto forte nelle piste lunghe e noi invece siamo stati più rapidi nei tracciati più corti e con curve più lente”.

Cardoso ha conquistato il secondo posto in classifica generale a El Pinar nel TCR World Tour. Come avete vissuto quella corsa ai box? Credevate che fosse un risultato possibile?

Mi ricordo molto bene quei momenti. Noi tutti sognavamo di poter vincere una gara del TCR World Tour, ma in termini di prestazione guardando al passato sapevamo che fosse impossibile. Abbiamo avuto l’opportunità di partire primi con Pedro, ma c’è da dire che c’è stata una serie di fattori che si sono allineati.

Uno dei più importanti è stata la partenza in fila indiana, dato che i piloti del TCR World Tour sono ottimi al via, quindi la Safety Car ci ha aiutato abbastanza. Dopodiché c’è stata l’Audi dietro di noi che era molto veloce sui rettilinei ma non nelle curve e sapevamo che fosse una delle poche vetture del mondiale che potevamo battere.

Le auto dietro di noi hanno fatto una gara molto lenta, così abbiamo potuto creare un gap. Quando abbiamo visto che Björk era salito in seconda posizione, e guadagnava sei-sette decimi al giro, sapevamo che sarebbe stato difficile lottare; se fossero stati tre decimi, Pedro avrebbe potuto difendersi. Per radio a Pedro ho detto di non lottare con Björk perché altrimenti non avremmo perso solo il primo posto, ma anche il podio. Gli ho detto “lascialo passare” e gira il più velocemente possibile.

Ci siamo poi dovuti difendere da Urrutia per ottenere qualcosa che per noi, con la differenza di organizzazione nel team rispetto a loro, fosse molto gratificante”.

Dopo aver lottato per più di mezza stagione con le Cupra del W2 Pro GP, le Honda di Squadra Martino hanno iniziato a migliorare i propri risultati. Ve lo aspettavate o siete rimasti sorpresi?

È stata un po’ una sorpresa. Ricordo che Baptista, oltre alle Cupra, ha fatto molto bene a inizio anno. Digo però ha saltato tante gare. Nelle tappe del mondiale le Honda sono andate molto bene e hanno guadagnato molti punti. Quando poi siamo tornati alle gare più tradizionali, loro hanno continuato a fare molto bene. Tra San Juan e Termas de Río Hondo, due circuiti che non ci hanno favorito, li abbiamo dovuti tenere d’occhio. Pernía è riuscito comunque a ottenere dei podi e quindi ci siamo difesi.

Da San Juan abbiamo dato il massimo per permettere a Pedro di lottare per il titolo. Credo che Leo poi abbia fatto un ottimo lavoro per permetterci di combattere con loro”.

Quale dei due team è stato il più difficile da battere durante la stagione?

Credo che Squadra Martino sia stata molto forte anche perché quel che è più importante non è la performance quanto la costanza. Dall’inizio alla fine, abbiamo avuto una 308 molto competitiva, mentre i nostri rivali no. Loro sono stati più difficili da battere nel finale e con la squalifica di Termas, molto ingiusta, abbiamo regalato 33 punti ai nostri rivali che ci hanno complicato le cose nella tappa finale, quando in realtà la lotta si sarebbe dovuta concludere più facilmente rispetto a quanto accaduto”.

Primo posto con Pernía e terzo con Cardoso a Termas eliminati dopo una squalifica, prima del round finale. Come è cambiato il morale della squadra? Avete cambiato l’approccio all’ultima gara, sapendo di dover inseguire Casella in classifica per conquistare il titolo?

C’è una parte etica, almeno qui in Argentina, su come vengono fatte le segnalazioni in merito al regolamento e su come vogliamo vincere il campionato. A Termas avevamo un’auto omologata da WSC e quello viene indicato nel regolamento è che queste vetture fossero regolari dal punto di vista tecnico. Dall’altra parte c’è un’indicazione che dice che il sistema di partenza deve rispettare questi canoni, che è lo stesso da quando la 308 è stata omologata nel 2018.

Una squadra si impuntata su questo dettaglio, sapendo che avrebbe inciso sulla performance, e quindi abbiamo dovuto cambiare il sistema di partenza per l’ultima gara a Rosario e grazie a questo reclamo, in realtà, abbiamo migliorato molto il nostro sistema, partendo come mai avevamo fatto durante l’anno.

Quel che è stato il cambio di approccio è come mi sono preparato a livello legale. È stata una situazione nuova per noi e soprattutto per me, ho passato molto tempo a leggere il regolamento e a interpretare la grammatica, ogni singola virgola, per portermi difendere e per assicurarmi al 100% che nulla potesse danneggiarci dal punto di vista legale.

Allo stesso tempo mi sono preparato dal punto di vista legale per poter contrattaccare in questo gioco, in cui non voglio entrare. Se però una squadra può farmi perdere un campionato così, allora dovevo essere preparato per rispondere. Ho passato meno tempo in officina e più a leggere regolamenti di quanto volessi fare.

Penso che come squadra abbiamo fatto capire come abbiamo intenzione di correre, nel modo più onesto e limpido e più sportivo così che possa vincere il migliore in pista”.

Rafael Suzuki non era presente nell’ultimo appuntamento di Rosario, così ti abbiamo visto in pista con la terza Peugeot. Cosa ti ha portato ad andare direttamente in pista per aiutare Pedro e PMO a conquistare entrambi i titoli?

È stata una decisione presa insieme a Pablo. In realtà abbiamo fatto una ricerca di piloti perché non volevamo avere solo due auto in pista, dato che i nostri avversari ne avrebbero avute di più. Casella aveva due ottimi compagni di squadra come Baptista e Cravero e quindi l’obiettivo era quello di mettere più auto possibili tra Pedro e Casella per dare l’aiuto maggiore possibile a conquistare entrambi i titoli.

Sono sceso in pista con una responsabilità molto grande perché sai che il più piccolo errore, come una rottura dei freni, che mi avrebbe portato a buttare fuori Casella avrebbe creato qualche grattacapo. È stato un rischio perché ci giocavamo tanto e mi giocavo anche l’onestà come pilota. Però sono contento per come è andata perché c’è stata una bella lotta in pista ed è stata una bella dimostrazione di automobilismo.

Ne approfitto comunque per complimentarmi con i nostri rivali, Juan Manuel Casella e Squadra Martino, per aver aver fatto una grande stagione, ma so che siamo stati dei buoni vincitori”.

PMO Racing ha portato Pernía a debuttare nel TCR. Che valore aggiunto ha dato al team un pilota così vincente nella storia dell’automobilismo argentino?

Fondamentalmente, Leo ha una capacità di darci informazioni in merito all’assetto o a migliorie per l’auto in ogni fine settimana. Ci ha dato la costanza e ci ha permesso di arrivare di tappa in tappa senza dover risolvere problemi, ma potendoci migliorare ogni volta.

Abbiamo visto l’annuncio di Genaro Rasetto per il 2025. Quali sono i vostri piani per il 2025? Ci saranno delle conferme rispetto al 2024?

Speriamo di poter confermare i piloti del 2024, abbiamo già avuto conversazioni approfondite con Leo, con Pedro, ma anche con altri. Domani (martedì 17 dicembre, ndr) faremo un test a San Nicolás dove avremo la possibilità di provare piloti che sono interessati a entrare nel team, permettendo loro di girare e conoscere sia la 308 che il nostro metodo di lavoro. Speriamo di partire da lì per proseguire con le discussioni.

Prima definiamo la squadra e meglio è per tutti, ma la situazione da quel punto di vista è molto più interessante rispetto all’anno scorso perché vediamo più interesse dei piloti nei confronti della squadra che ci permette di prepararci in modo migliore. Abbiamo ancora qualcosa da dover finalizzare, come è normale che sia, però credo che con quello che il team ha conquistato quest’anno possiamo definire la line-up molto presto e prepararci con più solidità al 2025″.

Quante vetture volete portare in pista?

Faremo di tutto per averne quattro in pista. Adesso stiamo affrontando tutto il processo di manutenzione, effettuando diversi cambiamenti. Quattro vetture sarebbero l’ideale dato che comunque la squadra è strutturata per poterne schierare così tante”.

In Australia abbiamo visto il debutto della nuova Peugeot 308 P51, prodotta da Garry Rogers Motosport. Avete intenzione di portare quest’auto in Sud America tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026?

Stiamo prendendo in considerazione quell’opzione, per essere comunque aggiornati. Credo che la 308 abbia incrementato il proprio valore di mercato in Sud America, però da un lato la squadra deve considerare il proprio capitale e dall’altro deve pensare al futuro e valutare come mantenere i propri risultati.

Non ho dubbi che saremo nuovamente competitivi il prossimo anno, ma fare un cambiamento richiede una lunga pianificazione e tempo e quindi devi sempre guardare avanti di due anni, ma staremo attenti alle novità. Peugeot ci ha dato un gran supporto in questi anni e nel caso della P51 ci piacerebbe prima vederlo competere un anno intero, anche in altre categorie, valutare la performance e l’affidabilità, il servizio al cliente e di conseguenza anche l’attenzione che Peugeot ci ha dato”.

Immagine di copertina: TCR South America

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