Tanto da dire. Ci sarebbe, ci sarà

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
5 Ottobre 2014 - 22:25
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Molti sono gli argomenti di cui mi piacerebbe parlare dopo quello che è successo oggi. Non ho mai creduto nel destino, ho sempre pensato che chiamarlo in causa sia un modo per alleggerirsi la coscienza o per non riconoscere degli errori, nostri o altrui. Quella di oggi tanti la chiamano fatalità. 5 metri più in qua o in là e Bianchi sarebbe magari già in viaggio verso la Russia.

Già, perchè tra 5 giorni piloti e squadre saranno già impegnati a Sochi per la prima edizione del Gp di Russia. Novità assoluta, come Gran Premio, normalità quando si tratta di andare a correre in posti che non hanno niente a che vedere con la F1 ma che sanno compensare questa lacuna con tantissimi zeri nei conti correnti che contano.

Non voglio addentrarmi in modo approfondito, per ora, nel discorso. Almeno fino a quando il primo bollettino medico (atteso per domani) non verrà emesso dall’ospedale di Mie che ha in cura Bianchi, ma vorrei giusto lanciare alcuni spunti.

Al Nurburgring nel 2007 era andata bene (ricordate Hamilton appeso alla gru?), oggi no. Forse da oggi qualcosa cambierà, ma come spesso succede ciò che porta al cambiamento sono gli eventi negativi, non le riflessioni. Per tanti è fatalità, quella di oggi, per me è il risultato della scellerata gestione della Formula 1 che si protrae da anni e che, prima o poi, non poteva che portare a qualcosa di simile. Non parlo dell’episodio specifico della gru in pista, perchè ne vediamo da anni e lamentarci solo ora non serve a nulla.

Il mio è un discorso generale.

Abbiamo una direzione gara, nella persona di Charlie Whiting e chi sta sopra di lui, che ci dimostra da tempo di essere inadeguata e non organizzata per eventi come i GP di F1.
Abbiamo una Safety Car che resta in pista quando ormai questa è quasi asciutta e non entra quando necessario, come ad esempio a Spa con i detriti della gomma di Hamilton lasciata in giro per tutta la pista dopo il contatto con Rosberg.
Abbiamo una F1 nella quale gli orari di inizio dei GP asiatici vengono posticipati, per permettere a noi poveri europei di dormire un paio di ore in più, obbligando i piloti a guidare quasi al buio se le condizioni atmosferiche non sono ottimali. Eh, sapete, le televisioni.. (i soldi, ma non lo dice nessuno)
Abbiamo il parco chiuso che obbliga squadre e piloti ad azzeccare l’assetto per la domenica, a caso. Nessuna modifica alle auto, e se piove ‘armiamoci e partite’.
Abbiamo il divieto di testare per contenere i costi e i simulatori da milioni di euro.

Tanti progressi per la sicurezza da quel lontano 1994 sono stati fatti, ma tantissimi sono anche gli errori. E gli errori non vengono a galla fino a quando non è un evento tramutizzante a farli notare. Quello che è successo oggi a Bianchi deve essere sulla coscienza di tutti coloro i quali sono passati sopra questi errori in nome del business.

Ci sarà modo nei prossimi giorni di approfondire tutti questi argomenti. Questo indipendentemente dalle sue condizioni che speriamo vivamente possano migliorare in fretta. Perchè tutti questi termini, tac, ematoma, operazione, condizioni critiche, richiamano un altro dramma che ci portiamo dietro da 9 mesi.

Un’ultima cosa: Passione a 300 all’ora è un sito amatoriale. E ha la libertà, secondo coscienza, di decidere se pubblicare o meno foto e video ‘delicati’, così come abbiamo deciso di non scrivere nè le Pillole nè le Pagelle del Gp del Giappone. Come in altre occasioni, oggi si è deciso di non pubblicare le foto della Marussia incidentata di Bianchi con il pilota esanime al suo interno nè sul sito nè sui nostri social, per una semplice questione di rispetto. Qualcuno ha preferito farlo, frettolosamente in alcuni casi: chi per cronaca, chi per raccimolare qualche click in più, chi per arrivare per primo. A noi questo non piace, non cerchiamo di arrivare prima degli altri, non ci importano i click in più a prescindere ma quelli sinceri, di chi ci segue per quello che scriviamo anche se non abbiamo alle spalle un gruppo editoriale. E la nostra linea sarà sempre questa. Chi vuole immagini macabre da mostrare agli amici e ha fame di ‘quella foto in più’ è liberissimo di cercarne. Ma non le troverà qui.

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