T93/30, un disastro firmato Lola

di Andrea Ettori
AndreaEttori
Pubblicato il 25 Aprile 2020 - 10:00
Tempo di lettura: 7 minuti
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T93/30, un disastro firmato Lola

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Dopo un 1992 piuttosto deludente Giuseppe Lucchini, fondatore della Scuderia Italia, decise di affidarsi alla Lola per la costruzione dei propri telaio dopo il sodalizio con la Dallara. Rinnovato l’accordo con la Ferrari per la fornitura dei V12 versione 1992, Eric Broadley progettò la nuova T93/30 per la stagione 1993. Una monoposto piuttosto convenzionale, assemblata in tempo record per permettere a Michele Alboreto, passato al team italiano dopo l’esperienza alla Arrows-Footwork, di partecipare ai test FOCA pre-stagione di Estoril. Il debutto sul circuito lusitano del campione italiano non avvenne nel migliore dei modi, con la monoposto (ancora grezza nella colorazione) fermata spesso da grippaggi al cambio sequenziale derivato dalla monoposto della F3000. Alboreto nei rilievi cronometrici pagò circa 7 secondi dal miglior tempo di Damon Hill con la Williams FW15C.

Memorabile la presentazione della nuova monoposto, grazie alla sponsorizzazione Chersterfield con colori vivaci e non convenzionali per una vettura di F1. Il richiamo al design americano fu netto, e almeno alla vista la Lola BMS-Ferrari si presentava come una delle F1 più belle degli ultimi anni. Nel frattempo il neo campione della F3000, Luca Badoer, dopo un’operazione alla clavicola era quasi pronto per il debutto di Kyalami, andando quindi a ricreare una lineup di piloti tutta italiana insieme a Michele Alboreto. Il giovane in rampa di lancio contro il vecchio pronto a prendersi qualche rivincita.

A Kyalami, prima gara del mondiale, il debutto della T93/30 fu disastroso. Le vetture soffrivano di una mancanza di efficienza aerodinamica evidente, con continui spostamenti di carico che ne pregiudicavano le performance. Alboreto e Badoer (a cui vennero tolti i tempi del sabato) sudarono le classiche sette camicie per qualificarsi in ultima fila. Inoltre una modifica alla sospensione posteriore aveva richiesto interventi radicali, con i meccanici impegnati a sistemare questo problema oltre ad assemblare le monoposto poche ore prima del via delle prove libere. Insomma un vero disastro, come testimoniano i tempi sul giro rispetto alla penultima fila.

Andrea De Cesaris, Tyrrell: 1’20”660
Fabrizio Barbazza, Minardi: 1’20”994
Michele Alboreto, Lola BMS: 1’21”893
Luca Badoer, Lola BMS: 1’24”737

Subito dopo il GP del Sudafrica, Eric Broadley si affrettò a giustificare il disastro della gara d’apertura, con una vena polemica soprattutto sulle dimensioni della vettura:

“Sì è vero, la prima uscita stagionale è stata del tutto disastrosa. Nego però l’arrivo di una nuova monoposto per metà estate, non abbiamo il tempo per realizzarla. Cerchiamo di progredire passo dopo passo. Sulle dimensioni generose della macchina sono d’accordo, ma dobbiamo adottare un sistema di raffreddamento molto grande per permettere al V12 Ferrari di respirare bene. Stesso discorso per il serbatoio della benzina: il nostro è enorme, con una capacità di 240 litri, ma è questo il dato che ci aveva comunicato la Ferrari”.

A Interlagos gli interventi alla sospensione posteriore ed un nuovo alettone posteriore furono sufficienti per migliorare la situazione rispetto alla gara precedente. Badoer si qualificò 21° e Alboreto 25°, con le due monoposto al traguardo anche se staccate di 3 giri. Il giovane italiano commentò così la sua prima bandiera a scacchi in F1:

“Ho avuto dei forti crampi alla spalla operata ma volevo chiudere la gara e sono felice. Sul bagnato in queste condizioni la vettura è davvero inguidabile, un peccato perché sull’asciutto non era male. Detto questo abbiamo sfruttato bene la parte veloce del tracciato, perché la nostra vettura soffre tremendamente di carico aerodinamico nelle curve medio-lente. Con Michele è fantastico, è un ragazzo simpaticissimo e aperto a ogni discussione. Posso imparare tanto da lui”.

Nonostante le smentite post Sudafrica arrivate da Broadley, il risultato disastroso di Donington (Badoer non qualificato e Alboreto a 6 giri in gara) convinse Lucchini a cambiare rotta. Lo stesso proprietario del team ai microfoni di Italia 1 durante il GP dichiarò: “Sì, a Budapest arriverà la nuova vettura, purtroppo il nostro inizio di stagione non è stato all’altezza delle aspettative”.

Inoltre per garantire più esperienza venne ingaggiato Sergio Rinland, tecnico argentino che aveva già collaborato con il team bresciano oltre che al progetto di una vettura spinta da un 12 cilindri (Brabham BT60). A Imola una nuova ala anteriore non bastò per permettere ad Alboreto di qualificarsi, mentre Badoer chiuse le qualifiche al 24° posto. In gara il 7° posto finale, anche se a 3 giri dal vincitore Prost, venne comunque accolto con soddisfazione dal team. I test successivi al GP sul circuito del Santerno, oltre a vedere il debutto di un fondo nuovo, confermarono quanto la vettura fosse sbagliata. Anche a Barcellona Alboreto non riuscì a qualificarsi, a causa di un assetto piuttosto complicato. Michele e Badoer, ritirato in gara per un guasto al cambio, erano costretti a lavorare su assetti completamente diversi per trovare la soluzione migliore per qualificarsi.

A Montecarlo le difficoltà telaistiche della Lola vennero messe ancora più in risalto. Alboreto questa volta riuscì a qualificarsi, mettendo a frutto tutta la sua esperienza. Al contrario Badoer rimase fuori dalla griglia a causa anche di un incidente al Mirabeau. La gara dell’ex pilota Ferrari si concluse a causa di un guasto al cambio. Per la seconda volta in stagione (dopo una fugace apparizione nelle libere di Barcellona) venne utilizzato l’alettone posteriore a triplano tipo-Footwork. La luce in fondo al tunnel sembrò arrivare nei test di Monza, svolti con Luca Badoer dopo Montecarlo.

Un passo ridotto di 6 centimetri e una nuova geometria delle sospensioni anteriori consentirono a Badoer di abbassare di quasi 3 secondi i tempi rispetto alle prove effettuate nelle settimane precedenti. Una vera boccata d’ossigeno per un team in grande difficoltà. In Canada però l’euforia per una competitività che sembrava ritrovata lasciò spazio alla rabbia di Michele Alboreto, per la terza volta escluso dalla griglia nonostante le modifiche alla vettura.

“E’ l’ultima volta che accetto di cambiare assetto durante le qualifiche, un team come il nostro non deve fare esperimenti oppure avere tante variabili. Le nostre modifiche al 90% cadono nel vuoto e si rivelano sbagliate. In F1 non ti regala nulla nessuno e io non perdo di certo la motivazione”.

A Fiorano, sulla pista della Ferrari, nella settimana antecedente al GP di Francia Alboreto portò in pista il sistema antispin e una nuova sospensione posteriore con risultati discreti. Anche a Magny Cours un’altra delusione, con Alboreto ancora fuori (anche a causa di un tamponamento di Hill durante le qualifiche) e Badoer ritirato in gara dopo aver conquistato l’11esima fila in qualifica. Discorso simile anche a Silverstone con l’ex campione F3000 qualificato in ultima posizione, poi ritirato in gara, e Alboreto out per pochi decimi rispetto al compagno. Nonostante il nuovo motore Ferrari a valvole pneumatiche, anche a Hockenheim le Lola andarono incontro ad un altro week-end negativo: doppia qualificazione dopo diverse gare ma risultato ancora deludente, con Alboreto al traguardo e Badoer ritirato.

Altro giro, ennesimo disastro. A Budapest, dove avrebbe dovuto debuttare la nuova Lola, ancora un’ultima fila (con distacchi importanti da tutti) e una gara da retrovie per i due piloti italiani. Stesso copione anche a Spa nel GP del Belgio, dove le prime voci di un possibile divorzio dalla Ferrari a stagione in corso iniziarono a prendere corpo.

A Monza, gara di casa del team, capitò di tutto. Nel week-end un mai domo Albreto riuscì a qualificare la sua monoposto in 21esima posizione, portandola fino all’8° posto in gara prima di un inconveniente alla sospensione. Badoer al contrario terminò in decima posizione. Intanto tra Lola e BMS volarono gli stracci. Prima un comunicato dall’Inghilterra che decretava la fine della partnership, poi la risposta dall’Italia con il team manager Ramazzini: “Alla Lola dicono che nel corso della stagione sono riusciti a recuperare carico aerodinamico? Bene, noi alla BMS lo stiamo ancora aspettando”.

L’ultima gara della T93/30 a Estoril si concluse con l’ennesima ultima fila in qualifica e il 14esimo posto di Luca Badoer in gara. Una stagione disastrosa, complice la mancata collaborazione tra Lola e BMS a causa anche di un materiale non di prima scelta. Un grande peccato per un progetto che avrebbe potuto regalare grandi soddisfazioni.

Un pensiero a Michele Alboreto, scomparso 19 anni fa: pilota in grado di non mollare mai, anche nelle situazioni più complicate che la carriera gli ha presentato più volte, come in quel 1993.

Immagine: Wikipedia Commons


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