I due Eurofighter che giovedì hanno superato la barriera del suono nei cieli lombardi, creando scompiglio mediatico, sono niente in confronto alla sveglia che questa mattina si è udita chiaramente nelle case degli italiani con provenienza Australia, Melbourne, Albert Park.
Coloro i quali erano davanti alla TV durante l’ultimo giro di Lewis Hamilton hanno infatti lamentato un suono inizialmente sordo al momento del passaggio sulla fotocellula del primo settore. Suono diventato poi assordante quando l’inglese è passato sul traguardo stordendo la concorrenza.
Ve l’ho “messa giù” un po’ romanzata, ma sta di fatto che c’è un attimo di confusione nel leggere il risultato delle qualifiche. Perché un anno fa di questi tempi erano 268 i millesimi che separavano lo stesso poleman di Melbourne dalla prima Ferrari, quella di Vettel in seconda posizione. Ora i millesimi sono più che raddoppiati (664) ed in prima fila per giunta c’è Kimi il quale, per ordine ideale e visto che è alla sua ultima stagione (a meno che non faccia come Felipe…), dovrebbe essere meno competitivo di Seb. Se non fosse che è da venerdì mattina che gira meglio del tedesco.
Presupposto importante: no disfattisti, no perditempo, no “mondiale già chiuso”, no “ve l’avevamo detto”. Perché c’è da capire e bene cos’è successo davvero durante l’ultimo giro di Lewis, con una premessa: non abbiamo il riferimento di Bottas, che ha deciso di lasciare qualche ricordo sulle protezioni. Questo è un problema, perché nonostante sia stato piuttosto dietro per tutto il weekend rispetto al compagno, il suo tempo sarebbe stato indicativo per capire se il monstre lap di Lewis è merito più dell’inglese o della Mercedes. Intendo dire che fino al penultimo tentativo della Q3 le prestazioni di W09, SF71-H ed oserei dire anche RB14 sono state piuttosto vicine mentre poi, all’ultimissimo giro, è arrivato il tempone epico che spegne subito gli entusiasmi e riposiziona la coperta sopra le spalle.
Da tempo sulla Mercedes si parla del bottone magico, quel plus di potenza utilizzato in qualifica per dare una spinta in più alla Freccia d’Argento. Ecco, mi auguro che il tempo di stamattina sia frutto soprattutto di una versione 2.0 di questo sistema (potrebbero chiamarlo NOS a questo punto, visto il distacco…). Benché Lewis abbia negato sostenendo di non aver cambiato mappa tra Q2 e Q3 e di aver solo messo insieme un giro buono, è stato poi Toto Wolff a confermare che il “party mode” (così viene chiamato quest’anno) sia stato utilizzato. Ci sta poi che Hamilton, di suo, sia capace di tirare fuori dal taschino quei due / tre decimi quando conta; ma nove, di cui quattro solo nel primo settore rispetto al suo tempo precedente, mi sembrano onestamente tantini in questa epoca della Formula 1 per il piede di un pilota.
Ripeto: manca il tempo di Bottas così come la verità sul bottoncino ma propenderei per il non fasciarsi la testa, in casa Rossa e in quelle dei tifosi ancora frastornati, almeno fino al termine della gara, non di Melbourne, ma almeno di Shanghai. Nonostante questo la sveglia è stata fortissima. È la prova che la Mercedes c’è ancora ed è sempre in forma: per batterla, almeno in qualifica, ci vuole tanto lavoro. Ora vediamo in gara.
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