Impressioni e pensieri del nuovo campione del Supercross 450cc al termine di una stagione indoor eccezionale
Il terzo titolo Supercross AMA 450cc di Cooper Webb, per sua stessa ammissione, è il più sentito e vissuto. Il ritorno del pilota del North Carolina sul trono indoor a stelle e strisce è il frutto di una rincorsa durata tre stagioni, lasso di tempo in cui è realmente accaduto di tutto.
Dallo spettacolare campionato 2021, conquistato con grande autorità, Webb ha patito problemi fisici e di salute, lanciandosi poi in un cambio di casacca da KTM a Yamaha che si è rivelato azzeccatissimo ma che alla vigilia poneva anche diversi punti di domanda. Webb ha rimesso le mani sulla corona al termine di un lungo e serrato duello con Chase Sexton, durante il quale non ha mai perso per strada le sue enormi peculiarità. Non è il pilota più veloce, non è nemmeno quello più tecnico, ma a livello di visione di gara il #2 continua a non avere eguali e al di là dei freddi numeri resterà per sempre uno dei più grandi interpreti della disciplina.
Nell’intervista che il campione del team Yamaha Star Racing ha concesso a P300.it, abbiamo rivissuto i momenti cardine di questa intensa stagione per poi tracciare anche una sua possibile linea futura. Ecco cosa ci ha raccontato.

Hai iniziato la stagione con un paio di infortuni e non eri nemmeno sicuro di poter partecipare alle prime gare. Il risultato è stato uno dei migliori mesi di gennaio di tutta la tua carriera in 450cc. Cosa ti ha convinto a correre nonostante tutti questi problemi?
“Corretto. All’inizio di dicembre ho avuto un incidente piuttosto sfortunato in allenamento con uno dei ragazzi del team 250cc e non sono potuto salire in moto per più di un mese. Sembrava che un’operazione (al medio collaterale di un ginocchio, ndr) potesse essere la soluzione migliore, ma avevo lavorato tanto per questa stagione e mi sono sentito di provare a correre. Ricordo ancora quando correvo sulla spiaggia insieme al mio agente, a metà dicembre, e stavo ancora cercando di decidere cosa fare. Sia io sia il mio team abbiamo stretto i denti. Sono risalito in moto ad una settimana da Anaheim e mi sono sentito sufficientemente bene da provare a correre. Vedendo come è finita, sono grato della decisione che abbiamo preso”.
A livello personale, il tuo duello con Chase Sexton a Seattle è stato uno dei miei momenti preferiti della stagione. L’ultimo giro è stato incredibile e anche l’interpretazione di quell’ultima curva! Quando hai iniziato a sviluppare un approccio così efficiente al supercross? Penso che nessuno abbia una “mentalità di ferro” come la tua nel supercross…
“Seattle è stata una gara divertente. Abbiamo avuto una battaglia epica, un duello senza quartiere fino alla fine. Penso di avere una buona intelligenza tattica in gara e sono sempre cosciente di ciò che mi accade attorno. Poi sono abile a gestire la pressione e questo, senz’altro, ripaga molto in questo tipo di situazioni. Probabilmente non sono il pilota più veloce o più tecnico, quindi devo cercare altri modi per sconfiggere i miei avversari”.
Ora che la stagione indoor è finita, possiamo dire come Pittsburgh sia stata la gara che effettivamente ti ha consegnato il titolo 2025. Raccontaci di quel main event. Dove porresti questa vittoria in un’ipotetica classifica delle tue vittorie?
“È stata una grande vittoria per me. Ero spalle al muro, sapevo di dover fermare l’emorragia di punti che stavo perdendo. Sono partito forte e ho corso tutto il main event con Chase alle mie spalle. Ho dovuto seguire le giuste traiettorie giro dopo giro, è stata una situazione di pressione estremamente alta. Di sicuro è tra le più memorabili vittorie della mia carriera”.

Uno dei più grandi punti di domanda a proposito del tuo passaggio a Yamaha riguardava alcuni cambiamenti nella tua preparazione, considerando quanto duro ma efficace fosse per te il programma che seguivi in KTM. Cos’è cambiato a tutti gli effetti nella tua preparazione, durante il lavoro settimanale?
“Ho imparato molto da Aldon Baker, nel mio periodo in KTM. Quel programma di allenamento funzionava, è chiaro. A volte un cambiamento serve per spingerti più in alto, molte caratteristiche sono le stesse ma altre sono cambiate. Ho imparato molto a proposito di cosa sia necessario per me e per il mio corpo, ora che sto anche un po’ invecchiando. Uno dei fattori più importanti è stato risolvere i problemi di salute con cui stavo combattendo quando sono arrivato in Yamaha. In generale le attività principali che faccio sono le stesse, tra palestra, bicicletta e moto, e anche ciò che non facevo prima non lo faccio tuttora. Ho capito però che col passare degli anni sto apprezzando di più la sofferenza, anche se magari non mi sento come cinque anni fa”.
Il 5 ottobre ci sarà il Motocross delle Nazioni all’Ironman Raceway. Questo cambierà qualcosa nel tuo approccio al National? Il tuo Nazioni 2024 è stato grandioso, poche persone pensavano che potessi andare ancora così forte nell’outdoor…
“Mi piacerebbe molto fare ancora parte del Team USA, specialmente in un evento casalingo. Amo correre per il mio Paese, è una cosa che mi rende molto fiero. Sono andato vicino a vincere il Nazioni in qualche occasione ma non ci sono mai riuscito, sarebbe grandioso aggiungere un Nazioni alla lista dei miei traguardi raggiunti. Arriverò un po’ in ritardo al National, vista la posizione in cui ero per il Supercross, ma in ogni caso sono motivato, voglio migliorare di gara in gara nel corso del campionato e dimostrare che so ancora correre forte sia nell’indoor che nell’outdoor”.

Il 10 novembre compirai 30 anni e stiamo vedendo molti piloti over 30 andare ancora forte nel Supercross. Storicamente non abbiamo mai visto questo tipo di risultati, a livello indoor, da piloti over 30. Credi che qualcosa sia cambiato nel corso di questi anni? Per quanto tempo ti vedi ancora come pilota?
“È incredibile pensare che piloti come Villopoto, Dungey e Carmichael si siano ritirati attorno ai 30 anni. Credo che le fasi di recupero, la nutrizione e gli allenamenti stiano continuando a migliorare e questo forse ci aiuta a capire meglio come rimanere sempre nella condizione adatta a poter correre più a lungo. Ora sono padre e amo correre anche per le mie bambine e per la mia famiglia. È bello avere sempre tutti al mio fianco e trascorrere questo viaggio assieme. Non so ancora quanto tempo mi rimanga esattamente, sento di poter andare avanti almeno altri due o tre anni, poi vedremo. E penso anche che i piloti che si sono ritirati ancora giovani abbiano un qualche tipo di rimpianto, perché hanno condiviso le loro esperienze con me. Voglio essere sicuro che quando smetterò sarà la decisione giusta e che non sia una scelta prematura”.
Si ringraziano Andrea Ettori e Casey Huntley di Yamaha USA per la collaborazione.
Immagini: supercrosslive.com
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