Supercross | Intervista a Ken Roczen

di Andrea Ettori
AndreaEttori
Pubblicato il 22 Luglio 2020 - 16:00
Tempo di lettura: 6 minuti
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Supercross | Intervista a Ken Roczen

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A distanza di due anni, P300.it ha avuto nuovamente il piacere di intervistare Ken Roczen, stella del motocross americano e pilota ufficiale del team Honda.

Anche nel 2020, il sogno di vincere il titolo mondiale del Supercross non si è avverato per il 26enne tedesco. Arrivato alla pausa forzata per il Coronavirus a soli tre punti di distacco da Eli Tomac, nel corso della “tournée” di Salt Lake City il pilota Honda ha accusato un affaticamento dovuto al Fuoco di Sant’Antonio, che non gli ha permesso di rendere al meglio nel corso delle sette gare corse all’interno del Rice-Eccles Stadium.

Dopo avere colto tre vittorie e un totale di otto podi nelle prime dieci gare, a Salt Lake City la Honda #94 è arrivata in top 3 in appena due occasioni su sette gare, con il successo in gara #5 come unico vero sussulto. La stagione indoor di Roczen si è conclusa al terzo posto, con un passivo di 30 punti rispetto al campione Eli Tomac.

L’attenzione di Roczen e di tutto il motocross americano è rivolta ora verso il National, che scatterà il giorno di Ferragosto sulla leggendaria pista di Loretta Lynn. Non avendo una formazione di stampo americano, tuttavia, Roczen sarà tra i pochi piloti al cancelletto di partenza a non avere mai corso presso il Ranch della storica cantautrice che ha dato anche il nome al circuito. Roczen ha già conquistato il National in due occasioni, nel 2014 in sella alla Suzuki e nel 2016 sulla KTM.

Ecco cosa ci ha rivelato a proposito degli ultimi mesi e dell’immediato futuro.

Ken, in che modo la partenza posticipata del National ha influenzato la tua preparazione?
“Onestamente non è cambiato molto. Al di là di tutto, questo ci ha dato modo di allenarci un po’ di più con l’outdoor. Il mio piano di preparazione è rimasto lo stesso”.

Quanto è complicato a livello mentale, per un pilota del tuo calibro, gestire questa incertezza per un’intera stagione?
“Personalmente riesco ad eccellere proprio quando i piani vengono scombinati. Tutto ciò non mi dispiace, l’unico problema è che ora si parte molto tardi, il National inizierà il 15 agosto per concludersi il 10 ottobre. Il programma è piuttosto contorto. È strano perché pur essendoci fermati a lungo ci stiamo ancora allenando, facendo tutte quelle cose necessarie per restare al top. Non è l’ideale, ma almeno vale lo stesso per tutti”.

A mio parere, la tua stagione nel Supercross è stata molto positiva. Secondo te, invece, cosa ha funzionato e cosa non è andato nella direzione giusta?
“In generale trovo che la mia stagione nel Supercross sia andata piuttosto bene, nonostante io abbia avuto problemi per quasi tutto il tempo. Ora sento che le cose sono finalmente tornate al loro posto, sono riuscito a tornare dal dottore dopo il termine del campionato. Direi che il mio responso è positivo. Ho cercato di dare il massimo ma alla fine il ritmo di gare così serrato e l’altitudine hanno portato alla luce tutti i miei problemi. Non è stato l’ideale, ma alla fine siamo riusciti a tornare a vincere qualche gara e a concludere la stagione senza grossi incidenti e senza infortuni, questo è sicuramente positivo”.

Pensi di essere stato il pilota più svantaggiato dallo stop del campionato, tenendo in considerazione il ritmo che hai tenuto fino a Daytona?
“È stata decisamente una schifezza. La cosa peggiore che potesse succedermi era proprio che il campionato si fermasse in quel momento, perché stavo andando davvero bene. Ma è andata così. Non voglio di certo sostenere di essere diverso da tutti gli altri: per me è stata davvero la cosa peggiore, ma quando siamo arrivati a Salt Lake City eravamo tutti sullo stesso piano”.

Quanto è stato frustrante per te non riuscire a competere al livello dei tuoi avversari a Salt Lake City, a causa dei tuoi problemi fisici?
“È un problema molto grosso che mi sono portato dietro per molto tempo. Ho cercato di dare comunque il massimo, anche in quella situazione, ma semplicemente non mi è stato possibile. Mi è spiaciuto molto perché stavo guidando molto bene, riuscivo anche ad avere ottime partenze… È davvero un peccato non essere riusciti a vincere il titolo quest’anno, non ci siamo mai andati così vicini”.

Rivedendo le immagini di Saint Louis, quali sono le tue emozioni?
“Ovviamente è stato fantastico e ad essere sincero queste vittorie mi hanno aiutato a sentirmi sempre meglio. Più vinci e più ti ci abitui, quindi ora cerco spesso di rivedere i video di quella vittoria, o quelli del mio primo successo. Poi ci sono molti altri ricordi positivi, al di là di quella vittoria, specialmente per avere vinto ancora successivamente. Tutti ci siamo sentiti meglio in squadra, specialmente dopo tutte le avversità che abbiamo dovuto affrontare e dopo tutti i problemi fisici che ho avuto”.

Sei diventato un autentico esempio di tenacia, per la tua storia e per essere tornato a correre al top. Quanto ti rende fiero tutto ciò e quanta responsabilità senti in più nei confronti dei tuoi fans?
“È un qualcosa di immenso. Ho sempre guardato a me stesso come a un qualcosa di incompleto, perché voglio ancora continuare a vincere. Credo che anche la gente si sia lasciata alle spalle i miei problemi e tutto ciò mi sta molto bene. Ricevo un grande supporto dai fans anche solo per il fatto di esserci, a prescindere dal fatto che io cerchi di vincere un campionato o delle gare. Non ripenso molto al passato, perché questa è già una sensazione fantastica. Penso solo di avere ancora tanto da dare”.

Presto diventerai padre, e a tal proposito tanti auguri anche a Courtney. Cosa stai sentendo, dentro di te, in questi mesi?
“Dentro di me non sento molto, è più Courtney ad avere qualcosa dentro di sé, con un bimbo in grembo. A parte gli scherzi, siamo davvero felici e non vediamo l’ora. Avremo un maschietto e sarò in ansia finché non nascerà. Sta accadendo tutto molto velocemente”.

In MXGP, Antonio Cairoli continuerà a correre anche nel 2021 e ora il livello dei piloti ora è molto alto, con gente come Herlings, Gajser e Febvre. Cosa ne pensi del del desiderio di Tony di continuare a correre?
“Tony è un caro amico e un atleta fenomenale. Sono sicuro che si senta in grado di correre per un altro anno perché nel 2020 è rimasto fermo per quasi tutto il tempo. Questione di buon senso, direi. Sentivo che avrebbe proseguito per un altro anno. Non penso che voglia smettere così. Tony è un grande atleta ed è un protagonista di questo sport da tanto tempo. Sono un suo grande fan e siamo molto amici, sono molto felice che abbia deciso di proseguire nel suo viaggio”.

L’anno scorso, in Europa, alcuni rumors ti volevano in gara come wildcard nel mondiale, anche per dare una mano a Gajser nella corsa al titolo. C’è una possibilità di rivederti nel mondiale in futuro?
“Un grande rumor direi, perché ad essere onesto non abbiamo mai pensato a qualcosa del genere. Nulla di vero. Ma ho molta voglia di tornare a correre in Europa. È solo una questione di tempo, perché ho ancora tante cose da fare qui. Non si può mai sapere. Potrei tornare anche per uno o due anni a correre nel mondiale, penso che sarebbe molto divertente”.

Ringraziamo Ken Roczen per l’intervista concessaci e gli auguriamo buona fortuna per il prossimo campionato National.

Immagini: HRC

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