Sulle opinioni e il diritto, insindacabile, di critica

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
7 Aprile 2023 - 12:25
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P300.it non è l’ufficio stampa di nessuno e, da nessuno, si fa dettare la linea editoriale

Il diritto di critica è fondamentale. Partendo da questo presupposto e con l’occasione di qualche giorno di pausa, è necessaria una riflessione generale su quello che sta succedendo ed è successo nelle ultime due settimane nel mondo della F1 e in quello dei media.

È partito tutto, appunto, quindici giorni fa, con le dichiarazioni di Stefano Domenicali in diretta durante la MotoGP del Portogallo sul suo essere fautore della riduzione delle prove libere.

Una frase che ha, come per magia, svegliato più di qualcuno dal torpore nel quale era calato da qualche anno a questa parte. Forse è servita una frase diretta in una politica molto diplomatica e bisbigliata. Sta di fatto che l’affermazione in diretta ha smosso un po’ le acque, con alcune domande che qualcuno ha iniziato a porsi sul fatto che una certa politica di gestione del Circus sia corretta o meno.

Non è mia intenzione ripetere quanto ho scritto ampiamente sulla questione, perché sarei solo ripetitivo e perché ho già argomentato abbastanza le mie opinioni in merito. Aggiungo solo che il GP d’Australia, quella riflessione, l’ha spiegata nel modo migliore (o peggiore, dipende dai punti di vista) possibile appena pochi giorni dopo.

Quello che intendo ribadire è che la libertà di espressione e di critica restano sacre nel mondo dell’informazione. Nei giorni successivi alla pubblicazione del mio lungo articolo sul cambiamento in atto in F1 e MotoGP (articolo, ricordo, di opinione), P300.it è stato attaccato pubblicamente e indicato come media che pensa solo a guadagnare followers con titoli sensazionalistici, vantandosi di fare giornalismo scrivendo cazzate.

Il pretesto è stata un’altra dichiarazione di Domenicali riguardante il numero dei GP in stagione, “Tutti vogliono un Gran Premio, potremmo averne 32 all’anno”, riportata da decine di altri media anche molto più rinomati, grandi ed importanti di noi. Articoli di cui ci sono ampie prove a dimostrazione dello stesso tipo di contenuti e di titoli, alcuni precisi alla lettera.

Siamo stati attaccati pubblicamente, per questo titolo, da personalità vicine a chi il Circus lo comanda, addirittura con l’indicazione di quello che sarebbe stato un titolo invece consono e meno “sensazionalistico”. No, non funziona così. P300.it non è l’ufficio stampa di alcuna personalità o ente e non si fa dettare la linea editoriale da nessuno.

Di sensazionalistico in quel titolo non c’era niente, così come dimostrato da tutti i media importanti (molto più di P300.it) che hanno riportato la stessa notizia negli stessi termini, prima e dopo di noi. Con il dubbio che non tutti siano stati attaccati pubblicamente come successo con noi. O, almeno, non ne abbiamo ad oggi contezza.

Che il Patto della Concordia fissi il limite di gare a 25 (dettaglio portato come prova che il titolo fosse sensazionalistico) fa piacere, ma non vuol dire nulla: vorrei giusto sottolineare che con 6 Sprint, che a conti fatti sono delle GARE che assegnano PUNTI per il mondiale, questo limite sarà già di fatto superato quest’anno, con un bell’aggiramento del Patto e delle regole. E, quando le Sprint diventeranno pari ai GP, arriveremo direttamente a 48/50 gare all’anno. Quale Patto, quindi?

Non mi interessa fare nomi, perché la pratica di criticare pubblicamente è abbastanza comune in un mondo nel quale l’egocentrismo la fa spesso da padrone. Spiace notare come l’atteggiamento delle persone possa cambiare per semplice convenienza personale. Spiace, molto, dover rispondere pubblicamente ad un’accusa scientemente pubblica quando, apprezzamenti e riflessioni precedenti, erano state fino ad ora condivise telefonicamente. Suona proprio come una precisa volontà di colpire e questo non piace per nulla.

Spiace dover essere avvisati di un altro sfogo sotto il quale altri personaggi – evidentemente poco interessati – si sono lanciati in una specie di pubblica derisione di gruppo nei confronti del sottoscritto e di dieci anni di lavoro di questo sito. Personaggi anche importanti che, probabilmente, non ne hanno mai aperto neanche una pagina. Non che ne voglia fare una colpa, ma a volte basta poco per farsi un’idea propria. Senza dimenticare altri che, in passato, da questo sito si sono nutriti per preparare il proprio lavoro o pensavano di trovare, in questo gruppo, una spalla per portare avanti le proprie battaglie interne aziendali. E mi fermo qui.

Le accuse che abbiamo ricevuto sono irricevibili. Al di là delle offese personali, alle quali sono abituato da anni, non posso accettare che la credibilità di questo sito, dietro il quale c’è un lavoro assurdo, sia minata non per un titolo – il pretesto, come dicevo – ma perché le opinioni pubblicate sul modo di gestire questa Formula 1 non vanno nella stessa direzione di chi la Formula 1 la sta sportivamente polverizzando in favore del business.

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Articolo 1

Libertà d’informazione e di critica

L’ attività del giornalista, attraverso qualunque strumento di comunicazione svolta, si ispira alla libertà di espressione sancita dalla Costituzione italiana ed è regolata dall’articolo 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963:

«È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede.

Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori».

__________

Libertà di espressione: questa non ce la può togliere nessuno. Libertà di critica: non siamo l’ufficio stampa di nessuno. La tutela della personalità altrui deriva dal fatto che mai ci siamo permessi di insultare qualcuno. Quelle che esponiamo sono critiche ad una linea, non ad una persona fisica. Il nome di chi rilascia dichiarazioni è indifferente e slegato dal contenuto delle stesse.

La fiducia tra stampa e lettori su questo sito è garantita anche dal fatto che, quando si sbaglia, siamo i primi a metterci la faccia, a spiegare che abbiamo sbagliato e a correggere gli errori commessi. Questo contrariamente alle illazioni che abbiamo letto sul fatto che cancelleremmo gli errori per non fare brutte figure.

Portare avanti una testata è molto più difficile se si fanno scelte in favore dei lettori e non del proprio portafoglio. Potremmo iniziare a pubblicare articoli dai titoli Clickbait, che vanno tanto di moda: a tal proposito consiglio, a chi non sa cosa significhi il termine, di informarsi sul cosa sono. Accusarci di farne uso senza saperli riconoscere denota una certa ignoranza in materia informatica ed informativa. Potremmo anche iniziare a pubblicare le figurine dei piloti, gossip su mogli e fidanzate, sfilate e quant’altro. Cose che piacciono al nuovo corso e anche grazie alle quali si sta allevando parte del nuovo pubblico.

Non lo facciamo perché abbiamo una linea editoriale (sarà vecchia e boomer? Pazienza) sulla quale crediamo. A maggior ragione ritengo irricevibili le accuse ricevute. Ho aspettato giorni prima di pubblicare questo articolo, perché dovevo smaltire l’amarezza di un’azione inaspettata. Non è giusto essere attaccati pubblicamente sulla base del nulla e, in quanto testata, abbiamo una reputazione da difendere soprattutto quando viene colpita per convenienza.

Inutile dire che la linea editoriale e soprattutto le opinioni di questo sito non cambieranno di una virgola dopo quanto successo. Continuerò e continueremo a dire quello che pensiamo senza filtri: se arriveranno altri attacchi ne prenderemo atto e sapremo sicuramente scindere le critiche costruttive dalle accuse ideologiche e tristi come l’ultima. Se questo ci penalizzerà in altri ambiti ce ne faremo una ragione ma non ci tireremo indietro dal farlo notare.

Non abbiamo la presunzione di dire di essere perfetti e che facciamo bene il nostro lavoro, ma quanto meno proviamo a farlo senza prendere in giro chi ci legge. Al tempo stesso, non accettiamo da nessuno imposizioni sul come farlo.

Buona Pasqua.

Immagine: ANSA

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