St. Petersburg: Scott McLaughlin e la magistrale gestione delle gomme morbide

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di Matteo Pittaccio
28 Febbraio 2022 - 15:15
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La gara inaugurale della stagione IndyCar Series 2022 ci ha regalato un nuovo vincitore, Scott McLaughlin. Il 28enne neozelandese ha dominato per tre anni il campionato australiano Supercars, vinto tra il 2018 ed il 2020 con Dick Johnson Racing (in collaborazione con il Team Penske), debuttando in IndyCar nel GP di St. Petersburg di due anni fa, chiuso in anticipo per via di un incidente in curva uno. Due edizioni dopo McLaughlin è entrato in Victory Lane, tra l’altro dopo aver ottenuto la prima pole position nel sabato delle qualifiche. Pole e vittoria in un fine settimana memorabile, costruito nel più giusto dei modi sin dalle prove libere, le prime sessioni ufficiali con Ben Bretzman (ingegnere che istruì McLaughlin nei primi test al simulatore del 2019) a coordinarlo dal muretto box.

In una gara di cento giri divisa da due e tre soste McLaughlin è stato capace di fare la differenza specialmente in una fase: il primo stint. Tutti i piloti della Top10 hanno iniziato il Gran Premio con gli pneumatici morbidi, ad eccezione di Will Power, con la prima pit window prevista tra il ventesimo e trentesimo giro. A proposito di mescola morbida, Firestone quest’anno ha reso ancor più soffice il compound delle “rosse” (Alternate), più competitive in qualifica ma più sensibili al degrado in gara. In base a ciò ci si aspettava un calo prestazionale evidente, soprattutto viste le temperature dell’asfalto piuttosto elevate a St. Petersburg.

Effettivamente dopo i primi giri i tempi si sono alzati e Will Power, il primo in griglia ad essere partito con le gomme dure, ha iniziato a recuperare terreno. L’australiano ha superato prima VeeKay e poi Herta tornando in seconda posizione, la stessa dalla quale è partito. La rimonta del campione 2014 si è però fermata lì perché McLaughlin ha perso sì velocità rispetto all’inizio del GP, ma il ritmo è rimasto sufficientemente buono da non subire un crollo pesante, lo stesso che ha attanagliato Herta, VeeKay e tutti gli altri piloti partiti con le morbide.

La gestione degli pneumatici rossi operata da Scott McLaughlin si è rivelata magistrale. Mentre Colton Herta girava sul minuto e tre secondi già al giro diciannove, McLaughlin rimaneva costante sul minuto e due, prima basso e poi alto, alzando i tempi solo in occasione della prima ed unica caution provocata da David Malukas al giro ventisei. Per dimostrare l’incredibile costanza del neozelandese basta raccogliere tutti i tempi registrati tra il giro dieci ed il venti e comparare i riferimenti cronometrici a quelli di Herta, il secondo in pista con gomme morbide.

GiriMcLaughlin [Team Penske #3]Herta [Andretti Autosport #26]
101:02.07501:02.1429
111:02.17471:02.2356
121:02.11091:02.5256
131:02.28671:02.3513
141:02.20161:02.6450
151:02.25911:02:6696
161:02.06881:02.6981
171:02.16661:02.6746
181:02.16411:02.7571
191:02.41171:03.2012
201:02.27491:04.3669

Da questa tabella riassuntiva si può capire che McLaughlin e Herta siano arrivati al decimo giro con un passo simile. Dopodiché i due stint hanno preso strade diverse: il pilota del Team Penske è rimasto sul minuto e due basso per parecchio tempo mentre il portacolori Andretti Autosport si è avvicinato al minuto e tre tornata dopo tornata. Una differenza a tratti spaventosa tra il primo ed il secondo in classifica, tra l’altro in una categoria spesso compatta per quanto riguarda i valori di squadre e piloti.

In conclusione, oltre al giro record in qualifica, alla calma dimostrata nel traffico ed alla resistenza su Alex Palou nei giri finali, McLaughlin si è fatto vedere per una capacità gestionale di primo ordine. Certo, nel primo stint non ha mai avuto vetture davanti che sporcassero l’aria e affaticassero gli pneumatici, ma c’è da dire che anche Herta non sia rimasto per tanto tempo negli scarichi della Dallara-Chevy del Team Penske, correndo la maggior parte dello stint ad oltre due secondi di distacco dal leader della corsa.

Il prossimo round si correrà il 20 marzo in Texas (XPel 375), pista in cui Scott McLaughlin ha ottenuto il primo podio in carriera (secondo in Gara 1 nel 2021). Nell’ovale di Forth Worth capiremo se quello di St. Pete sia stato un fine settimana irripetibile o se il McLaughlin in versione 2022 possa davvero confermarsi nel ruolo di riferimento del Team Penske e della IndyCar in generale.

Immagine: Media Indycar

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