P300.it ha potuto intervistare Mirko Gennai nel corso del Round dell’Emilia-Romagna della SSP300, in cui ha corso con MTM Kawasaki.
da Misano Adriatico
Nata nel 2017, la categoria SSP300 mondiale è una classe motociclistica che si appresta già ad andare verso il proprio tramonto, che calerà definitivamente alla fine del 2025 per far posto, nel paddock Superbike, ad una serie nuova. Il prossimo anno sarà l’ultimo a disposizione, per i talenti più cristallini, di mostrare le proprie capacità.
Mirko Gennai è un ragazzo che può rientrare benissimo nella nomea di talento cristallino. Oramai da diversi anni “Little Man” (soprannome datogli per la sua statura) si trova costantemente nelle prime posizioni della Supersport 300. Il pilota nato a Firenze ci ha raccontato la sua carriera e le sue opinioni riguardanti il mondo delle derivate di serie.
Ciao Mirko, grazie per essere qua con noi. Com’è nata la tua passione per le moto?
“La passione per le moto è nata quando avevo quattro o cinque anni grazie a mio papà, che ha partecipato al Campionato Italiano Enduro. Lui, però, ha scelto di farmi correre su asfalto. Nonostante ciò, fin da bambino ha fatto anche cross, disciplina in cui tuttora mi alleno molto. Diciamo che è iniziato tutto grazie a lui, che già correva nell’enduro. La passione c’è sempre stata in famiglia!”
Prima di passare in Supersport 300 hai corso diversi anni a livello nazionale. Ci racconteresti i tuoi trascorsi?
“Nel 2011 ho cominciato a correre con le minimoto nel CIV Junior, se non erro nella categoria Junior A. Poi sono avanzato nelle altre categorie: in Junior B, in MiniGP 50cc (quando c’erano ancora i due tempi, che rendevano la categoria a mio parere spettacolare) e in PreMoto3 125cc, nella quale ho corso per tre anni. Dopo aver terminato l’ultima stagione ho corso in R3 Cup, nella Coppa Italia. Grazie ad un’opportunità nata ‘dal niente’, nel 2020 mi hanno catapultato in questo mondo, quello ‘dei big’. All’inizio è stata tosta, ma adesso siamo qua!”
Sei stato catapultato nel paddock della Superbike da giovanissimo. Quali sono le differenze principali tra l’atmosfera di un paddock nazionale rispetto a uno mondiale?
“Al CIV ci conosciamo tutti fin da bambini, siamo praticamente cresciuti insieme, quindi c’è un ambiente familiare. Qua è tutto più professionale rispetto al CIV, che, comunque, rimane un campionato molto professionale a sua volta. Qui se vai bene ti notano un po’ di più, quindi è più facile trovare una sella per gli anni successivi. Anche a livello di budget puoi gestirtela meglio, ovviamente in caso tu abbia avuto una stagione in cui sei stato in grado di performare. In più, è sempre bello stare in mezzo ai migliori piloti del mondo, che corrono in Superbike e in 600. Penso sia molto motivante, perché li vedi vicini a te e sai che vuoi raggiungerli, anche se condividi con loro lo stesso ambiente. Tutto ciò ti dà una motivazione in più!”
Quest’anno sei passato da Yamaha a Kawasaki dopo cinque stagioni. Quali sono le differenze principali fra le due moto?
“Non ho notato molte differenze fra le due moto, ciclistica esclusa. La Kawasaki è molto più stabile, soprattutto in frenata, nella quale il posteriore non si sbilancia, non si muove. Per fare un paragone, è come un treno, che resta fisso sulle rotaie. La Yamaha è un po’ più leggera dietro, quindi capita che in staccata si scomponga leggermente. Mi sono trovato bene, il feeling con la nuova moto è molto positivo.”
Per la prima volta dopo diverse stagioni hai cambiato squadra. Come ti trovi con MTM?
“Mi piace molto lavorare con loro, perché mi è sempre piaciuto lavorare in un team straniero, con persone non italiane. Certo, in MTM ci sono dei ragazzi italiani, tra cui il mio capotecnico che mi sono portato dietro dagli anni scorsi, o l’addetto all’organizzazione. L’ambiente è molto familiare, mi fanno trovare molto a mio agio, però avere delle persone a fianco a me che non parlano la mia lingua madre mi fa avere un atteggiamento molto più professionale, perché non riesco ad avere lo stesso rapporto che ho con un italiano. Per esempio, in BrCorse c’era clima familiarissimo, perché, dopo quattro anni insieme, oramai erano diventati una seconda famiglia, dei veri e propri amici che vedevo anche fuori dalle gare e con cui uscivo insieme. Era tutto un altro ambiente. In questo nuovo team è tutto molto più formale, siamo più seri. Quando si può scherzare si scherza, quando bisogna lavorare si lavora.”
Questo è stato il tuo quinto anno di Supersport 300. Che obiettivo ti sei prefissato?
“L’obiettivo era lo stesso dell’anno scorso: vincere il campionato. Nel 2023 siamo stati un po’ sfortunati, visto che abbiamo subito cinque ‘zeri’, i quali hanno avuto un impatto enorme sulla mia stagione. Sono arrivato a 27 punti dal primo, quindi, nonostante tutto, siamo arrivati molto vicini al titolo. Poi, per sfortuna, ci hanno messo fuori gioco a causa di una penalità ad Aragón e, da allora, non ho più potuto combattere con le mie forze. L’obiettivo è rimasto lo stesso anche per quest’anno.”
Si narra da un po’ della sostituzione della Supersport 300 con la Supertwin. Saresti interessato a provare a correre in Supertwin in futuro?
“A livello personale non è un’opzione per il 2026. La mia idea è quella di passare in Supersport, in cui già al termine della scorsa stagione c’era un progetto che non è andato a buon fine. L’obiettivo è ottenere un posto lì il prossimo anno.”
Parliamo di futuro. Hai già dei piani per il 2025?
“Ci stiamo lavorando! Stiamo parlando con tanti team e con tante persone. Di concreto non c’é ancora niente.”
Ringraziamo Mirko per la disponibilità e Andrea di MTM per aver organizzato l’intervista.
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