P300.it ha intervistato Jeffrey Buis, pilota di Freudenberg KTM-Paligo Racing in Supersport 300, durante il Round dell’Emilia-Romagna
da Misano Adriatico – Jeffrey Buis è un bicampione del mondo, ma, nonostante ciò, è estremamente con i piedi per terra. La ricerca del terzo titolo è un’impresa ardua, che ha raccontato nel corso di questa intervista assieme ad altri aneddoti sul suo passato.
Ciao Jeffrey, grazie per averci dato parte del tuo tempo. Vorrei cominciare riportandoti nel passato. Come è nata la tua passione per il motociclismo?
“Ho cominciato molto tempo fa, quando ero ancora un bambino piccolo. Mio papà era un collezionista di vecchie moto italiane e, quindi, sono cresciuto in mezzo alle due ruote. Mi hanno regalato la prima minimoto per il quarto compleanno e così ho cominciato a gareggiare.”
Corri in Supersport 300 da molto tempo. Quando si è materializzata la possibilità di debuttare nel mondiale?
“Stavo correndo nella Moto3 nordeuropea quando ho pensato di fare il salto nel mondiale. Mi sono subito reso conto, però, che parteciparvi era troppo costoso, quasi impossibile, e, per questo motivo, mi sono guardato intorno per cercare altre opportunità. Mi è capitata tra le mani la 300, che era perfetta per me, visto che è un mondiale con un livello molto alto. Così ho colto al volo l’opportunità e sono passato in questa categoria con Kawasaki.”
Sei diventato campione del mondo alla tua seconda stagione. Pensavi fosse possibile raggiungere un risultato simile?
“No, sicuramente non mi sarei mai aspettato di essere campione così presto! Nel primo anno nel mondiale avevo una moto leggermente più lenta rispetto a quella del secondo, in cui era competitiva. Nei test ero veloce tanto quanto Scott Deroue, che era stato vicecampione l’anno prima, quindi ero conscio del fatto che la velocità c’era. Diventare campione, però, è un’altra cosa. Durante quella stagione tutto è andato bene e ho avuto un po’ di fortuna, cosa di cui hai bisogno a volte. Così è arrivato il primo titolo.”
Dopo il primo titolo sei rimasto in Supersport 300 ancora per un anno. Per quale motivo?
“Avrei davvero voluto salire in Supersport ma non avevo i soldi necessari per fare questo salto. Insomma, il denaro è sempre stato un problema nel motorsport. Ecco perché ho deciso di rimanere in Supersport 300, in cui ho concluso in terza posizione in campionato, che, quindi, è stato positivo. La ragione è economica.”
Nel 2022 sei riuscito a passare in Supersport, ma non è stata una stagione positiva. Cos’è andato storto?
“Ti dico, è stata una combinazione di più fattori. Ero con una Kawasaki che non era abbastanza competitiva per lottare con le altre moto, che erano molto più moderne a livello di concezione. Per dire, avevamo ancora la frizione mentre, ad esempio, le Ducati già usavano i blipper. Era una moto completamente diversa. Quando ho firmato il contratto, inoltre, avevo giusto i soldi per andare nel team. Non era rimasto nulla per allenarmi o prepararmi. Le prime tre gare sono state i miei primi test. Sai, è stato abbastanza difficile. La mia stagione in Supersport non è iniziata nel modo ideale.”
Poi sei tornato in Supersport 300. Il motivo principale è stato il budget?
“Sì. Oltretutto volevo tornare a divertirmi, cosa che non succede quando guidi nelle retrovie in Supersport. Voglio entrare in gara con la sensazione di poter vincere. Nel 2022, invece, speravo di conquistare punti, risultato che non sono mai riuscito ad ottenere. Insomma, è un modo di pensare completamente diverso.”
Dopo che hai vinto il secondo mondiale in 300 sei passato a KTM. Perché hai preso questa decisione?
“Perché sono arrivati da me con un’ottima offerta! Fin da bambino sognavo di poter correre con KTM e avere l’opportunità di farlo in un mondiale è fantastico. Penso che passare a questo costruttore sia stata una scelta validissima.”
Freudenberg è l’unico team che attualmente usa la KTM in Supersport 300. Come ti trovi con la squadra?
“Il team è tedesco, quindi abbiamo un modo di pensare e di lavorare simile, dato che sono olandese. Da quella prospettiva mi trovo bene. La squadra, inoltre, sa quello che può fare, cosa che penso sia molto importante.”
Il 2025 è un anno di alti “molto alti” e di bassi “molto bassi”, almeno fino ad ora. Sei felice di come sta andando?
“Sono davvero felice perché con la KTM non è facile portarsi a casa questi bei risultati. La moto, difatti, deve essere guidata in un modo particolare, diverso da quello che richiedono Kawasaki e Yamaha. Questo mezzo è un po’ più difficile da guidare, ma il team fa un gran lavoro, soprattutto durante i test, per rendere questa moto molto competitiva.”
A proposito di differenze tecniche. Cosa cambia, a livello di guida, tra una Kawasaki e una KTM?
“La rigidità del telaio. Quello della Kawasaki è molto flessibile e hai delle ottime sensazioni riguardanti il comportamento della moto. Inoltre, se dai un po’ di gas capisci se c’è grip o no, mentre sulla KTM se metti troppo peso sulla manopola fai un high side senza accorgerti di nulla. Da questa prospettiva queste due moto sono completamente diverse. Oltretutto, la KTM è monocilindrica, mentre la Kawasaki è bicilindrica, ma questa non è la più grande differenza che c’è fra loro.”
Ti pongo una domanda abbastanza ovvia. Quest’anno punti a conquistare il terzo titolo?
“Certo! Penso che tutti lottino per il titolo, ma bisogna vedere come va ogni weekend per massimizzare il numero di punti conquistati. Dopodiché vedremo dove saremo.”
Questo è l’ultimo anno del mondiale Supersport 300, che sarà sostituito nel 2026 dal campionato Sportbike. Cosa ne pensi di questo nuovo regolamento? Ti piacerebbe partecipare a questa serie?
“Penso che la Sportbike sia una buona categoria perché hai praticamente il doppio dei cavalli di una 300, ed è sempre bello avere un po’ di velocità in più. Sarà, però, più difficile per molti piloti andare in questa classe perché, come sempre, il budget è un problema, dati i costi maggiori. Penso che, per molti dei piloti e dei team che ci sono ora in Supersport 300, sia difficile fare questo salto.”
Domanda molto personale. Qual è la miglior gara della tua carriera?
“Penso sia il weekend di Assen di quest’anno perché ho vinto due volte davanti al mio pubblico. Davvero, è stato fantastico, come un sogno! Sicuramente sono state le migliori gare della mia carriera.”
Parliamo di futuro. Hai già dei piani o delle idee per il 2026?
“Non ancora, dato che la stagione non è ancora finita, ma ci stiamo guardando in giro. Vorrei davvero andare in Supersport se possibile. In caso contrario, magari la Sportbike è una buona opportunità. Al momento, però, non c’è niente di certo.”
Siamo giunti all’ultima domanda. Hai dei sogni nel cassetto?
“Il mio sogno è correre nel mondiale Superbike!”
Ringraziamo Jeffrey per il suo tempo e Sven per aver organizzato l’intervista.
Media: Team Freudenberg on Facebook
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