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SSP / MotoE | Intervista esclusiva a Dominique Aegerter: “È stato un piacere dedicare una vittoria a Dupasquier e alla sua famiglia”

di Alyoska Costantino
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Pubblicato il 1 Luglio 2021 - 23:44
Tempo di lettura: 9 minuti
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SSP / MotoE | Intervista esclusiva a Dominique Aegerter: “È stato un piacere dedicare una vittoria a Dupasquier e alla sua famiglia”
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La sfida di Aegerter del 2021 con due impegni in contemporanea, raccontataci da Dominique in quest’intervista esclusiva.


Nel mondo del motorsport, l’essere versatile può essere qualità tanto importante quanto sottovalutata. Nonostante certi piloti non riescano a raggiungere il sogno delle classi regine su pista (nel caso delle due ruote la MotoGP), possono comunque vantare grande esperienza e tante soddisfazioni in categorie magari meno blasonate, ma comunque rilevanti ai fini del proprio status nei confronti di squadre, marchi, manager e figure di spicco all’interno dei paddock.

Dominique Aegerter, negli ultimi anni, ha abbracciato questa filosofia, non concentrandosi più solo sul Motomondiale, dove corre da sedici stagioni consecutive e nel quale ha ottenuto tre vittorie, ma anche sull’Endurance e soprattutto sulla Supersport, categoria nel quale ha debuttato quest’anno col team Ten Kate.

Il pilota di Rohrbach, classe 1990, ha deciso di accettare la scommessa del doppio impegno a tempo pieno. Come altri prima di lui, Aegerter ha scelto di affiancare un secondo impegno a quello della MotoE, ed attualmente si sta giocando sia il titolo mondiale della classe 600 che la Coppa del Mondo della serie 100% elettrica, dove ha debuttato nel 2020. Il quasi 31enne ha serie chance di vincere un campionato del mondo nelle derivate di serie (visto che attualmente si trova in testa al mondiale SSP) e di primeggiare una categoria del Motomondiale nello stesso anno, impresa mai riuscita a nessuno prima di lui.

Il #77 ha gentilmente concesso un’intervista esclusiva a P300.it, parlando del suo passato, del suo 2021 e del suo futuro, non esimendosi anche da qualche riflessione su altri temi, come il fattore sicurezza tanto discusso recentemente o le differenze di guida tra le moto provate.


Ciao Dominique, la prima domanda è: come stai?

“Sto molto bene, grazie. Spero stiate bene anche voi”.

Come ti sei appassionato alle due ruote? Qual è il tuo primo ricordo inerente a questo mondo?

“Ho iniziato all’età di due anni e mezzo, davanti al garage dei miei genitori e attorno alla mia casa in un piccolo sidecar. A cinque anni ho corso la mia prima gara di motocross, nella classe 50cc”.

Tifavi qualche pilota da giovane? Se sì, quali?

“Sì, all’inizio guardavo le gare di motocross. Mickaël Pichon era un pilota grandioso sulla Suzuki, perciò lo seguivo con attenzione; poi, a dodici, tredici anni, tifavo per Kenny Roberts, Kevin Schwantz e, ovviamente, Valentino Rossi”.

Qual è la tua pista preferita?

La mia pista preferita è Austin, in Texas. Mi piace molto questa pista, ci sono un sacco di curve stupende. Ma ci sono anche altre belle piste, come Barcellona o Misano.

Hai iniziato dal motocross prima di correre su pista, come tanti tuoi colleghi. Quali furono le motivazioni di questo cambiamento?

“Scelsi il motocross perché in Svizzera non abbiamo circuiti per gare su asfalto, perciò era molto più facile cimentarsi nel motocross, c’erano diversi campionati per giovani talenti. Era più facile correre in Svizzera, perché quando effettuai il salto a tredici anni viaggiai in Spagna e Germania, perciò perdevo parecchio tempo per viaggiare e mi serviva sempre l’aiuto di qualcuno per muovermi fin laggiù”.

La tua gavetta su pista è cominciata dai campionati e coppe tedeschi 125cc. Che ricordi hai di quel periodo?

“A dodici anni corsi in una piccola coppa svizzera classe 50cc, in piste di karting. All’inizio non era così divertente, ma poi nel 2003, quando sono passato all’Aprilia Junior Cup in Germania, il primo test che effettuammo fu a Hockenheim. Stavo su una pista larga venti metri, era fantastico ed il primo giorno è stato tutto un ‘Wow, questa moto è così potente e divertente da guidare’. Questo è un grande ricordo che ho”.

Dal 2006 hai debuttato nel Motomondiale a tempo pieno, continuando con le ottavo di litro. Come si trovato in questa categoria?

“Per me fu un anno pazzesco. Partecipare al campionato del mondo a sedici anni, correre con grossi nomi quali Bautista, Pasini, Lüthi e molti altri grandi piloti che stavano partecipando in questa categoria, disputando inoltre quasi venti gare in tutto il mondo, in posti come America, Malesia, Australia e Giappone, essere in un team italiano (Multimedia Racing, ndr) che parlava quasi esclusivamente quella lingua, fu tutto molto difficile, ma furono anche nuove esperienze da provare, mentre ero lontano da casa, solo col mio team. Ne ho un grande ricordo, realizzai alcuni punti al primo anno completo (2007, ndr) e questo fu un grande momento”.

Riusciresti a fare un confronto tra la 125cc con cui hai corso e l’attuale Moto3?

“Difficile dirlo, perché non ho mai guidato una Moto3, perciò non saprei realmente compararle”.

Attualmente il Motomondiale sta vivendo una situazione complicata dovuta al fattore sicurezza, soprattutto nella categoria leggera. Hai un’opinione su questo tema?

“È un pochino complicato con la Moto3. Penso che l’elemento principale per fare i tempi sul giro e per vincere sia la scia, prendere il traino di qualcuno. È questa la parte pericolosa e, con così tanti piloti insieme, è sì interessante guardare la gara, ma la qualifica o situazioni simili sono davvero pericolose, dove tutti quanti si aspettano per ottenere una scia, dato che ti può regalare due o tre decimi. Perciò sperò che la direzione gara possa fare qualcosa di più sicuro e dare penalità più severe, ma i piloti non capirebbero comunque”.

All’Estoril hai dedicato la tua vittoria in Gara 2 al tuo connazionale Jason Dupasquier. Che rapporto avevi con lui?

“È stato un piacere dedicare la vittoria a Jason e alla sua famiglia, ai suoi amici e al suo team. Lo conoscevo piuttosto bene, perché la Svizzera non è così grande, non ci sono molti piloti del campionato del mondo e nemmeno molti piloti in generale, perciò ci siamo allenati insieme alcune volte. Conosco piuttosto bene anche suo padre, per via del periodo passato tra motocross e supermotard. Ricordo il suo sorriso, o quando parlavamo in svizzero, tedesco, francese o inglese insieme, era sempre un gran divertimento”.

Con quali piloti hai avuto le rivalità più importanti ed aspre?

“Penso con Kallio, abbiamo avuto un sacco di battaglie grandiose in Moto2. Poi con dei compagni di squadra, ne ho avuti parecchi ma penso che uno dei più simpatici sia stato Robin Mulhauser, un altro ragazzo svizzero. In generale, ho avuto compagni piuttosto buoni e veloci, dai quali ho imparato molto. Ciò era davvero importante”.

Dallo scorso anno hai sposato il progetto MotoE col team Intact GP. Com’è guidare la Energica Ego Corsa?

Il primo anno col team Intact GP è stato un grosso cambiamento per la mia carriera, dovendo salire su una moto elettrica che è completamente differente da guidare. È molto più pesante, circa 220 chili, e la reazione all’apertura del gas è completamente differente, perché nelle curve lente si ha un sacco di coppia, ma in quelle veloci non se ne ha molta, perciò si deve lavorare con l’acceleratore in una maniera completamente diversa rispetto alle altre moto”.

Quest’anno hai anche deciso di avere un doppio impegno a tempo pieno, col debutto nel mondiale Supersport. Come ti stai trovando sulla Yamaha R6?

“Sono stato davvero fortunato che il mio team Intact GP MotoE mi abbia permesso di essere in due campionati, correndo anche con Yamaha Ten Kate Racing. Mi piace la R6, fino ad ora il mio debutto nelle prime sei gare è stato buono, con tre vittorie, un secondo posto, un quarto e un quinto, perciò mi sento alla grande”.

Quali sono le principali differenze nella guida di una MotoE rispetto a una Supersport?

“Sono differenti per via della potenza e del peso; inoltre le traiettorie sono differenti, ma alla fine si tratta pur sempre di due moto diverse”.

Come si prepara un pilota a gareggiare con due tipologie di moto così differenti?

“Io ho il mio stile di guida personale, ma sicuramente serve cambiare un pochino il proprio modo di guidare tra una Supersport ed una MotoE”. 

Quest’anno avrai anche una concomitanza tra le due serie, tra i weekend di Misano, per la MotoE, e di Barcellona, per la Supersport, a settembre. Hai già un’idea su quale svolgerai?

“Sì, correrò a Misano nella classe MotoE, perché ho firmato il contratto prima con Intact GP, poco dopo con Ten Kate”.

Negli ultimi anni hai anche corso nella 8 Ore di Suzuka per diverse squadre. Puoi raccontarci le tue esperienze in questa gara?

“La 8 Ore di Suzuka è un’esperienza davvero grandiosa, ho finito per tre volte sul podio. Ho corso con Suzuki e Honda, in tre team differenti. Guidare lì, in quella pista fantastica per otto ore, è davvero speciale; inoltre, è molto importante per tutti i marchi giapponesi. Spero di poterci ritornare, lo scorso anno non sono potuto andare per via del periodo di Covid-19. Spero di potermi iscrivere all’edizione di quest’anno, perché è una gara fantastica”.

In teoria avresti dovuto correre anche l’edizione 2020 con Honda factory, prima della pandemia. Cosa non è andato nel rapporto con HRC in quanto tester? Pensi sia un’opportunità mancata per lo sviluppo di una nuova avventura?

“Ero il test rider ufficiale di Honda SBK, avrei dovuto correre la 8 Ore con loro. È di certo un’opportunità mancata, poiché mi sarebbe piaciuto guidare questa Superbike ed anche aiutare Honda a sviluppare la moto, visto che, al momento, in SBK sta mancando loro qualcosa. Ma lo scorso anno tutti quanti hanno avuto lo stesso problema con questa pandemia per fare ciò che volevano, non c’erano possibilità di andare in Giappone, dunque spero potremo fare di nuovo qualcosa in futuro”.

Qual è stato il momento più bello della tua carriera?

“La mia vittoria al Sachsenring nel 2014 in classe Moto2, ma anche l’esser diventato campione svizzero di motocross nel 1999, la mia prima vittoria in MotoE e la mia prima vittoria in Supersport. Ho tanti bei ricordi”.

Piani per il futuro? Farai come Locatelli o Mahias e tenterai di puntare al mondiale SBK per la prossima stagione?

“Di certo sarebbe bello tornare in Moto2 ancora una volta, in un team su misura col quale lottare per le posizioni di testa, oppure passare in SBK con un team factory. Magari rimanere in Supersport o MotoE, perché no? Questi sono i miei sogni per il futuro”.

Ringraziamo Dominique Aegerter per il tempo dedicatoci, augurandogli il meglio sia per la sua ambiziosa stagione 2021, che per il prosieguo della sua carriera.

Fonti immagini: medialibrary.yamaha-motor.eu, intactgp.de, domi77.com

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