P300.it ha intervistato Xavier Artigas, pilota di BlackFlag Motorsport nel CIV Supersport, durante il Round dell’Emilia-Romagna.
da Misano Adriatico – Xavier Artigas sta ancora scrivendo la sua storia, una di quelle romantiche che fanno appassionare i fan di questo sport grazie anche alla serie di sacrifici e al duro lavoro che ha compiuto nel corso degli anni. Il ventiduenne spagnolo, difatti, ha raccontato diversi aneddoti sulla sua carriera, oltre che sulle mansioni di cui si occupa ora, all’interno di quest’intervista con P300.it. Buona lettura.
Ciao Xavi, grazie di averci dedicato del tempo. Sei ancora giovane, ma, nonostante ciò, corri da molti anni. Come è nata la tua passione per le moto?
“Mi sono appassionato grazie a mio nonno e mio papà. Loro, però, non hanno mai corso. Quando ero piccolo mi hanno permesso di iniziare con le moto nonostante mi piacesse anche il ciclismo. Dopodiché siamo arrivati qua.”
Nei tuoi primi anni ad alto livello, che hai trascorso tra ETC, JuniorGP e Rookies Cup, hai ottenuto risultati sensazionali nonostante il titolo sia arrivato solo una volta. Potresti raccontarci la tua crescita?
“Nel 2017 ho debuttato in Rookies Cup. Per me è stato un anno quasi di ‘iniziazione’, dato che ho conosciuto molte piste nuove. La stagione successiva ho sfruttato l’esperienza accumulata e ho fatto dei bei risultati, dato che spesso mi trovavo davanti; inoltre ho partecipato anche alla European Talent Cup. Dopo sono salito nel JuniorGP, dove ho continuato a crescere. Sono contento della mia progressione e di come ho guadagnato esperienza in quegli anni, che ricordo come un bel periodo del passato.”
Poi sei passato al mondiale Moto3 in cui, nonostante dei risultati positivi, non sei mai riuscito ad entrare nella contesa per il titolo. Perché, secondo te?
“Nella prima parte della mia stagione da rookie, quando ero davanti, o mi buttavano per terra o restavo inghiottito nel gruppo. Ho avuto po’ di difficoltà quell’anno, ma ero costantemente in top 10 e, a volte, sono arrivato in top 5; ho vinto anche un Gran Premio. Negli altri anni ero su una moto diversa, dato che ero passato da una Honda ad una KTM, seppur marchiata CFMoto. Dopo un periodo di adattamento ci sono stati molti cambi all’interno del team, tra cui quello del capotecnico: insomma, il secondo anno è stato un po’ incasinato. La stagione successiva, la terza nel mondiale, è iniziata molto bene, anche perché mi trovavo con la squadra. Dopo ho fatto un po’ più di fatica, anche perché ero già troppo alto e pesante per la Moto3. Le condizioni in cui mi sono trovato non hanno portato i risultati migliori, però sono contento perché ho sempre dato il massimo e in alcune sessioni e gare si è potuto vedere che il potenziale c’era.”
L’anno scorso, seppur non fosse nei piani, sei passato in Moto2. Come è arrivata la possibilità di compiere questo salto?
“Hai detto bene, non era previsto. L’obiettivo, però, era già da anni quello di fare il prima possibile il salto in Moto2 per via del peso. Essendo spagnolo ho avuto delle difficoltà, cosa che capita anche se sei italiano, perché costa di più. L’anno scorso sarei dovuto restare per un altro anno in Moto3 con il supporto ufficiale di KTM su un mezzo marchiato CFMoto, ma il team [Prüstel GP, n.d.r.] ha chiuso e l’unica opportunità aperta era quella di fare il salto in Moto2, cosa che, da una parte, è stata positiva. La stagione è stata molto difficile perché eravamo solo in due ad avere il telaio che ho utilizzato [Forward, n.d.r.]. Abbiamo fatto fatica, ma è normale quando ci sono solo due moto uguali in pista.”
Nonostante avessi già altri progetti in Moto2, quest’anno sei uscito fuori dalla griglia. Cos’è successo?
“Nella vita tutto può cambiare. Il progetto di Preicanos mi ha motivato, anche perché sarebbe stata una buona opzione per tornare nel 2026 nel mondiale Moto2. Però, così come è successo in Moto3, a dicembre il team ha chiuso. A gennaio il mercato piloti è finito ed è difficile trovare un posto nel mondiale, nell’Europeo Moto2 o in Supersport.”
Toglimi una curiosità. Sei passato al CIV Supersport perché il mercato era chiuso?
“Più o meno. L’obiettivo principale di quest’anno era fare l’Europeo Moto2 assieme a delle wild card nel mondiale, in cui avrei voluto tornare nel 2026 con una moto sviluppata. Non è stato possibile, quindi ho scelto di passare su una Supersport, che è una derivata di serie.”
Questa a Misano è stata la tua prima wildcard nel mondiale Supersport. Come sta andando? Che obiettivi ti sei posto?
“Se mi avessi fatto questa domanda venerdì mattina ti avrei dato una risposta più positiva. Non mi aspettavo cambiasse così tanto nel passaggio dalle gomme Dunlop alle Pirelli. Avendoci già girato con la Moto2 il feeling con questi pneumatici ce l’ho, ma il set-up creato per le Dunlop è completamente diverso rispetto a quello che serve per andare veloci con le Pirelli. Sono più lento rispetto a quanto mi aspettassi. Inoltre, in questo campionato si gira abbastanza poco, dato che fai la qualifica dopo un solo turno di prove libere. In altre parole, non hai molto tempo per provare. Per metterci alla pari con gli altri ci servirebbe più tempo, dato che loro, avendo già fatto i test prestagionali e cinque weekend di gara, conoscono le gomme e hanno già un set-up da cui partire. Arrivare qui da un giorno all’altro ed essere al loro stesso livello è impossibile. Sapendo questo, io e il team stiamo dando il massimo.”

Quest’anno corri con BlackFlag, squadra attiva principalmente a livello italiano. Come ti trovi con loro?
“Sono contento del lavoro che stanno facendo. L’obiettivo principale di quest’anno è vincere il campionato italiano. Questa wildcard rappresenta un’opportunità per confrontare la nostra velocità con quella della griglia del mondiale Supersport.”
Parliamo dell’adattamento alla Supersport. Come ti sei trovato nell’affrontare il cambio di categoria?
“Sono un pilota che si adatta abbastanza in fretta al cambio di categoria. Ci sono numerose differenza tra la Moto3, la Moto2, la Supersport e la Superbike. Bisogna trovare la giusta confidenza per andare forte con la moto che hai fra le gambe.”
Hai anche provato la Bimota da Superbike. In cosa ti sei concentrato durante i vari test?
“Non ho fatto tanti giri sulla Bimota ma, anche se l’ho guidata per poco, mi sono trovato bene fin da subito e mi è piaciuta abbastanza. Ho anche fatto dei buoni tempi. Penso sia stata un’esperienza in più, anche perché ho ottenuto un po’ di informazioni riguardanti le differenze tra una Superbike e le altre moto. Lo stile di guida che richiede la Bimota è abbastanza simile al mio, quindi, sotto quell’aspetto, essermi sentito subito bene alla guida di una Superbike è positivo.”
Anche se ne abbiamo già discusso, vorrei porti una domanda riguardante il tuo 2025. Che obiettivi ti sei posto?
“L’obiettivo principale di quest’anno è vincere il campionato italiano. Inoltre mi piacerebbe fare un bel weekend a Misano!”
Il mercato per il 2026 si è aperto. Hai già delle idee per la prossima stagione?
“Questa domanda non è difficile, dato che tutti i piloti vorrebbero una sella in MotoGP! Va detto, però, che è facile raggiungere un traguardo più ‘piccolo’. Uno dei miei obiettivi è essere all’interno del paddock del mondiale Supersport nel 2026.”
Il tempo è tiranno e siamo giunti all’ultima domanda. Parliamo di ambizioni: hai un sogno nel cassetto?
“Essere campione del mondo!”
Ringraziamo Xavier per la sua disponibilità e Benedetta di BlackFlag per aver organizzato il nostro incontro con il pilota.
Media: Bonora Agency
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