Spunti vari sul ritorno di Las Vegas. Tra lustrini e brainwashing, una gara come tante altre

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
19 Novembre 2023 - 13:00
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Las Vegas lascia dietro di sé qualche spunto di riflessione, in attesa di un’analisi più approfondita

Il weekend di Las Vegas è finalmente arrivato a conclusione. In attesa di un’analisi ben più articolata su quanto successo in una tre giorni lunghissima, lascio qui qualche spunto di riflessione che, nel caso, potrà essere ripreso più avanti.

La scenografia. Sì, figo vedere la Strip a contorno delle macchine che girano, ma cosa ci rimane alla fine? Le inquadrature delle monoposto risultano identiche a quelle di Singapore, Jeddah e via dicendo. Voglio dire, può essere Las Vegas come qualsiasi altro posto, ma non trovo un’unicità che mi faccia gridare al miracolo e non può essere sempre l’immagine suggestiva a contorno a definire se una pista è bella o meno.

A tal proposito, il layout di Las Vegas entra di diritto in cima alla classifica dei più osceni della stagione. Era difficile fare peggio di Sochi, ma c’è sempre modo di superarsi. Qui dipende sempre da cosa si cerca. Se si vogliono i sorpassi con il DRS, basta raccordare due rettilinei chilometrici e i sorpassi li trovi. Basta vedere Baku, Jeddah e compagnia bella. E torniamo al discorso che il numero di sorpassi non ne rappresenta anche la qualità.

Le piste vere sono un’altra cosa e spero che questa differenza si possa cogliere. Della serie, io una gara in più in USA ce la metterei se si andasse a Road America, ma ho il sospetto che non succederà mai.

Fortunatamente le temperature non sono state rigide come si diceva due settimane fa – nel Paddock tra l’altro, non sui social. Al tempo stesso, l’asfalto costantemente sotto i 20 gradi ha portato ad una gestione delle gomme diversa dal solito, questo è fuori da ogni dubbio. Non mi sembra il massimo vedere una Q1 in cui i piloti restano fuori 18 minuti con lo stesso set di gomme perché non si può fare un singolo tentativo con poca benzina.

I problemi del venerdì andranno analizzati approfonditamente. Quello che sottolineo per ora è che con Sainz si è corso un rischio grandissimo ed è stato un miracolo che non si sia fatto davvero male. È intollerabile altresì la scusa del “è già successo in passato”, perché se decidi di lanciare le monoposto a 340 all’ora sulla Strip devi garantire al 100% che certi problemi non si verifichino.

Sulla gara in sé non c’è molto da dire. Una gara normale, con una bella lotta negli ultimi giri pur sempre a colpi di DRS tra Leclerc e Pérez. La penalità al via per Verstappen c’era, ma bisogna essere coerenti: certe penalità o si danno sempre o non si danno. Per anni certe azioni sono passate in cavalleria.

Sulla penalità a Sainz. È una questione di regolamento. Se si cerca l’amicizia e la comprensione degli altri team difficilmente si porta a casa qualcosa e, comunque, le deroghe non sono previste. È inammissibile che un pilota che soffre un danno del genere, causato da un problema alla pista, sia pure penalizzato. Eppure, tornando un passo indietro, Vasseur dopo la gara ha elogiato la F1 per il weekend come se si fosse quasi dimenticato di una monoposto squarciata dopo la FP1.

Il post gara è una grande propaganda mediatica al grido di “gara migliore dell’anno” (Singapore già dimenticata?) e magari anche del secolo. Io capisco la necessità di far passare l’evento per superfantasmagorico, ma non c’è bisogno di prendere in giro la gente, suvvia. Sappiamo bene perché si è andati a Las Vegas e questo dovrebbe bastare. Il brainwashing anche no, insomma. Tra l’altro, notare come Verstappen abbia cambiato registro tra sabato e domenica nelle sue dichiarazioni. Se c’è una cosa a cui non credo è che si sia ravveduto da solo.

Immagine: Media Red Bull

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