Spunti di un weekend da dimenticare

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
6 Giugno 2016 - 20:00
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La scomparsa di Salom ha aperto dei dibattiti nel mondo delle due ruote, svegliando un po’ tutti sul discorso sicurezza, sul quale forse si è dormito sugli allori negli ultimi tempi. Da qui, qualche spunto del weekend:

Non si è mai pronti ad un evento come la morte di un pilota in pista. Ho avuto l’impressione che nel tardo pomeriggio di venerdì sera molti, anche ai piani alti, non sapessero cosa fare. L’adozione del layout F1 è stata una reazione più di pancia che di testa. Mi ero sempre chiesto perché la F1 corresse sulla variante più sicura (seppur meno guardabile) mentre le moto su quella più pericolosa. Come sempre, le cose si notano quando è troppo tardi. Detto questo, è evidente che per il 2017 si dovrà intervenire. La chicane F1 prevede dei cordoli interni con i famosi salsicciotti che servono a non far tagliare, ma al tempo stesso sono pericolosi in caso di caduta da una moto. Probabilmente nessuno ci ha pensato, e fortunatamente nessuno si è fatto male. Anticipare anche la curva 10, poi, non ha avuto senso, perché non pregiudica di certo l’uscita alla 11 verso la 12. E abbiamo rischiato di vedere Lorenzo farsi male, tra l’altro.

Asfalto o ghiaia? Nonostante ora si indichi il primo come pericolosissimo, entrambi hanno secondo me aspetti positivi e negativi. Di curve come la 12 di Barcellona ce ne sono molte nel mondiale: basti pensare al primo settore di Austin, pericolosissimo se si scivola via perché si rischia di tornare in traiettoria. La ghiaia, invece, rischia di far volare le moto catapultandole addosso ai piloti, e di sballottare loro ripetutamente al limite dell’infortunio. Sull’asfalto, il pericolo capitombolo è più lieve mentre le moto non si fermano quanto dovrebbero.
Tutto dipende dal punto in cui c’è la via di fuga, e ovviamente dalla dinamica dell’incidente. Purtoppo, Salom è finito nell’unico punto nel quale non doveva scivolare, ovvero addosso alla sua stessa moto. Credo non ci sia una regola universale per decidere tra asfalto o ghiaia. La seconda è statisticamente quella meno pericolosa, ma a questo punto bisogna mettersi d’accordo con i tracciati condivisi con la F1, che hanno fatto invece del primo il nuovo business pro sponsor.

Commovente e sentito il dolore dei piloti, con Petrucci che voleva addirittura rinunciare a correre il weekend. Però, c’è un però. La gaffe di Valentino di criticare le modifiche con l’adozione del layout F1 (più a vantaggio della Honda, diceva… ) poche ore dopo la scomparsa di Salom è un gesto che si poteva evitare almeno in pubblico. Che poi, la gara ha appesantito la questione visto il risultato finale…
Belli i gesti dei colleghi, le dediche sul podio, le magliette, il bacio di Pol sul luogo dell’incidente, il numero invertito sulla moto di Marquez a creare il 39 di Luis a fine gara. Tutto molto toccante.

La gara, appunto. A non sapere quanti anni avessero, avremmo scambiato Marquez e Rossi per due coetanei probabilmente. Per quanto io sia schierato dalla parte di Valentino, credo che oggettivamente non si possa non riconoscergli, a quell’età e con quel palmares, una voglia da fare invidia a molti giovani. Io stesso, ieri, credevo che Marc fosse in controllo, e dopo il primo sorpasso ho creduto che se ne sarebbe andato. Invece non solo Valentino ha rintuzzato l’attacco, ma ha messo alle strette lo spagnolo fino a fargli commettere un paio di sbavature decisive per il finale di gara. Parliamo di 37 anni contro 23, e per chi ha visto la gara credo basti questo.

Non basta invece, secondo me, la sola penalizzazione che spedirà in fondo alla griglia Iannone ad Assen. Si diceva che dopo lo scioglimento della riserva in Ducati la situazione si sarebbe psicologicamente calmata, invece ecco un altro errore grave, pericoloso, imperdonabile. Qui nessuno dice che Andrea l’abbia fatto apposta, né con il Dovi in Argentina né con Lorenzo a Barcellona. Però, così, non si può andare avanti e Jorge ha ragione. Vista anche la situazione del weekend, era necessario andarci piano, perché abbiamo rischiato di vedere un pilota di punta farsi male. Almeno per quanto mi riguarda, una gara di stop gli avrebbe fatto bene. E ad Assen, giusto per, magari una wild card a Stoner l’avrei data, se avesse voluto.

La stretta di mano tra Rossi e Marquez a fine gara è qualcosa che ci voleva, così come i segni distensivi in conferenza stampa. Non so quanto questa sia stata propiziata dall’onda emotiva del weekend, ma dopo mesi di freddo ci voleva qualcosa di più tiepido dei non sguardi ai quali siamo stati abituati in questi primi mesi dell’anno.

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