Speravo non fosse vero

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 6 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
1 Aprile 2020 - 23:47

Cinquantasette. Questo è il numero di giorni che sono passati dal 5 febbraio fino a oggi, il primo d’aprile. Questo il numero di giornate passate a chiedersi cosa ne era stato di Iannone e della sua situazione umana e sportiva, a fronte una Spada di Damocle che sarebbe potuta cadere sulla sua carriera, stroncandola per anni per un caso di doping piuttosto nebuloso. Cinquantasette è anche il numero di giorni che lo stesso Andrea avrà passato nell’incertezza più assoluta, e se c’è una cosa di cui l’essere umano ha paura è l’ignoto, il non sapere. Cosa ne sarebbe stato di lui?

In questo lasso di tempo, è successo di tutto al Motomondiale, tranne forse la cosa più scontata inizialmente: correre. La pandemia del Coronavirus scatenatasi in tutto il mondo ha obbligato tutti i paesi, chi prima chi dopo, a chiudersi a riccio nell’attesa che la situazione migliorasse. Prima la gara in Qatar, poi quelle in America e anche la prima delle quattro tappe spagnole, tutte cancellate o spostate a fine calendario per la MotoGP. Anche qui l’incertezza, l’ignoto, il non sapere quando si riprenderà, la paura che un’intera stagione di corse, a fronte di un qualcosa di molto più importante, salti.

Finalmente oggi si viene a sapere qualcosa durante la mattinata in merito a Iannone… guarda caso proprio il primo d’aprile, giorno in cui chiaramente bisogna rizzare le antenne e stare attenti a ciò che si legge. Abboccare come un bel pesciolone all’amo di una notizia falsa è facile, e quella su Iannone pare quasi capitare a fagiolo. Sembra una coincidenza fin troppo sospetta che la notizia della squalifica del #29 giunga proprio nel giorno in cui ogni scherzo vale, soprattutto se si considera l’abruzzese quale personaggio su cui spesso si scherza (o che viene sbeffeggiato, scegliete voi il termine) sui social.

E invece è tutto vero: stop forzato per diciotto mesi, fino a nuova decisione del TAS. Nonostante una sentenza che l’abbia scagionato, nonostante sia stata considerata un’assunzione involontaria, nonostante tutti gli altri elementi validi. Una sentenza che pare fin troppo pesante e che l’Aprilia non si è risparmiata a definire senza senso. Al diavolo i comunicati pacati e formali, la Casa di Noale non usa mezzi termini nei confronti della FIM e della CDI.

Non vi nascondo come non solo io condivida ciò che pensano Iannone e Massimo Rivola, ma soprattutto come io abbia sperato fino all’ultimo, fino all’ufficializzazione sul sito ufficiale della Federazione, che fosse tutto uno scherzo, una burla o un gioco di ponte da parte di qualcuno che non aveva niente di meglio da fare, durante questa quarantena, se non creare scompiglio alle spese di un personaggio che già di per sé sta vivendo un periodo molto difficile, sia sui risultati che umanamente.

Perché prendere le difese di Iannone? Nonostante i tanti discorsi che si possano fare, e che si fanno, sulla sua figura al di fuori delle corse, non sopporto quando un pilota, un ragazzo, una persona, viene bistratta “a prescindere” da quelli che dovrebbero essere i suoi primi supporter, i fan e gli appassionati.

I discorsi su Iannone che leggo sembrano basati quasi esclusivamente su stereotipi. “Iannone si è bruciato”, “Iannone pensa solo a una cosa”, “Iannone si concentra solo su Belén”, e così via. Affermazioni che riducono all’osso l’immagine del pilota di Vasto, per cui si ignora tutto il resto guardando solo a ciò che fa più scalpore, alla superficie.

Perché nessuno parla, ad esempio, della sua stagione 2018 con la Suzuki, in cui è stato capace di realizzare quattro podi e anche di combattere per la vittoria contro moto prestazionalmente più forti della sua? Perché nessuno menziona come l’Aprilia abbia fatto dei giri in testa per la prima volta dal suo ritorno in MotoGP proprio grazie a lui, nonostante sia la moto peggior in campo? Perché i suoi detrattori ricordano in continuazione il suo fallimento come tester Suzuki nella famosa scelta del motore senza che nessuno metta in discussione come il team Ecstar gli abbia dato un compito simile, nonostante fosse al debutto su questa moto e nonostante la presenza di Sylvain Guintoli come test rider ufficiale? Sono alcune delle tante domande che raramente hanno una risposta, concentrandosi invece su altro.

La sensazione è che ci sia una superficialità disarmante sul discorso Iannone, a tratti drammatica. Mentre sui Rossi o sui Márquez viene analizzato il più piccolo dettaglio di guida anche al limite della psicosi, per Iannone ci si ferma a quanto detto due paragrafi più in su. Un pilota da un tale talento, italiano per giunta, per cui si discute solo sulle sue avventure social o della vita privata. E che sia chiaro, quando dico “discutere” non intendo che si dovrebbe parlare solo di ciò che c’è di buono su Iannone. Non stiamo ovviamente parlando di un santo o di un pilota che non ha mai commesso errori, ma è proprio il limitarsi alla banalità più becera che mi sconcerta.

Se tutto ciò si limitasse alla fanbase della lega più bassa e che basa il proprio giudizio solo sugli eventi che vuole vedere, si potrebbe benissimo fare spallucce e ignorare tutto questo. Il problema è quando questo incide persino durante un caso in tribunale davanti a una giuria. Quando un avvocato accusatore sancisce, quale motivazione per l’assunzione degli steroidi, il fatto che Iannone voglia avere un fisico scolpito per il proprio account Instagram, vuol dire che c’è davvero qualcosa che non va. Non nella “strategia” dell’accusa, quello è sottinteso, quanto nell’immagine che Iannone ha per il mondo intero. Anche il suo compagno di squadra Aleix Espargaró (uno che sui social non ci ha sempre fatto una gran figura) si è messo a discutere con l’abruzzese il giorno dopo la presentazione del team Gresini a Losail, poche ore dopo che si era ripromessa collaborazione e spirito di squadra all’interno del box Aprilia.

Un’immagine di cui stiamo parlando Andrea ha cercato, con alcune interviste e dichiarazioni, di rendere più umana e meno “cartoonesca” (diciamo così). Ha scelto la via del dialogo civile con Aleix descrivendolo come un buon compagno; un paio di giorni fa si è reso protagonista di una diretta su Instagram con Max Biaggi (pilota che lo sta supportando per il suo rientro) e ha ammesso di avere alcuni rimpianti, tra cui l’abbandono alla Ducati. Tutte occasioni in cui Iannone ci ha mostrato un lato di una persona vera e non di un personaggio, ma la sua voce pare non raggiungere le persone come e quanto sperato.

Con questo, chiudo questa bloggata di sfogo. Iannone, e qualsiasi pilota al suo posto, non merita tutto questo. Né riferito al periodo d’incertezza passato, né in merito a ciò che il mondo pensa di lui. Inoltre, gli auguro che questa sentenza venga rivista e la squalifica cancellata.
Per una persona che non ha commesso consapevolmente un atto simile, credo sia il minimo.

Fonte immagine: Twitter / Aprilia

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